Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Emily a Marcello in Emily in Paris 5 è uno dei momenti più maturi e vulnerabili della serie. In poche battute, Emily mette in discussione non solo una relazione, ma l’intero sistema di certezze su cui stava costruendo la sua nuova vita. Non c’è rabbia urlata, né gelosia plateale: c’è paura, disillusione e bisogno di verità. Questo monologo funziona perché parla di ambiguità emotiva, di fiducia tradita non dai fatti, ma dall’incertezza.
Scheda del monologo
Contesto del film
Testo del monologo (estratto+note)
Analisi: temi, sottotesto e funzione narrativa
Finale del film (con spoiler)
Credits e dove trovarlo
Minutaggio: 26:30-27:20
Non è un monologo tecnicamente complesso, ma è insidioso. Rischio melodramma (se spinto troppo); rischio piattezza (se detto “con la testa”)
Alla sede romana, il team guidato da Emily e Sylvie sta per chiudere con successo l’accordo con Bavazza per il lancio dei “Bavazzatini”. Mindy è arrivata a Roma per partecipare all’evento di presentazione, che si terrà in una villa esclusiva. Intanto Sylvie è al telefono con Laurent, che vorrebbe il suo ritorno a Parigi il prima possibile. Ma Roma, Giancarlo e la nuova energia che circonda la sede italiana la stanno trattenendo più del previsto. Emily, Sylvie, Antoine, Antonia e Marcello si ritrovano a pranzo per definire gli ultimi dettagli dell’accordo Muratori. Antonia è sempre più palesemente affascinata da Antoine, mentre Sylvie rilancia con una proposta ambiziosa: un grande cortometraggio promozionale diretto da un regista italiano, Giancarlo Petri. L’idea rafforza l’asse creativo tra moda, profumo e cinema. Genevieve parla al telefono con Julien, lasciando intendere che tra Mindy e Alfie potrebbe esserci qualcosa di più di una semplice amicizia. Jane arriva in sede decisa a occuparsi delle relazioni con i brand e Sylvie mette subito in chiaro una cosa: ora che i clienti aumentano, Emily non può più gestire Roma in modo improvvisato come all’inizio. La struttura deve diventare più solida. La sera Emily e Mindy si ritrovano a ballare in una piazza romana dopo una cena con Marcello. Qui incontrano Lucia, un’amica americana di Marcello, che con apparente leggerezza avverte Emily di non legarsi troppo a lui. Lucia è un’ex, e la sua presenza pianta un seme di insicurezza. Il giorno dopo Emily è visibilmente turbata, mentre Mindy, ascoltandola, riflette in silenzio sul fatto che anche lei si sta riavvicinando a un suo ex, senza però confessarlo.
Il team incontra Fendi per discutere una collaborazione legata a una borsa iconica da utilizzare durante le sfilate. L’incontro prende una piega inaspettata quando la responsabile marketing nota la borsa “vintage” di Emily, appartenuta alla nonna e riportata da Mindy da Parigi, e rivela che si tratta di un falso. Emily prova a trasformare l’imbarazzo in opportunità proponendo l’idea di una “vera fake bag” Fendi, ma la suggestione non convince del tutto e l’incontro si chiude in modo freddo. Emily e Mindy raggiungono poi la villa dove si prepara l’evento Bavazzatini. Mindy scopre che dovrebbe esibirsi cantando all’interno di un gigantesco bicchiere di Martini, che però ricorda più un gabinetto che un’installazione glamour. All’aperitivo Emily e Marcello incontrano Sylvie con Giancarlo, che dirigerà il film per il brand Muratori. Alla festa arriva anche Alfie, coinvolto nell’accordo Muratori per conto di Antoine.

Non so cosa vuol dire niente qui da noi. Noi stiamo insieme? O tu sei un Don Giovanni e io la tua prossima ex? Credevo che la borsa di mia nonna fosse vera, credevo di gestire la sede di Roma, che “si” volesse dire “si”, credevo… credevo di aver trovato qualcuno di speciale, ma non ne sono più sicura. Hai milioni di ragazze bellissime intorno a te. E ho paura che tu sia una “fake Fendi”, che ciò che abbiamo non sia vero.
“Non so cosa vuol dire niente qui da noi.”: attacco basso e stanco, come se stesse ammettendo una sconfitta; ritmo lento; sguardo che evita Marcello per mezzo secondo, poi torna su di lui; lascia una micro-pausa dopo “niente” per far sentire il vuoto.
“Noi stiamo insieme?”: domanda semplice ma tremenda; voce più sottile, quasi incredula; pausa brevissima prima di “insieme” come se sperasse di sentirsi rispondere da sola; sguardo diretto, non aggressivo.
“O tu sei un Don Giovanni e io la tua prossima ex?”: entra un filo di ironia difensiva (non comica, dolente); accentua “Don Giovanni” con un mezzo sorriso amaro; su “prossima ex” abbassa il volume, come se la parola le facesse male; pausa dopo la domanda per costringerlo a “stare” lì.
“Credevo che la borsa di mia nonna fosse vera,”: tono più personale, quasi infantile nel bisogno di fidarsi; sfiora l’oggetto mentalmente (puoi farlo con un gesto piccolo alla borsa/alla spalla); su “mia nonna” ammorbidisci la voce; pausa breve dopo “vera” come se si vergognasse di essersi lasciata ingannare.
“credevo di gestire la sede di Roma,”: qui diventa professionale, ferita nell’identità; ritmo un po’ più rapido, come elenco di prove; sguardo verso il basso un istante, poi risale: “sono competente, eppure…”; non caricarla di rabbia, è più delusione.
“che ‘si’ volesse dire ‘si’,”: sottolinea la parola “sì” con chiarezza, quasi sillabando; lascia una micro pausa tra le virgolette immaginarie, come a separare il concetto dalla realtà; qui la voce si fa lucida, quasi legale: sta chiedendo definizioni, non romanticismo.
“credevo…”: sospensione reale; respiro visibile; lo sguardo si sposta di lato come se cercasse di non crollare; non riempire il silenzio—è un momento di vergogna e smarrimento.
“credevo di aver trovato qualcuno di speciale,”: si apre il cuore, ma con cautela; tono più caldo, poi subito trattenuto; su “qualcuno” guarda Marcello, su “speciale” distogli lo sguardo per difenderti; lascia una pausa dopo “speciale” per far sentire che lo sta ancora sperando.
“ma non ne sono più sicura.”: colpo secco, discendente; niente lacrime esibite, meglio una voce che si “chiude”; sguardo fermo ma non duro; micro-pausa dopo “più” per dare il senso della perdita progressiva.
“Hai milioni di ragazze bellissime intorno a te.”: non deve suonare come gelosia urlata, ma come constatazione che fa paura; sorriso minimo, amaro, come a dire “è evidente”; lo sguardo scorre un attimo “intorno” (come se vedesse davvero quelle persone), poi torna su di lui.
“E ho paura che tu sia una ‘fake Fendi’,”: qui il ritmo rallenta, è la metafora che brucia; pronuncia “fake Fendi” con un filo di vergogna (sa che è una frase strana, ma è l’unica immagine che ha); non renderla brillante: è un’auto-protezione; pausa dopo la metafora per farla pesare.
“che ciò che abbiamo non sia vero.”: chiusura morbida ma devastante; voce più bassa, quasi un sussurro; sguardo diretto negli occhi, senza sfida: è una richiesta di verità; lascia silenzio finale lungo, come spazio per la risposta (o per la paura che non arrivi).
Il monologo di Emily a Marcello nell’episodio 2 della quinta stagione di Emily in Paris è costruito come una confessione che nasce dal dubbio, non dall’accusa. Emily non entra in scena per “chiedere spiegazioni”, ma per ammettere che le sue certezze stanno crollando una dopo l’altra. Il primo elemento chiave è la confusione semantica: “non so cosa vuol dire niente qui da noi” non è solo una frase emotiva, è una richiesta di definizione. Emily ha bisogno di capire le regole del gioco perché sente di starle interpretando da sola.
Le domande che seguono non cercano una risposta immediata, ma servono a dare forma alla paura. Quando parla di Don Giovanni e di “prossima ex”, Emily non sta davvero accusando Marcello di infedeltà: sta verbalizzando il timore di essere intercambiabile. È una paura adulta, che non esplode in gelosia, ma si manifesta come perdita di orientamento. L’ironia che attraversa alcune battute è difensiva, non sarcastica: serve a non crollare.
Il cuore del monologo arriva con l’elenco dei “credevo”. Qui la scrittura lavora per sottrazione emotiva: ogni convinzione smontata non riguarda solo Marcello, ma l’identità stessa di Emily. La borsa della nonna, la gestione della sede di Roma, il valore di un “sì” sono simboli di una realtà che sembrava solida e ora appare ambigua. Non c’è isteria, c’è disillusione lucida. È il momento in cui Emily si rende conto che forse non ha sbagliato solo a fidarsi di Marcello, ma anche a fidarsi del contesto che la circonda.
Quando dice di aver creduto di aver trovato “qualcuno di speciale”, la battuta non è romantica, è vulnerabile. Qui Emily abbassa le difese e ammette il rischio corso: esporsi emotivamente. La frase successiva (“ma non ne sono più sicura”) segna il vero punto di non ritorno del monologo, perché introduce il dubbio non come passaggio temporaneo, ma come nuova condizione. La parte finale, con le “milioni di ragazze bellissime” e la metafora della “fake Fendi”, è spesso fraintesa. Non è una battuta brillante, né una trovata glamour: è un’immagine dolorosa, quasi goffa, che Emily usa perché non ne ha altre. La paura non è che Marcello sia circondato da altre donne, ma che ciò che sembra autentico non lo sia davvero. La metafora del falso non riguarda il lusso, riguarda la fiducia.
Il monologo si chiude senza richiesta esplicita di rassicurazione. Emily non dice “dimmi che mi ami”, dice “ho paura che non sia vero”. Ed è proprio questo a renderlo potente dal punto di vista attoriale: non cerca una risposta, crea uno spazio di verità in cui l’altro deve decidere se entrare o meno.

Durante la serata Mindy viene invitata a partecipare a “Ballando, Ballando, Ballando”, il più grande show di ballo, ma subito dopo si imbatte in Julien, che inizia a sospettare di una loro relazione. Marcello, invece, incontra un’altra sua ex: la proprietaria del locale in cui si trovano. Per Emily la situazione diventa soffocante, popolata da troppe ex e troppi segnali contrastanti. Mentre Sylvie e Giancarlo passeggiano, incontrano il marito di Laurent. L’incontro degenera rapidamente: Laurent e Giancarlo litigano e Sylvie, sentendosi schiacciata dalle aspettative e dai legami irrisolti, fugge su un motoscafo, lasciando tutti alle spalle. Più tardi Jane parla apertamente con Emily, descrivendo Marcello come un vero don Giovanni. Emily affronta Marcello e gli confessa la paura di essere solo l’ennesima ex nella sua collezione. Gli parla delle sue insicurezze, del timore che ciò che stanno vivendo non sia autentico. Marcello, invece di difendersi, le propone di portarla in un posto speciale il giorno seguente.
La mattina dopo Marcello passa a prendere Emily in Vespa. Tra i due c’è imbarazzo, silenzio, tensione. La destinazione si rivela sorprendente: la sede Fendi di via del Corso. Marcello accompagna Emily all’interno e la porta davanti delle borse Fendi originali, per regalargliene una. Le spiega che vuole che lei abbia qualcosa di reale, perché per lui tutto è reale da quando l’ha conosciuta. Le dice di amarla. I due si baciano davanti alle vetrine, circondati da simboli di lusso e autenticità.
Il finale di Che sia autentico lavora su un contrasto molto chiaro: vero contro falso, superficie contro sostanza. La “fake bag” della nonna di Emily diventa il simbolo di una vita che sembra scintillante ma rischia di essere costruita su apparenze. Il regalo di Marcello ribalta questo simbolo: non è la borsa in sé a contare, ma l’intenzione.
Marcello sceglie un gesto concreto, quasi semplice, per rispondere alle paure di Emily. Non la porta in un luogo segreto o romantico, ma in uno spazio pubblico, iconico, reale. Il messaggio è diretto: non vuole nascondersi, non vuole essere ambiguo, non vuole essere finto. In una stagione che parla di espansione, affari e immagine, il finale riporta tutto a una dimensione emotiva sincera.
Produttore: Andrew Fleming, Tony Hernandez, Lilly Burns, Darren Star
Cast: Lily Collins: Emily Cooper Philippine Leroy-Beaulieu: Sylvie Grateau Ashley Park: Mindy Chen Lucas Bravo: Gabriel Camille Razat: Camille
Dove vederlo: Netflix

Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica

Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.