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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo di Oliver Mellors, interpretato da Jack O’Connell nella versione del 2022 de L’amante di Lady Chatterley, arriva in un momento preciso e molto denso del film. È una confessione, ma anche una dichiarazione di intenti. È un uomo che prende posizione, che si espone – ma lo fa a modo suo, con pudore, con parole misurate. Qui sotto trovi l’introduzione, l’analisi dettagliata e una conclusione che cerca di restituire il peso emotivo e tematico di questo momento. Questo monologo arriva nella parte finale del film, quando le strade dei due protagonisti sembrano ormai separate, e tutto sembra già deciso. E proprio in quel momento, Oliver prende la parola.
MINUTAGGIO: 1:59:00-2:’01:00
RUOLO: Oliver
ATTORE: Jack O'Connell
DOVE: Netflix
INGLESE
You’ll be impressed to learn that word of your departure from Wragby has made it all the way to my little village in Scotland. A man came to work in the local mines, brought the tale with him, telling everyone in the pub about a lady who fell for a hired man and didn’t care if the world knew it because… she loved him. Names weren’t used, of course. I was simply “the gamekeeper.” You were the “Lady in love.” It was a good story, and I found myself wondering if there might be more to the tale. A feller I knew from the army got me work at a farm here. Thirty shillings a week and decent lodgings in a cottage up the road. I thought I needed a purpose before bringing you and a child into my life. I can’t say I’ve found any greater meaning here on the farm, but I’ve made a home. I can’t imagine what you’ve already been through and how much you’ve already given up. You’d be giving up even more to come live here with me, but… what we have… together is different than anything I’ve ever known. There’s a little flame between us. It’s always burning. And I’ve come to believe that tending a fire like that is… purpose enough for any life.
ITALIANO
Resterai colpita sapendo che la notizia della tua partenza è giunta fino al mio piccolo villaggio in Scozia. Un uomo è venuto a lavorare nelle miniere locali e in un pub ha raccontato la storia di una Lady che si era innamorata di un lavoratore. E a lei non importava che il mondo lo sapesse, perché lo amava. Non ha mai fatto nomi, ovviamente. Io ero il guardacaccia, e tu la Lady innamorata. Era una bella storia, e mi sono ritrovato a chiedermi se potesse avere un seguitio. Un uomo che era nell’esercito con me mi ha trovato lavoro qui: 30 scellini a settimana, e un alloggio dignitoso in un cottage. Pensavo che mi servisse uno scopo, prima di far entrare te e un bambino nella mia vita. Non posso dire di aver trovato un significato più profondo qui alla fattoria ma… ora ho una casa. Non riesco a immaginare quello che hai già passato e a quanto hai già rinunciato. Faresti ancora più rinunce per vivere con me. Ma… quello che abbiamo, insieme, è diverso da tutto ciò che ho conosciuto. Tra noi c’è una fiammella che arde sempre. E sono giunto a credere che prendersi cura di un fuoco così, è uno scopo sufficiente per qualunque vita.
“L’amante di Lady Chatterley”, un film tratto dall’omonimo romanzo di D.H. Lawrence, che è stato adattato più volte nel corso degli anni. La versione più recente (quella del 2022, diretta da Laure de Clermont-Tonnerre) è probabilmente la più interessante da analizzare dal punto di vista cinematografico perché riesce a restituire con delicatezza e rigore tutto il peso del conflitto emotivo e sociale al centro della storia.
Siamo nell’Inghilterra del primo dopoguerra, in una società ancora rigidamente divisa in classi. La protagonista è Constance Reid, una giovane donna colta e sensibile che, per dovere più che per amore, sposa Sir Clifford Chatterley, un aristocratico che torna dalla guerra con una grave disabilità fisica: è paralizzato dalla vita in giù.
Il loro matrimonio entra presto in una fase di gelo emotivo. Clifford, pur essendo affettuoso, si rifugia nella scrittura, nell’orgoglio di casta e nelle convenzioni sociali. È un uomo che cerca di vivere la propria menomazione fisica come un problema da razionalizzare, e finisce per negare completamente la dimensione del corpo, soprattutto quella della sua giovane moglie.
Constance, o Lady Chatterley, si ritrova in una casa opprimente, isolata nel verde e nei silenzi del Nottinghamshire, e inizia a scivolare in una forma di depressione dolce, fatta di gesti sempre più meccanici, di attese sospese. Finché non incontra Oliver Mellors, il guardiacaccia della tenuta. Mellors è un uomo solitario, ruvido, che parla poco e vive lontano dal mondo aristocratico.
Tra i due nasce un rapporto che parte in modo fisico, quasi istintivo, e poi si trasforma lentamente in qualcosa di molto più profondo. È una relazione che riattiva Lady Chatterley, la riporta al mondo, la costringe a mettere in discussione le regole del suo ambiente, la moralità dominante, e soprattutto l’idea che l’amore e il desiderio siano due cose separate.
“Resterai colpita sapendo che la notizia della tua partenza è giunta fino al mio piccolo villaggio in Scozia...” Oliver racconta di una storia sentita in un pub. Una storia vera, ma già diventata leggenda. È come se il loro amore fosse uscito dal mondo reale ed entrato in quello del racconto orale, trasformandosi in mito. Ed è significativo che la voce popolare ne abbia colto l’aspetto più radicale: una Lady che si innamora di un lavoratore, e che non ha paura che il mondo lo sappia. Questo primo passaggio ci dice che ciò che hanno vissuto ha avuto una forza che ha superato la loro stessa esperienza. È un amore che ha lasciato una traccia. “Io ero il guardacaccia, e tu la Lady innamorata...” Qui Oliver si riconosce nel racconto, ma lo fa con un tono tenero, senza rivendicazioni. Non è un eroe romantico. È semplicemente un uomo che ha vissuto qualcosa di profondo. Il suo riconoscersi in quella narrazione lo spinge a chiedersi se ci possa essere “un seguito”. Non è solo un desiderio: è una domanda aperta, che contiene speranza ma anche rispetto per le scelte di lei. “Pensavo che mi servisse uno scopo, prima di far entrare te e un bambino nella mia vita...”
Oliver parla della sua idea di responsabilità. Non vuole essere un amante “poetico” o impulsivo. Vuole costruire qualcosa che abbia senso. Trova un lavoro, una casa, una forma di stabilità. Anche se ammette, con disarmante sincerità, che non ha trovato chissà quale significato “più profondo” in quella nuova vita. Ma ha una casa. E questo è il punto. “Non riesco a immaginare quello che hai già passato e a quanto hai già rinunciato...” Oliver non dà per scontato nulla. Non presume. Anzi: riconosce che Connie ha già perso molto, e che qualunque scelta futura comporterebbe altre rinunce. È il contrario di un discorso maschile dominante: non c’è né eroismo né pretesa. Solo un’invito, che rispetta la sua libertà. “Tra noi c’è una fiammella che arde sempre...” Oliver usa un’immagine semplice – il fuoco – ma potentissima. Non parla di passione travolgente, ma di una fiammella. Qualcosa di piccolo, quotidiano, ma che resiste. E nel dire che “prendersi cura di un fuoco così è uno scopo sufficiente per qualunque vita”, Oliver sta facendo una dichiarazione d’amore matura: non parla di cambiare il mondo, ma di custodire qualcosa di vivo. E quel qualcosa è il legame che ha con lei.
Questo monologo è uno dei momenti più intimi e veri dell’intero film. Non solo perché rivela cosa pensa Oliver, ma perché lo mostra in una forma nuova: non più l’uomo silenzioso, fisico, selvatico, ma una persona che si è presa il tempo per comprendere cosa conta. È anche un ribaltamento rispetto ai canoni narrativi tradizionali: non è la Lady a fare la dichiarazione, ma il lavoratore. E non lo fa con fiori o frasi teatrali, ma con parole concrete, dolci, e piene di umanità.
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