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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo di Eva è uno dei momenti conclusivi di Freedom Writers e rappresenta il compimento del percorso della classe. Se all’inizio i ragazzi erano divisi da gang, odio e sfiducia, ora sono un gruppo unito, con una voce e una storia da raccontare. Attraverso la scrittura, hanno trovato un’identità nuova, qualcosa che li definisce oltre i confini del loro quartiere.
MINUTAGGIO: 1:52:00-1:53:00
RUOLO: Eva
ATTRICE: April Lee Hernandez
DOVE: Netflix
INGLESE
Ms. G wanted us to put our diaries together in a book, just like Anne Frank. She got this businessman, John Tu, to donate 35 computers so we could work. She told us we have something to say to people. We weren't just kids in a class anymore. We weren't just kids in a class anymore. We were writers with our own voices, our own stories. And even if nobody else read it, the book would be something to leave behind that said we were here, this is what happened, we mattered. Even if it was just to each other. And we won't forget. Ms. G didn't promise it would get published or anything, but we could get it out there ourselves. She asked us to come up with a title, something to call ourselves: Freedom Writers.
ITALIANO
La signora Gruwell ha deciso di fare un libro con i nostri diari, come Anna Frank. Si è fatta regalare da un uomo d’affari, John Tu, trentacinque computer per farci lavorare. Ci ha detto che avevamo qualcosa da dire alla gente. Non eravamo più dei ragazzi di un corso. Eravamo scrittori con le nostre voci, le nostre storie, e anche se non le avesse lette nessuno, il libro sarebbe stata una testimonianza del nsotro passaggio, ed è proprio questo che è successo. Noi contavamo qualcosa, anche se solo l’uno per l’altra, e non lo dimenticheremo. la Gruelle non ci ha promesso che lo avrebbero pubblicato, ma potevamo distribuirlo noi stesso. Ci ha chiesto di trovare un titolo, un nome da darci: i Freedom Writers.
Freedom Writers (2007) è un film diretto da Richard LaGravenese con Hilary Swank nel ruolo della protagonista, ispirato a una storia vera raccontata nel libro The Freedom Writers Diary. La trama segue Erin Gruwell, una giovane insegnante di letteratura che nel 1994 inizia a lavorare in una scuola superiore di Long Beach, in California. La scuola è segnata da forti tensioni razziali e sociali, con studenti divisi in gruppi etnici e coinvolti in gang, più preoccupati di sopravvivere che di studiare.
All'inizio, Erin trova un muro di ostilità: i suoi studenti non la rispettano e vedono la scuola come una perdita di tempo. Ma lei non si arrende. Decide di cambiare il metodo di insegnamento per coinvolgerli, usando testi che possano parlare direttamente alle loro esperienze di vita. Porta in classe il Diario di Anna Frank e altri libri sulla discriminazione e sulla lotta per i diritti civili, mostrando ai ragazzi che la loro storia ha valore e che la scrittura può essere un modo per esprimere le proprie emozioni.
La svolta arriva quando Erin consegna a ciascuno di loro un diario, invitandoli a scrivere le proprie esperienze. Attraverso la scrittura, gli studenti iniziano a riflettere su sé stessi e a costruire un legame con la classe. Il progetto prende il nome di Freedom Writers, e le storie dei ragazzi diventano uno strumento di crescita personale e collettiva.
Nel corso del film, Erin affronta anche difficoltà personali e professionali: il marito (Patrick Dempsey) non condivide il suo impegno totale per la scuola, e i dirigenti scolastici ostacolano le sue iniziative. Ma il suo lavoro porta risultati: gli studenti, inizialmente etichettati come "senza speranza", dimostrano di poter superare i loro limiti e riscrivere il proprio futuro.
Il film mescola dramma sociale e formazione personale, raccontando il percorso di una classe che, grazie alla scrittura, trova una nuova prospettiva di vita.
Eva racconta questo momento con una nuova consapevolezza: le sue parole non sono più cariche di rabbia e disillusione, ma di fierezza. La frase "Ci ha detto che avevamo qualcosa da dire alla gente." segna un cambiamento profondo. Per la prima volta, questi ragazzi non si sentono più invisibili. La menzione di John Tu, l’uomo d’affari che dona i computer, è un dettaglio importante: mostra che il mondo esterno ha iniziato a riconoscere il loro valore. Questo è un passaggio fondamentale per chi, come Eva e i suoi compagni, è sempre stato trattato come un problema da ignorare.
Ma la parte più potente arriva quando Eva dice: "Non eravamo più dei ragazzi di un corso. Eravamo scrittori con le nostre voci, le nostre storie." Qui si vede chiaramente l’effetto trasformativo della scrittura. Non si tratta più solo di un compito scolastico, ma di un modo per esistere, per lasciare un segno. Il libro non è importante perché sarà letto da tutti, ma perché è la prova che loro contano, almeno tra di loro.
Il momento della scelta del nome: Freedom Writers. Questa è una dichiarazione di identità. È il punto in cui la classe, da gruppo disorganizzato di studenti problematici, diventa una comunità con uno scopo.
Questo monologo è la conferma del cambiamento avvenuto nel corso del film. Eva, che all’inizio vedeva il mondo in termini di sopravvivenza e guerra tra gruppi, ora parla di appartenenza e di riconoscimento. La scrittura ha dato a lei e ai suoi compagni un posto nella storia, un’eredità che va oltre il loro quartiere.
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