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~ LA REDAZIONE DI RC
Siamo in un momento preciso del film Blue Beetle in cui le maschere cadono. Il monologo di Victoria Kord, pronunciato con freddezza tagliente e senza filtri, arriva in un confronto diretto con sua nipote Jenny, e serve a definire chiaramente la sua posizione morale e psicologica. È un monologo breve, ma densissimo.
MINUTAGGIO: 10:00-11:00
RUOLO: Victoria Kord
ATTRICE: Susan Sarandon
DOVE: Netflix
INGLESE
Whoa, whoa, “we”? Who’s “we”? You are nothing to this company. You’re an expense. A brat in her daddy’s board seat, jet-setting around the world on the company’s dime, doing your “charity work.” Look, your father was handed a company I built… my company. Which he then proceeded to almost sink with his moronic inventions and his reckless management, and then after he’d done all that, you know what he did? He just disappeared, and left me to pick up the pieces. Your father abandoned this company. And he abandoned you. Don’t get in my way, Jennifer.
ITALIANO
Cosa, cosa, “noi”? Chi sarebbe “noi”? Tu non sei nulla per la compagnia, sei solo una spesa, una peste sulla poltrona del paparino, che frequenta il jazz set del mondo a spese della compagnia facendo “volontariato”. Tuo padre ha ricevuto una compagnia ricevuta da me, la mia compagnia, e l’ha quasi mandata in rovina con le sue gestioni da idiota e la sua gestione sconsiderata. E per chiudere in bellezza sai cosa ha fatto? E’ scomparso, lasciandomi sola a ricomporre i pezzi. Tuo padre ha abbandonato questa compagnia, e ha abbandonato te. Non osare metterti in mezzo, Jennifer.
“Blue Beetle” è un film del 2023 diretto da Ángel Manuel Soto e prodotto dalla DC Studios. È il primo film live-action dedicato a Jaime Reyes, terzo personaggio nei fumetti DC a vestire i panni di Blue Beetle. Ed è anche, cosa non da poco per il panorama cinecomic, il primo cinecomic mainstream con un protagonista latino, interpretato da Xolo Maridueña (che magari conosci da Cobra Kai). Jaime Reyes torna a casa a Palmera City (una sorta di metropoli ispirata a Miami) dopo la laurea, con il sogno di aiutare economicamente la sua famiglia. La situazione è tesa: il padre ha avuto un infarto, stanno per perdere casa, e il sogno americano sembra piuttosto sgualcito. In cerca di un lavoro, Jaime si imbatte in Jenny Kord, figlia del defunto Ted Kord, l’ex Blue Beetle.
Jenny gli affida, un po’ per caso e un po’ per disperazione, uno scarabeo alieno (lo Scarab), una reliquia tecnologica super avanzata ricercata dalla Kord Industries per scopi militari. Lo scarabeo però è vivo, e si lega a Jaime in modo permanente, trasformandolo nel nuovo Blue Beetle. Da qui parte il classico arco di “origin story”: scoperta dei poteri, accettazione del proprio ruolo, scontro con il villain – in questo caso Victoria Kord (interpretata da Susan Sarandon), zia di Jenny e CEO della Kord Industries. Victoria vuole usare lo scarabeo per creare un esercito di soldati potenziati chiamato OMAC (One Man Army Corps), usando come prototipo umano Carapax, un ex bambino soldato trasformato in cyborg.
Jaime non è un orfano, non è un miliardario, non è solo. È parte di una famiglia messicana unita e presente, che partecipa attivamente alla storia. Non fa da sfondo, ma è protagonista. La casa dei Reyes non è il solito spazio domestico visto nei film di supereroi, è un microcosmo pieno di energia, conflitto, saggezza e umorismo. La nonna con un passato rivoluzionario, lo zio Rudy esperto di tecnologia, la sorella sarcastica. Ognuno ha un ruolo nella nascita dell’eroe.
“Chi sarebbe ‘noi’? Tu non sei nulla per la compagnia…” L’attacco di Victoria è innanzitutto sul piano dell’identità. Usa il “noi” come arma per escludere Jenny, per negarle qualsiasi legittimità. È una dinamica classica del potere: ridefinire chi ha diritto di parlare, di appartenere. Jenny non è una concorrente, è una "spesa", un peso. Non solo inutile, ma dannoso. “…frequenta il jazz set del mondo a spese della compagnia facendo ‘volontariato’.” Questa frase è velenosa e affilata. Victoria mette in ridicolo le scelte idealiste di Jenny (il volontariato, l’impegno sociale) contrapponendole a una realtà che lei considera l’unica sensata: il profitto, il controllo, la gestione delle risorse. È qui che emerge la frattura tra due mondi: chi vede l’azienda come uno strumento per fare bene, e chi la vede come una macchina da guerra economica da tenere sotto stretto dominio.
“Tuo padre ha ricevuto una compagnia ricevuta da me, la mia compagnia…” Questo passaggio è interessante: Victoria si presenta come l’unica vera architetta dell’impero Kord, e accusa Ted di averla danneggiata. Non parla di amore fraterno, né di affetto per il nipote. Tutto è declinato nel linguaggio del possesso: "la mia compagnia", "ricevuta da me". Anche il padre di Jenny, da figura paterna e idealista (nella visione di Jenny), viene ridotto a un incompetente che ha fallito. “Tuo padre ha abbandonato questa compagnia. E ha abbandonato te”. E qui arriva il colpo finale. Victoria colpisce non sul piano ideologico, ma affettivo. Trasforma la critica gestionale in una ferita personale. Non si limita a dire: "non eri pronta", ma: "sei stata abbandonata da chi amavi". Questo passaggio, più di ogni altro, rivela la crudeltà calcolata di Victoria.
Questo monologo non serve solo a raccontare Victoria Kord come antagonista: serve a mostrarci cosa succede quando il potere si percepisce come eredità usurpata. Victoria non è mossa da sete di conquista nel senso spettacolare del termine, ma da una rabbia antica: quella di chi ha sentito di essere messa da parte, di aver dovuto lottare il doppio per farsi rispettare, e che ora pretende riconoscimento senza empatia.
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