Monologo Teatrale Femminile - Blanche in \"Un tram che si chiama desiderio\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Blanche DuBois, rivolto a Mitch, è un punto di svolta emotivo nell’opera “Un tram che si chiama desiderio”. Il monologo arriva in un momento chiave della relazione tra Blanche e Mitch. Fino a quel punto, Blanche ha costruito una serie di maschere: seduttiva, teatrale, sofisticata. Ma sotto quella superficie c’è una persona in frantumi, e qui per la prima volta si apre davvero.

Mi innamorai...

Quando avevo 16 anni, mi innamorai di un ragazzo. Ma così di colpo, e in un modo così pieno, totale! E’ come se all’improvviso tu accendi un faro nella penombra, così si trasformò il mondo per me! Ma ero sfortunata. Fu un inganno.

Lui aveva qualcosa di diverso, una sensibilità, una mollezza, delicatezza, che non era da uomo… Lui cercò aiuto da me. Ma io non sapevo… Io non capii niente … Sapevo solo di volergli un bene immenso. . .

Poi, poco dopo il matrimonio, scoprii tutto. Nel modo più tremendo. Entrando in una stanza che credevo vuota… c’erano due persone a letto… il ragazzo che avevo sposato e un uomo più anziano che da anni era il suo amico… il suo amante.

Dopo di che, facemmo finta di niente. Tutti e tre, quella sera stessa, andammo fuori a divertirci, a ballare, e per tutta la sera giù a ridere, a bere, a ballare, a ballare. Ballammo, ballammo tanto! Poi ad un certo punto, nel mezzo del ballo, senza potermi frenare, mi era scappato. Ho detto “ho visto, ho visto tutto… mi fai schifo!”.

Allora il giovane che avevo sposato si staccò da me e scappò via. Qualche momento dopo, uno sparo! Corsi fuori, tutti corsero fuori, gridavano “Alan! Alan! Il giovane Grey!”… S’era infilato la rivoltella in bocca, e sparato, tanto che il cranio gli era schizzato via.!… E allora il faro che s’era acceso sul mondo, si spense di nuovo e mai più per un solo istante da allora, ha brillato una luce tanto più forte di questo mozzicone di sigaretta.

Un tram chiamato desiderio

"Un tram che si chiama Desiderio" (A Streetcar Named Desire), la celebre opera teatrale di Tennessee Williams, andata in scena per la prima volta nel 1947. È uno dei testi più importanti del teatro americano del Novecento, e non a caso è stato portato al cinema da Elia Kazan nel 1951, con Marlon Brando e Vivien Leigh in due interpretazioni diventate leggenda.

La storia si svolge a New Orleans, quartiere francese, in un contesto popolare, rumoroso, pulsante di vita quotidiana. Il cuore del dramma è lo scontro tra due mondi, due visioni della realtà che si incarnano in due personaggi diametralmente opposti: Blanche DuBois e Stanley Kowalski.

Blanche DuBois arriva a New Orleans prendendo un tram (chiamato Desire, appunto), per andare a trovare la sorella, Stella, che vive con il marito Stanley. Blanche è elegante, fragile, affettata. Viene da un passato fatto di illusioni aristocratiche ormai decadute: la sua famiglia ha perso tutto, incluso il vecchio maniero di famiglia, Belle Reeve.

Fin da subito, però, si percepisce che c'è qualcosa che non torna in lei: è agitata, parla con toni melodrammatici, ha bisogno di mentire per non guardare in faccia la realtà. Nasconde segreti. Tanti. Stanley, ex soldato, polacco-americano, è l'opposto: concreto, diretto, violento, viscerale. Vive la vita come un istinto. Appena Blanche entra nella sua casa, Stanley la percepisce come una minaccia. Lei non solo disprezza il suo modo di vivere, ma comincia anche a destabilizzare il rapporto con Stella. E Stanley, che è territorialissimo, comincia a indagare sul passato di Blanche.

Da qui parte una sorta di braccio di ferro psicologico.Stanley scopre che Blanche è stata cacciata da un albergo della sua città per comportamenti scandalosi. Che ha avuto una relazione con un giovane studente. Che dopo la morte del marito (un evento centrale nella vita di Blanche) è sprofondata in una spirale di fughe, dipendenze e instabilità.

Blanche, dal canto suo, cerca disperatamente di aggrapparsi a qualcosa. Si innamora di Mitch, un amico di Stanley, e prova a rifarsi una vita. Ma Stanley distrugge anche questa illusione. Il punto di non ritorno arriva in una notte di scontro violento. Stanley, durante il parto di Stella, aggredisce Blanche. Nella scena più tragica dell'opera, la violenta sessualmente, completando la distruzione psicologica della donna. Blanche crolla definitivamente. La vediamo alla fine prelevata da due medici, in un momento di smarrimento completo, mentre pronuncia la sua frase più celebre: "I have always depended on the kindness of strangers." Stella, pur avendo intuito ciò che è accaduto, resta con Stanley. La tragedia si chiude nel silenzio e nell’impotenza.

Analisi Monologo

“È come se all’improvviso tu accendi un faro nella penombra”. Blanche usa la luce come simbolo dell’innamoramento, ma anche come metafora della verità. Il faro illumina, rivela, e cambia tutto. Quel primo amore è stato per lei un’illuminazione totale, un risveglio dell’anima e dei sensi. Ma proprio perché era così pieno, così totale, la sua perdita sarà devastante. “Lui aveva qualcosa di diverso... una delicatezza che non era da uomo”. Blanche descrive Alan, il marito, come un ragazzo sensibile, diverso, con una dolcezza che lo distingueva dagli altri. Lo fa senza rabbia, con un dolore che è ancora lì, vivo. Qui Williams inserisce in modo molto diretto — per i tempi, sorprendentemente diretto — il tema dell’omosessualità repressa. Alan viveva in un’epoca e in un contesto in cui non poteva essere se stesso, e questo lo condurrà alla tragedia. Ma c’è anche una chiave ulteriore: Blanche lo ama proprio per quella sua diversità, solo che non ha gli strumenti emotivi e culturali per comprenderla fino in fondo. E quando la verità le esplode davanti, la sua reazione è impulsiva, violenta, distruttiva.

“Mi fai schifo!” – “Uno sparo!” Il punto più drammatico è il culmine emotivo della scena. Blanche non solo perde l’uomo che amava, ma si sente colpevole della sua morte. Il modo in cui racconta lo sparo — improvviso, fisico, brutale — ci fa capire che quel trauma non è mai stato elaborato. Lo vive ancora oggi, come se fosse appena accaduto. La descrizione del cranio che “gli era schizzato via” è quasi iperrealista, e serve a rendere l’idea che non c’è stata alcuna protezione o filtro: Blanche ha visto tutto, e ne è rimasta segnata. “Il faro si spense... e mai più ha brillato una luce tanto forte”. Qui Blanche chiude il cerchio. Dopo la morte di Alan, tutto per lei è stato oscurità, o almeno una luce fioca, incerta. La vita non è più stata illuminata da un sentimento autentico. Ecco perché si aggrappa al desiderio, alle illusioni, agli uomini sbagliati: cerca disperatamente quella luce, ma sa che non tornerà mai.

Conclusione

Questo monologo non serve solo a spiegare il passato di Blanche. Serve a farci capire il suo presente. Blanche vive in una condizione mentale precaria non perché è semplicemente “folle”, ma perché ha vissuto una rottura emotiva insanabile. Quella frase finale, sulla luce della sigaretta, è devastante proprio perché è ordinaria: ci dice che tutto il mondo interiore di una donna è stato ridotto a un chiarore fioco e instabile. Come dire: è ancora viva, ma non riesce più a vedere davvero.

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