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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo di Richard Williams arriva in uno dei momenti più forti e intimi di Una famiglia vincente – King Richard. È una scena domestica, ma pesa come un discorso politico. Il tono è fermo, deciso, quasi ruvido.Il monologo avviene durante una visita degli assistenti sociali. Un vicino ha segnalato Richard e la moglie per presunti abusi sulle figlie. E in quel momento, tutto il lavoro di anni, tutti gli sforzi, i sacrifici, rischiano di essere messi in discussione da un’incomprensione.
MINUTAGGIO: 55:00-57:00
RUOLO: King Richard
ATTORE: Will Smith
DOVE: Netflix
ITALIANO
Aspetti, aspetti. Aspetti. Siete qui per le ragazze, parliamone allora. Abbiamo future dottoresse, e avvocate. Più un paio di star del tennis in questa casa. Ora capisco che lei deve fare il suo lavoro, anche se una pazza di vicina vi chiama dicendo sciocchezze. E non mi dispiace se mi dice che siamo duri, perché è così. E’ il nostro compito, per tenerle lontano dalla strada. Vuole arrestarci per questo? Bene, ma quello che non farete mai è venire a bussare alla nostra porta per dirci che gli avete fatto saltare il cervello per la strada, perché andavano in giro con dei teppisti e spacciavano droga. Questo non lo direte mai in questa casa. Vuole arrestarci per questo? Va bene. Dovreste arrestare i genitori alle partite di tennis. Loro sono quelli che dovreste arrestare.
“Una famiglia vincente – King Richard” è un film del 2021 diretto da Reinaldo Marcus Green, con Will Smith nei panni di Richard Williams, padre e allenatore delle future campionesse di tennis Venus e Serena Williams. La storia racconta gli anni della loro formazione, concentrandosi però non tanto sul tennis, ma su ciò che accade prima del successo. Il film ci porta dentro una famiglia afroamericana della periferia di Compton (California), e lo fa seguendo il punto di vista di Richard: un padre cocciuto, calcolatore, e pieno di convinzioni. Richard ha un piano. Letteralmente: un documento di 78 pagine in cui ha scritto la strategia per trasformare due delle sue cinque figlie in leggende del tennis mondiale. Questo piano, più che ambizione, è un atto di protezione: Richard vuole tenere le sue figlie lontane dalla strada, dalla violenza, dalla povertà e dai destini preconfezionati per chi cresce in certi contesti. Il tennis, per lui, è una via d’uscita. Ma anche un campo di battaglia.
Il film si apre nel momento in cui Richard, già padre-allenatore, cerca disperatamente di trovare un coach professionista disposto ad allenare Venus e Serena. Nessuno sembra prenderlo sul serio, anche perché la famiglia non ha soldi, non ha contatti, e le due ragazze non partecipano neppure ai tornei juniores. Questo dettaglio è centrale: Richard decide che le sue figlie non seguiranno il percorso classico del tennis. Le vuole proteggere da un sistema che – secondo lui – brucia i giovani talenti troppo in fretta. Venus sarà la prima a ricevere l’attenzione del circuito. Ottiene un contratto con Rick Macci, coach noto per aver scoperto Jennifer Capriati. La famiglia si trasferisce in Florida. Serena, inizialmente, resta in secondo piano. Ma nel film questo è mostrato con grande sensibilità: Serena non è mai dimenticata, viene invece allenata nell’ombra, lontano dai riflettori, in attesa del suo turno.
Il cuore narrativo del film è la tensione tra Richard e il mondo esterno. Richard non è il classico “padre motivatore”, è un personaggio pieno di zone grigie: prende decisioni discutibili, impone la sua visione anche quando sembra irrazionale, e spesso entra in conflitto con gli stessi allenatori che lui ha cercato. Ma tutto questo viene mostrato non per fare di lui un eroe o un villain, bensì per costruire un ritratto più complesso di cosa significhi essere genitore in un contesto difficile. La madre, Brandi (interpretata da Aunjanue Ellis), ha un ruolo tutt’altro che marginale. È co-allenatrice, figura di equilibrio, e nel film viene data giusta enfasi alla sua presenza. C’è una scena in particolare in cui Brandi rimette Richard al suo posto: gli ricorda che le figlie non sono un progetto personale. È uno dei momenti più intensi e sinceri del film. Il climax arriva quando Venus, finalmente, affronta la sua prima grande partita da professionista. Il match è tirato, teso, e carico di aspettative. Richard, fino all’ultimo, tenta di proteggerla. Ma alla fine si rende conto che deve lasciarla andare. La partita è persa, ma la ragazza ha dimostrato di essere pronta. È l’inizio della leggenda.
Il monologo comincia con una difesa, ma si trasforma subito in un'accusa. Richard ribalta la dinamica: non è lui sotto interrogatorio, è il sistema stesso ad esserlo. Guardiamo le frasi chiave: “Abbiamo future dottoresse, e avvocate. Più un paio di star del tennis in questa casa.” Questa frase sembra detta per rassicurare, ma in realtà è un’affermazione d’identità. È una dichiarazione di chi sono le figlie Williams prima di diventare famose. Richard non vuole che vengano viste solo come potenziali atlete, ma come ragazze istruite, con ambizioni multiple, libere.
“Capisco che lei deve fare il suo lavoro, anche se una pazza di vicina vi chiama dicendo sciocchezze.” Qui c’è la consapevolezza di vivere sotto osservazione continua. Di essere costantemente giudicati, sospettati, perché non rientrano nel modello culturale dominante. È uno dei pochi momenti in cui il film ci mostra quanto pesa la sorveglianza sociale su una famiglia nera che osa essere diversa.
“Vuole arrestarci per questo? Bene.” Questa è una sfida. Non è una provocazione rabbiosa, è la frase di un uomo che si sente dalla parte giusta, anche se il mondo lo vede come un problema.
E subito dopo arriva il colpo più forte: “Quello che non farete mai è venire a bussare alla nostra porta per dirci che gli avete fatto saltare il cervello per la strada…” Qui il tono cambia. Si fa personale, quasi viscerale. Richard non sta più parlando agli agenti, sta parlando al pubblico. Sta dicendo: sapete quante ragazze perdono la vita, fisicamente o mentalmente, perché nessuno le protegge? E lui, nel suo modo imperfetto, lo sta facendo. “Dovreste arrestare i genitori alle partite di tennis.” Chiude con sarcasmo e amarezza. Il messaggio è chiarissimo: il vero abuso non è a casa sua, ma in quei contesti competitivi dove i figli vengono spinti oltre il limite per realizzare i sogni irrisolti dei genitori.
Questo monologo è l’esempio migliore di Richard Williams come figura paterna. Non è un padre perfetto. È testardo, autoritario, spesso ingestibile. Ma è profondamente presente. E il film, in questo momento, non prende una posizione moralistica: ci mostra un uomo che ha scelto la via più dura per tenere in piedi la sua famiglia.
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