Monologo maschile - Ayo Solanke in \"Kakegurui\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

In questo monologo, Ryan ci introduce all’universo dell’Istituto Saint Dominic, un contesto scolastico d’élite che condivide molte dinamiche con l’Accademia Hyakkaou di Kakegurui. Ma il suo tono è diverso: più dimesso, quasi rassegnato. Sta raccontando un sistema che lo ha già inghiottito. Questo non è un manifesto, è una confessione. Ed è proprio attraverso questo sguardo disilluso che la serie costruisce la cornice narrativa e ideologica del mondo in cui si muovono i personaggi.

Una scuola, le sue regole

STAGIONE 1 EP 1

MINUTAGGIO: 11:00-12:20

RUOLO: Ryan

ATTORE: Ayo Solanke

DOVE: Netflix

ITALIANO

L’istituto Saint Dominic esiste da cent’anni. I genitori mandano qui i figli perché imparino a dirigere il mondo. CEO, Presidenti, dittatori, boss del crimine… il tipo di persone che sceglie chi governa e controlla l’economia. Molti sono qui per l’Eredità, come me, per i nostri genitori se entriamo qui deboli ne usciremo dei duri; pronti a diventare anche noi membri spietati dell’Elite. Ma non sono le classi a cambiarci. Lo fa il gioco. Ci giochiamo i sussidi mensili dei nostri genitori. Qui vincere è tutto. I migliori dieci entrano nel Consiglio e indossano le giacche nere. Sono loro a comandare. Controllano i giochi, il che vuol dire che hanno un vantaggio. Dori, iperattiva, pazza. Ha oyntato un occhio e l’ha perso; Mary: combattiva, spietata; Suki: influenze, portatore di sventura; Riri, un mix tra Bene e Terminator. E Kira, presidente del consiglio studentesco. Non ha anima, ne cuore. E’ crudele. Se contrai i debiti diventi un animaletto, come me; e servi un padrone finché non vinci abbastanza. 

Kakegurui

"L’adattamento anime di “Kakegurui” disponibile su Netflix porta su schermo l’omonimo manga di Homura Kawamoto e Tōru Naomura, e lo fa con uno stile visivo fortemente teatrale, quasi espressionista, che riflette bene la natura esasperata del suo mondo. La storia si svolge all’interno dell’Accademia Privata Hyakkaou, un’istituzione scolastica privata frequentata quasi esclusivamente da rampolli di famiglie potenti: politici, industriali, gente che in futuro sarà al vertice della società giapponese. Ma, a differenza delle tipiche scuole d’élite, qui il valore degli studenti non è misurato in voti o in sport... bensì nella loro abilità nel gioco d’azzardo. E quando parliamo di gioco d’azzardo, intendiamo vere e proprie battaglie psicologiche in cui gli studenti si scontrano scommettendo soldi, status e, nei casi peggiori, la propria libertà individuale. Chi perde e si indebita troppo finisce per diventare un "animale domestico", uno schiavo sociale all’interno dell’istituto. Una gerarchia feroce, regolata più da sadismo che da merito, in cui il Consiglio Studentesco domina con pugno di ferro.

L’ordine imposto viene messo in discussione dall’arrivo di Yumeko Jabami, una studentessa dal volto dolce e dalle maniere eleganti, che però si rivela fin da subito completamente ossessionata dal gioco. A differenza degli altri, Yumeko non gioca per vincere o per salire nella gerarchia sociale. Gioca per il brivido della scommessa, per il piacere puro del rischio, per il momento in cui la razionalità si rompe e rimane solo l’adrenalina. Ed è proprio questo che la rende una mina vagante: non è corruttibile, non si lascia intimidire, non ha niente da perdere. Il suo modo di approcciarsi al gioco rompe le regole psicologiche su cui si fonda la gerarchia dell’accademia, e inizia a mettere in crisi gli equilibri di potere. Uno dopo l’altro, i membri del consiglio studentesco – tutti personaggi con tendenze teatrali e strategiche, tra sadismo e delirio di controllo – tentano di eliminarla. Ma Yumeko si dimostra in grado non solo di sopravvivere, ma anche di esporre le trappole, ribaltare gli schemi e spingere i suoi avversari verso il panico e la perdita di controllo.

Analisi Monologo

L’istituto Saint Dominic esiste da cent’anni. I genitori mandano qui i figli perché imparino a dirigere il mondo.” Subito il contesto: questa scuola non è un semplice luogo di formazione, ma un laboratorio per futuri burattinai del mondo. Non viene citata la cultura, non vengono menzionati valori o principi etici. Qui si fabbricano élite spietate. E la cosa più disturbante è che è tutto perfettamente pianificato: è il sistema stesso ad averlo reso così. CEO, Presidenti, dittatori, boss del crimine…Ryan elenca le categorie di potere senza giudicarle, mettendole tutte sullo stesso piano. Che tu sia un capo d’azienda o un boss mafioso, l’importante è avere il controllo. È un messaggio forte, perché smaschera la natura amorale della gerarchia scolastica: il fine giustifica i mezzi, sempre.

Molti sono qui per l’Eredità, come me… pronti a diventare anche noi membri spietati dell’Elite.Qui emergono i toni più personali. Ryan non è un semplice osservatore: è dentro questo meccanismo. “L’Eredità” non è solo un concetto economico, è un patto generazionale: i figli devono raccogliere la crudeltà dei genitori, metabolizzarla e trasformarla in dominio. Non c’è spazio per la debolezza, nemmeno per il dubbio. Ma non sono le classi a cambiarci. Lo fa il gioco.” E qui torna il tema centrale, comune anche a Kakegurui: il gioco d’azzardo come dispositivo di selezione sociale.

Le materie scolastiche sono solo una copertura; ciò che conta davvero è chi vince e chi perde nel grande gioco delle scommesse. È lì che si misura il valore. È lì che si costruisce la nuova gerarchia.

Ci giochiamo i sussidi mensili dei nostri genitori.I soldi non sono più un mezzo, ma la posta stessa. È un modo per mettere pressione, per legare le sconfitte a qualcosa di tangibile. Non si perde solo una partita: si perde il cibo, la dignità, il rispetto, il futuro. I migliori dieci entrano nel Consiglio e indossano le giacche nere. Sono loro a comandare. Controllano i giochi, il che vuol dire che hanno un vantaggio.” La “giacca nera” è un simbolo chiaro: status, potere, impunità. Chi comanda ha accesso a regole diverse. Il messaggio implicito è questo: il gioco è truccato, e chi è già in alto può continuare a vincere solo perché ha in mano le chiavi del mazzo. Non c’è meritocrazia: c’è solo gestione del vantaggio.

Dori, iperattiva, pazza… Mary: combattiva, spietata… Suki: influenze, portatore di sventura… Riri… e Kira, presidente del consiglio studentesco. Non ha anima, né cuore.La carrellata di personaggi è rapida, tagliente. Ogni nome è un’icona, una funzione narrativa più che una persona. Non vengono raccontati per quello che sono, ma per l’effetto che producono. E la descrizione di Kira chiude il quadro in modo netto: è il volto finale del potere. Non c’è più umanità, solo meccanica del dominio. “Se contrai i debiti diventi un animaletto, come me; e servi un padrone finché non vinci abbastanza.” La chiusa è la più cruda: Ryan si dichiara sconfitto. Non c’è ribellione, non c’è rivalsa, c’è solo la consapevolezza di appartenere alla parte bassa della scala. Diventare un “animaletto” non è una possibilità remota, è una condizione quotidiana. Il debito è la catena, il gioco è la gabbia.

Conclusione

Il monologo di Ryan ha una funzione ben precisa: definire le regole del gioco prima che la partita inizi davvero. È un’esposizione narrativa, certo, ma anche un grido sommesso di chi ha già perso e non sa più come uscirne. Rispetto al tono trionfante e destabilizzante di Yumeko, Ryan ci offre l’altro lato del sistema: la voce di chi subisce, di chi è già stato inghiottito, di chi ha perso non solo una scommessa, ma anche l’identità.

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