Train Dreams: la poesia del tempo in un film che diventa immagine

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Analisi a cura di...

~ ANGELICA ATTANASI

l’ovvio è quel che non si vede mai, finché qualcuno non lo esprime con la massima semplicità

Khalil Gibran

Questa frase esprime esattamente quello che il film Train Dreams prova a fare con una poesia che raramente viene espressa senza artificio alcuno. Un quadro silenzioso e colorato del tempo che scorre apparentemente senza riferimenti che ne traccino effettivamente il suo scorrere se non l’ingrigirsi di una barba. Il regista Clint Bentley scrive e dirige un film tratto dalla novella di Denis Johnson del 2011, guidando magistralmente attori del calibro di Joel Edgerton, affiancato da un cast che comprende Felicity Jones, Clifton Collins Jr., Kerry Condon e William H. Macy.

Trama con spoiler

Il film Train Dreams segue l'arco di 80 anni della vita di Robert Grainier, figura legata ai territori intorno a Bonners Ferry, in Idaho. Robert arriva nella regione da bambino, orfano, trasportato dalla Great Northern Railway. Dopo aver abbandonato gli studi, trascorre una giovinezza senza orientamento finché incontra Gladys Olding, con cui si sposa e mette su casa lungo il fiume Moyie, accogliendo la nascita della figlia Kate. L'esistenza di Robert viene segnata dal lavoro sui cantieri ferroviari della Spokane International Railway, da un episodio violento che lo perseguita nel tempo e dai ritmi del disboscamento stagionale che lo tengono lontano dalla famiglia. Le difficoltà economiche seguite alla Prima Guerra Mondiale portano lui e Gladys a tentare nuove strade, ma un incendio sconvolge la loro vita. Robert ricostruisce ciò che resta attorno alla capanna, cercando un nuovo equilibrio tra solitudine, lavoro e incontri inattesi. Negli anni, mentre il mondo cambia e si modernizza, anche il suo percorso prende una direzione imprevista, fino a una scelta finale che suggella il suo rapporto con il senso stesso della vita e della memoria. La narrazione si chiude ricordando la sua morte nella capanna nel novembre 1968 e riportando le parole secondo cui, “as he misplaced all sense of up and down, he felt, at last, connected to it all” ("mentre perdeva ogni senso di su e giù, si sentì, finalmente, connesso a tutto ciò"). 

Per una spettatrice avida di azione, di senso e di fantasia come me, imbattermi e seguire l’evolvere di Train Dreams è stato come un pomeriggio passato a contemplare il bello della natura senza sentire il bisogno di correre e dimostrare di esistere, un tempo per riflettere e lasciarsi guidare dalla storia attraverso il tempo con un ritmo placido.

Sono pochi i film, ormai, che raccontano l’esistenza senza che essa sia un tributo alla eccezionalità dei suoi protagonisti, nella “banalità” della vita del protagonista Robert Grainier si attraversa un’epoca di grandi avvenimenti che vanno dalla fine della Prima Guerra Mondiale agli anni ’60 attraversando un America che muta per alcuni e rimane immutata per altri. Nella silenziosa attesa di Robert c’è tutta la potenza di un legame che non si spezza né si attenua con il passare del tempo, la sua caparbia decisione di rimanere esattamente dove tutto è iniziato e finito, cristallizza il tempo.

Solo uno specchio gli svelerà come il passare degli anni lo abbiano cambiato solo esternamente e come lo stupore verso il nuovo sia l’unico singulto di coscienza che lui percepisce. Un film fatto di respiri, di silenzi potenti quanto un urlo, dove la natura culla ed accompagna il protagonista sino alla fine. Vedere Train Dreams è regalarsi una finestra sull’anima che spesso è soffocata dal rumore incessante della vita che scorre.

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