Monologo femminile - Miss Minutes in \"Loki\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Siamo all’inizio del primo episodio di “Loki”. Loki è appena stato catturato dalla TVA e viene catapultato in un mondo burocratico e alienante, completamente fuori dalle sue coordinate conosciute. In questo contesto, la voce e l’aspetto rassicuranti di Miss Minutes – una sorta di mascotte animata che sembra uscita da un cartone didattico anni ’50 – fungono da filtro per spiegare al pubblico (e a Loki) cosa sia la TVA e perché esista.

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STAGIONE 1 EPISODIO 1

MINUTAGGIO: 9:11-11:20

RUOLO: Miss Minutes

ATTRICE: Tara Strong

DOVE: Disney +

ITALIANO

Ehilà! Probabilmente state dicendo: “Questo è un errore, io non dovrei essere qui”. Benvenuti alla Time Variance Authority. Io Sono Miss Minutes e il mio compito è aggiornarvi prima che veniate processati per i vostri crimini. Quindi non perdiamo altro tempo. Accomodatevi, temperate le matite e state a guardare. Molto tempo fa ci fu una grande guerra nel Multiverso. Innumerevoli linee temporali singole si diedero battaglia per il potere portando alla completa distruzione… bhe, di ogni cosa. Ma poi emersero gli onniscienti Custodi del Tempo, che portarono la pace riorganizzando il Multiverso in un’unica linea temporale, la Sacra Linea Temporale. Oggi i custodi proteggono e preservano il corretto flusso temporale di tutti e di tutto. Ma, a volte, persone come voi deviano dal percorso creato dai Custodi. Noi le definiamo Varianti. Magari avete iniziato una rivolta o avete fatto tardi al lavoro. In ogni caso la deviazione dal vostro percorso ha creato un evento Nexus, che se non controllato potrebbe ramificarsi nel caos e portare a un’altra guerra nel Multiverso. Ma non preoccupatevi, per assicurarsi che non succeda i Custodi hanno creato la TVA e tutti i scuoi incredibili lavoratori. La TVA è intervenuta per correggere il vostro errore e riportare il tempo al suo percorso predeterminato. Ora che le vostre azioni vi hanno lasciato senza un posto nella linea temporale, dovrete affrontare un processo per i vostri crimini. Abbiate pazienza e a breve vi porteremo davanti a un giudice. Assicuratevi solo di avere il vostro numero e verrete ricevuti dal prossimo addetto disponibile. Per tutti i tempi, sempre!

Loki

Loki, la serie Marvel sviluppata da Michael Waldron e distribuita su Disney+. Una serie che, più di altre del Marvel Cinematic Universe, si prende il tempo di ragionare sulla propria identità, scavando nel personaggio di Loki in modi che i film non avevano mai fatto prima. Un racconto che parte da una premessa narrativa abbastanza chiara ma che si complica — volutamente — man mano che si addentra nei temi del libero arbitrio, del tempo e dell’identità personale.

La prima stagione si apre subito dopo Avengers: Endgame. In quel film, durante il furto del Tesseract nel passato (durante gli eventi del primo Avengers del 2012), Loki riesce a fuggire con la gemma dello spazio. Da lì parte un'altra linea temporale — e proprio questa deviazione lo rende un'anomalia. Entra in scena la TVA (Time Variance Authority), un’organizzazione burocratica che si occupa di mantenere “la linea temporale sacra”, eliminando tutte le varianti che deviano dal percorso previsto. Loki viene catturato e portato al quartier generale della TVA, dove scopre che tutto quello che pensava di sapere — compreso il concetto di libero arbitrio — è stato messo in discussione.

Qui entra in scena Mobius M. Mobius, interpretato da Owen Wilson, un agente della TVA che intuisce che Loki può essere più di quello che sembra. Il loro rapporto è uno dei punti forti della serie: un continuo scambio tra disillusione, sarcasmo e una strana forma di rispetto reciproco. Il cuore della prima stagione, però, ruota intorno a Sylvie, una variante di Loki che ha passato la vita a fuggire dalla TVA. È lei a far esplodere la consapevolezza in Loki: tutto è una costruzione, le varianti non sono errori — sono scelte. Sylvie è un personaggio che, pur essendo una “versione alternativa” di Loki, incarna tutto quello che lui non è mai stato: coerente, determinata, quasi ossessiva nel suo obiettivo.

Le puntate li portano a esplorare diverse linee temporali e scenari, fino a raggiungere il finale ambientato nella Cittadella alla fine del tempo, dove incontrano Colui che rimane (una variante di Kang, anche se mai chiamato direttamente così nella serie). Questo personaggio rivela di essere colui che tiene insieme la linea temporale, prevenendo una guerra multiversale. Ma avverte: se lo uccidono, il multiverso si libererà. E qui la serie prende la sua direzione definitiva: Loki vuole fermarsi, Sylvie vuole uccidere. Vince lei. Il multiverso si apre.

Nella seconda stagione, la posta in gioco si alza: il multiverso è ormai un dato di fatto. Ma il problema principale è che la TVA sta collassando sotto il peso delle sue contraddizioni. Loki è diventato, nel frattempo, un personaggio molto diverso: non più un trickster alla ricerca di potere, ma qualcuno che vuole capire e costruire. Un concetto centrale è quello del "time-slipping", uno scivolamento incontrollabile nel tempo che affligge Loki e diventa metafora di una identità che non riesce a trovare un punto fermo.

Analisi Monologo

Il monologo si apre con un tono quasi amichevole: “Ehilà! Probabilmente state dicendo: ‘Questo è un errore, io non dovrei essere qui’.” Qui la serie gioca subito con il contrasto. Miss Minutes anticipa l’obiezione dell’ascoltatore (tipica strategia delle retoriche persuasive) e la neutralizza con una frase colloquiale. Ma da lì in poi, la struttura del discorso diventa progressivamente più dogmatica: “Ma poi emersero gli onniscienti Custodi del Tempo, che portarono la pace…” Non c'è spazio per il dubbio, né per la complessità storica. I Custodi sono “onniscienti”, le varianti sono “errori”, la linea temporale è “sacra”. È un linguaggio che ricorda quello religioso o istituzionale. Parole come sacro, corretto, predeterminato creano un lessico in cui la devianza è per definizione colpa, e la normalità è quella decisa dall’alto.

La sezione centrale del monologo descrive una guerra passata tra linee temporali, terminata solo grazie all’intervento dei Custodi. Questo episodio — mai mostrato, solo raccontato — funge da mito di fondazione per la TVA. È la classica struttura della narrazione autoritaria: il caos che precede l’ordine, e l’ordine imposto da una forza superiore che si autoproclama garante della pace. Magari avete iniziato una rivolta o avete fatto tardi al lavoro.” Mette sullo stesso piano eventi di portata totalmente diversa: dalla rivoluzione all’arrivare in ritardo. Il messaggio implicito è chiaro: non conta cosa hai fatto, se hai deviato, hai sbagliato. La TVA non valuta il merito delle azioni, solo la loro deviazione dal percorso previsto. È la logica del sistema autoritario burocratizzato: non interessa il senso, ma la conformità. “Assicuratevi solo di avere il vostro numero e verrete ricevuti dal prossimo addetto disponibile. Per tutti i tempi, sempre!” Il finale del monologo chiude il cerchio: dalla presentazione amichevole si passa all’invito all’adesione passiva. Prendi il numero, aspetta in fila. L’efficienza viene venduta come valore assoluto. “Per tutti i tempi, sempre” è lo slogan perfetto: ritmico, memorizzabile, totalizzante.

Conclusione

Il monologo di Miss Minutes è il volto sorridente di un sistema totalitario. E proprio per questo funziona così bene: non ti costringe, ti accompagna. Non ti minaccia, ti rassicura. Ma sotto il disegno animato c’è un’ideologia rigida, che trasforma ogni scelta individuale in un errore sistemico.

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