Monologo di Eva in Maschi contro Femmine

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Eva, interpretata da Giorgia Wurth, è un passaggio cruciale di Maschi contro Femmine perché rompe completamente il tono leggero e comico del resto del film. È una scena che spiazza proprio per il suo cambio di registro: non c’è più ironia, non c’è sarcasmo. C’è solo una ragazza che, con una voce ferma ma spezzata, confessa un dolore personale e lo fa nel momento meno conveniente possibile: davanti alla moglie dell’uomo che ama.

Lui ti ama

MINUTAGGIO: 1:30:00-1:31:17

RUOLO: Eva

ATTRICE: Giorgia Wurth

DOVE: Netflix

ITALIANO

Il primo anno che sono venuta a giocare qui è successo un casino. Sono rimasta incinta di uno stronzo. Io ero innamorata persa e lui che appena gliel’ho detto ha cominciato a gridare che non gliene fregava niente di me, e poi è sparito. Dopo… ho perso il mio bambino. Ero una ragazzina, l’unica persona che mi è stata vicina in quei giorni era il mio allenatore. Era solo per dirti che… che Valter è una grande persona e io… io mi sono innamorata. E mi dispiace. Guarda che se… se io non gli avessi rotto le scatole sono sicura che lui non ti avrebbe mai tradita, mai. Perché ama te. Ama te.

Maschi contro Femmine

​​"Maschi contro femmine" è una commedia italiana del 2010 diretta da Fausto Brizzi, che ha tentato un’operazione abbastanza chiara: raccontare – con tono leggero e a tratti farsesco – le dinamiche sentimentali e le contraddizioni tra uomini e donne nel contesto contemporaneo. Ma attenzione: non è un film corale nel senso più classico, non cerca una struttura da Love Actually per intenderci. È più una serie di storie parallele, collegate da un filo tematico sottile, che ruota attorno ai cliché di genere e alle crisi relazionali.

Il film è composto da più storie autonome che si intrecciano solo marginalmente, tutte ambientate in una città italiana mai identificata chiaramente ma che ha le sembianze di una metropoli del nord. Le storie oscillano tra il comico e il malinconico, senza mai scendere troppo in profondità, ma con un tentativo (a tratti riuscito) di tratteggiare le fragilità del maschio contemporaneo e lo spaesamento della donna in un mondo relazionale saturo di aspettative.

Walter è un allenatore di pallavolo femminile, completamente ossessionato dalle sue atlete e incapace di crescere. Vive ancora con Monica, la sua ex compagna, con la quale condivide casa ma ormai non più un legame amoroso. Monica è cinica, diretta, schietta. Il loro rapporto è una convivenza forzata fatta di recriminazioni, routine e litigi, ma anche – in fondo – di un affetto che resiste sotto la superficie. Questa è forse la linea narrativa più efficace nel bilanciare comicità e tenerezza.

Matteo è un uomo sposato, apparentemente felice, ma in realtà in crisi. Quando conosce Chiara – una biologa marina indipendente e disincantata – si ritrova a vivere una relazione extraconiugale che lo mette davanti a scelte scomode. La storia gioca sul contrasto tra la superficialità borghese della vita matrimoniale e la libertà selvaggia rappresentata da Chiara.

Piero è un uomo abituato ai ruoli tradizionali, con una mentalità maschilista e radicata. Quando scopre che il nuovo fidanzato della figlia è omosessuale, entra in crisi. Il percorso di Piero è una piccola parabola sull’inadeguatezza del maschio adulto alle trasformazioni culturali della società. Una parte di questa trama è trattata con ironia, ma ci sono tentativi di riflessione più seri (anche se spesso rimangono in superficie).

Marcello è ossessionato dal suo corpo e trascorre gran parte della sua vita in palestra. Vive con Andrea, la sua coinquilina, che cerca un uomo maturo mentre si ritrova a convivere con un eterno adolescente. Il tema è quello della mascolinità performativa, raccontata attraverso lo specchio di un mondo (quello del fitness) in cui tutto è misura, confronto e apparenza.

Analisi Monologo

“Il primo anno che sono venuta a giocare qui è successo un casino…”

La prima parte è il racconto di un trauma. Eva rievoca un momento difficile della sua adolescenza: una gravidanza indesiderata, un uomo codardo, una perdita dolorosa. Non usa parole retoriche. Non dice "ho sofferto molto", non c'è enfasi. Dice solo: “ho perso il mio bambino”, e basta quella frase, nuda, per mettere a fuoco tutto il peso di ciò che ha vissuto. In pochi secondi, il personaggio esce dalla dimensione stereotipata dell’“amante giovane e bella” per assumere contorni più umani, fragili, complessi. “L’unica persona che mi è stata vicina in quei giorni era il mio allenatore…” Qui entra in gioco Valter, come figura che ha offerto protezione in un momento di crollo totale. La cosa interessante è che Francesca non parla mai di sesso o di attrazione fisica. Parla di vicinanza, sostegno, attenzione. Per lei, l’amore nasce da un gesto di cura.

Questo cambia completamente la prospettiva su quello che potrebbe apparire, dall’esterno, come un tradimento banale tra un uomo maturo e una ragazza più giovane. Il sentimento non è nato per noia, ma per gratitudine trasformata in amore. “Se io non gli avessi rotto le scatole, sono sicura che lui non ti avrebbe mai tradita…” Il momento più crudo è anche il più sincero. Francesca non cerca di togliere responsabilità a Valter. Dice chiaramente che lui l’ha amata, ma aggiunge: “Ama te”. Lo ripete due volte. Come se volesse restituire qualcosa che non è più suo, come se riconoscesse che la storia tra lei e Valter è nata da una frattura, ma non ha mai avuto davvero uno spazio legittimo. Non c’è competizione in questa scena. C’è solo il tentativo di rimettere a posto i ruoli, pur sapendo che nessuno ne uscirà interamente salvo.

Conclusione

Il monologo di Eva è uno dei momenti più silenziosamente dolorosi di Maschi contro Femmine. Non è gridato, non è teatrale. Funziona perché rinuncia a difendersi. La scrittura, in questo caso, lascia spazio all’essenziale: una confessione asciutta, che non cerca né perdono né pietà. E proprio per questo colpisce.

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