\"Fantasia\" (1940) – L’animazione come sinfonia visiva

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~ LA REDAZIONE DI RC

Il cinema è una macchina del tempo. Ogni film è una finestra su un’epoca, un riflesso delle idee, delle tecnologie e delle sensibilità artistiche che lo hanno generato. Guardando i film che hanno segnato la storia del cinema, possiamo osservare non solo l’evoluzione del linguaggio cinematografico, ma anche i cambiamenti culturali, sociali e tecnologici che hanno trasformato il modo in cui raccontiamo e viviamo le storie.

Ci sono film che hanno introdotto innovazioni tecniche rivoluzionarie, altri che hanno ridefinito il concetto stesso di narrazione. Alcuni hanno lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare, altri hanno cambiato per sempre il modo in cui pensiamo al cinema. Ogni grande film è il risultato di un momento storico preciso, di scelte artistiche coraggiose e di attori, registi e sceneggiatori che hanno saputo trasformare il loro tempo in immagini indimenticabili.

Questa rubrica esplora quei film che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato un segno nella storia del cinema. Opere che hanno cambiato il modo in cui il pubblico guarda il grande schermo, influenzato generazioni di cineasti e ridefinito i confini di ciò che il cinema può essere.

Il film di oggi è...

Fantasia (1940)

Quando si pensa a Fantasia, è facile immaginarla come un film d’animazione per bambini, un esperimento curioso della Disney. Ma ridurre questo titolo a una parentesi elegante nella filmografia dello studio sarebbe un errore. Fantasia, uscito nel 1940, è uno dei progetti più ambiziosi e visionari della storia del cinema. È un incontro tra arti, un film che fonde musica classica e animazione in un modo mai tentato prima, e che anticipa temi, stili e tecniche che avrebbero influenzato non solo l’animazione, ma il linguaggio visivo stesso del cinema del Novecento.

Voluto con determinazione da Walt Disney, concepito come un evento cinematografico, pensato per essere più che un film – una esperienza sensorialeFantasia è una dichiarazione di poetica: l’animazione come arte totale, capace di parlare senza parole, usando solo suono, colore, ritmo e forma.

Contesto: tra innovazione e crisi

All’inizio degli anni ’40, la Disney era reduce dal successo di Biancaneve e i sette nani (1937), primo lungometraggio animato della storia, e stava espandendo le sue ambizioni artistiche e produttive. Walt Disney, sempre alla ricerca di nuove sfide, decise di lavorare a un cortometraggio con protagonista Topolino nei panni dell’apprendista stregone, ispirato a una composizione di Paul Dukas. Ma presto quel singolo segmento divenne il seme di un progetto più ampio: un film a episodi, ciascuno dei quali animato sulla base di un brano musicale sinfonico.

Il risultato fu Fantasia: otto sequenze musicali animate, presentate come un concerto, condotto dal direttore d’orchestra Leopold Stokowski e introdotte da Deems Taylor, musicologo e narratore. La musica fu eseguita dalla Philadelphia Orchestra, e registrata con tecnologie allora rivoluzionarie (compreso il sistema Fantasound, primo esperimento di surround stereofonico).

Nonostante l’audacia e l’eleganza del progetto, il film fu un fallimento commerciale alla sua uscita. L’America era sull’orlo dell’ingresso in guerra, e il pubblico non sapeva bene come accogliere un film così fuori dagli schemi. Ma negli anni successivi, con le riedizioni e la riscoperta critica, Fantasia è diventato uno dei film più celebrati e influenti del cinema d’animazione.

Struttura e episodi: la musica diventa immagine

Fantasia non ha una trama unitaria, ma è costruito come un concerto visivo, dove ogni brano musicale è interpretato in modo diverso, a seconda dello stile e del contenuto emotivo. Vediamoli uno per uno:

1. Toccata e fuga in re minore – Johann Sebastian Bach

Il film si apre con l’orchestra ripresa in silhouette e poi astratta in forme di luce e colore. È una dichiarazione estetica: l’animazione può essere pura astrazione, puro ritmo visivo. In questo segmento, Disney guarda a Kandinsky, all’arte non figurativa, e costruisce una sinfonia di luci che anticipa concettualmente l’animazione sperimentale dei decenni successivi.

2. Lo Schiaccianoci – Pëtr Il'ič Čajkovskij

Qui la musica natalizia per eccellenza viene completamente ripensata: non ci sono soldatini o ballerine, ma natura che danza. Fiori che si aprono, funghi che saltano, pesci che ondeggiano, foglie che cadono. L’approccio è naturalistico e poetico, con un uso magistrale del colore e della trasformazione degli oggetti animati in danzatori.

3. L'apprendista stregone – Paul Dukas

Il segmento più celebre del film. Topolino, stanco di portare secchi d’acqua,

indossa il cappello del mago e anima le scope al suo servizio. Ma presto tutto sfugge al controllo. È un racconto morale sul desiderio di potere e le sue conseguenze, raccontato con tempismo comico perfetto e un’animazione che combina gag visive e suspense. È anche il momento in cui Topolino diventa personaggio a tutto tondo, capace di pathos e dramma, non solo di gag.

4. La sinfonia pastorale – Ludwig van Beethoven

Il mondo mitologico greco rivisitato in chiave favolistica: centauri, fauni, pegasus, e divinità che popolano paesaggi bucolici. È un segmento controverso (in passato censurato per rappresentazioni razziali oggi ritenute offensive), ma anche importante per il modo in cui fonde mitologia e sogno infantile. La natura qui diventa luogo di gioia, ma anche di tempesta e trasformazione.

5. Danza delle ore – Amilcare Ponchielli

Una parodia del balletto classico. Struzzi, ippopotami, elefanti e coccodrilli danzano con eleganza e goffaggine. È il momento più apertamente comico del film, ma anche quello che dimostra la padronanza Disney nella trasformazione del movimento musicale in gesto animato. Ogni passo, ogni rotazione, ogni caduta è perfettamente coreografata, rendendo la danza degli animali un trionfo di ritmo e ironia.

6. Una notte sul Monte Calvo / Ave Maria – Modest Mussorgskij / Franz Schubert

Il finale è un duello tra tenebre e luce. L’inquietante figura del demone Chernabog domina la montagna e richiama spiriti e fantasmi in una danza infernale, tra fiamme e ombre. Poi, lentamente, la notte si dissolve e le note dell’Ave Maria accompagnano una processione di candele, fino alla quiete dell’alba. È una conclusione spirituale e trascendente, che chiude il film con una tensione quasi religiosa, riflettendo la dualità tra caos e armonia.

Un film in anticipo sui tempi

Fantasia è un film profondamente inclassificabile. Troppo artistico per essere solo un film per bambini, troppo “Disney” per essere accettato pienamente nel mondo della musica colta. La sua struttura a episodi, la mancanza di dialoghi, la varietà degli stili visivi lo rendono una delle prime vere opere multimediali della storia del cinema.

Walt Disney lo immaginava come un film in costante evoluzione, un “concerto animato” che sarebbe stato aggiornato con nuovi brani a ogni nuova uscita. L’idea però non trovò mai piena realizzazione. Ci vollero sessant’anni per vedere un seguito: Fantasia 2000, supervisionato da Roy E. Disney, nipote di Walt, riprese quel progetto mai completato.

Dal punto di vista tecnico, Fantasia introdusse il sistema Fantasound, un primitivo (ma rivoluzionario) sistema di audio multicanale che cercava di riprodurre l’effetto del suono orchestrale dal vivo. Fu un insuccesso tecnico per le sale dell’epoca, ma aprì la strada a tutte le future innovazioni nel suono cinematografico, incluso il Dolby Surround e l’audio spaziale.

Eredità culturale

Col tempo, Fantasia è diventato un oggetto di culto. Ha ispirato artisti, musicisti, registi, animatori. L’idea che la musica possa diventare narrazione visiva ha trovato eredi in forme molto diverse: dalle animazioni astratte degli anni ’60 e ’70, ai videoclip musicali, alle sequenze oniriche del cinema contemporaneo.

Ha anche posto un tema ancora attuale: la legittimità dell’animazione come arte “alta”, non solo destinata all’infanzia, ma capace di dialogare con la pittura, la danza, la musica colta. Se oggi film come Waltz with Bashir, Loving Vincent o Spider-Verse vengono letti anche come arte contemporanea, è anche perché Fantasia ha aperto quella porta.

Un film impossibile e necessario

Fantasia è un film difficile da definire. È un film d’animazione, ma non racconta una storia. È un film musicale, ma non è un musical. È un esperimento, ma anche un’opera perfettamente realizzata. È stato un fallimento commerciale, ma oggi è una delle pietre miliari della storia del cinema.

In fondo, è questo che lo rende così importante: ha osato immaginare un cinema diverso, fatto di emozione pura, di ritmo visivo, di bellezza non utilitaristica. È un film che non spiega, ma suggerisce. Non narra, ma evoca.

E a distanza di oltre ottant’anni, Fantasia resta ancora un’esperienza da vivere più che da guardare. Un film che non parla una lingua precisa, ma parla direttamente ai sensi. E che ci ricorda, con ogni nota e ogni disegno, che il cinema può essere anche poesia astratta in movimento.

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