Monologo femminile - Charlize Theron in \"Hancock\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Mary (Charlize Theron) è uno dei passaggi più enigmatici e poetici di Hancock. Dopo un intero film costruito su silenzi, sguardi ambigui e verità non dette, finalmente Mary parla. E quando lo fa, la dimensione del racconto cambia di colpo: si apre una finestra su un tempo mitico, su un amore che attraversa i secoli, e su un destino che pesa come una condanna. È il momento in cui la storia da urban movie si trasforma in leggenda, in mito moderno. Il monologo arriva in un punto chiave del film, quando Hancock sta iniziando a ricordare qualcosa del suo passato, e il corpo – la sua vulnerabilità fisica – comincia a rivelare ciò che la mente ancora non comprende. Mary, fino a quel momento madre e moglie perfetta, si toglie la maschera e racconta la verità sulla loro esistenza: sono creature immortali, nate in coppia, e destinate a perdere i poteri quando si avvicinano al proprio compagno.

Dei destinati ad unirsi, e morire insieme

MINUTAGGIO: 1:12:00-1:15:48

RUOLO: Mary

ATTRICE: Charlize Theron

DOVE: Netflix

INGLESE

You're becoming mortal. It's us... being close to each other. It's never happened this fast before. You have to leave. The further you get from me, the better you're gonna feel. You'll start getting your powers back... and be flying and breaking things... and saving people before you know it. Well, it's like I said, we were built in pairs. And when we get close to our opposites, we lose our power. - Why? - So we can live human lives. Love, connect... grow old, die. What happened to us? Summer of 4 B.C. We were becoming mortal, like now. They came after me with swords. But you saved me. 1850. They set our house on fire. You pulled me out of the flames. Eighty years ago. What happened then? We were living in Miami... and a new movie was playing in town. Frankenstein. And after... we walked down Flagler Street... and you took my hand, and you held it so tight. And they att*cked us in an alley. They hit you so hard. There was so much blood. They wouldn't let me ride in the ambulance with you. And by the time I got to the hospital, you were awake. But you didn't know me. So I left. Every time we're together... they come after you through me. You're built to save people more than the rest of us. That's who you are. You're a hero. The insurance policy of the gods. Keep one alive. You. To protect this world.

ITALIANO

Stai diventando mortale. Siamo io e te, stando vicini l’uno all’altra. Non è mai successo così velocemente. Devi andare via. Più ti allontani da me, più ti rafforzerai, comincerai a riprendere i tuoi poteri. Volerai, distruggerai le cose, salverai la gente, come se questo non fosse mai successo. E’ come ti ho detto. Ci hanno creato in coppie, e se ci avviciniamo al nostro opposto perdiamo i poteri. Per poter vivere vite umane. Amare. Unirci. Invecchiare. Morire. Estate del 4 a.C.  Come ora, stavamo diventando mortali e… mi sono corsi dietro con delle spade. Sei riuscito a salvarmi. 1850: hanno incendiato la nostra casa. Tu mi hai strappata alle fiamme… 80 anni fa vivevamo a Miami, ed era uscito un nuovo film. Frankenstein. E dopo… camminavamo per Flagrerete Street, e tu mi hai preso la mano e l’hai tenuta stretta. In un vicolo ci hanno aggredito. Ti hanno colpito così forte, c’era tantissimo sangue. Non mi hanno lasciato venire in ambulanza con te. E dopo, quando sono arrivata in ospedale, tu eri sveglio. Non ti ricordavi di me. Sono andata via. Ogni volta che siamo insieme, cercano te per colpire me. Tu sei stato fatto per salvare la gente, più di tutti noi. E’ quello che sei, sei un eroe. La polizza degli Dei. Tenerne in vita uno: tu. Per proteggere questo mondo. 

Hancock

“Hancock” è un film del 2008 diretto da Peter Berg, con Will Smith nel ruolo del protagonista. È un film che parte come una sorta di satira sul genere supereroistico, ma poi vira verso un racconto più introspettivo, in cui i toni cambiano gradualmente. E questa evoluzione è uno degli aspetti più discussi e affascinanti del film. La trama si apre con John Hancock, un uomo con poteri da supereroe – può volare, ha una forza sovrumana, è invulnerabile – ma che vive ai margini della società di Los Angeles. È alcolizzato, apatico, scorbutico, e quando si mette in testa di “fare il bene”, finisce per causare danni collaterali enormi: trancia treni, distrugge strade, insulta la gente. Questo approccio, nei primi 30 minuti, è chiaramente in contrasto con l’iconografia classica del supereroe. Hancock è solo, detestato dalla popolazione e soprattutto non ha una vera identità eroica. La domanda implicita è: che senso ha avere dei poteri, se poi sei un disastro come persona?

L’incontro con Ray Embrey (Jason Bateman), un idealista che lavora nel campo delle pubbliche relazioni, cambia le cose. Dopo che Hancock salva Ray da un incidente ferroviario, l’uomo decide di aiutarlo a migliorare la sua immagine. Inizia così una sorta di “riabilitazione supereroica”: Hancock si consegna alla polizia, va in prigione e, gradualmente, riesce a ottenere la simpatia del pubblico. Mary (Charlize Theron), la moglie di Ray, ha da subito una reazione strana verso Hancock. Il motivo si scopre a metà film: anche lei ha poteri, simili ai suoi. Anzi, molto di più: Mary e Hancock sono legati da un passato misterioso, una mitologia che il film accenna ma non esplora fino in fondo.

Scopriamo che i due sono in realtà esseri immortali, creati “a coppie”, e che più stanno vicini, più diventano umani, vulnerabili. Sono stati amanti in passato, ma ogni volta che si riavvicinano, finiscono per indebolirsi. È un legame tragico, fatto di amore che porta distruzione. Questo è il momento in cui il film cambia completamente pelle: da commedia cinica a tragedia quasi mitologica. Hancock decide di allontanarsi da Mary per salvarla e per permetterle di vivere una vita normale con Ray. Il finale, ambientato in un ospedale durante una rapina, mette Hancock davanti alla scelta definitiva: essere un eroe, ma solo. Sopravvive, ma il prezzo è la distanza da chi ama. L’ultima scena lo mostra a New York, solitario ma con un nuovo scopo. Ha accettato il suo ruolo, anche se a costo della felicità personale.

Analisi Monologo

Il monologo ha una struttura interessante. Mary alterna enunciati quasi "scientifici" (“Ci hanno creato in coppie”, “Più ti allontani da me, più ti rafforzerai”) a ricordi personali, dolorosi, dettagliati. Da un lato espone una legge universale che riguarda la loro natura, dall’altro la riempie di carne e sangue attraverso tre ricordi precisi:

Estate del 4 a.C. – Un tempo remoto, mitico, in cui venivano cacciati con le spade. La scena richiama le persecuzioni, l’antichità, la loro esistenza quasi divina.
1850 – Una casa in fiamme, un salvataggio. Qui la coppia diventa più umana, ma sempre in fuga, sempre attaccata.
Anni '20 del Novecento – Il ricordo più struggente. Frankenstein al cinema, le mani che si intrecciano, l’aggressione, Hancock in ospedale, la perdita di memoria.


Questi tre momenti tracciano la traiettoria di un amore eterno e tragico, che si ripete ogni volta allo stesso modo: stanno insieme, diventano mortali, qualcuno li attacca, Hancock la salva, ma perde sé stesso.

Ecco il cuore del monologo: la loro vicinanza genera umanità, ma quella stessa umanità li rende vulnerabili. Mary non parla come un’eroina o una creatura superiore. Parla come una donna stanca, che ha vissuto troppe volte la stessa storia. E quando dice: Ogni volta che siamo insieme, cercano te per colpire me.sta dicendo che l’amore per lui ha sempre avuto un costo insostenibile.

Il finale del monologo vira verso una sorta di elegia: Tu sei stato fatto per salvare la gente, più di tutti noi. È quello che sei. Sei un eroe. La polizza degli Dei.È un modo di dirgli addio, ma anche di restituirgli un’identità. Non sei un ubriacone sbandato, non sei un errore, non sei un relitto dimenticato in un ospedale: sei il garante dell’umanità, quello che deve restare in piedi anche quando tutto cade. E per farlo, deve farlo da solo.

Conclusione

In questo monologo Mary ci racconta non solo il loro passato, ma anche il peso di un amore impossibile. Non perché manchi il sentimento, ma perché la loro unione li distrugge – letteralmente. Il loro legame non è romantico, è sacro e letale. Lei sceglie di lasciarlo andare per l’ennesima volta. Non perché non lo ami, ma proprio perché lo ama. Ed è una scelta che ha fatto in ogni epoca, in ogni incarnazione della loro storia. Il loro amore non ha il diritto di durare, perché il mondo ha bisogno che almeno uno dei due resti forte. Immortale. Solo.

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