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~ LA REDAZIONE DI RC
È il prologo narrativo di La probabilità statistica dell’amore a prima vista, ed è uno di quei momenti in cui il tono del film si dichiara subito. Siamo davanti a un monologo che non viene recitato in faccia allo spettatore, ma narrato in voice over da una voce esterna (Jameela Jamil), con un taglio quasi documentaristico, ma fortemente personale. È come se il film dicesse: "Fermati. Ti sto per raccontare una storia, ma non nel modo in cui te l’aspetti".
MINUTAGGIO: 00:20-3:30
RUOLO: Narratrice
ATTRICE: Jameela Jamil
DOVE: Netflix
Il 20 dicembre è il giorno peggiore dell’anno all’aeroporto internazionale John f..kENNEDY, il giorno in cui 193.000 passeggeri arrivano e partono. Causando in media 23 minuti di ritardo al check in e fino a 117 minuti di attesa ai controlli di sicurezza. Ma tra tutti i passeggeri in difficoltà, in questo giorno difficile, ci interessa la storia di una loro in particolare. Una passeggera che oggi è in ritardo. Adler Sullivan, sta perdendo il suo volo per Londra per quattro minuti. Ci sono 367 anime sul volo TA 5120, 412 valigie, 344 oggetti personali, 4 animali da compagnia e 72 cuscini per il collo. Insieme questi passeggeri viaggeranno per sei ore e quarantasette minuti. Tutti senza Adly. Potreste dire che è una sfortuna perdere un volo per quattro minuti, o potreste pensare che tutto accade per una ragione. Per Adly quei quattro minuti non saranno una sfortuna, perché molto presto una ragazza incontrerà un ragazzo, e cambierà ogni cosa. Ma tanto per chiarire… questa non è la solita storia sull’amore. Questa è una storia che parla del destino. O della statistica, dipende solamente dai punti di vista. Lei è Adly Ella Sullivan, 20 anni, un metro e 75. E’ in ritardo il 21% delle volte,c he casualmente è la vita media della batteria del suo cellulare. Ha paura di tre cose: la maionese, gli spazi piccoli, e i dentisti. Di una cosa però non immaginava di avere paura: non era pronta ad ammetterlo, ma sulla sua lista di paure il divorzio si classificò molto più in alto della maionese.

La probabilità statistica dell’amore a prima vista, film del 2023 diretto da Vanessa Caswill e tratto dall’omonimo romanzo di Jennifer E. Smith. Una produzione Netflix che rientra nel filone delle rom-com, ma con una costruzione narrativa più vicina al dramedy, almeno nei toni e nei tempi di sviluppo emotivo dei personaggi. La storia si svolge nell’arco di 24 ore – un tempo narrativo compatto che permette alla sceneggiatura di lavorare molto sui dettagli, sui dialoghi e sui piccoli gesti. La protagonista è Hadley Sullivan (interpretata da Haley Lu Richardson), una ragazza americana che sta per prendere un volo per Londra per partecipare al secondo matrimonio di suo padre. È in ritardo, perde il volo e questo evento casuale la porta a incontrare Oliver (Ben Hardy), un ragazzo britannico con cui instaura subito un legame.
Ecco il punto: il film si gioca tutto sulla linea sottile tra caso e scelta. E non è un caso che il titolo parli di "probabilità statistica". Il loro incontro all'aeroporto, la conversazione durante il volo, e quello che succede dopo... tutto ruota attorno alla domanda: quante probabilità ci sono che due perfetti sconosciuti si incontrino e si capiscano così profondamente, nel momento giusto? Hadley è una ragazza disillusa, arrabbiata con il padre per aver lasciato la madre e ora deciso a risposarsi con una donna che lei non conosce. Non è un personaggio apertamente drammatico, ma porta dentro una tensione silenziosa, un’insofferenza che si riflette nei suoi sguardi, nei silenzi, nelle battute taglienti.
Oliver, al contrario, è apparentemente più rilassato, ma il suo viaggio ha un significato molto più profondo: sta andando al funerale di sua madre, che ha scelto di morire con il suicidio assistito. Questo dettaglio non arriva subito, e quando viene svelato cambia completamente il tono del film. Non è più solo una storia d’incontro, ma anche un racconto su come due persone usino la connessione con l’altro per affrontare un momento difficile.
Siamo all’aeroporto JFK, 20 dicembre. Un giorno qualunque, se non fosse che è il giorno con più traffico dell’anno. La voce narrante parte con una serie di dati tecnici, quasi da report: 193.000 passeggeri, 23 minuti medi di ritardo, ecc. È un modo particolare di iniziare una storia d’amore: freddo, razionale, distaccato. Ma è proprio da lì che parte il gioco del film – dall’idea che anche ciò che sembra caotico e irrazionale (come l’amore) può essere osservato con gli strumenti della statistica.
Ogni informazione su Hadley è studiata per costruire un ritratto immediato e concreto: "Ha paura di tre cose: la maionese, gli spazi piccoli e i dentisti." – È buffo, quotidiano, umano. Ti fa sorridere ma allo stesso tempo ti fa capire quanto sia giovane, fragile e disarmata davanti alle cose della vita.
"Il 21% delle volte è in ritardo, che è anche la vita media della batteria del suo cellulare." – Questa è una frase geniale, perché collega due cose banali ma rivelatrici: l’abitudine al ritardo e la scarsa capacità di prendersi cura delle proprie cose. È un modo elegante per dire: Hadley non ha tutto sotto controllo, e questo la rende riconoscibile.
"Non era pronta ad ammetterlo, ma sulla sua lista di paure il divorzio si classificò molto più in alto della maionese."
Qui il tono cambia. Dal sorriso si passa a una stretta allo stomaco. Il divorzio dei genitori è il vero motore emotivo della storia. Hadley è una ragazza che non vuole affrontare il dolore, che lo camuffa dietro piccoli fastidi e fobie. Ma quel dolore c’è. E il monologo lo lascia scivolare dentro come una puntura rapida, ma precisa.
Infine, il passaggio più importante: "Questa non è la solita storia sull’amore. Questa è una storia che parla del destino. O della statistica, dipende solamente dai punti di vista." Il film vuole esplorare quella zona grigia tra ciò che scegliamo e ciò che ci capita. L’incontro tra Hadley e Oliver non viene presentato come magia, ma come un evento possibile, all’interno di un sistema complesso di numeri, ritardi e coincidenze. Ed è qui che il film prova a dire qualcosa di diverso dalle classiche commedie romantiche: non è l’amore a essere straordinario, è il modo in cui ci capita a esserlo.

Questo monologo è fondamentale perché fa tre cose:
Inquadra Hadley, in modo preciso ma senza fronzoli. Non ci dice che è "speciale", ci mostra che è umana.
Stabilisce il tono del film: un misto di poesia urbana e pragmatismo statistico.
Pone la domanda centrale della storia: è il destino o è solo una questione di numeri?

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