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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Riccardo Schicchi che introduce “Diva futura”: è una sorta di manifesto poetico-politico, la verbalizzazione di una visione del mondo che ha fatto scandalo, ma che viene raccontata qui con il tono di chi ha visto la propria rivoluzione diventare prima cultura pop e poi oggetto di repressione.
MINUTAGGIO: 2:03-10:14
RUOLO: Riccardo Schicchi
ATTORE: Pietro Castellitto
DOVE: Netflix
ITALIANO
Per quanto le nostre idee fossero definite bizzarre, scandalose e contro la morale, la realtà era che poi qualsiasi notizia ci riguardasse finiva in prima pagina. C’era qualcosa di misterioso per cui la società ci condannava da un lato, ma poi dall’altro ci sognava, ci desiderava, ci acclamava. Due facce paradossali della stessa medaglia. E a noi stupire e creare scandalo ci piaceva tantissimo. Crescendo ero sempre stato bullizzato. La virilità, l’aggressività, il mito del macho, non li ho mai capiti davvero. Le donne, invece, non erano così. Erano la parte più bella dell’universo. Il loro corpo, le loro forme, non le avevo mai viste come una cosa sporca da nascondere. E malgrado all’epoca fosse tutto censurato, mio padre mi adoperò molto per aiutare la mia formazione. Le bellissime creature erano così, ibere. E come si facevano distinte e diverse quando poi uscivano dalla porta della loro stanza. Peer gli antichi greci il nudo era integrale. Rappresentava l’autonomia e la libertà. Avevo un dono. Le dive le riconoscevo al primo sguardo, e malgrado non sia mai stato un Adone, per un qualche strano motivo alle donne sono sempre piaciuto, moltissimo. Diventammo inseparabili, eravamo spontanei, pieni di sogni, e per quanto possa sembrare paradossale eravamo puri. Decidemmo di cambiare il costume. Sorprendentemente scoprimmo che la gente era pronta. Ilona era una ventata di novità dissacrante. Attorno a lei si muoveva una corrente magnetica di desiderio, di energia, di vitalità. Ma poi iniziammo a essere costantemente arrestati da apparati di polizia, più delle volte sovradimensionati. Con l’accusa di reati lesivi del buon costume. Il risultato fu che le trasmissioni televisive vennero tagliate, i giornali censurati e gli spettacoli tagliati. Dovevamo trovare una soluzione… un’idea. Non ero convinto. Ma per noi che ci eravamo posti come difensori della libertà sessuale, era difficile sottrarsi alla crescente pressione: il porno è il futuro. E fu un successo incredibile. Ilona divenne una pornostar, termine che finora non esisteva, lo inventò il sottoscritto. Ilona era il primo personaggio pubblico che con la stessa faccia e lo stesso corpo poteva passare da rotocalchi familiari a una produzione pornografica. Fondammo la prima agenzia italiana di talenti destinati al mondo del porno. Io le chiamavo: “Artiste senza limiti”. E non contenti, creammo anche il Partito dell’Amore.
"Diva Futura" è un film che si muove dentro un segmento specifico della storia culturale italiana, quello dell’industria pornografica degli anni ’80 e ’90, osservata però da un’angolazione interna e quasi familiare. Al centro della narrazione c'è Riccardo Schicchi, interpretato da Pietro Castellitto, fotografo e regista che negli anni della fine della Prima Repubblica, nel pieno di una società post-ideologica ancora intrisa di moralismi democristiani e ipocrisia cattolica, fonda Diva Futura, la prima agenzia italiana di "talenti destinati al porno". Il film racconta l’ascesa di un gruppo di figure ormai entrate nel folklore nazionale: Ilona Staller, alias Cicciolina (Lidija Kordic), Moana Pozzi (Denise Capezza), Eva Henger (Tesa Litvan), ma lo fa da un punto di vista ben preciso: quello di Debora Attanasio (Barbara Ronchi), giovane segretaria borghese che entra per caso, e un po’ spaesata, in questo mondo eccentrico, disordinato, provocatorio ma anche – almeno inizialmente – mosso da un'idea di comunità.
Il cuore del film è nel tentativo di Schicchi di normalizzare e istituzionalizzare il porno in Italia, trasformandolo in una parte legittima del mercato culturale e dell'intrattenimento. L'operazione, paradossalmente, è insieme trasgressiva e conformista: trasgressiva per l’epoca e il contesto sociale, ma anche radicata in dinamiche imprenditoriali, famigliari e di gestione del potere che non sono così diverse da quelle di qualsiasi altro settore dell’industria culturale. "Diva Futura" è costruito a mosaico, in uno stile che alterna toni e registri (dal grottesco al sentimentale, dal documentaristico al teatrale), e lavora quasi per episodi – tanto che l'impressione che restituisce è quella di una serie tv condensata in un film.
Il film mette in scena il fallimento di un’utopia laica e pop, che per un momento ha illuso di poter conciliare libertà sessuale, intrattenimento e politica. L’elezione di Cicciolina in Parlamento, il tentativo più serio di Moana Pozzi di diventare sindaco di Roma, la nascita del Partito dell’Amore: sono tutti eventi reali, che il film rilegge non come provocazioni fini a sé stesse, ma come segnali di una tensione culturale irrisolta. Come se il porno, più che libertà, avesse sempre portato con sé lo specchio della nostra ipocrisia nazionale.
Il monologo si apre con un paradosso: il rifiuto pubblico e il desiderio privato. È questo il cuore della visione di Schicchi. La società italiana – cattolica, borghese, conservatrice – disprezza ufficialmente il suo lavoro, ma al tempo stesso lo consuma voracemente. La pornografia, in questo contesto, non è solo un mercato: è uno specchio della nostra ipocrisia. Quando dice "qualsiasi notizia ci riguardasse finiva in prima pagina", Schicchi evidenzia una dinamica mediatica fondamentale: il porno genera scandalo, ma è anche spettacolo. Subito dopo, entra in scena la biografia personale: l’emarginazione vissuta da ragazzino, l’incomprensione verso il modello di virilità dominante, la scoperta delle donne come creature "libere", mai sporche. Qui il discorso vira quasi sul filosofico: gli antichi greci e la nudità come forma di autonomia, in netto contrasto con la censura contemporanea. Il corpo femminile, in questa visione, è celebrazione, non oggetto da nascondere. Schicchi si autodefinisce dotato di un talento – il riconoscere le "dive" al primo sguardo – e si presenta come una sorta di catalizzatore carismatico. Senza falsa modestia, afferma: "alle donne sono sempre piaciuto, moltissimo" e condivide l’idea che tutto, all’inizio, fosse guidato da spontaneità e sogni. Una rivoluzione "pura", quindi, nel senso di non calcolata, non ancora contaminata dall’industria e dal cinismo del sistema.
Poi arriva la repressione: arresti, censura, polizia. Il linguaggio si fa più amaro, quasi disilluso. Ma proprio qui nasce l’idea chiave: "il porno è il futuro". È una frase potentissima, che rivela la svolta: da provocazione culturale a vera e propria industria. E qui Schicchi si appropria del termine "pornostar", dicendo di averlo inventato lui. È un gesto di autolegittimazione, ma anche un modo per sottolineare come, fino a quel momento, non esistesse un linguaggio per quello che stava accadendo. Diva Futura diventa quindi non solo un’agenzia, ma un laboratorio linguistico e culturale.
Infine, la fondazione del Partito dell’Amore: un’estensione logica della sua visione del mondo, ma anche una provocazione politica esplicita. Il porno non è più solo intrattenimento o trasgressione: diventa forma di partecipazione, proposta di società alternativa, ironica ma reale.
Questo monologo è il ritratto di un uomo che ha cercato di sovvertire le regole del gioco dall’interno, con l’idea che il desiderio potesse essere liberazione e non solo consumo. In un’Italia ancora legata ai valori della famiglia, del pudore e del "buon costume", Schicchi si pone come agente del caos – ma di un caos creativo, comunitario, perfino politico. Il monologo si muove costantemente tra il personale e il collettivo, tra l’autocelebrazione e la denuncia sociale. È costruito per umanizzare un personaggio che, per molti, resta legato solo all'immagine del pornografo. Ma qui appare come un outsider carismatico, malinconico, con un’idea di bellezza e di libertà radicale, in grado di riconoscere nelle dive una forma d’arte e non solo di esposizione.
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