Monologo Teatrale Femminile - Maggie in \"La gatta sul tetto che scotta\" di Tennesee Williams

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Siamo nel primo atto dell’opera, e questo monologo è uno degli snodi fondamentali per entrare nella mente di Maggie. In scena c'è una donna tagliente, esasperata, ironica, che tenta disperatamente di scuotere Brick dal torpore alcolico in cui si rifugia. Ma dietro la sua loquacità, c'è una fame affettiva, sessuale e sociale che consuma tutto. Questo sfogo, apparentemente comico, è in realtà un grido d’allarme. Non è un monologo costruito per mostrare solo rabbia o gelosia: è un campo minato emotivo dove ogni parola è un’esplosione trattenuta. È il momento in cui Maggie, con tutta la sua verve e lucidità, mette a fuoco i nemici veri e finti del loro matrimonio.

Nemici del matrimonio

Ma tu senti, come urlano!… Ma dove avranno le corde vocali quei mostriciattoli senza collo? Stasera a tavola ero talmente fuori della grazia di Dio, guarda, stavo per urlare! Un urlo da sentire da qui all’Ohio! Ho detto alla tua deliziosa cognata: « Perché non li fai mangiare in cucina, su una tavola cerata, i tuoi adorabili figlioletti? Non vedi che sporcano tutto?» Avessi visto la divinità offesa! « Come? – mi fa, – il giorno del compleanno di papa? Non me lo perdonerebbe mai!».

Figurati, papa appena s’è seduto a tavola con tutti quei senza collo che s’ingozzavano e sbrodolavano, ha messo giù la forchetta e ha detto: « Santo Dio, Gooper, mandali in cucina, questi porci, mettili a un truogolo!» Io morivo, guarda…. Cinque, ne hanno, hai capito? E il sesto è in viaggio. Se li sono portati dietro in massa, pure i gemelli nella carrozzina, come una mandria da vendere alla fiera. Non stanno fermi un minuto.

« Tesoro, fa’ vedere al nonno come sei bravo. Mostra le fossette. Di’ la poesia. Fa’ le capriole. E fa’ questo e fa’ quello». Una continuazione. Il tutto naturalmente, condito da allusioni velenose a noi due: esseri senza figli, sterili, inutili e da mandare al macero. Divertente, eh? Se non fosse disgustoso.

È talmente chiaro dove vogliono arrivare… Vogliono soffiarti la parte d’eredità che ti spetta, ormai che tutti sanno che tuo padre ha il cancro. È arrivata l’analisi, oggi. L’ho appena vista. E non ti dirò che m’abbia sorpresa. Da questa primavera, quando sia­mo arrivati, avevo riconosciuto i sintomi. E figurati se non hanno mangiato la foglia il fratello e la cognata. Per questo hanno rinunciato alle fresche arie dei monti, quest’anno, e se ne sono venuti qui al caldo a fare i bagni di fiume, loro e tutte le scimmie!

Dico che hai ancora una grossa carta da giocare. Tuo padre ti adora, e non può soffrire tuo fratello e tua cognata. Basta vedere che faccia fa alle dissertazioni dell’incubatrice, quando lei si vanta di aver rifiutato l’anestesia alla nascita dei due gemelli, perché la maternità è un avvenimento che una donna deve vivere in tutta la sua pienezza per assaporarne tutta la prodigiosa bellezza, per cui si è trascinata dietro anche il marito nella sala parto. Ad assaporarsi anche lui tutta questa prodigiosa bellezza, della venuta al mondo dei mostri senza collo!

Papa, sulla cara coppia, la pensa come me! Io – io lo diverto, lo faccio ridere, gli piaccio.

La gatta sul tetto che scotta

“La gatta sul tetto che scotta” (titolo originale: Cat on a Hot Tin Roof) è una delle opere più note di Tennessee Williams, scritta nel 1955 e portata per la prima volta a Broadway nello stesso anno. Si tratta di un dramma familiare ambientato nel Sud degli Stati Uniti, in una grande casa colonica del Mississippi, durante una calda serata d’estate. Ma più che un racconto di eventi, è un'indagine profonda nei nervi scoperti di una famiglia: rancori, segreti, sessualità repressa e il confronto con la morte. Siamo nel giorno del compleanno del patriarca Big Daddy, ricco proprietario terriero. I membri della sua famiglia si riuniscono per festeggiarlo. In realtà, sanno che Big Daddy è malato di cancro e che presto morirà — ma lui non ne è consapevole, e gli è stato detto che ha solo “un piccolo problema intestinale”. Su questa bugia si fonda l’intera tensione della commedia. Ogni personaggio sta recitando una parte, in un grande teatro domestico dove tutti conoscono la verità ma fingono il contrario.

Al centro del dramma ci sono Brick e Maggie, una coppia in crisi.

Brick è un’ex atleta, ora alcolizzato e apatico, ha smesso di fare l’amore con Maggie. Vive in uno stato di indifferenza, consumato da qualcosa che nessuno riesce a definire con chiarezza all’inizio.

Maggie: È lei che dà il titolo all’opera. Maggie è inquieta, piena di desiderio, frustrazione e senso di esclusione. È una donna che combatte per la propria posizione nella famiglia, nella coppia e nell’eredità. Ma più che per soldi, combatte per essere riconosciuta, desiderata, vista. È proprio lei a dirsi una "gatta sul tetto che scotta": un'immagine di precarietà e urgenza, di chi vive aggrappata a una situazione insostenibile ma non può permettersi di cadere.

L’ostilità di Brick verso Maggie e il suo disinteresse per la vita ruotano intorno alla morte del suo migliore amico, Skipper. C’è un non detto che pesa come una montagna: un’ombra di omosessualità, di sentimenti non dichiarati tra Brick e Skipper. Maggie accenna a un legame troppo intimo, e Brick la odia per aver insinuato ciò che lui stesso non riesce ad affrontare.

Brick è un uomo bloccato. Non riesce a fare i conti con la propria identità, con l’affetto che provava per Skipper, e si rifugia nell’alcol. La sua è una forma di autodistruzione silenziosa. Big Daddy rappresenta la forza bruta e l’autorità, mentre Brick è un ex campione decaduto. La mascolinità in Williams è quasi sempre un travestimento. In questa famiglia, gli uomini devono essere duri, eredi, dominanti… ma sono fragili, stanchi, pieni di crepe. “Viviamo in un’epoca di menzogne,” dice Brick. Tutti mentono: sulla malattia, sull’amore, sul passato. La famiglia è tenuta insieme da un patto tacito di silenzi e omissioni. E ogni tentativo di verità è un atto di rottura, di violenza. Il non detto tra Brick e Skipper è il cuore pulsante del testo. Williams non lo nomina mai esplicitamente, ma la tensione omosessuale è chiara. Siamo negli anni ’50: l’ambiguità è una forma di sopravvivenza.

Analisi Monologo

Il tono è sarcastico, brillante, sopra le righe. Ma non è teatro dell'assurdo. È il modo che Maggie ha per sopravvivere in una famiglia che la isola, in una casa che non è sua, con un marito che non la desidera più. Le sue battute sui “mostriciattoli senza collo” e sulla “prodigiosa bellezza” della maternità sono velenose, sì, ma rivelano anche una ferita: Maggie non è madre, e nella cultura patriarcale in cui è immersa, questo la rende automaticamente “inutile”. Il sarcasmo non serve a far ridere: è una reazione chimica alla vergogna. Gooper (il fratello di Brick) e sua moglie Mae sono gli antagonisti ideali per Maggie. Non solo perché fanno di tutto per conquistare Big Daddy e la sua eredità, ma anche perché incarnano l'idea della famiglia “fertile e funzionale”. Il fatto che abbiano già cinque figli e un sesto in arrivo, è una provocazione biologica. Non c’è bisogno che parlino esplicitamente: la sola presenza di quei bambini rende Maggie trasparente, marginale, esclusa. Lei li chiama “mandria”, “scimmie”, “porci”: non sono bambini, sono proiettili emotivi sparati contro di lei.

L'eredità non è solo una questione economica. È potere, riconoscimento, appartenenza. Maggie sa benissimo che, per restare in gioco, deve dimostrare che lei e Brick sono ancora una coppia “valida”. E sa anche che Big Daddy, pur con tutti i suoi difetti, ha un debole per lei: ride alle sue battute, la trova vivace. Così Maggie cerca di usare quella connessione come arma. Non per avidità, ma perché in questo mondo, se non giochi le tue carte, sei fuori. Il monologo è anche una lezione sul comportamento in ambienti dominati dalla finzione sociale: chi non recita, scompare. Anche se Brick non parla, è il vero interlocutore del monologo. Maggie lo sfida, lo provoca, lo informa. Ma soprattutto cerca di rianimarlo. Per tutto il tempo lei agisce contro la sua passività. Ogni frase è una frustata per farlo reagire, per farlo uscire dal silenzio in cui si è rifugiato. Eppure, sa benissimo che lui è altrove. E questo rende ogni sua parola ancora più disperata.

Conclusione

Questo monologo è un’operazione chirurgica con cui Maggie cerca di sopravvivere a una guerra domestica in cui ogni cosa – i figli, la malattia, i sorrisi, perfino l’umorismo – è un’arma. Tennessee Williams costruisce un personaggio femminile che vive in equilibrio tra l’intelligenza e il dolore. Maggie non ha spazio per il sentimentalismo. È spietata, ma non cattiva. È sola, ma non si arrende. È, come dice il titolo, una gatta che cammina su un tetto bollente: sa che se smette di muoversi, brucia. E questo monologo è il suo modo di restare in piedi.

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