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~ LA REDAZIONE DI RC
Nel quarto episodio di Sandokan, intitolato “Singapore”, la serie entra nel cuore delle origini del pirata e del suo legame con la città che considera casa. L’episodio alterna passato e presente, mostrandoci come Sandokan sia diventato il capo che conosciamo e, allo stesso tempo, come le sue certezze vengano distrutte in poche ore. In questo articolo troverai la trama completa dell’episodio 4 e la spiegazione del finale, con particolare attenzione al rapporto tra Sandokan, sua madre Nur, Marianna e Brooke.

L’episodio si apre a Singapore nel 1838, qualche anno prima degli eventi presenti della serie. In un circolo di lotta clandestina, gli uomini si accalcano per assistere all’incontro principale della serata: sul ring c’è proprio Sandokan, più giovane, già imponente ma non ancora il capo leggendario che conosciamo. Un uomo vicino a lui gli ordina di perdere di proposito lo scontro, perché l’incontro è truccato e i soldi girano sulle scommesse. Sandokan accetta a parole e inizia a subire i colpi, deriso dalla folla. Tra il pubblico, Yanez lo osserva da lontano, studiandolo. Ma qualcosa in Sandokan scatta: rifiuta l’umiliazione, smette di recitare la parte del perdente e libera le sue vere capacità di combattente, ribaltando il match con facilità e vincendo l’incontro. Questa vittoria “illegale” scatena l’odio dell’uomo che lo aveva pagato per perdere. Più tardi, Sandokan viene aggredito in strada da lui e dai suoi uomini: sono pronti a “rompergli le ossa” per il torto subito. Ma, in quel momento, interviene Yandez, che lo salva dall’aggressione. Dopo lo scontro, i due si presentano. Yandez gli propone di unirsi alla sua ciurma, intuendo il potenziale del giovane lottatore. Ma Sandokan rifiuta: vive nel bordello di Singapore e non sembra pronto a lasciare quel mondo. Yandez però capisce che questa non è la fine del discorso, ma solo il primo round.
Al bordello, Sandokan è atteso da sua madre, malata di tubercolosi. Il medico è freddo: vuole essere pagato subito, altrimenti farà arrestare Sandokan. È ancora Yanez, a sorpresa, a intervenire e pagare il conto al posto suo. La madre di Sandokan assiste alla scena e ne parla con il figlio: è chiaro che se Sandokan vuole davvero salvarla e garantirle cure e sicurezza, gli servono più soldi, più potere, una vita diversa da quella del semplice pugile di bordello. A quel punto, il ragazzo accetta l’offerta di Yanez ed entra nella ciurma, segnando l’inizio della sua trasformazione in pirata.
Torniamo al presente narrativo: la ciurma di Sandokan è diretta a Singapore, dove il capitano vuole organizzare il riscatto per Marianna. Quando la città appare all’orizzonte, il sottotesto è chiaro: più che una tappa, è una sorta di ritorno alle origini, alla casa e al passato irrisolto del protagonista. Anche Brooke e Murray arrivano a Singapore e iniziano a raccogliere informazioni su Sandokan. Ma qui non sono sul loro terreno: la polizia locale non risponde agli ordini inglesi. Un poliziotto va ad avvisare Sandokan del loro arrivo, dando al pirata un vantaggio strategico. Murray è convinto: devono solo aspettare che Sandokan si faccia vivo per trattare il riscatto. Brooke, invece, si allontana ed è subito attirato da una taverna dove si fuma oppio. Mentre procede tra le vie, ha la sensazione di essere seguito. Un ragazzo gli si avvicina e dice di sapere cosa sta cercando. Brooke lo segue in una strada addobbata di drappi colorati, e lì sente la voce di Sandokan. Davanti a lui compaiono Sandokan e Yanez. L’incontro è teso ma controllato: Yandez consegna a Brooke le condizioni del riscatto. Brooke vorrebbe vedere Marianna, ma loro rifiutano. Il potere, in questa fase, è tutto nelle mani dei pirati. Marianna, intanto, rifiuta di mangiare e discute con Sani. È ancora ostile, arrabbiata, sospesa tra terrore e ribellione.
Sandokan, tornato al bordello, che ora è diventato anche un centro di traffici illegali di oggetti, armi e perfino animali, paga il ragazzo che ha fatto da tramite con Brooke. Tra le merci esotiche in vendita, vediamo, ad esempio, un pitone: un dettaglio visivo che sottolinea il lato pericoloso e ambiguo del “regno” di Sandokan. Marianna osserva tutto questo da lontano, cercando di capire chi sia davvero l’uomo che la tiene in ostaggio.
Sandokan parla con sua madre Nur della situazione e del fatto che Marianna si rifiuta di nutrirsi. Nur non capisce perché la ragazza sia così dura con lui. Sandokan liquida il problema: per lui Marianna è un ostaggio, niente di più, e chiede alla madre di occuparsi di lei. Al consolato, intanto, viene recapitata la richiesta di riscatto. Brooke è sempre più nervoso, si chiude in camera a fumare oppio, schiacciato tra il dovere e le sue fragilità. Nel bordello, Nur va da Marianna portandole del cibo. Le racconta che quella casa, prima, era un bordello vero e proprio, dominato dalla violenza e dallo sfruttamento, e che Sandokan l’ha tratta in salvo: ha comprato il bordello e ha cacciato chi sfruttava le donne, compresa lei. Per la prima volta, Marianna sente una versione di Sandokan che non coincide con il “pirata-mostro” raccontato dagli inglesi: un uomo capace di violenza, sì, ma anche di protezione.
Nur le offre da mangiare e le dice che Sandokan ha già parlato con Brooke: presto sarà libera. Tanto vale mangiare. È un momento di umanità, di quotidianità, che si insinua dentro la trama del rapimento.
Yanez, nel frattempo, è preoccupato per il comportamento e le idee di Sani, sempre più radicale e delusa. Ne parla con Nur. Sani sta prendendo le distanze dal pirata più giovane, il pittore, che si sta chiaramente innamorando di lei. Sandokan parla con Sani del suo ruolo: lei pensava che fosse il Leader spirituale che Lamai aveva annunciato, colui che avrebbe salvato il popolo. Ma è delusa: non vede in lui il salvatore che sperava. Nur osserva questa conversazione, inquieta, perché tocca corde profonde e pericolose. Al consolato, il console è pronto a pagare il riscatto. Il consigliere del Sultano del Brunei e la matrigna discutono del rapimento e del rapporto particolare che Brooke ha con la sua serva, conosciuta da quando era piccolo. È un legame affettivo antico, quasi familiare, che rende Brooke più fragile e più umano.
Sul veliero, intanto, sono due giorni che Brooke non si fa vedere: è rimasto a Singapore, perso nei fumi dell’oppio. In una delle sue notti confuse, sente le urla di un uomo che aggredisce una donna del posto. Interviene, e in una visione sovrappone il volto della donna a quello della sua serva. La trascina via dall’aggressore, parla in hindi, poi si allontana stordito. Quando torna sulla nave, Murray lo rimprovera duramente. Per dimostrare la sua determinazione, Brooke rompe la pipa per l’oppio, affermando che sarà lucido per Marianna. È un gesto simbolico: vuole tagliare con la dipendenza per sentirsi all’altezza del compito.
Nur invita Marianna alla festa del capodanno lunare e la fa vestire per l’occasione dalle donne del bordello.
Marianna indossa abiti nobiliari, eleganti, lontani dal ruolo di ostaggio. Il giovane pirata pittore porta alcuni vestiti anche a Sani e le regala un disegno che ha fatto per lei, confessando il suo sentimento in modo indiretto. Nel frattempo, scopriamo che Nur e Yanez condividono un segreto che riguarda Sandokan. È qualcosa che il pirata ignora completamente e che non deve venire a sapere, almeno non ancora. Yanez conosce la verità e invita Nur al silenzio, consapevole che quella rivelazione cambierebbe tutto. Alla festa del capodanno lunare, Marianna arriva bellissima, vestita con abiti da nobildonna locale. Sandokan le propone un ballo: lei rifiuta all’inizio, ancora in conflitto, ma durante i festeggiamenti – tra musica, luci e danze – i due finiscono comunque per danzare insieme. È uno dei momenti più romantici e ambigui dell’episodio: l’ostaggio e il rapitore, il console e il pirata, si muovono in un fragile equilibrio tra attrazione, diffidenza e destino. Sul veliero di Brooke arriva finalmente il denaro per il riscatto. Brooke è deciso: è il momento di armare gli uomini e di combattere non appena Marianna sarà libera. Ma non sa che un’altra forza è entrata in gioco. Mentre Sandokan e Marianna ballano, nel cielo esplodono fuochi d’artificio verdi: è il segnale che il riscatto sta arrivando. Yandez si incontra con gli inglesi, che gli mostrano il denaro. Gli uomini di Sandokan guidano Brooke, bendato, verso il luogo dove si trova Marianna. Nel frattempo, dentro il rifugio-bordello, i pirati si preparano all’inevitabile scontro.
Brooke, ancora bendato, arriva finalmente davanti a Marianna per il ricongiungimento. Ma proprio in quel momento, fuori dal bordello, una folla di uomini vestiti di nero, combattenti velocissimi e decisivi, fa irruzione. Non sono inglesi. Lo scambio si trasforma in un bagno di sangue: uomini in nero sparano, attaccano, colpiscono. Brooke viene colpito da un proiettile vagante, sotto gli occhi di Marianna. Un altro colpo è diretto proprio a lei, ma Sandokan riesce a salvarla per un soffio. Il proiettile che avrebbe potuto uccidere Marianna colpisce invece Nur, la madre di Sandokan.
La ciurma riesce a respingere l’assalto, ma il quadro è chiaro: non sono più solo gli inglesi a dare la caccia a Sandokan. Ora ci sono anche gli uomini del Sultano del Brunei, che lo vogliono morto. Per i pirati non resta che una scelta: fuggire da Singapore. Marianna, ora al sicuro sul praho, cerca di salvare Nur, ferita gravemente, come può. Ma è tutto inutile: la donna è in punto di morte. Chiede di vedere Sandokan. L’uomo arriva al suo capezzale e, in quel momento, Nur decide di dirgli la verità che ha custodito per anni, e che Yandez conosceva: Sandokan non è suo figlio. È stato portato da lei quando aveva circa cinque anni, sconvolto dalla perdita dei propri genitori. Nur lo ha cresciuto come un figlio, ma non è la sua madre biologica. Gli consegna un bracciale, l’unico oggetto che aveva quando lo trovarono, e una domanda sospesa: “Io chi sono?” Sani ha la risposta che lui ancora non vede. Sandokan le mostra il bracciale, e lei gli dice: “Non lo hai ancora capito? Tu sei uno di noi.” L’episodio si chiude su questa doppia morte e rinascita: Nur muore, ma con la sua morte si apre per Sandokan la possibilità di scoprire le sue vere origini e il legame profondo con il popolo che ha sempre difeso.
La morte di Nur è il vero centro emotivo del finale.
E’ il pilastro affettivo e morale di Sandokan, la donna che l’ha salvato dal bordello, che lo ha visto diventare pirata, che ha sempre avuto uno sguardo di umanità su di lui. Il fatto che venga colpita da un proiettile destinato a Marianna è simbolico: Marianna rappresenta il futuro, il cambiamento, il ponte tra il mondo inglese e quello dei pirati; Nur appartiene al passato, alle radici di Sandokan; quando il proiettile cambia traiettoria, è come se il passato si sacrificasse per lasciare spazio al futuro.
La rivelazione finale sull’identità di Sandokan cambia tutto: non è il figlio di Nur, è stato trovato da bambino, porta con sé un bracciale come unico indizio delle sue vere origini.
Questo spiega perché Sandokan abbia sempre avuto un legame intenso con il tema del popolo oppresso, della terra rubata, della casa mancata: lui stesso è un uomo senza origine chiara, un orfano di guerra o di violenza. Quando chiede “Io chi sono?”, la domanda non è filosofica: è una ferita aperta. La risposta di Sani, “Tu sei uno di noi”, è la chiave del finale. Non gli dà ancora tutti i dettagli, ma gli indica una direzione: Sandokan non è un estraneo, non è solo un pirata che si è scelto una bandiera per caso, appartiene realmente al popolo che sta difendendo.

Il quarto episodio di Sandokan, “Singapore”, è un passaggio fondamentale nella serie: il momento in cui il mito del pirata si intreccia con la sua storia personale. Attraverso il bordello, le lotte clandestine, il capodanno lunare, il riscatto e l’imboscata, la serie racconta un uomo che perde madre, alleati e certezze, ma guadagna qualcosa di ancora più potente: la consapevolezza che la sua lotta non è casuale, che la sua vita ha radici più profonde di quanto credesse.
Con la morte di Nur e la rivelazione del bracciale, “Singapore” chiude un capitolo e apre la domanda che guiderà i prossimi episodi: chi è davvero Sandokan e cosa significa, ora, essere “uno di noi”?

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