Bridget Jones’s Baby: Analisi del Monologo Iniziale tra Ironia e Crisi di Mezza Età

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo è l’incipit narrativo del film Bridget Jones’s Baby, e come nei capitoli precedenti, si apre con la voce fuori campo di Bridget. È un momento “di diario”, in cui la protagonista riflette in modo diretto e senza filtri sulla sua condizione attuale. La scelta degli autori è chiara: reintrodurre Bridget non cercando di farla sembrare “uguale a prima”, ma permettendole di crescere, pur restando fedele alla sua voce interiore.

Ho bisogno di una sterzata

MINUTAGGIO: 1:12-10:00
RUOLO: Bridget Jones
ATTRICE: Renée Zellweger
DOVE: Netflix



Ma come ho fatto a finire di nuovo così? Il mio compleanno in realtà era cominciato come tutti i miei compleanni: la telefonata annuale della mamma che mi ricorda di evitare il pre-pensionamento delle mie ovaie. La verità vera è che a quest’ora pensavo di avere un bimbetto da amare con quel mascellone dell’amore della mia vita. A volte la vita ti da gratificazioni più superficiali, e finalmente almeno ho raggiunto il mio peso forma. Non sono ancora un pezzo da museo. Non mi hanno certo messo nel dimenticatoio. Ma quest’anno tutte queste cose hanno assunto un significato diverso al quale non mi aspettavo di partecipare così presto. Mi sono mai rassegnata al fatto di aver perso Mr Darcy? Era lui quello giusto? Forse è questa la ragione per cui Marc Darcy e io non ce’abbiamo fatta. Anche quando stavamo insieme mi sentivo sempre una vecchia zitella verbalmente incontinente. Comunque, non rimuginiamo sugli aspetti negativi. Almeno a lavoro nessuno sapeva del mio compleanno, e nemmeno quanti anni avrei compiuto… o così pensavo. Non c’è una specie di limite legale al numero di candeline che si possono mettere su una torta a una certa età? Magari avevo un anno di più ed ero sempre single, ma potevo comunque trarre consolazione dal mio lavoro di Top News Producer. E poi ho delle brave colleghe nuove sulla trentina che non sono fissate con matrimoni e figli. 

Bridget Jone's Baby

Bridget Jones's Baby" è il terzo capitolo della saga cinematografica dedicata a Bridget, uscito nel 2016, diretto da Sharon Maguire (la stessa regista del primo film). Questo episodio segna un ritorno al tono più intimo e affettuoso del primo film, dopo il secondo capitolo (Che pasticcio, Bridget Jones!) che aveva virato verso dinamiche più farsesche. Siamo di nuovo a Londra. Bridget ha 43 anni, è single, non ha figli, ma ha finalmente raggiunto un certo equilibrio professionale: lavora come produttrice in un telegiornale, ha smesso di pesarsi compulsivamente e ha adottato una certa routine “zen”. Ma questo equilibrio dura poco.

Il film si apre con una Bridget apparentemente serena che spegne da sola le candeline della sua torta di compleanno. Una scena che riassume bene il tono generale: ironico, auto-analitico, ma con un sottofondo di malinconia. Daniel Cleaver (Hugh Grant), il vecchio interesse amoroso e eterno rubacuori, viene dichiarato morto in un incidente aereo. Questo evento agisce come una sorta di cesura narrativa, come a dire: “quel tipo di vita lì, e quel tipo di uomo lì, sono alle spalle”. In realtà, poi il film ci regalerà una coda piuttosto beffarda su questo punto. Bridget parte per un festival musicale in stile Glastonbury con una sua collega, e lì incontra Jack Qwant (interpretato da Patrick Dempsey), un americano affascinante e gentile. I due passano la notte insieme dopo una serie di gag e un po’ di imbarazzo da commedia. Jack si rivelerà poi essere un guru delle relazioni online, inventore di un algoritmo per la compatibilità amorosa. Pochi giorni dopo, Bridget partecipa al battesimo del figlio di Jude (una delle sue amiche storiche) e lì incontra Mark Darcy (Colin Firth). I due hanno avuto una storia complicata, fatta di distacchi e ritorni. Mark è ora in crisi matrimoniale. I due finiscono di nuovo a letto.

Ecco il nodo centrale della trama: dopo questi due incontri ravvicinati, Bridget scopre di essere incinta... ma non sa chi sia il padre. Da qui il film si costruisce come una sorta di commedia degli equivoci postmoderna, in cui i due uomini – Jack e Darcy – vengono messi uno contro l’altro, ma con una maturità che rende il tutto più interessante: non si tratta di chi “vince la donna”, ma di chi riesce ad accettare una situazione di incertezza emotiva e familiare. Bridget, come sempre, si trova in mezzo. Tra l’ex storico, con cui ha condiviso anni di tira e molla, e il nuovo, con cui sembra esserci una connessione più fresca e aperta.

Analisi Monologo

“La verità vera è che a quest’ora pensavo di avere un bimbetto da amare con quel mascellone dell’amore della mia vita.”

Questa frase è lo snodo emotivo del monologo. Tutto gira attorno a un’idea perduta di felicità: un bambino, un compagno, una famiglia. Non idealizzati, ma desiderati in modo concreto, come se fossero stati a portata di mano e poi scivolati via.

Il riferimento al “mascellone” è una delle tipiche frecciate affettuose che Bridget lancia ai suoi ex amori: qui si parla chiaramente di Mark Darcy, ma senza nominarlo subito, come se evocarlo direttamente fosse ancora troppo difficile. Bridget alterna subito questa riflessione personale con un’ironia pungente e dolcemente disperata: “Finalmente almeno ho raggiunto il mio peso forma.”

Questo è uno di quei momenti in cui la commedia serve da scudo: raggiungere il “peso forma” è un traguardo che sembra risarcirla per la mancanza di un figlio o di una relazione stabile. È un premio di consolazione. Un’illusione di controllo in un momento in cui tutto il resto sembra sfuggirle.

Poi c’è la riflessione più amara e centrale: “Mi sono mai rassegnata al fatto di aver perso Mr Darcy?” È una vera e propria ammissione di non sapere dove si trova emotivamente. Bridget non ha superato del tutto il suo passato con Mark, e il dubbio che potesse essere “quello giusto” pesa ancora. Ma ciò che colpisce è il passo successivo: “Anche quando stavamo insieme mi sentivo sempre una vecchia zitella verbalmente incontinente.” Qui si apre una ferita molto più profonda: il senso di inadeguatezza che Bridget prova anche nei momenti in cui è dentro una relazione. Non è tanto la mancanza dell’altro a ferirla, quanto il sentirsi comunque “sbagliata”. Questo dettaglio è cruciale, perché sposta la narrazione dalla semplice commedia romantica a un racconto più introspettivo: il vero conflitto è con sé stessa.

E infine si torna alla routine, alla normalità, al lavoro: “Potevo comunque trarre consolazione dal mio lavoro di Top News Producer.” Il lavoro non è più solo un contorno, ma una zona franca. Un’area dove Bridget può costruirsi un’identità che non dipende dalla sua condizione sentimentale o familiare. 

Conclusione

Questo monologo funziona perché riesce a mettere insieme più piani emotivi senza sbilanciarsi mai troppo verso la commiserazione né verso la comicità pura. È un bilanciamento perfetto tra quello che il pubblico si aspetta da Bridget e ciò che Bridget, ormai, ha imparato ad accettare della propria vita.

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