Anne Hathaway è la Strega Suprema in \"Le streghe\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Ci troviamo davanti a uno dei momenti più teatrali e dichiaratamente malvagi del film Le Streghe (2020). Questo monologo della Strega Suprema – interpretata da Anne Hathaway – è un pezzo di puro veleno recitato con una gestualità sopra le righe, un accento caricaturale e un ritmo che alterna isteria e controllo con grande consapevolezza scenica. È un manifesto del personaggio e insieme una dichiarazione di guerra. 

Bambini topi!

MINUTAGGIO: 39:00-43:15

RUOLO: Strega Suprema

ATTRICE: Anne Hathaway

DOVE: Netflix

INGLESE

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ITALIANO

Streghe! Streghe! Voi non siete altro che un ammasso di inutili vermi! Questa mattina, mentre facevo colazione ho… ho osservato la spiaggia dalla mia finestra e… che cosa ho visto? Che cosa ho visto??? Ho visto dozzine, ma che dico, centinaia, ebbene si, centinaia di ripugnanti piccoli pupi che giocavano sulla sabbia, e ho perso l’appetito! Allora, ascoltate i miei ordini! Io voglio che tutti i bambini del pianeta vengano fatti fuori, schiacciati, spremuti, e fatti a pezzi! Ma certo che ho un piano! Desidero che ognuna di voi ritorni alla sua patetica cittadina, e che apra… un negozio di caramelle. E in questo negozio, dovrete assicurarvi di vendere soltanto dei dolciumi di altissima qualità. Ora, scommetto che vi starete chiedendo: “”Dove prendo i soldi per comprare il negozio di caramelle= Beh, ovviamente ho pensato anche a questo. Nella mia stanza, stanza numero 666, ho un antico baule pieno zeppo di banconote da cento dollari. Ricordatevi, numero della mia stanza è 666. E i vostri negozi potranno vendere soltanto dolciumi di altissima qualità. E, per finire, utilizzeremo la formula numero 86, la Pozione Fabbricatopo a Scoppio ritardato. Basterà una sola pozione di questa pozione in una caramella, per trasformare un sudicio bambino in un topo nel giro di un’ora. Due gocce trasformeranno il pupo disgustoso in trenta minuti. E tre gocce saranno istantanee: un topo immediato! Dunque, poco meno di un’ora fa ho familiarizzato con un ripugnante bambino puzzolente nell’atrio, e gli ho donato una varietà di cioccolato svizzero scandalosamente costosa. Varietà di cioccolato che avevo corretto con una goccia di pozione fabbrica topo a scoppio ritardato numero 86, e ho detto a quel piccolo pupo goloso di venire qui alle 12:25, quindi tra meno di dieci minuti voi streghe patetiche vedrete che significa essere un vero genio!

Le streghe

Nell'Alabama degli anni Sessanta, un ragazzino afroamericano perde i genitori in un incidente d'auto. Viene accolto dalla nonna materna, una donna energica e affettuosa che fa di tutto per risollevarlo dal trauma. Tenta con la musica Motown, con la cucina del Sud e con una dose di calore familiare che non ha niente da invidiare a una pozione magica. Ma non è con l’intrattenimento che riesce a scuoterlo: è parlandogli con sincerità della vita, dell’ingiustizia, della perdita. Ed è proprio accettando questa verità scomoda che il ragazzo riesce a ritrovare un po’ di serenità. La nonna gli regala una topolina da ammaestrare, che diventa subito una piccola compagna inseparabile.

Qualcosa di strano si manifesta: durante una passeggiata vengono osservati da una figura inquietante, una donna che poco dopo lancia una maledizione sulla nonna, causandole una violenta tosse. Il giorno seguente, al supermercato, il ragazzino rivede la stessa donna, stavolta accompagnata da un serpente. È evidente: quella non è una persona normale. Tornati a casa, racconta tutto alla nonna, che allora gli svela la verità — le streghe esistono. E odiano i bambini. La donna gli racconta un episodio del suo passato: da piccola, una sua amica fu trasformata in gallina proprio davanti ai suoi occhi da una strega. Non fu mai possibile salvarla. Per mettersi al sicuro, i due decidono di rifugiarsi in un elegante hotel, dove lavora un cugino della nonna. Lì sperano di passare inosservati: le streghe, dice la nonna, evitano di colpire i figli delle famiglie bianche e ricche, perché troppo visibili. Ma il rifugio è tutt’altro che sicuro. Poco dopo il loro arrivo, il ragazzo nota un gruppo di donne dall’aspetto eccentrico — tra cui proprio quella del supermercato. Sono le streghe, e sono lì per una riunione segreta. A capo del gruppo c’è lei: la Strega Suprema, figura glaciale, elegante e letale, interpretata da Anne Hathaway. Il suo piano è già in atto: vuole trasformare tutti i bambini del mondo in topi, grazie a una pozione che verrà mescolata ai dolciumi delle pasticcerie che stanno per aprire in tutto il paese.

Il giorno successivo, il protagonista fa amicizia con Bruno Jenkins, un bambino goloso e poco sveglio. Nascostosi nella sala conferenze dell’hotel per far esercitare la sua topolina, il protagonista assiste alla riunione segreta delle streghe. Le donne si tolgono parrucche, scarpe e guanti, rivelando il loro aspetto mostruoso. La Strega Suprema fluttua sopra il palco e, dopo aver fulminato una sua sottoposta colpevole di averle parlato senza permesso, svela il suo piano. In quel momento entra Bruno, attirato da una cioccolata offerta poco prima da una delle streghe: è già stata contaminata con la pozione, e il bambino si trasforma in topo davanti ai loro occhi. Il ragazzo viene scoperto poco dopo e subisce la stessa sorte. Ma scopre una verità importante: la sua topolina Gigia è in realtà una bambina di nome Mary, anch’ella trasformata tempo prima. I tre roditori riescono a scappare e raggiungono la camera della nonna, che capisce subito che non si tratta di topi comuni. Insieme, elaborano un piano per rubare la pozione dalla camera della Strega Suprema, che si trova proprio sotto la loro.

Calando il ragazzo-topo nella stanza con una calza, riescono a prendere la pozione, ma vengono quasi scoperti dal gatto della Strega Suprema. La donna entra in camera all'improvviso, nota qualcosa di strano ma viene distratta dal personale dell’hotel. Intanto, la nonna tenta invano di invertire l’incantesimo. A quel punto l’obiettivo cambia: non si può tornare indietro, ma si può impedire che altri bambini subiscano la stessa sorte.

Approfittando della cena in hotel delle streghe, i topi rubano la chiave della camera della Strega Suprema e avvelenano la sua zuppa con la pozione. Poco dopo, una dopo l’altra, tutte le streghe iniziano a trasformarsi in topi, gettando la sala da pranzo nel caos. Il colpo di grazia arriva quando i protagonisti si introducono di nuovo nella stanza della Strega Suprema, dove trovano una scorta di pozioni e un registro con nomi e indirizzi di tutte le streghe del mondo. Ma la Strega Suprema li sorprende. Nello scontro finale, la nonna e i topi riescono a farle ingerire la pozione. Si trasforma in un topo orrendo e viene intrappolata in un barattolo, offerta in pasto al suo stesso gatto.

L’incantesimo, però, è irreversibile. Bruno, il protagonista e Mary restano topi. I genitori di Bruno rifiutano di accettare la realtà e lo abbandonano. I tre piccoli roditori decidono di restare con la nonna, con cui creano una nuova famiglia. La loro vita sarà breve, ma piena. Negli anni a venire, viaggeranno insieme in roulotte per dare la caccia alle streghe rimaste nel mondo, e insegnare ai bambini come difendersi. Perché le streghe non sono scomparse. E loro, adesso, sanno come trovarle.

Analisi Monologo

"Streghe! Streghe! Voi non siete altro che un ammasso di inutili vermi!" L’apertura è un attacco diretto. Non c’è introduzione, non c’è costruzione graduale. C’è solo rabbia e disprezzo. La Strega Suprema si pone subito in una posizione di dominio assoluto. Non parla con le altre streghe, parla sopra di loro. È un uso del linguaggio autoritario che richiama i toni del discorso militare o della predica fanatica. "Questa mattina… ho visto centinaia di ripugnanti piccoli pupi che giocavano sulla sabbia, e ho perso l’appetito!" Qui entra in scena il disgusto, che è uno dei sentimenti cardine del personaggio. La sua avversione per i bambini non è solo ideologica: è fisica. "Perdere l’appetito" è un modo grottesco per dire che la sola vista dei bambini la nausea. E la spiaggia, luogo classico dell’innocenza e della spensieratezza infantile, diventa per lei una visione insopportabile.

"Io voglio che tutti i bambini del pianeta vengano fatti fuori, schiacciati, spremuti, e fatti a pezzi!" Questa frase è volutamente esagerata e quasi splatter. La sequenza di verbi ha una qualità iperbolica e sensoriale. È una crudeltà talmente esplicita da risultare grottesca. La ripetizione ha una funzione performativa: è il modo della Strega Suprema per galvanizzare il suo pubblico, come un generale che incita le truppe. "Ognuna di voi ritorni alla sua patetica cittadina, e apra… un negozio di caramelle." Qui arriva il colpo di genio del piano: l’orrore si nasconde sotto il velo dell’innocenza. La caramella è simbolo della dolcezza infantile, ma qui diventa lo strumento della maledizione. È una perfetta sovversione del simbolo: ciò che dovrebbe essere buono è in realtà letale. E lei lo sa — e lo sottolinea più volte: "soltanto dolciumi di altissima qualità".

"Nella mia stanza, stanza numero 666…" Il numero è ovviamente un riferimento simbolico, volutamente didascalico. Il 666, nella tradizione cristiana, è il numero del diavolo, il marchio della bestia. È un dettaglio che accentua la dimensione iconica della Strega Suprema: lei non è solo un’antagonista, è una personificazione del male, con tanto di suite infernale. "La Pozione Fabbricatopo a Scoppio ritardato… Una goccia, un’ora. Due gocce, trenta minuti. Tre gocce… un topo immediato!" Il passaggio dedicato alla pozione è quasi una pubblicità. La Strega Suprema parla come se stesse presentando un prodotto miracoloso. Il ritmo qui diventa serrato, quasi ipnotico. Le ripetizioni e la scansione temporale hanno un effetto comico, ma allo stesso tempo inquietante. Sta spiegando con gioia come uccidere i bambini. E ne è entusiasta. "Varietà di cioccolato svizzero scandalosamente costosa…" Anche qui entra in gioco il tono satirico.

La scelta del cioccolato svizzero, “scandalosamente costoso”, è una frecciata ironica alla vanità e al gusto per il lusso della Strega Suprema. Anche nel fare del male, lei vuole il meglio. È un altro modo per sottolineare la sua narcisistica ossessione per il controllo e per l’estetica. "…e ho detto a quel piccolo pupo goloso di venire qui alle 12:25. Quindi tra meno di dieci minuti voi streghe patetiche vedrete che significa essere un vero genio!" Il monologo si chiude con un conto alla rovescia e un’autoproclamazione di grandezza. È il momento in cui si autoincensa, come fanno i grandi villain da palco. Ma è anche l’inizio della sua disfatta — l’eccessiva sicurezza, il bisogno di dimostrare superiorità, sono proprio gli elementi che, classicamente, la porteranno a sottovalutare gli avversari.

Conclusione

Questo monologo è il cuore del personaggio della Strega Suprema: teatrale, egocentrico, sadico. Funziona perché Anne Hathaway lo interpreta con un equilibrio calibratissimo tra il ridicolo e il minaccioso. Il testo è pensato per una performance.

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