Dialogo tra Terry e Bruno in 30 notti con il mio ex

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Articolo a cura di...

~ LA REDAZIONE DI RC

Contesto del Film - "30 notti con il mio ex"

Bruno è un uomo qualunque, padre single, diviso tra un lavoro logorante come consulente aziendale e l’educazione della figlia adolescente, Emma. Fin da subito emerge il contrasto tra lui e la ragazza: discutono anche per una confezione sbagliata di assorbenti. La sua quotidianità è fatta di scelte forzate, compromessi e dialoghi mai veramente risolutivi.

Nella sua vita c'è anche Camilla, la fidanzata con cui sta da dieci mesi, desiderosa di conoscere Emma e costruire qualcosa di più serio. Ma Bruno ha la testa da un'altra parte: quel giorno ha un incontro “imperdibile”, e ci si ritrova catapultati in una clinica psichiatrica. Lì lo aspetta Terry, la sua ex moglie, ricoverata da tempo. Secondo la struttura, la donna è pronta a reintegrarsi nella vita sociale. Il programma? Trenta giorni di prova a casa di Bruno e Emma. Il padre è titubante, impaurito dal temperamento eccentrico e instabile di Terry, ma la figlia è entusiasta. Alla fine, Bruno accetta. Terry entra in casa con la sua energia creativa e disordinata. Bruno le impone delle regole scritte a mano, nel tentativo di mantenere un minimo di controllo. Ma bastano poche ore per capire che quella convivenza sarà tutt'altro che prevedibile. Rumori notturni, pentole usate come strumenti musicali, videochiamate con i pazienti del centro e l’arte del kintsugi — il riparare oggetti rotti come metafora di guarigione — scandiscono i giorni della donna.

Emma è felice, Terry sembra avvicinarsi a lei più di quanto Bruno non sia riuscito a fare in anni. Durante una cena con il ragazzo di Emma, però, emerge l’insicurezza del padre, che scopre di non essere aggiornato su nulla della vita della figlia. E intanto, Terry porta in scena il suo mondo bizzarro e fragile. Le giornate scorrono tra piccole crisi e goffi tentativi di riavvicinamento. Terry inizia a dipingere i muri di casa, interpreta segnali delle “voci” nella testa, si presenta a sorpresa in ufficio. Bruno cerca di gestire tutto, ma tiene Camilla all’oscuro di questa nuova realtà. Quando però Terry buca un muro spinta dalle sue ossessioni e i carabinieri si presentano a casa, il caos esplode. Emma litiga col padre, Camilla scopre tutto e si infuria. La situazione precipita con un violento litigio tra Terry e Bruno che riporta a galla un passato doloroso: lui, ex calciatore, aveva rinunciato alla serie B per stare vicino a Terry, ma ora si chiede se abbia fatto la scelta giusta. Lei lo accusa di aver mollato per paura. Lo scontro è duro, i sentimenti autentici.

Il finale di "30 notti con il mio ex"

La svolta arriva quando i ruoli si invertono. Bruno comincia a lasciarsi contaminare dal mondo di Terry. Anche lui prende parte al "kintsugi", gioca, si lascia andare. Ma proprio mentre sembra nascere un nuovo equilibrio, culminato in una cena romantica rubata ai vicini e un momento d’intimità tra i due,  tutto si spezza di nuovo.

Bruno il giorno dopo si tira indietro, dice a Terry di comportarsi come se “non fosse successo nulla”. Lei lo capisce, e sprofonda. Spinta dalle sue voci interiori, si getta in acqua. Bruno la ritrova grazie a un ricordo del passato, la salva, e insieme affrontano un colloquio con la psicologa. Emergono le paure di entrambi: Terry teme di non poter essere amata per quella che è, Bruno ha paura di perdere il controllo.

Alla fine, Bruno cede la sua società, rompe con Paolo — il collega che stava cercando di rubargli i clienti — e si libera di un lavoro che non lo rappresenta più. Camilla lo lascia, comprendendo che lui è ancora legato a Terry.

Terry intanto si trasferisce in una nuova casa, inizia un percorso autonomo aiutando altri come lei con l’arte e la creatività. In casa di Bruno torna la leggerezza: gioca di nuovo a pallone, si riappropria del tempo con la figlia.

Il film si chiude con un pranzo informale, una nuova armonia tra Bruno, Terry ed Emma. E quando Bruno e Terry restano soli, non c'è una dichiarazione plateale, ma una dolcezza sospesa. Il senso è chiaro: la storia non finisce, forse ricomincia. Ma senza forzature. Con più consapevolezza.

Analisi dialogo

Terry: Micaela Ramazzotti

Bruno: Edoardo Leo

Terry: Vabbè, queste pareti comunque sono di cartone.

Bruno: Terry, senti… vogliamo ammetterlo, dai. Così non funziona…

Terry: No, dai! Secondo me fino a domani tiene.

Bruno: Senti, io così non reggo. C’ho una vita pure io. Mi hai messo pure nei casini con Camilla.

Terry: Perché non me ne hai parlato prima?

Bruno: Perché non volevo problemi che puntualmente sono arrivati. Ma non è quello il punto. Terry, hai fatto un buco nel muro. Lo capisci? Hai fatto un buco nel muro. 

Terry: Ok, scusa, ma io dovevo farlo stare zitto.

Bruno: Chi?

Terry: Come chi?! Alfredo!

Bruno: Alfredo… Senti, dai… ti riporto in comunità.

Terry: Ah, tu mi riporti in comunità? Sono io che ci voglio andare.

Bruno: Si? Allora fai le valigie.

Terry: Non darmi ordini. 

Emma: Ma vi rendete conto che vi state comportando come due ragazzini? E’ possibile che non riuscite a fare uno sforzo? Uno sforzo almeno per provarci ad andare in fondo a sta cosa? Vado da Lorenzo.

Terry: Emma?

Bruno: Emma!

Terry: Vedi?

Bruno: Vedi cosa?? E’ colpa mia adesso? Anzi, per una volta che se l’è presa con tutti e due. Terry, tu non hai proprio la più pallida idea di cosa sono stati questi anni passati a crescerla da solo beccandomi le urla, gli strilli, i pianti, le crisi…

Terry: E tu pensi che io non avrei dato qualsiasi cosa per stare al posto tuo se solo avessi potuto scegliere?

Bruno: Non parlarmi di scegliere. Non parlarmi di scegliere! Quando mi voleva comprare il Cosenza ho potuto scegliere io?

Terry: Ma io ti ho sempre incoraggiato. Eri tu che mi dicevi che non ti interessava! 

Bruno: E di tutte le stronzate che t’ho raccontato perché “Terry sennò si agita”, questa è l’unica a cui hai creduto. Non è così. L’ho fatto per non lasciarti con la depressione post parto.

Terry: Non usarmi come scusa. Te lo dico io perché non ci sei andato. Perché ti sei cagato sotto. Perché avevi il terrore di salire in serie B, perché non ti sentivi all’altezza!

Bruno: Sai che c’è? Che tanto non gliene è mai fregato niente a nessuno di come stavo io, perché c’eri sempre prima tu. 

Terry: Che cos’è una gara? Pensi che per me sia stato facile essere sempre quella con i problemi, perdere Emma, te, il lavoro, perdere tutto? 

Bruno: E tanto c’era Bruno! C’era Bruno che risolveva tutto. C’era Bruno che non ti faceva bancare niente, nemmeno la cazzo di clinica privata! Altro che la 104!

Terry: Ne ho sentite di voci cattive, ma mai come la tua. 

Questa scena tra Terry (Micaela Ramazzotti) e Bruno (Edoardo Leo) è un punto di rottura e, allo stesso tempo, un momento di verità. I toni sono accesi, ma non c'è isteria gratuita: ogni battuta è carica di cose irrisolte, dette tardi, forse troppo, ma finalmente senza filtri. Il tutto parte da un evento apparentemente semplice: Terry ha fatto un buco nel muro, guidata da una delle sue “voci”, Alfredo. Bruno esplode: non solo per il danno, ma perché quel gesto rappresenta l’imprevedibilità di Terry, il suo non essere affidabile nel quotidiano. Ma subito il confronto si sposta su altro. Il muro non è il problema. È solo il detonatore.

Bruno: “Io così non reggo. C’ho una vita pure io.”

In questa frase c’è tutto lo sbilanciamento di anni. Bruno si è fatto carico della figlia, delle responsabilità, della stabilità. Ha messo tra parentesi sé stesso. Il suo lavoro, la sua relazione con Camilla, persino le sue emozioni. Lo dice chiaramente: “Hai fatto un buco nel muro” – ma il buco più grosso sembra dentro di lui. Terry, invece, risponde in modo quasi infantile: “No, dai! Secondo me fino a domani tiene.” È una battuta che suona leggera, ma che rivela un tratto centrale del personaggio: una costante ricerca di normalità che si sgretola di fronte alla realtà.

Il tema della scelta: chi ha rinunciato a cosa?

Qui si apre il passaggio più denso del dialogo. Terry accusa Bruno di essersi tirato indietro quando aveva la possibilità di salire in serie B con il Cosenza. Lui, invece, dice di averlo fatto per lei, per non lasciarla sola con la depressione post-parto. “Di tutte le stronzate che t’ho raccontato perché ‘Terry sennò si agita’, questa è l’unica a cui hai creduto.” In questa frase c’è una violenza sottile. Bruno le rinfaccia la fragilità come una colpa, come una responsabilità addossata su di lui. Ma poi è Terry a ribaltare tutto: “Non usarmi come scusa. Te lo dico io perché non ci sei andato. Perché ti sei cagato sotto.” Ed è qui che il dialogo esplode: non si stanno più parlando del passato, ma delle proprie immagini di sé. Bruno come uomo che ha rinunciato per amore. Terry come donna che ha perso tutto. Ognuno crede che l’altro non capisca davvero quanto ha dovuto reggere.

Emma come specchio del fallimento genitoriale

L'intervento di Emma, che arriva nel mezzo del litigio, è fondamentale: “Ma vi rendete conto che vi state comportando come due ragazzini?” È la voce della figlia che, in quel momento, si comporta da adulta. È la prima volta nel film in cui entrambi i genitori si sentono visti allo stesso modo. Per una volta, Emma non prende le parti di nessuno. È questo che spiazza Bruno e Terry: essere messi sullo stesso piano, entrambi imperfetti. Emma rappresenta il risultato delle loro scelte (o non scelte). Una figlia cresciuta nel mezzo del dolore e dei silenzi, che però chiede non la perfezione, ma almeno uno sforzo.

Bruno ha tenuto insieme la famiglia da solo. O almeno, così si è convinto. Ma quel peso lo ha isolato, lo ha reso rigido, incapace di comunicare senza sarcasmo o accusa.

Terry non si nasconde: riconosce di essere stata "quella con i problemi", ma rifiuta che questo diventi una scusa per giustificare tutto. La malattia mentale, nel film, non è una scorciatoia narrativa, ma un ostacolo reale nella comunicazione.

Entrambi i personaggi hanno vissuto dentro narrazioni opposte. Per Bruno, Terry è stata una presenza ingombrante. Per Terry, Bruno è stato un finto salvatore. Solo nel litigio emerge la verità intermedia: nessuno dei due ha potuto scegliere davvero.

Il punto di forza del film è proprio qui: nel mostrare quanto sia complicato tenere insieme l’amore, la malattia, la genitorialità, i fallimenti personali, e provare lo stesso a convivere con tutto questo. Magari partendo proprio da un buco nel muro.

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