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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Aurora in Sicilia Express è un momento chiave che concentra la KW “monologo Aurora Sicilia Express” e tutta l’emozione della serie. In poche righe, la bambina svela un desiderio semplice: ricucire la distanza che sta dividendo la sua famiglia. La letterina a Babbo Natale diventa un ponte affettivo, un atto di speranza e di lucidità che anticipa il senso più profondo della storia.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Finale del film (con spoiler)
Credits e dove trovarlo
Minutaggio: 20:55-21:20
Durata: 40 secondi
Sicilia Express è una serie italiana del 2025 che nasce dall’immaginario comico e umano di Ficarra e Picone, ma si muove su un terreno nuovo per loro: quello della commedia magico-realista. La serie racconta il rapporto tra Nord e Sud, tra vita lavorativa e vita familiare, tra sogni e sacrifici, inserendo… un cassonetto magico che teletrasporta le persone da Catania a Milano. Una premessa folle che diventa però un modo originale per parlare di distanze, non solo geografiche. Salvo e Valentino sono due infermieri siciliani che lavorano in un ospedale al Nord. Vivono con il desiderio di tornare a casa, soprattutto perché le loro mogli — Claudia e Maria Teresa — stanno avviando un nuovo negozio a chilometro zero in Sicilia. Il lavoro però non dà tregua, e il loro direttore sembra impegnato a ostacolarli in ogni modo. Durante una tentata fuga natalizia per assistere all’inaugurazione del negozio, una serie di ritardi, imprevisti e disavventure li fa arrivare tardi in Sicilia. E proprio nella stanchezza del ritorno, quando tutto sembra peggiorare, succede l’impossibile: Salvo e Valentino finiscono accidentalmente dentro un cassonetto… che li teletrasporta al Duomo di Milano. Da quel momento cambia tutto. All’inizio credono sia un’allucinazione. Poi la magia si ripete. Il cassonetto diventa un portale bidirezionale: da un lato c’è Catania, con le sue famiglie, le sue tradizioni e i suoi problemi; dall’altro Milano, con il lavoro, il ritmo frenetico e un condominio che non immagina cosa stia succedendo sotto i propri piedi.

Caro Babbo Natale,
io lo so che la mia famiglia si vuole bene.
E se adesso stanno litigando è solo per colpa della distanza. Ti chiedo se puoi risolvere tu il problema.
Così loro non litigano più e io posso vedere più spesso mio papà e lo zio Salvo.
Mi piacerebbe che questo Natale fosse speciale per tutti noi.
Grazie, Babbo Natale.
"Caro Babbo Natale,": attacco morbido, tono confidenziale; come se stesse scrivendo davvero, non recitando; micro-sorriso, sguardo leggermente verso il foglio, non verso qualcuno.
"io lo so che la mia famiglia si vuole bene.": affermazione sicura, detta con calma; sottolinea “lo so” come qualcosa di profondo, non da bambina ingenua; sguardo diritto, pieno di fiducia negli adulti nonostante i litigi.
"E se adesso stanno litigando è solo per colpa della distanza.": qui entra una piccola ombra; l’intonazione si fa un filo più seria su “litigando”; pausa breve dopo “adesso”, come se cercasse le parole; su “solo per colpa della distanza” c’è lucidità, non accusa, quasi una constatazione.
"Ti chiedo se puoi risolvere tu il problema.": tono di preghiera semplice, quasi pratica; non è drammatica, è concreta; “ti chiedo” va detto piano, con una micro-pausa prima di “se puoi”, come se avesse timore di chiedere troppo; lo sguardo può salire un attimo verso l’alto, come a parlare davvero con qualcuno.
"Così loro non litigano più e io posso vedere più spesso mio papà e lo zio Salvo.": qui emerge la mancanza personale; “loro non litigano più” va detto in avanti, con il desiderio di pace familiare, mentre “io posso vedere più spesso mio papà e lo zio Salvo” si colora di tenerezza e desiderio, con un leggero nodo in gola ma senza pianto; accenna un sorriso quando nomina “papà e lo zio Salvo”, come se li vedesse mentalmente.
"Mi piacerebbe che questo Natale fosse speciale per tutti noi.": frase centrale, da dire con respiro più ampio; “mi piacerebbe” è delicato, non pretenzioso; pausa minima su “Natale”, lasciandolo risuonare; “per tutti noi” va chiuso con un tono inclusivo, lo sguardo può allargarsi come a contenere tutta la famiglia.
"Grazie, Babbo Natale.": chiusura cortese, piccola; tono leggermente più basso, come quando si chiude davvero una lettera; pausa prima di dirlo, come se rileggesse mentalmente ciò che ha scritto; dopo “Babbo Natale” resta un istante in silenzio, quasi in attesa che qualcuno possa ascoltare davvero.
Il monologo di Aurora è una richiesta semplice e potentissima, guidata dall’ingenuità tipica dei bambini ma anche da una lucidità emotiva sorprendente. Lo comincia con “Caro Babbo Natale”, con un tono quasi sussurrato, come se la lettera fosse un luogo sicuro dove confidare un segreto grande. Quando afferma “io lo so che la mia famiglia si vuole bene”, lo fa con una sicurezza tenera, come chi cerca di convincere prima se stessa e poi chi legge. È una frase che porta già dentro un affetto enorme, accompagnato da uno sguardo diretto, fiducioso, ma non ingenuo. La parte successiva — “E se adesso stanno litigando è solo per colpa della distanza” — introduce la sua capacità di vedere oltre la superficie: Aurora non giudica, non accusa, osserva. La distanza diventa il vero antagonista, e lei la nomina con un tono quasi serio, come chi ha capito qualcosa che gli adulti non riescono più a vedere. La richiesta che segue, “Ti chiedo se puoi risolvere tu il problema”, è pronunciata con delicatezza, quasi temendo di chiedere troppo. Qui l’attore deve restituire quella timidezza affettuosa: una bambina che sa che Babbo Natale non fa miracoli per capriccio, ma per bisogni sinceri.
La frase più emotiva arriva con “Così loro non litigano più e io posso vedere più spesso mio papà e lo zio Salvo”: è il primo momento in cui la bambina parla di sé, del suo bisogno di presenza, di stabilità, di vicinanza. La voce deve scendere in un tono più dolce, con un piccolo sorriso quando pronuncia “papà” e “zio Salvo”, come se li vedesse nella sua mente. Il desiderio è grande, ma espresso con la grazia misurata di chi non chiede un dono, ma un equilibrio. Quando Aurora dice “Mi piacerebbe che questo Natale fosse speciale per tutti noi”, il respiro dell’interprete deve aprirsi, come se racchiudesse tutta la famiglia in un unico abbraccio ideale. “Natale” diventa la parola che trattiene tutte le speranze, mentre “per tutti noi” deve suonare inclusivo, affettuoso, un piccolo sogno comunitario. La chiusura “Grazie, Babbo Natale” è una carezza finale. Va detta piano, con una pausa prima di pronunciarla, quasi come se rileggesse tutta la letterina e trovasse il coraggio di consegnarla davvero. Il silenzio dopo l’ultima parola non è imbarazzo: è attesa, speranza che qualcuno lassù — Babbo Natale o chi per lui — possa ascoltare.

La scoperta genera paura ma anche entusiasmo: all’improvviso i due possono vivere nel mezzo di due mondi, colmare la distanza e accorciare i tempi impossibili della loro vita. Ben presto quello che nasce come miracolo privato diventa un’attività clandestina: gente che viaggia in pochi secondi per motivi di famiglia; tifosi che scendono dal cassonetto come da una metropolitana; perfino acqua che arriva da Milano a Catania attraverso tubi improvvisati. La vita quotidiana comincia a dipendere dal portale, mentre le mogli iniziano a insospettirsi per comportamenti strani, ritardi e scuse sempre meno credibili; il direttore dell’ospedale vuole licenziarli; la polizia scientifica indaga su misteriosi “furti di cassonetti”; il Presidente del Consiglio tenta di spiegare un improvviso crollo dei voli Milano–Catania senza immaginare la vera causa. Il teletrasporto diventa così una metafora narrativa: più i due amici risolvono problemi, più ne creano. Salvo è geloso dell’ex di Claudia, e sfrutta il portale per spiarla. Valentino vuole confessare tutto alla moglie, ma teme che la verità sia troppo assurda per essere creduta. La crisi culmina quando i due vengono licenziati, litigano tra loro, le mogli chiedono una pausa, e la loro doppia vita diventa impossibile da sostenere. E proprio nel momento più teso… arriva la sparizione di Aurora, la figlia di Valentino. La bambina scappa verso l’unico luogo che per lei rappresenta speranza e magia: il cassonetto.
Regista: Salvatore Ficarra e Valentino Picone
Sceneggiatura: Salvatore Ficarra, Davide Cutrì, Valentino Picone
Produttore: Tramp LTD
Cast: Salvo Ficarra, Valentino Picone, Max Tortora, Barbara Tabita, Katia Follesa.
Dove vederlo: Netflix

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