Monologo femminile - \"Madres Paralelas\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Teresa in Madres Paralelas è uno dei momenti chiave per comprendere il suo personaggio e il suo rapporto con la figlia Ana. Teresa, interpretata da Aitana Sánchez-Gijón, è una donna che ha sempre inseguito la libertà personale e la carriera, pagando però un prezzo altissimo nei rapporti familiari. Il suo racconto è un'ammissione di colpa e, al tempo stesso, una giustificazione delle sue scelte.

Non ero pronta per essere Madre

MINUTAGGIO: 1:08:15-1:11:36

RUOLO: Teresa
ATTRICE:
Aitana Sánchez-Gijón
DOVE:
Netflix



ITALIANO


Mi sono sposata per fuggire dai miei, e poi è nata Ana. Ma io on ero portata, né come madre, né come moglie. Io volevo fare teatro. L’avevo già fatto all'università. Così abbiamo annullato il matrimonio al Tribunale della Sacra Rota. E non sai che roba è. Un’umiliazione terribile. Praticamente sei costretta a dire che sei una puttana, perché ti annullino il matrimonio. E così ho accettato tutte quelle umiliazioni, pur di tornare libera, e tornare a fare l’attrice. Fortunatamente non avevo problemi di soldi; al Padre hanno negato la patria potestà, e in seguito si è spostato e si è fatto un’altra famiglia a Granata. Ora vive lì. Il Padre si è vendicato di me attraverso Hana, non me la faceva vedere mai. Trovava sempre dei contrattempi pur di farmi soffrire. Io facevo piccole parti a teatro, e in televisione, e soffrivo perché la vedevo poco. Non valeva la pena aver rinunciato a lei. Ho cominciato tardi a fare l’attrice. A 30 anni è già tardi per cominciare. E il fatto di sembrare un po 'fighetta non aiuta in questo lavoro. Non è un lavoro per fighette. Gli attori sono tutti di sinistra. Io sono apolitica, il mio scopo è quello di piacere. Ana me l’ha mandata il padre quando è rimasta incinta. Ma io non ci so fare, ed era troppo tardi. Ana era traumatizzata. Eravamo due estranee. Ho fatto quello che potevo. Mesi dopo, però è nata la cosa di Llorca, dopodiché mi è arrivato il personaggio opposto, la madre tossica del “Lungo viaggio verso la notte”. Non potevo dire di no, Janice. Ho 47 anni, capisic? E dovevo approfittare della possibilità di dimostrare che non sono un’abusiva. Che sono un’attrice, e che ho talento. Sono la peggior madre del mondo, lo so. Non sono come te, Janice. Non ce l’ho l’istinto mateno. Oh, che frase spaventosa. E mi dispiace per Ana. E’ stata molto sfortunata con noi due. Con suo padre e con me. Nessuno merita quello che ha patito lei. Quando è morta la bambina stavo facendo la stagione a Madrid. Ma dopo un mese sono dovuta andar via, con la morte nel cuore. Lo dico sinceramente. Me ne sono andata perché ad Ana non sembrava che importasse.

Madres Paralelas

"Madres Paralelas" (2021) è un film di Pedro Almodóvar che mescola il melodramma familiare con una riflessione sulla memoria storica. Come spesso accade nei suoi lavori, il regista spagnolo usa le relazioni intime tra i personaggi per raccontare qualcosa di più ampio, intrecciando temi personali e collettivi. La storia segue Janis (Penélope Cruz) e Ana (Milena Smit), due donne che si ritrovano a condividere la stessa stanza d’ospedale mentre stanno per partorire. Janis è una fotografa di successo, già matura, che affronta la maternità con determinazione, nonostante il padre della bambina, Arturo (Israel Elejalde), sia riluttante a prendersi delle responsabilità. Ana, invece, è un’adolescente insicura e spaventata, con una madre distante (Aitana Sánchez-Gijón) che sembra più concentrata sulla sua carriera di attrice che sulla figlia.


Dopo il parto, le loro vite si separano, ma un legame profondo le unisce. Quando Janis scopre che la bambina che sta crescendo potrebbe non essere sua figlia biologica, la sua vita viene sconvolta. Il dubbio la porta a una scelta difficile, mentre il rapporto con Ana evolve in modi inaspettati, carico di tensione, affetto e segreti.


Parallelamente alla vicenda personale, il film affronta il tema della memoria storica della Spagna. Janis è coinvolta in un progetto per l’identificazione delle fosse comuni della Guerra Civile Spagnola e cerca di recuperare la storia del suo bisnonno, una delle tante vittime del franchismo.

Analisi Monologo

Teresa ripercorre la sua vita con un tono che oscilla tra il rimpianto e la giustificazione. Le prime frasi sono dirette e prive di filtri: "Mi sono sposata per fuggire dai miei, e poi è nata Ana. Ma io non ero portata, né come madre, né come moglie." Da subito, quindi, si definisce una madre inadeguata, quasi estranea al ruolo che la società si aspetta da lei. Il momento più duro del monologo arriva quando parla dell'annullamento del matrimonio da parte del Tribunale della Sacra Rota. L’umiliazione che descrive, "sei costretta a dire che sei una puttana, perché ti annullino il matrimonio", è una delle frasi più forti dell'intero discorso. Qui il personaggio evidenzia la brutalità del sistema e il peso che le convenzioni sociali hanno avuto sulla sua vita. Teresa ha accettato questa umiliazione per poter essere libera, ma la sua libertà ha avuto un prezzo: il rapporto con la figlia.


Un altro punto cruciale è il conflitto con l’ex marito, che "si è vendicato di me attraverso Ana". Questa frase rivela quanto il rapporto tra i genitori abbia condizionato la crescita della figlia, trasformandola in uno strumento di vendetta. Qui emerge il senso di colpa di Teresa, che sa di aver rinunciato a sua figlia, ma allo stesso tempo si presenta come una vittima delle circostanze. Quando parla della sua carriera di attrice, Teresa mostra il lato più fragile di sé. "A 30 anni è già tardi per cominciare", dice, facendo emergere la sua insicurezza. A questo si aggiunge un altro elemento significativo: la sua estraneità al mondo del teatro, dominato da una cultura di sinistra a cui lei non appartiene. Il suo bisogno di essere accettata e riconosciuta diventa quasi ossessivo, ed è questa necessità che la porta a scegliere la carriera invece della maternità. L’apice del monologo arriva con la confessione più dura: "Sono la peggior madre del mondo, lo so. Non sono come te, Janis. Non ce l’ho l’istinto materno."


Qui Teresa si confronta direttamente con Janis, che invece incarna una maternità forte e consapevole. Il confronto tra le due donne diventa il cuore del discorso: da una parte Janis, che lotta per la figlia e per la verità, dall’altra Teresa, che ha sempre scelto se stessa e ora ne paga le conseguenze.


Il monologo si chiude con un'ultima ammissione dolorosa: la morte della nipote. Teresa dice di aver lasciato Madrid "con la morte nel cuore", ma subito dopo ammette "Me ne sono andata perché ad Ana non sembrava che importasse." Questo passaggio è ambiguo e rivelatore. Da un lato esprime il suo dolore, dall’altro sembra ancora una volta cercare una giustificazione. Non è stata lei a scappare, ma è stata Ana a non volerla.

Conclusione

Il monologo di Teresa è uno dei momenti più intensi di Madres Paralelas perché racchiude il tema della maternità imperfetta e delle scelte che definiscono una vita. Teresa non cerca di essere assolta, ma nemmeno si assume del tutto la responsabilità dei suoi errori. È un personaggio complesso, combattuto tra il desiderio di realizzazione personale e il rimorso per ciò che ha sacrificato.

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