Monologo di Nick a Judy in Zootropolis 2: analisi

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~ LA REDAZIONE DI RC

Analisi del monologo di Nick in "Nootropolis"

Il monologo di Nick Wilde a Judy Hopps è uno dei momenti emotivi più forti dell'intera storia perché mostra, senza filtri, la vulnerabilità di un personaggio che vive protetto dal sarcasmo. Nick non si limita a chiedere scusa: racconta la propria paura di essere visto davvero, la solitudine da cui proviene e il modo in cui ha usato l’ironia per proteggersi. È una confessione sincera, trattenuta, che mette in luce quanto Judy rappresenti per lui un punto fermo, qualcosa che vale la pena difendere a costo di esporsi.

  • Scheda del monologo

  • Contesto del film

  • Testo del monologo (estratto+note)

  • Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa

  • Finale del film (con spoiler)

  • Credits e dove trovarlo

Scheda del monologo

Film: Zootropolis 2 (2025)
Personaggio: Nick
Attore: Jason Bateman

Durata: 1 minuto

Difficoltà: 7/10 Il monologo richiede un equilibrio finissimo tra vulnerabilità e trattenimento. Nick non è un personaggio abituato a scoprirsi: la sua ironia è un’armatura, e qui quell’armatura si incrina ma non si rompe del tutto.

Emozioni chiave: vulnerabilità di chi non è abituato a scoprirsi, paura del rifiuto, affetto, vergogna, sollievo progressivo

Contesto ideale per un attore: Confessione emotiva non romantica… ma quasi, scene di riconciliazione

Dove vederlo: Al cinema

Contesto del film "Zootropolis 2"

Il film si colloca una settimana dopo la promozione ufficiale di Judy Hopps e Nick Wilde a partner della PDZ. Ma l’idillio lavorativo non c’è: i due sono agli antipodi. Judy è iperattiva, metodica, orientata agli obiettivi; Nick è più istintivo, ironico, caotico. La dinamica “testa calda vs. guizzo anarchico” è parte del loro equilibrio… ma stavolta si spacca.


Durante un’operazione contro un formichiere contrabbandiere, il loro conflitto quasi compromette tutto. Il Capo Bogo li mette davanti all’ultimatum: o iniziano una terapia di coppia con la quokka Dott.ssa Fuzzby, o la partnership salta.

Nel frattempo, Judy trova qualcosa che sembra incongruo: un pezzo di pelle di serpente. Zootropolis, nella sua visione idealizzata, è una città dove tutte le specie convivono – ma i rettili no. È una presenza “fuori posto”, e per Judy è il segnale di un mistero più grande. Gli indizi portano allo Zootennial Gala, la celebrazione del centenario delle barriere climatiche della città. A gestire l’evento è la dinastia dei Lynxley, discendenti del fondatore Ebenezer Lynxley, figura semi-mitica nella storia urbana. Nel clima patinato del gala, Judy si avvicina all’imbranato ma gentile Pawbert Lynxley, il più giovane della famiglia. Nick, invece, nota una figura incappucciata sul lampadario, ma quando tenta di avvertire Judy viene bloccato da Bogo, che lo dichiara “incompatibile” con la partner. La figura incappucciata cade sul palco: è una vipera. Panico generale. La vipera rapisce Milton Lynxley, patriarca della famiglia, e ruba un diario antico legato alla creazione delle barriere climatiche. Judy rincorre la vipera, che la sorprende: non è aggressiva, parla, e sostiene che il diario prova la verità sulla storia cancellata dei rettili. Judy cede per un attimo al dubbio… finché Nick irrompe, padella alla mano, neutralizzando l’intrusa.

Milton Lynxley, davanti alla vicecapo Hoggbottom accusa Judy e Nick di essere complici della vipera. Il nuovo sindaco Brian Winddancer, ex attore opportunista, lo spalleggia. La situazione degenera quando la vipera, nel caos, ferisce Bogo e perde una zanna. Judy e Nick devono fuggire: ora sono ricercati. La vipera scompare, catturata da una figura misteriosa in moto. Per scoprire le intenzioni della vipera, Judy e Nick chiedono aiuto a Mr. Big e alla figlia Fru Fru, che forniscono loro identità false e mezzi di fuga. Seguendo una blogger complottista, Nibbles Maplestick, arrivano a Mercato Pantano, un’area semiacquatica derelitta. Da qui un traghettatore tricheco li porta a un relitto dove vive una comunità clandestina di rettili. Il basilisco Jèsus svela il retroscena: la copertina metallica del diario è una chiave. Racconta di un passato cancellato, quando i rettili abitavano una zona ora sepolta sotto Tundratown. La PDZ irrompe, scoppia il caos, e Judy e Nick ritrovano la vipera — che fugge ingoiando l’intero diario. L’inseguimento attraverso un condotto acquatico porta quasi all’annegamento di Judy, salvata da Nick. Dalla borsa perduta della vipera recuperano una scatola di fiammiferi che li guida verso una vecchia baita in montagna. Arrivati alla baita, Judy trova prove dell’antica vita pacifica dei rettili. Nick, però, teme che la verità li distruggerà e insiste perché rinuncino. La discussione culmina nel simbolo del loro legame — il registratore a forma di carota — che cade e si rompe. Poco dopo, la PDZ raggiunge la baita: Nick viene arrestato, Judy fugge grazie alla vipera, che si rivela essere Gary De’Snek; con lui c’è anche Pawbert, complice segreto.

Testo del monologo + note

Ok, ascolta. A me non importa se siamo diversi. Capito? A me importa solo di te. A me importa solo di te. Ok. E non te l’ho detto… Avrei dovuto, ma non l’ho fatto. Perché… bah… beh… ecco, perché… sono la fonte emotivamente insicura del tuo disagio. Incapace di esprimere i miei sentimenti. Probabilmente perché sono solo da una vita. Non è una scusa, ma è per questo… è per questo che invece di dirti che è la cosa migliore che mi sia capitata… faccio… faccio battute sulle tue orecchie. E ti dico che ti impegni troppo. Quando la verità è che io non voglio che tu ti faccia male, perché nessun altro al mondo è importante per me… quanto lo sei tu.

"Ok, ascolta.": attacco semplice, diretto; tono fermo ma non aggressivo; breve pausa dopo “Ok”, come se si preparasse a qualcosa di difficile; sguardo fisso su di lei, cerca contatto visivo.

"A me non importa se siamo diversi.": voce calma, bassa; non è una protesta, è una rassicurazione; leggero accento su “non importa” per smontare un conflitto; lo sguardo dice: “questo non è il problema vero”.

"Capito?": micro-pausa prima di dirlo; non è un rimprovero, è una richiesta di conferma emotiva; sguardo incerto, come se temesse che lei non gli creda davvero.

"A me importa solo di te.": prima volta detta con esitazione controllata; si sente che le parole gli “escono strette”; breve pausa su “solo”, come se fosse quasi troppo da ammettere.

"A me importa solo di te.": ripetizione più piena, leggermente più calda; il secondo “solo” è più vero del primo; lo sguardo si ammorbidisce, il controllo inizia a cedere.

"Ok.": piccola valvola di sfogo; abbassa un attimo lo sguardo o sospira; serve a riprendere fiato emotivo, come se dovesse riorganizzare i pensieri.

"E non te l’ho detto…": voce più bassa; il peso è sul “non”; senso di colpa evidente; lo sguardo può scivolare via da lei, come vergogna.

"Avrei dovuto, ma non l’ho fatto.": ritmo binario; prima parte quasi sussurrata, seconda più dura verso sé stesso; breve pausa tra “dovuto” e “ma”; il volto si irrigidisce, è autoaccusa.

"Perché… bah… beh… ecco, perché…": qui il personaggio inciampa; micro-pause spezzate, non troppo teatrali; lo sguardo vaga, cerca una via d’uscita; il corpo tradisce imbarazzo (mani che si muovono, coda nervosa, spalle chiuse).

"sono la fonte emotivamente insicura del tuo disagio.": frase quasi “troppo tecnica” per lui, leggermente ironica su sé stesso; come se stesse citando la terapeuta;

tono auto-ironico ma amaro; lo sguardo torna su di lei, cercando di farsi capire.

"Incapace di esprimere i miei sentimenti.": detta più secca, senza fronzoli; pochissimo respiro tra le parole; è una diagnosi, non una lamentela; qui la voce può spezzarsi un filo.

"Probabilmente perché sono solo da una vita.": inizio con un mezzo sorriso amaro su “probabilmente”; il vero colpo è su “solo” e “da una vita”; piccolo abbassamento dello sguardo, come se questa frase gli pesasse più del resto.

"Non è una scusa, ma è per questo…": il tono torna più razionale; “non è una scusa” va detto con onestà, quasi difensivo; breve pausa dopo “scusa”; “è per questo…” si sfuma, come se la frase si stesse aprendo a qualcosa di più grande.

"è per questo che invece di dirti che è la cosa migliore che mi sia capitata…": qui il ritmo rallenta; “la cosa migliore” va colorato con affetto sincero; ma non la guarda dritta negli occhi mentre lo dice, come se fosse ancora troppo; la frase resta sospesa, non arriva alla dichiarazione piena.

"faccio… faccio battute sulle tue orecchie.": il doppio “faccio” mostra fatica; piccolo mezzo sorriso di difesa quando nomina le “orecchie”; è un tentativo di alleggerire, ma gli torna addosso come prova del proprio fallimento emotivo.

"E ti dico che ti impegni troppo.": detta quasi come un rimprovero citato; tono leggermente imitativo, come se riportasse una frase già sentita; poi il volto si addolcisce, perché capisce quanto l’abbia ferita.

"Quando la verità è che io non voglio che tu ti faccia male,": cambio netto di intensità; “la verità” va marcato con sincerità; la frase esce più fluida, meno inceppata, come se finalmente stesse dicendo quello che prova davvero; lo sguardo torna su di lei, protettivo.

"perché nessun altro al mondo è importante per me…": qui si prende un po’ più di tempo, respira prima di dirlo; “nessun altro al mondo” detta piano, quasi in confidenza; lascia la frase in sospensione, costruendo l’attesa sulla chiusa.

"quanto lo sei tu.": chiusura semplice, senza enfasi melodrammatica; tono basso, stabile, quasi un sussurro; lo sguardo resta su di lei e poi si ferma, non ha bisogno di aggiungere altro; lascia un silenzio dopo, che diventa parte della dichiarazione.

Analisi del monologo

Il monologo di Nick a Hopps funziona come un momento di cedimento emotivo controllato, in cui un personaggio abituato a nascondersi dietro battute e sarcasmo si concede per la prima volta una fragilità reale. La frase iniziale, “Ok, ascolta”, stabilisce un cambio di registro: Nick non sta più giocando, si mette letteralmente a nudo. L’ammissione “A me non importa se siamo diversi” non è un semplice tentativo di rassicurazione, ma la dichiarazione di un limite che lui stesso ha alimentato per paura. Quando ripete “A me importa solo di te”, lo fa due volte proprio perché la prima non gli basta: la seconda è quella più vera, quella dove la voce si stabilizza e l’intenzione supera l’imbarazzo.

La parte centrale “non te l’ho detto… avrei dovuto” mette in scena l’incapacità di Nick di dare un nome alle proprie emozioni. Le micro-esitazioni (“bah… beh… ecco…”) non sono riempitivi: sono la corporeità stessa del suo disagio, un personaggio che fatica a pronunciare la causa dei propri comportamenti difensivi. L’ammissione “sono la fonte emotivamente insicura del tuo disagio” è quasi tecnica, come se riportasse qualcosa sentito in terapia, ma è proprio in questo linguaggio “non suo” che si percepisce lo sforzo di uscire da un’abitudine emotiva radicata.

Il cuore del monologo arriva con “Probabilmente perché sono solo da una vita”: qui Nick collega il proprio carattere cinico a una storia personale taciuta, trasformando l’ironia in una forma di protezione che non gli serve più. Quando dice “non è una scusa, ma è per questo”, libera finalmente la responsabilità e introduce la confessione più importante: Judy è stata la cosa migliore che gli sia capitata, ma lui ha reagito con battute e piccole punture emotive per paura di perdere il controllo. Le “battute sulle orecchie” diventano simbolo perfetto della sua auto-sabotaggio affettivo. La chiusa “perché nessun altro al mondo è importante per me quanto lo sei tu”  non esplode in toni melodrammatici, resta contenuta, quasi sottovoce. È la frase che un personaggio come Nick direbbe solo quando sente davvero di non poter più scappare. È un monologo costruito su esitazioni, confessioni non eroiche e una sincerità che arriva quasi per sottrazione. Proprio per questo funziona così bene: è una dichiarazione d’amore senza dichiararsi, un atto di coraggio piccolo ma definitivo.

Finale di "Zootropolis 2" (Spoiler)



Nell’oasi desertica, Gary decifra tramite termografia ciò che è nascosto nella copertina: l’autrice del diario è Agnes De’Snek, sua bisnonna. Agnes è la vera fondatrice delle barriere climatiche. Ebenezer Lynxley, finanziatore, le rubò il merito, distrusse il suo brevetto e la incastrò per l’uccisione della sua tartaruga domestica. Per coprire tutto, scacciò i rettili e fece seppellire la loro città, Reptile Ravine, sotto Tundratown. Il brevetto, dicono, è ancora lì.

Per localizzarlo devono riattivare una torre-faro antica. Nel frattempo, Nick evade con l’aiuto di Nibbles. La missione procede: Judy, Gary e Pawbert raggiungono la barriera tra Piazza Sahara e Tundratown, aiutati persino da Gazelle. Ma quando la torre si illumina, Pawbert rivela la sua vera agenda: vuole distruggere il brevetto per dimostrare il suo valore a una famiglia che lo ha sempre sminuito. Ferisce Judy con veleno di serpente e abbandona lei e Gary al gelo. Nick, Clawhauser, Flash e Nibbles li trovano. Judy sopravvive grazie a Gary, che si scalda col suo corpo. Nick affronta Pawbert in un duello fisico ed emotivo. L’antidoto cade in un dirupo: Nick lo afferra all’ultimo e lo lancia verso Gary, che riesce a curare Judy. Pawbert tenta la fuga verso Reptile Ravine, ma Judy, Nick e Gary lo raggiungono. Il sindaco Winddancer, finalmente stanco dei Lynxley, si schiera contro la famiglia. Hoggbottom interviene e arresta Pawbert.

Nel villaggio perduto viene trovato il brevetto: la verità su Zootropolis è finalmente pubblica. La famiglia Lynxley viene arrestata. I rettili vengono reintegrati nella città. La famiglia di Gary è riconosciuta come vera fondatrice delle barriere climatiche. Bogo guarisce. Nick ripara il registratore-carota e Judy registra un momento intimo: Nick che le dice che le vuole bene. I due tornano partner a tutti gli effetti, pronti ad affrontare i 200 evasi — tra cui Bellwether, ricatturata in una gag durante il concerto di Gazelle.

Credits e dove vederlo

Regista: Jared Bush e Byron Howard Josie Trinidad (co-regista)

Sceneggiatura: Jared Bush

Produttore: Yvett Merino, Jared Bush

Cast: Ginnifer Goodwin (Judy Hopps); Jason Bateman (Nick Wilde); Ke Huy Quan ( Gary De'Snake) Fortune Feimster (Nibbles Maplestick)

Dove vederlo: Al cinema

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