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Chiunque sia stato su un set conosce bene quello che stiamo per raccontare.
Tutto tace, il fonico fa cenno col pollice, il regista prende fiato e la camera inizia a registrare. Ed è lì, proprio in quel secondo sospeso, che arriva.
L’ansia.
Una tensione che sale dalle gambe, passa per il petto, stringe la gola. È il momento in cui ci si sente osservati, valutati, giudicati. E non importa se sei un attore alle prime armi o con già qualche esperienza addosso: prima o poi, quell’ansia arriva.
Ma cosa succede esattamente? Perché il corpo trema, il fiato diventa corto, la memoria va nel panico proprio quando dovrebbe entrare in scena? E soprattutto: cosa si può fare per convivere con questa sensazione senza farsene travolgere?
La prima cosa da dire è che l’ansia da performance non è un difetto, ma una reazione naturale del nostro organismo. Il corpo interpreta l’inizio della scena come una situazione “a rischio”: occhi puntati, pressione psicologica, necessità di controllo. L’ipotalamo, in risposta, attiva il sistema simpatico, rilasciando adrenalina. È la stessa risposta che si ha davanti a un pericolo reale. Solo che in questo caso, non c’è un leone da affrontare, ma un’azione da interpretare.
Il punto, quindi, non è cancellare l’ansia. Ma imparare a farci i conti, e usarla a proprio vantaggio. Trasformarla in concentrazione, direzione, precisione.
Spesso si pensa che l’ansia colpisca solo i più insicuri. In realtà, molte volte è proprio chi ha una sensibilità acuta a vivere più intensamente questi momenti. C’è chi dimentica le battute, chi ha il fiato corto, chi si irrigidisce e non riesce a comunicare emozioni. E poi c’è il panico del giudizio: regista, troupe, compagni di scena. L’idea che “mi sto giocando tutto adesso” è una trappola. In Accademia – come nei percorsi FMA – ci si lavora spesso: la consapevolezza che la tensione fa parte del mestiere è già un passo avanti. L’allenamento non riguarda solo il personaggio, ma anche l’attore come persona. E imparare a conoscersi in quei momenti di pressione è parte fondamentale del lavoro.
Ecco alcune pratiche ed esercizi che possono aiutare ad affrontare e trasformare quell’energia nervosa in qualcosa di utile e funzionale alla scena.
1. Rituali prima della scena
Molti attori sviluppano dei “rituali” prima di entrare in scena: una sequenza di gesti, di parole, di movimenti che aiutano a entrare nel focus. Non sono superstizioni, ma tecniche di ancoraggio. Il corpo riconosce quei segnali e inizia a prepararsi. Alcuni fanno stretching, altri ripetono la battuta ad alta voce, altri ancora respirano a occhi chiusi. Trova il tuo. Fallo diventare il tuo porto sicuro.
2. Respiro e presenza
Il respiro è il ponte tra il corpo e la mente. Se il respiro si fa corto, veloce, agitato, anche la mente perde lucidità. E allora: respira. Inspira dal naso contando fino a quattro, trattieni per altri quattro, poi espira dalla bocca fino a sei. Fallo tre volte, lentamente. Questo tipo di respiro attiva il sistema parasimpatico, cioè quello che “disattiva l’allarme”. È una tecnica semplice ma potentissima.
3. Preparazione fisica mirata
A volte l’ansia è anche il risultato di un corpo non pronto. Un corpo teso, bloccato, scollegato dalla voce, amplifica la sensazione di pericolo. Un buon riscaldamento fisico prima di girare – fatto di scioglimento, vocalizzi, attivazione muscolare – mette il corpo “in pista”. All’interno dei laboratori FMA si lavora molto su questo: la preparazione è parte della scena.
4. Occhi, spazio e ritmo
Una tecnica utile nei momenti di tensione è “ritrovare lo spazio”. Guardare, orientarsi, muoversi nel set come se fosse un luogo familiare. Dove sono gli oggetti? Quanto è vicino il partner? Dove sta la camera? Gli occhi calmano. Quando ti riappropri dello spazio, smetti di sentirti in trappola. (Ed è anche qui che torna il concetto che a Focus Movie Academy ribadiamo spesso: imparare facendo).
5. Ridimensionare il “tutto o niente”
Un grande nemico è il pensiero: “se sbaglio, è finita”. Ma la verità è che quasi nulla si gioca in un’unica scena. Soprattutto in fase formativa. Sbagliare è previsto, è lecito, è persino utile. Se entri in scena con l’idea che devi “dimostrare” qualcosa, sarai rigido. Se entri per “vivere” qualcosa, il tuo sguardo cambia.
6. Fai pace con l’errore
L’errore fa parte del processo. Non è nemico, ma alleato. Ti segnala cosa funziona, cosa no, dove devi lavorare. Nei percorsi FMA, l’errore è materia di studio: si rivede la scena, si analizza, si lavora su ciò che non ha funzionato. Si cresce.
7. Parla dell’ansia
A volte, parlarne con un compagno di set o con il coach può alleggerire il carico. Basta un “oggi sono in ansia”, detto a voce alta, per togliere potere al mostro. L’ansia è più pericolosa quando la nascondi, quando la trattieni, quando la combatti in silenzio. Condividerla non la elimina, ma la ridimensiona.
La parte interessante è che l’ansia, se canalizzata bene, può essere una risorsa enorme. Ti rende vigile, presente, pronto. Ti costringe a essere lì, nel momento. Alcune delle performance più intense nascono proprio da una tensione emotiva ben gestita. È come energia elettrica: se la incanali, illumina; se la disperdi, brucia.
Spesso, dopo aver girato la scena, si sperimenta una sensazione stranissima: leggerezza. Quasi un sollievo. È il corpo che scarica. Ma è anche un momento perfetto per imparare: cosa ha funzionato? Dove mi sono sentito sicuro? Cosa posso fare la prossima volta?
Fare i conti con l’ansia da ciak è uno dei primi passaggi per chi sceglie di fare sul serio. Non si tratta di “farcela” ogni volta, ma di conoscersi un po’ di più a ogni prova. Di scoprire che la paura non sparisce, ma cambia forma. E che da quella forma può nascere qualcosa di potente, vivo, autentico. Recitare, in fondo, è esporsi. Mettersi a nudo, lasciare che qualcun altro ti guardi mentre ti metti nei panni di qualcun altro. L’ansia fa parte del gioco, e imparare a conviverci è parte dell’allenamento.
In un luogo come Focus Movie Academy, dove la formazione passa attraverso la pratica e il confronto, si costruiscono strumenti che vanno oltre la tecnica. Si costruisce la capacità di esserci. Di stare nella scena anche quando tremi. Di fare del tuo battito accelerato… il ritmo giusto per entrare in scena.
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