Monologo femminile - Barbara Ronchi è Debora Attanasio in \"Diva futura\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Debora Attanasio, segretaria e testimone silenziosa (ma non troppo) della parabola di Riccardo Schicchi e di Diva Futura, è uno dei momenti più emotivamente stratificati del film. Si tratta di una riflessione postuma, pronunciata dopo la morte di Schicchi, che chiude simbolicamente l’epoca narrata dal film. Ed è anche un momento in cui il tono cambia, si fa più intimo, più sincero, e soprattutto più umano.

Manifesto di vita

MINUTAGGIO: 1:54:00-1:57:30

RUOLO: Debora Attanasio

ATTRICE: Barbara Ronchi

DOVE: Netflix

ITALIANO

Il prete celebrò la messa malgrado dentro la chiesa ci fosse la metà del porno italiano. D’Altronde tra noi peccatori si può sempre trovare la giusta cifra, quella difficile da rifiutare. Riccardo arrivò in ritardo anche al suo funerale, come sempre. Quel giorno tanta gente salì sul pulpito a ricordare il mio capo, quell’adorabile carogna. Dissi che sarei salita anch’io, e che avrei raccontato chi era davvero. Avrei raccontato che mi aveva insegnato a non prendere sul serio niente e nessuno. Neanche noi stessi, neanche la vita. Oppure di quando mi aveva confessato che lui a entrare nel porno non ci pensava proprio, era stato un errore. E che avrebbe continuato a fotografare Cicciolina e le sue coroncine di fiori per sempre, e che poi si era pentito di avermelo detto. E mi aveva proibito di raccontarlo in giro perché non bisogna mai giustificare le proprie scelte, e bisogna difenderle fino alla morte. E poi avrei raccontato di quando mi aveva detto ch spensava di essere libero, ma che alla fine veramente libero non lo è nessuno. Si è liberi solo se non si ha nulla da perdere, se si è soli, se non si ama nessuno. Ma chi è che vuole essere solo. Alla fine non dissi nulla, perché parlare sarebbe stato come ammettere che il capo non c’era più- O forse ero davvero troppo timida, come aveva indovinato lui ap primo colloquio di lavoro. Di certo non ringrazierò mai il destino, che si è portato via Riccardo Schicchi mentre continuavo a ripetergli che stavo preparando la sorpresa. Non ha mai saputo quale fosse. Dal giorno del funerale lo sapevamo tutti che si chiudeva un’epoca che non sarebbe più tornata. Avevamo anche la consapevolezza che quello che avevamo vissuto era quanto di più unico e irripetibile possa capitare in una vita, e tutt’oggi pensare a quella seconda famiglia mi dà tanta forza. Così fragile, così persa, amorale ma mai immorale.Allegra, in crisi, cialtrona, ma sempre… sempre dal grande cuore.

Diva futura

"Diva Futura" è un film che si muove dentro un segmento specifico della storia culturale italiana, quello dell’industria pornografica degli anni ’80 e ’90, osservata però da un’angolazione interna e quasi familiare. Al centro della narrazione c'è Riccardo Schicchi, interpretato da Pietro Castellitto, fotografo e regista che negli anni della fine della Prima Repubblica, nel pieno di una società post-ideologica ancora intrisa di moralismi democristiani e ipocrisia cattolica, fonda Diva Futura, la prima agenzia italiana di "talenti destinati al porno". Il film racconta l’ascesa di un gruppo di figure ormai entrate nel folklore nazionale: Ilona Staller, alias Cicciolina (Lidija Kordic), Moana Pozzi (Denise Capezza), Eva Henger (Tesa Litvan), ma lo fa da un punto di vista ben preciso: quello di Debora Attanasio (Barbara Ronchi), giovane segretaria borghese che entra per caso, e un po’ spaesata, in questo mondo eccentrico, disordinato, provocatorio ma anche – almeno inizialmente – mosso da un'idea di comunità.

Il cuore del film è nel tentativo di Schicchi di normalizzare e istituzionalizzare il porno in Italia, trasformandolo in una parte legittima del mercato culturale e dell'intrattenimento. L'operazione, paradossalmente, è insieme trasgressiva e conformista: trasgressiva per l’epoca e il contesto sociale, ma anche radicata in dinamiche imprenditoriali, famigliari e di gestione del potere che non sono così diverse da quelle di qualsiasi altro settore dell’industria culturale. "Diva Futura" è costruito a mosaico, in uno stile che alterna toni e registri (dal grottesco al sentimentale, dal documentaristico al teatrale), e lavora quasi per episodi – tanto che l'impressione che restituisce è quella di una serie tv condensata in un film.

Il film mette in scena il fallimento di un’utopia laica e pop, che per un momento ha illuso di poter conciliare libertà sessuale, intrattenimento e politica. L’elezione di Cicciolina in Parlamento, il tentativo più serio di Moana Pozzi di diventare sindaco di Roma, la nascita del Partito dell’Amore: sono tutti eventi reali, che il film rilegge non come provocazioni fini a sé stesse, ma come segnali di una tensione culturale irrisolta. Come se il porno, più che libertà, avesse sempre portato con sé lo specchio della nostra ipocrisia nazionale.

Analisi Monologo

Il primo elemento che colpisce è il tono sarcastico: “Il prete celebrò la messa malgrado dentro la chiesa ci fosse la metà del porno italiano.” Una battuta tagliente, che inquadra immediatamente l’ipocrisia della società e, insieme, la surrealtà del momento. Il funerale diventa il simbolo perfetto del paradosso raccontato dal film: persone bandite dal discorso pubblico, ma riconosciute nel momento del lutto come parte di un tutto. Come a dire: “alla fine ci accettano sempre, ma quando è troppo tardi”.

Quando Debora parla di Schicchi come “quell’adorabile carogna”, sta mettendo insieme due elementi che hanno definito il suo personaggio: la tenerezza e la provocazione. Ma il centro del monologo arriva poco dopo, quando ricorda una delle frasi più emblematiche: “Bisogna difendere le proprie scelte fino alla morte. Non bisogna mai giustificarle.” È il cuore dell’etica di Schicchi, una forma di integrità anarchica, che nel film lo distingue da altri personaggi più ambigui o compromessi. Ma c’è anche una rivelazione: Schicchi non voleva fare pornografia, ci è entrato per caso, per un errore. È un’informazione che smonta il mito dell’uomo determinato, calcolatore, e ci mostra un lato più fragile e umano. Il passaggio più filosofico arriva poco dopo: “Si è liberi solo se non si ha nulla da perdere, se si è soli, se non si ama nessuno. Ma chi è che vuole essere solo?” Qui il film fa una pausa emotiva potente. È una riflessione sulla libertà non più intesa come slogan sessuale o provocazione politica, ma come condizione esistenziale. E diventa subito chiaro che nessuno dei personaggi è mai stato davvero libero, proprio perché legato agli altri, proprio perché amava. Ed è forse qui che la storia si allontana dal porno e torna alla vita: Diva Futura era una fabbrica di sogni erotici, ma al centro c’era una comunità affettiva.

Il finale è una chiusura perfetta, che lascia in bocca un sapore dolceamaro: “Così fragile, così persa, amorale ma mai immorale. Allegra, in crisi, cialtrona, ma sempre… sempre dal grande cuore.” Questa frase non descrive solo Diva Futura, ma tutta un’epoca, tutta una generazione che ha cercato di inventarsi un’alternativa alla norma. Il tono è dolente, ma non disperato. È come se Debora riconoscesse che quel mondo era destinato a finire, ma che il fatto di averlo vissuto – anche solo da osservatrice – è stato un dono.

Conclusione

Con questo monologo, Debora chiude il cerchio narrativo del film. Se Schicchi ha incarnato il gesto, l’azione, la provocazione, Debora è la memoria, il dubbio, il pensiero retrospettivo. Non è la voce della morale, ma della coscienza. Non giudica, ma riflette. E nel farlo, riesce anche a dare al pubblico una chiave di lettura emotiva per tutto ciò che ha visto: quella di un’esperienza collettiva, imperfetta, caotica, ma viva.

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