\"18 regali\": Analisi del Monologo Finale della Madre – Elisa a Anna

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo che Elisa lascia ad Anna è l’ultimo regalo in “18 Regali”. Non è un oggetto, non è una sorpresa da scartare, ma un momento di verità. In queste righe c’è tutto ciò che Elisa non ha potuto dire di persona: pensieri, paure, speranze, una dolcezza che si mescola alla frustrazione e all’impotenza. È una madre che scrive alla figlia che non vedrà crescere, ma che ha cercato in tutti i modi di accompagnare, anche da lontano. È l’ultimo capitolo di una maternità vissuta in assenza fisica, ma con una presenza emotiva fortissima.

Ecco il mio ultimo regalo, figlia mia

MINUTAGGIO:  1:45:00-1:57:00
RUOLO:  Elena
ATTRICE:
Vittoria Puccini
DOVE: Amazon Prime Video



Cara Anna, ho la testa piena di pensieri. Vorrei dirti tante cose. Com’è la vita e come va affrontata. Vorrei trasferirti il mio modo di pensare e di fare. Essere al tuo fianco, nei momenti belli e in quelli brutti. Ma non si può. Il destino ha deciso così. Forse sei arrabbiata adesso. Ti stai chiedendo perché. Perché proprio a te. Ma sappi che me lo chiedo anche io, continuamente. Non c’è un perché. C’è solo la vita. E credimi, non vale la pena viverla arrabbiata, o triste. Anche solo perché sei più bella, quando ridi, sono sicura. Questo è il mio ultimo regalo. Stamattina ho sognato che le cucinavamo assieme (le frittelle della mamma). Spero che ti piaccia. Ci manca solo un pizzico d’amore ma sono certo che ce lo metterai tu. Lo so, starai pensando:”Acncora co sti regali. Che palle“. Ma tu non sai quanto mi ha fatto bene. Quanta forza mi ha dato pensarli. Pesnare a te, a cosa ti avrebbe aiutato a diventare una persona migliore. Quindi grazie piccola mia, e scusami se qualcuno l’ho sbagliato, ma era l’unico modo per sentirmi vicina a te. Ora ti devo lasciare. Ormai sei diventata una donna, e dei miei regali non hai più bisogno. Ma ricordati che anche nel giorno più luminoso potrai vedere la mia stella. Ti amo alla follia. Elisa, la tua mamma. 

18 regali

"18 regali" è uno di quei film che, sotto la superficie di un melodramma familiare, nasconde un impianto narrativo piuttosto stratificato. Prende spunto da una vicenda realmente accaduta – quella di Elisa Girotto, madre scomparsa prematuramente a causa di un tumore, che prima di morire ha preparato una serie di regali per accompagnare simbolicamente la crescita della figlia – ma la trasforma in una storia che mischia realismo emotivo e fantasia narrativa, arrivando a costruire un vero e proprio viaggio interiore.

All'inizio del film ci troviamo di fronte a un evento tragico: Elisa, 35 anni, è malata terminale e sa che non potrà vedere crescere la figlia che ha appena partorito. L’idea dei 18 regali – uno per ogni compleanno, fino alla maggiore età della bambina – è l’unico modo che ha per continuare a esserci, nonostante tutto. Un’idea semplice, concreta, eppure emotivamente devastante. È il lascito di una madre che vuole restare vicina, ma può farlo solo con oggetti e lettere, e non con presenza e voce.

La figlia, Anna, è ormai una ragazza, ma il vuoto lasciato dalla madre è ancora vivo. I regali che riceve ogni anno sono diventati quasi un rituale silenzioso, ma non bastano a riempire quell’assenza originaria. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, Anna rifiuta il regalo, esce di casa e scappa. È arrabbiata, amareggiata, confusa. E qui accade qualcosa di inaspettato: viene investita da un’auto.

E da qui la narrazione cambia direzione.

Anna si risveglia nel 2001, pochi mesi prima della sua nascita. La donna che l’ha investita è Elisa, incinta proprio di lei. Il film qui abbandona temporaneamente il tono realistico per entrare in una dimensione sospesa, a metà tra il sogno e l’esperienza spirituale. Non viene spiegato con precisione come Anna sia finita lì: non è un film di fantascienza, non ci sono loop temporali o paradossi. Il punto non è “come” ci è arrivata, ma “perché”.

In questa dimensione, madre e figlia – senza sapere di esserlo – cominciano a frequentarsi, a parlare, a scoprirsi. Elisa è una donna consapevole della propria condanna, ma anche determinata a lasciare qualcosa di vero alla figlia che non potrà crescere. E Anna, a sua volta, comincia a conoscerla per la prima volta non come un’assenza, ma come persona viva, contraddittoria, presente.

Il film gioca molto su questo paradosso: Anna mente sulla propria identità, Elisa le dà fiducia. Il cuore della narrazione diventa il loro rapporto, fatto di confidenze improvvise, silenzi difficili, empatia che nasce a poco a poco. In una delle sequenze più significative, Elisa chiede a Anna di aiutarla a scegliere i regali per la figlia che non potrà crescere. Ed è un passaggio simbolico potentissimo: è la figlia a guidare la madre nella scelta di ciò che la figlia stessa riceverà nel futuro. Un cerchio che si chiude dentro il tempo.

Analisi Monologo

Elisa non si rivolge ad Anna come a un’idea idealizzata di figlia, ma come a una persona reale, concreta. Il testo è costruito su un equilibrio fragile: da una parte c’è la consapevolezza della fine imminente, dall’altra c’è il desiderio di lasciare qualcosa che resti vivo. "Vorrei dirti tante cose. Com’è la vita e come va affrontata." Questa frase racchiude uno dei dilemmi più umani del film: come si fa a trasmettere tutto quello che si è imparato a chi non ci sarà il tempo di crescere? Elisa non ha il tempo per le lunghe lezioni, per l’esperienza condivisa. Tutto si riduce a parole su carta.

"Non c’è un perché. C’è solo la vita." Questa è forse la frase più dura e vera di tutta la lettera. Qui il film si allontana da ogni tentativo di dare un senso superiore alla perdita. Elisa non cerca una risposta consolatoria. Accetta l’assurdità del dolore, senza mascherarlo. È un gesto di onestà, ed è proprio in questa sincerità che si nasconde una forma di amore profondo. "Sono sicura che sei più bella quando ridi." In questa riga c’è tutta la delicatezza di una madre che vuole ricordare alla figlia che nonostante tutto, vale la pena vivere, sorridere, scegliere la gioia anche quando sembra impossibile. Non è un’ingiunzione morale, ma un augurio tenerissimo.

"Lo so, starai pensando: 'Ancora co’ sti regali. Che palle'.” Diventa più familiare, diretto, quasi ironico. Elisa conosce bene sua figlia, o meglio: immagina la ragazza che diventerà. E cerca un contatto vero, sincero. Toglie il peso retorico alla lettera e lascia spazio a una complicità fragile ma autentica. "Grazie, piccola mia, e scusami se qualcuno l’ho sbagliato." Questa frase riassume tutto il senso del film: l’atto di amare è sempre imperfetto. I regali, come metafora della maternità, possono essere sbagliati, inadatti, fuori tempo. Ma sono stati fatti con uno scopo: esserci. Non perfettamente, ma con tutto il cuore possibile.

Conclusione

Il monologo di Elisa è una restituzione. Anna, nel corso del film, ha lottato contro un’assenza che non riusciva a perdonare. Queste parole – semplici, imperfette, piene – le offrono un modo per ricucire quel dolore, per dare forma a qualcosa che fino a quel momento era solo mancanza.

Alla fine, Elisa affida ad Anna la possibilità di continuare a vivere con leggerezza, con amore, con la consapevolezza di essere stata profondamente voluta, pensata, amata. È un passaggio del testimone emotivo. E proprio per questo, la lettera non chiude, ma apre. Non è la fine del legame. È il modo in cui quel legame continuerà a esistere, anche nel silenzio.

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