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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Checco Zalone in Buen Camino è un esempio perfetto di comicità che nasce dall’inconsapevolezza emotiva. In questa scena, il personaggio prova a trasmettere alla figlia Cristal una lezione di vita partendo da un presunto “momento buio”, ma finisce per rivelare tutto il suo vuoto affettivo e la distanza dal mondo reale.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Finale del film (con spoiler)
Credits e dove trovarlo
Minutaggio: 40:00-41:00
Durata: 1 minuto
Emozioni chiave: autoassoluzione, ingenuità emotiva, bisogno disperato di sembrare profondo, affetto goffo, inconsapevole egoismo
CONTESTO IDEALE PER UN ATTORE audizioni su personaggi inconsapevoli, studio del comico che nasce dal vuoto emotivo, non dalla battuta, lavorare su un personaggio che vuole fare bene ma non sa come
Dove vederlo: Al cinema
All'inizio incontriamo Checco nel suo habitat naturale: il privilegio assoluto. Figlio unico di Eugenio Zalone, magnate dei divani, vive immerso in un lusso che non è mai conquista, ma eredità. Ville, piscina, yacht, personale di servizio, fidanzata giovane e decorativa: tutto è fermo, statico, immobile. Narrativamente è un mondo senza attrito. E il cinema, quando vuole raccontare una trasformazione, parte sempre da qui: un personaggio che non ha motivo di cambiare. Checco non lavora, non decide, non rischia. La sua filosofia è una sola: evitare qualsiasi fatica. E infatti manca qualcosa, ma non è un “vuoto” percepito: è un’assenza rimossa.
Cristal.
La scomparsa di Cristal, figlia minorenne, non arriva come trauma emotivo, ma come intrusione narrativa. Checco non soffre “per perdita”, soffre per disorientamento: non sa chi sia sua figlia, cosa faccia, cosa pensi. Questo è un passaggio chiave: il film non parla di un padre che perde una figlia, ma di un uomo che scopre di non essere mai stato padre. Il richiamo a Roma da parte dell’ex moglie Linda è il primo vero contatto con la realtà. Ed è una realtà che Checco affronta come fa sempre: corrompendo, aggirando, evitando. Anche Corina, l’amica di Cristal, viene “convinta” più che ascoltata.
La rivelazione, la Spagna, il Cammino di Santiago, è uno shock culturale prima ancora che emotivo. Quando Checco scopre che Cristal ha scelto di percorrere 800 km a piedi, il film non si rende conto che il Cammino è l’esatto contrario della sua vita: fatica, lentezza, condivisione, disagio, essenzialità.
Ed è qui che la trama si apre davvero.

Vedi Cristal, non te l’ho mai detto ma anche tuo papà ha avuto un momento buio. E’ successo quando avevo venticinque anni, mi ero recato a New York per acquistare il Nautilus 5711, che immagino sappiate è un Patek Philippe che non deve mancare assolutamente in nessuna collezione di orologi. Quando arrivai lì trovai di fronte a me una gioielleria completamente distrutta, bruciata. Addio sogno. Beh, fu un colpo durissimo, però imparai da quel giorno una cosa importante. Quel giorno non lo dimenticherò mai. Era l’11 settembre 2001. Questo per dirti che il buio arriva; però c’è sempre la luce, Cristal, credimi.
“Vedi Cristal, non te l’ho mai detto ma anche tuo papà ha avuto un momento buio.” “Vedi Cristal,”: attacco morbido, quasi confidenziale; fai un micro-sorriso di invito, come a dire “ascoltami un secondo”; sguardo che la cerca senza prenderla in ostaggio. “non te l’ho mai detto”: piccola pausa prima e dopo; abbassa appena la voce, come una finta ammissione intima. “anche tuo papà ha avuto un momento buio”: qui non “piangere”: pronuncialo con serietà un filo costruita, come uno che vuole suonare saggio; lascia un mezzo respiro dopo “buio” per far credere che stia arrivando qualcosa di importante.
“E’ successo quando avevo venticinque anni, mi ero recato a New York per acquistare il Nautilus 57 11, che immagino sappiate è un Patek Philippe che non deve mancare assolutamente in nessuna collezione di orologi.” “È successo quando avevo venticinque anni,”: tono narrativo, da “aneddoto di vita”; ritmo leggermente più fluido, come se lo avessi raccontato altre volte. “mi ero recato a New York”: piccola enfasi su “New York”, con orgoglio involontario; sguardo che si stacca un attimo, come rivedendo il viaggio. “per acquistare il Nautilus 57 11,”: pronuncia il nome con precisione quasi tecnica (è la sua religione); micro-pausa dopo il numero, come se fosse un titolo nobiliare. “che immagino sappiate”: qui nasce la comicità sottile: dillo naturale, convinto che sia ovvio; uno sguardo veloce “inclusivo” verso un pubblico immaginario. “è un Patek Philippe”: scandisci bene, con un piccolo compiacimento. “che non deve mancare assolutamente”: aumenta leggermente l’intensità, come se fosse un principio morale. “in nessuna collezione di orologi”: chiudi con certezza, quasi sentenza; non ironizzare, deve crederci davvero.
“Quando arrivai lì a Manatthan trovai di fronte a me una gioielleria completamente distrutta, bruciata.” “Quando arrivai lì”: attacco più lento, prepari il “colpo di scena”. “a Manhattan”: attenzione alla pronuncia: se vuoi far intravedere ignoranza/vanità, lascia un’impercettibile incertezza o un accento “italiano”, ma senza macchietta. “trovai di fronte a me”: sguardo che si abbassa e si pianta, come davanti a un’immagine reale. “una gioielleria completamente distrutta, bruciata”: qui metti gravità vera, ma legata all’oggetto sbagliato; la voce si fa più scura, pausa breve tra “distrutta” e “bruciata” come se fossero due pugni.
“Addio sogno.” “Addio sogno.”: secco, quasi un epitaffio; pausa dopo, silenzio netto 1 secondo; lo sguardo resta serio, come se avessi appena parlato di una tragedia personale enorme.
“Beh, fu un colpo durissimo, però imparai da quel giorno una cosa importante.” “Beh,”: piccolo reset, un mezzo sospiro; serve a farlo sembrare umano. “fu un colpo durissimo”: qui non ridere: dichiaralo con sincerità, come uno che si è davvero sentito crollare. “però”: micro-pausa prima di “però”, cambio di energia: “adesso arriva la lezione”. “imparai da quel giorno una cosa importante”: tono motivazionale, quasi da padre che “sa”; alza appena il mento, come se finalmente stesse facendo la cosa giusta.
“Quel giorno non lo dimenticherò mai.” “Quel giorno”: ripetizione solenne; rallenta. “non lo dimenticherò mai”: sguardo fisso, promessa; lascia vibrare un silenzio, come se stessi entrando in un ricordo sacro.
“Era l’11 settembre 2001.” “Era”: attacco piano, definitivo. “l’11 settembre 2001”: qui la chiave è il tono neutro e serio, non la battuta; dillo come se stessi consegnando una verità enorme, senza “ammiccare”; dopo la data, pausa lunga e piena (2 secondi), perché vuoi che l’aria cambi… e infatti cambia, ma contro di te.
“Questo per dirti che il buio arriva; però c’è sempre la luce, Cristal, credimi.” “Questo per dirti che”: riprendi come se stessi ricucendo il senso; un filo impacciato, come chi si accorge che forse ha detto troppo, ma va avanti. “il buio arriva”: abbassa la voce, sincero; qui c’è un tentativo reale di contatto. “però”: pausa micro, respiro. “c’è sempre la luce”: addolcisci, non enfatico; lascia che sembri un messaggio semplice, quasi imparato male ma detto con cuore. “Cristal,”: pronuncia il nome con calore vero, è l’unico punto pulito del discorso; sguardo diretto, non invadente. “credimi”: chiusa piccola, intima; non “spingere” la parola, lasciala uscire come una richiesta fragile; dopo, silenzio: la risposta (anche muta) è di lei.
Questo monologo funziona perché è costruito su un enorme fraintendimento emotivo: Checco crede sinceramente di stare condividendo un dolore profondo, ma ciò che emerge è la totale sproporzione tra l’evento raccontato e la tragedia storica evocata. Dal punto di vista attoriale, la chiave è comprendere che il personaggio non è cinico, né vuole fare ironia: è autenticamente convinto che quella perdita abbia rappresentato il suo “momento buio”.
L’attacco con “Vedi Cristal” stabilisce subito un tono confidenziale e genitoriale, quasi da lezione di vita. Checco si pone come figura che ha “vissuto” e che ora può trasmettere un insegnamento. Il racconto procede con naturalezza narrativa, come un aneddoto che ha già metabolizzato, e proprio per questo il riferimento al lusso (New York, il Patek Philippe, la collezione di orologi) non viene mai percepito dal personaggio come fuori luogo. Per lui è linguaggio normale, identità, misura del valore.
Quando arriva la scoperta della gioielleria distrutta, l’attore deve trattarla con serietà reale: è un lutto personale, non una gag. La frase “Addio sogno” è il punto più delicato del monologo, perché concentra tutta la sua fragilità emotiva: se viene caricata, il monologo diventa macchietta; se resta sincera, genera quel disagio comico che è la vera forza della scena. Il momento dell’11 settembre è il vero spartiacque. Qui l’attore deve resistere a qualsiasi tentazione di commento o ironia. La data va pronunciata con tono neutro, quasi solenne, perché Checco non coglie minimamente il cortocircuito morale che sta creando. È proprio questa inconsapevolezza a rendere la scena potente: lo spettatore sente il peso storico, mentre il personaggio resta ancorato al proprio piccolo trauma.
La chiusura, rivolta direttamente a Cristal, è l’unico punto in cui il monologo diventa realmente affettivo. “Il buio arriva, però c’è sempre la luce” è una frase semplice, quasi banale, ma detta con un bisogno sincero di connessione. Qui emerge il vero cuore del personaggio: un padre che non ha gli strumenti emotivi giusti, ma che sta tentando, goffamente, di esserci. Il monologo non va chiuso “forte”, ma lasciato sospeso, come una richiesta di ascolto più che una lezione.

Il tratto centrale del film alterna commedia fisica e erosione progressiva del personaggio.
Le tappe: sentieri assolati, pioggia, freddo, ostelli sovraffollati, cibo improvvisato, sono prove. Ogni chilometro toglie a Checco un pezzo della sua corazza. Ma il vero ostacolo non è il percorso. È Cristal stessa. Lei non è la figlia da “salvare”. È una ragazza che ha scelto. E questo manda in crisi Checco più della fatica fisica: non può imporre, non può comprare, non può accelerare. Cristal percorre il Cammino per dare senso alla propria esistenza. Checco ha sempre evitato di porsi la domanda.
Regista:Gennaro Nunziante
Produttore: Marco Cohen, Benedetto Habib, Fabrizio Convito, Daniel Capos Pavoncelli
Cast: Checco Zalone: se stesso Letizia Arnò: Cristal Beatriz Arjona: Alma Martina Colombari: Linda
Dove vederlo: Al cinema

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