Monologo femminile - una ragazza un pochino arrabbiata in \"Jolt - Rabbia assassina\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Siamo di fronte a un monologo introduttivo che non solo ci presenta la protagonista di Jolt, Lindy, ma imposta anche il tono del film: ironico, grottesco, fuori controllo ma con un cuore tragico ben nascosto dietro la scorza da action comedy. Questo voice-over apre il film e ci catapulta subito nella sua mente e nel suo passato. Questo monologo funge da voce guida e cornice narrativa: introduce lo spettatore a un mondo dove la normalità è un’illusione venduta sui social e la diversità, specie quella mentale, è trattata come un’anomalia da correggere. È un'apertura che gioca con i toni da black comedy, ma in filigrana porta una domanda vera: quanto c'è di patologico in una persona che reagisce in modo violento a un mondo che spesso è tossico e ipocrita?

Un pochino arrabbiata

MINUTAGGIO: 00:20-4:27

RUOLO: Lindy

ATTRICE: Kate Basinkale

DOVE: Amazon Prime Video

INGLESE

What makes a person extraordinary? Everyone wants to be normal. But no one wants to be ordinary. And what is normal? We all see the pretty pictures on our feeds. Normal party, normal family, normal adorable little girl. But, there’s always more behind the facade. Most of the time Lindy seems quite normal. But buried deep in her DNA she has a gift. Some call it a condition, or even worse, a disorder, that’s just waiting to be activated and it makes her anything but normal. When people do bad things, Lindy cannot control herself. Maybe if she’d had that normal loving family, she could have been extraordinary. But, just like Lindy, mommy and daddy had their own demons. Whether it was that mummy’s pills made her so sleepy, or that daddy got so angry when he drank too much, we’ll never know. But whatever it was, Lindy never got the love she needed. Instead, she got angrier and angrier, and her disorder got worse and worse. And then her parents got her diagnosis. The doctors called it Intermittent Explosive Disorder. She could not live safely in the world, and no one would be safe around her. So to live at all, she would have to live alone, isolated from others till the cure could be found. The huge amount of cortisol coursing through Lindy’s body, made her faster than normal, stronger than normal, which made her incredibly attractive to certain interested parties. But her condition also made her extremely volatile and far, far angrier than normal. Lindy had a hair trigger. Once provoked, she would snap. Until she could gain control, she was no use to anyone. Her life as a human lab rat began. The results were mixed. So they thought, maybe the military would give her the structure to channel her unique gifts. … Or maybe not.

ITALIANO

Cosa rende una persona straordinaria? Tutti vogliono essere normali, ma nessuno vuole essere ordinario. Ma cos’è la normalità? Vediamo delle belle immagini sui nostri feed. Festa normale, famiglia normale, adorabile bambina normale. Ma c’è sempre di più dietro la facciata. Il più delle volte Lindy sembra piuttosto normale, ma dentro, nascosto nel suo DNA, lei ha un dono. Alcuni la chiamano patologia, o ancora peggio, “disturbo” che aspetta soltanto di essere attivato. E questo la rende tutt’altro che normale. Quando le persone fanno cose brutte Lindy non riesce a mantenere il controllo. Forse se avesse avuto un’amorevole famiglia normale, avrebbe potuto essere straordinaria. Ma proprio come Lindy anche mamma e papà avevano i loro demoni. Se siano state quelle pillole di mamma che la facevano dormire o la rabbia di papà quando esagerava troppo con il bere… Non lo sapremo mai. Ma in ogni caso Lindy non ha ricevuto l’amore di cui aveva bisogno. Al contrario la sua rabbia aumentava sempre di più, e il suo disturbo peggiorava sempre di più. A un certo punto i genitori ebbero la diagnosi, i medici lo chiamarono: “disturbo esplosivo intermittente”. Non poteva vivere al sicuro, nel mondo, e nessuno sarebbe stato al sicuro vicino a lei. Perciò per vivere in qualche modo sarebbe dovuta restare da sola, isolata, fin quando non fosse stata trovata una cura. L’enorme quantità di cortisolo che scorreva nel corpo di lindy la rendeva più veloce del normale. Più forte, del normale. Per questo motivo era incredibile appetibile per alcune organizzazioni. Ma la sua organizzazione la rendeva anche estremamente volubile. E molto, molto più arrabbiata del normale. Lindy scattava immediatamente. Se veniva provocata, scoppiava. Finché non avrebbe avuto il controllo, non sarebbe stata utile a nessuno. Iniziò così la sua vita da cavia da laboratorio. I risultati furono contrastanti, perciò pensarono che la vita militare le avrebbe dato la disciplina. Erano così gentili e di supporto. Un mistero che non siano stati di aiuto. Ovviamente queste “cure” peggiorarono soltanto le cose. penserete che ormai avevano imparato a non farla incazzare. Si aveva sempre di più la sensazione che l’avrebbero rinchiusa e che avrebbero buttato via la chiave. Lindy sarebbe rimasta sola, per sempre. E poi, una svolta, una possibilità di essere normale. La terapia era brutale, barbarica, oltraggiosa e… sorprendentemente efficace.

Jolt

"Jolt" è un film del 2021 diretto da Tanya Wexler, con protagonista Kate Beckinsale nei panni di Lindy, una donna che vive con una forma acuta di disturbo da controllo dell’impulso, qualcosa che il film prende e trasforma in pretesto per un racconto d’azione sopra le righe. La sceneggiatura è firmata da Scott Wascha, e si muove dentro i binari di una commedia d’azione con sfumature da revenge movie. Lindy è una donna affetta da un raro disordine neurologico che la rende estremamente incline a scatti di rabbia violenta. Una specie di Hulk, ma senza mutazione, senza verde e senza superpoteri. Quando la frustrazione monta, Lindy picchia. Senza troppi preamboli. L’unico modo che ha trovato per gestire questi episodi è un congegno sperimentale: una sorta di giubbotto che le somministra scariche elettriche autoinflitte ogni volta che si accorge di stare per perdere il controllo. Il titolo "Jolt" (scossa) viene proprio da questo.

In questo contesto già surreale, Lindy prova a costruirsi una parvenza di normalità. Incontra Justin, un contabile gentile e un po’ impacciato, e per un attimo sembra che qualcosa stia cambiando. Ma dopo un primo appuntamento, e una notte passata insieme, Justin viene trovato morto. Per Lindy, questa è la classica miccia che accende la polveriera. Da quel momento il film prende la piega del classico revenge-movie moderno: Lindy inizia una caccia solitaria e violenta alla verità, distruggendo e interrogando chiunque si metta tra lei e l’identità dell’assassino di Justin. Il tono resta sopra le righe, volutamente iperbolico, con scene d’azione che puntano a un mix tra intrattenimento fumettistico e adrenalina pura.

Man mano che Lindy si avvicina alla verità, scopre che Justin non era esattamente chi diceva di essere. Non solo (e qui lo dico solo perché è nel film, ma mi tengo fedele alle istruzioni) era coinvolto in affari poco chiari, ma il suo stesso omicidio è collegato a un gioco di potere molto più grande che coinvolge figure della sicurezza nazionale e della criminalità organizzata.

Analisi Monologo

“Cosa rende una persona straordinaria?” La domanda d’apertura è retorica, ma funziona come punto di partenza filosofico. Non siamo in un film che cerca la verità assoluta, ma in uno che prende la dicotomia normale/straordinario e la rovescia con sarcasmo. Tutti vogliono essere “normali” (cioè accettati), ma nessuno vuole essere “ordinario” (cioè insignificante). La contraddizione è già qui. “Vediamo delle belle immagini sui nostri feed..." Questa parte serve a collocare la storia nel presente iper-digitale, dove la normalità è una performance. Instagram, le stories, le famiglie perfette: tutto è messa in scena. Il montaggio mentale che ci fa la voce narrante ricorda una pubblicità patinata. Ma dietro, come ci viene detto subito, c’è un abisso emotivo.

“Dentro, nascosto nel suo DNA, lei ha un dono…” Qui il linguaggio cambia. Si entra nel codice genetico della narrazione da supereroe. La patologia diventa “dono”. Come se la rabbia di Lindy fosse un’arma latente. Questo passaggio è fondamentale: il film non medicalizza solo il problema, lo mitizza. Sta già dicendoci che non siamo dentro una storia clinica, ma in una origin story distorta.

“Se avesse avuto una famiglia amorevole…” È il primo indizio concreto del trauma. Il monologo accenna a una backstory familiare tossica: pillole, alcol, abbandono emotivo. Senza indugiare, ci viene suggerito che Lindy è il prodotto di un ambiente incapace di contenere (e capire) la sua diversità. Non viene curata, viene soppressa. “Disturbo esplosivo intermittente” Il nome clinico arriva come un'etichetta: gelida, pesante, definitiva. È qui che il film inizia a raccontare la medicalizzazione della rabbia femminile. Lindy diventa una minaccia per la società, non una persona da aiutare. Da quel momento in poi, la sua esistenza si trasforma in un esperimento sociale: laboratorio, addestramento militare, terapie brutali. “La rendeva più veloce del normale…" Ecco che si rientra nel tono da action-comic. Il disturbo di Lindy ha effetti collaterali che sembrano poteri. Velocità, forza, riflessi superiori. Ma questo non viene esaltato: viene sempre messo in contrasto con la sua instabilità emotiva. È utile solo se controllabile. Ecco il paradosso: è speciale solo se può essere gestita da qualcun altro.

“Una possibilità di essere normale…” Nel finale del monologo, si introduce la terapia elettrica (quella che poi vediamo nel giubbotto a scosse). Viene definita “brutale, barbarica, oltraggiosa e... sorprendentemente efficace”. Questa ambiguità è il cuore del personaggio: tutto quello che funziona su Lindy è sempre anche una forma di violenza.

Conclusione

Questo monologo è un ibrido perfetto tra racconto delle origini e satira sociale. Serve a raccontare Lindy non come vittima, ma come individuo fuori sistema. Una persona che, nel tentativo di essere accettata o normalizzata, è stata sistematicamente schiacciata da ogni struttura – famiglia, medicina, esercito.

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