Monologo maschile - Non ho pianto neanche al suo funerale in \"Modern family\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo è uno di quei momenti che spaccano in due la superficie comica di Modern Family e lasciano emergere qualcosa di molto più profondo: un personaggio che, dopo stagioni di battute taglienti e atteggiamenti da “uomo d’altri tempi”, finalmente si lascia andare — anche se non del tutto — a una vulnerabilità che non ha mai avuto il coraggio o gli strumenti per esprimere. Siamo di fronte a uno dei monologhi più densi di Jay Pritchett, il patriarca della famiglia in Modern Family. Un uomo cresciuto con l’idea che i sentimenti vadano sepolti, e che dimostrarli sia segno di debolezza. Questo momento arriva in un episodio in cui i personaggi, coinvolti in un ritiro per rafforzare il legame tra uomini (con Phil che cerca di creare un “cerchio di condivisione”), si trovano a confrontarsi con le proprie emozioni. Ma Jay non riesce a stare al gioco. Fino a quando esplode.

Non sono andato neanche al suo funerale

STAGIONE 7 EPISODIO 8

MINUTAGGIO: 18:00-19:30

RUOLO: Jay

ATTORE: Ed O'Neil

DOVE: Disney+

INGLESE

That's it! I'm out! What the hell are we doing? Dancing around, telling secrets like girls at a slumber party. I can just imagine my old man with his buddies sitting at their lawn chairs, laughing their asses off that I missed a whole day of football 'cause I'm trying to get in touch with my emotions. These guys didn't do that crap. These were men! His best friend Tommy Ryan lost half a finger in a sheet metal press. Waited until his shift ended to go to the hospital. I broke my collar bone in a football game. There was dad up in the stands giving me the old "be tough." So I played two more downs before I passed out. My date, Maryjo Klumsky, left the senior dance with another guy. Broke my heart. 2:00 A.M. at the kitchen table, my old man's telling me, "eat the sandwich and forget about her." Feelings! I didn't even cry at his funeral. You believe that? The guy was my whole world. Not a tear. Everybody looking at me like — Like I didn't love him. But he knew. He had to know, right?

ITALIANO

Basta! Ma che stiamo facendo! Facciamo balletti, ci raccontiamo segreti, come ragazzine a un pigiama party. Me lo vedo il mio vecchio e i suoi amici, comodamente seduti sulle loro sdraio, che si sbellicano dalle risate perché mi sono perso una partita per mettermi in contatto con le mie emozioni. Quelli erano uomini. Il migliore amico di papà, Tommy Ryan, perse metà dito in una pressa per lamiere. Aspettò di finire il turno per andare in ospedale. Io mi ruppi una clavicola durante una partita, e c’era papà sugli spalti ch EMILY urlava: “Non devi mollare!”. Così giocai altri due down prima di svenire. La mia ragazza, Mary Joe Klamsky se ne andò al ballo della scuola con un altro ragazzo. Alle due di notte il mio vecchio era in cucina a dirmi: “Mangiati il panino e dimenticala.” Sentimenti. Non ho pianto nemmeno al suo funerale, davvero. Quell’uomo era tutto il mio mondo. Neanche una lacrima. Mi guardavano tutti come se non gli volessi bene. Ma lui lo sapeva. Lo sapeva, non è vero? Porca puttana è stato bello buttarlo fuori.

Modern Family

“Modern Family” è una di quelle serie che, dietro l’apparenza leggera da sitcom americana, nasconde una costruzione narrativa molto precisa, intelligente e stratificata. Non è solo un racconto comico di vita quotidiana, ma un vero e proprio studio sui legami familiari contemporanei, osservati da una lente che alterna empatia, ironia e autoironia. La serie è andata in onda dal 2009 al 2020 per 11 stagioni. La sua particolarità è l’uso della tecnica del mockumentary: i personaggi parlano direttamente in camera, commentano le vicende, quasi come se stessero partecipando a un documentario. Questo permette un doppio livello narrativo: da una parte seguiamo gli eventi, dall’altra accediamo ai pensieri dei personaggi, spesso in contrasto o in completamento a quello che sta succedendo. La serie ruota attorno a tre nuclei familiari, che in realtà fanno parte della stessa famiglia allargata:

I Dunphy: la famiglia "tradizionale"

Claire (Julie Bowen) è la figlia di Jay e rappresenta il modello di madre organizzata, ipercontrollante e spesso sopraffatta dalla sua stessa voglia di perfezione.
Phil (Ty Burrell), il marito, è un agente immobiliare dal cuore tenero, eternamente infantile, che cerca di essere “l’amico” dei suoi figli, con risultati spesso disastrosi ma sempre sinceri.
I loro figli sono Haley, Alex e Luke: tre personalità completamente diverse che permettono alla serie di esplorare dinamiche adolescenziali in modo efficace e credibile.

I Pritchett-Delgado: la famiglia “ricomposta”

Jay Pritchett (Ed O’Neill) è il patriarca della famiglia, uomo d’affari vecchio stampo, pragmatico, a tratti burbero, ma capace di evolversi profondamente nel corso della serie.
La sua seconda moglie è Gloria (
Sofía Vergara), colombiana, molto più giovane di lui, con un figlio avuto da una relazione precedente: Manny.
Jay e Gloria avranno poi un figlio insieme, Joe.

I Tucker-Pritchett: la famiglia omogenitoriale

Mitchell (Jesse Tyler Ferguson), figlio di Jay, è un avvocato, razionale e rigido, con una spiccata ansia da prestazione.
Il suo compagno (poi marito) è Cameron (Eric Stonestreet), un ex insegnante e poi coach di football, molto teatrale, sensibile e sempre pronto a rendere ogni evento un piccolo spettacolo.
Adottano una bambina vietnamita, Lily.

La cosa interessante di “Modern Family” è che non resta statica. I personaggi crescono. I figli diventano adulti, i ruoli si evolvono, le relazioni si complicano. La serie riesce a seguire questi cambiamenti senza mai perdere il suo tono.

Analisi Monologo

"Basta! Ma che stiamo facendo! Facciamo balletti, ci raccontiamo segreti..."

Jay comincia con disprezzo, quasi ridicolizzando il tentativo di creare un momento di apertura emotiva tra uomini. In questa prima parte c’è tutto il rifiuto culturale verso la vulnerabilità maschile, vista come una perdita di tempo, qualcosa di imbarazzante. Ma è una reazione di copertura. Jay sta già per cedere, anche se ancora non se ne rende conto.

"Me lo vedo il mio vecchio e i suoi amici... si sbellicano dalle risate..."

Qui Jay introduce la figura del padre. L'immagine è forte: uomini seduti sulle sdraio che ridono del figlio diventato “sensibile”. Il contrasto tra generazioni è netto, quasi spietato. Jay non ha solo paura del giudizio degli altri: ha interiorizzato completamente quel giudizio. E qui emerge il tema centrale del monologo: la vergogna appresa.

"Quelli erano uomini. Il migliore amico di papà... perse metà dito... finì il turno..."

L’aneddoto diventa il simbolo di un’epoca in cui il dolore veniva ignorato, ingoiato, superato in silenzio. Jay ammira quel modello. Ma è un’ammirazione carica di conflitto, perché sa, in fondo, che quella durezza ha un prezzo. La narrazione continua tra flashback di partite giocate con la clavicola rotta, fidanzate perse e panini mangiati per dimenticare. Ogni evento è legato a un consiglio del padre, sempre pragmatico, sempre emotivamente sordo.

"Non ho pianto nemmeno al suo funerale... Quell’uomo era tutto il mio mondo."

Qui il tono cambia. Jay si incrina. Sta parlando di un dolore che non è mai riuscito a elaborare. La frase "Quell’uomo era tutto il mio mondo" è un punto di rottura, una verità che forse nemmeno lui aveva mai detto ad alta voce. Ed è proprio qui che il monologo passa da resistenza a confessione.

"Mi guardavano tutti come se non gli volessi bene. Ma lui lo sapeva. Lo sapeva, non è vero?"

La domanda finale è struggente. Jay non sta parlando agli altri. Sta parlando a sé stesso, a suo padre, forse al bambino che è stato. È una richiesta di conferma che tradisce una profonda insicurezza: ha passato tutta la vita a non mostrare amore, ma ora si chiede se sia stato comunque capito. È il momento più umano del monologo, ed è costruito con un’onestà disarmante.

"Porca puttana è stato bello buttarlo fuori."

Chiusura perfetta. Volgare, diretta, liberatoria. Jay ha finalmente espresso ciò che ha represso per tutta la vita. E lo dice come solo lui saprebbe dirlo: con una bestemmia mezza ironica che chiude un momento che è stato tutto fuorché ridicolo.

Conclusione

Questo monologo è uno dei punti più alti del personaggio di Jay. È il momento in cui si rompe, ma senza diventare patetico. Non c’è retorica, non c’è redenzione da manuale. C’è solo un uomo che, per una volta, si permette di essere sincero. Non cambia completamente, non diventa “l’uomo nuovo” nel giro di un episodio. Ma qualcosa si muove. Si apre una crepa. E quella crepa è più efficace di qualsiasi lezione morale.

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