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~ LA REDAZIONE DI RC
Durante la plenaria conclusiva degli Stati Generali dello Spettacolo 2025, UNITA – l’associazione che riunisce attori e attrici italiani – ha portato sul palco tre voci forti e necessarie: Thomas Trabacchi, Francesco "Bolo" Rossini e Daniela Giordano, presidente dell’associazione.
Un filo rosso ha attraversato i loro interventi: la difesa della dignità del lavoro artistico, la necessità di un welfare adeguato per chi lavora nello spettacolo, la lotta contro l’indifferenza politica e l’isolamento culturale. Si è parlato di INPS, di tax credit, di intermittenza, di identità collettiva, ma soprattutto di resistenza culturale.
In un momento storico in cui il settore rischia di spegnersi, queste voci hanno acceso un riflettore sulle vere urgenze della categoria. Qui sotto riportiamo le loro parole, il più fedelmente possibile.

Buon pomeriggio a tutti, ho fatto il tavolo del Codice dello Spettacolo cercherò di essere breve per poi introdurre l'avvocato Federica Murineddu che amplierà il discorso per quanto riguarda il rapporto con INPS. Il “Codice dello Spettacolo” era un documento che è girato a luglio… qua e là, era anche inesatto… per esempio lì si parla ancora di esistenza dell'ALAS che è la disoccupazione per i lavoratori autonomi, che non c'è da molto tempo, ed era già uno strumento che era di difficile attuazione, vuol dire la platea era molto risicata. Nello specifico e nel costume direttivo della nostra associazione, mi sono occupato ultimamente del web. Ho sempre ringraziato anche l'interlocuzione con l'esecutivo perché in qualche modo, purtroppo devo dire, ho occasione di parlare di qualcosa di personale che però è paradigmatico, quindi non per un eccesso di ego… anche perché preferisco parlare quando ho una maschera addosso, non sono molto a mio agio in queste situazioni.
C'è stata una contrazione del lavoro importante che non va imputata ai lavoratori. A oggi… e in questo senso io sono anche stanco… Sono stanco di dover ripetere le stesse cose. Non è passato un anno solare dagli ultimi “stati generali”, ma io potrei dire le stesse cose. E a oggi non esiste uno strumento di welfare che sostenga un lavoratore autonomo nel mondo dello spettacolo. Cioè, io non sono un lavoratore riconosciuto dallo Stato. O meglio, lo sono solo nel momento in cui devo contribuire. Ma se non per mia negligenza, cioè una contrazione del lavoro, non c'è nulla che mi aiuti. D'accordo? Allora io non so se c'è qualcuno dell'esecutivo, per il quale io ho molto rispetto, perché quando si ricoprono posizioni di responsabilità si fa un lavoro difficile, si è tirati per la giacchetta da tante istanze. È difficile quello che fanno e io ho il massimo rispetto per il Ministero del Lavoro, per il Ministero della Cultura. Ma bisogna fare un piccolo sforzo di empatia elementare, cioè non bisogna essere attori per capire questa cosa. Se uno si ritrova a 60 anni che non ha più un suo lavoro…
La questione non è drammatica, la questione è tragica.
Cioè, ti vengono in mente pensieri difficili da organizzare. La rabbia che nasce dentro un organismo a cui manca il terreno sotto i piedi dopo 35 anni di lavoro è difficile da organizzare. Di solito io spendo sempre parole perché… mi sembra che Rocca ha detto una cosa a cui io credo molto come uomo: l'eccessiva polarizzazione mi terrorizza. Ma arriva a un certo punto in cui uno… non so, io ho sempre detto bisogna abbassare i toni e da un po' di tempo a questa parte io penso che forse i toni non vanno più tanto abbassati… vanno alzati. (Applauso) Però guardate, veramente questo applauso mi intristisce un po' perché io credo fermamente nella collaborazione. Gli stati generali sono la dimostrazione di una sinergia possibile tra persone che la pensano diversamente. I problemi non hanno bandiera. Se uno non ha lavoro e ha fame può essere di destra, di sinistra, di centro o di “centro mediano” e sempre fame ha.
Ad ogni modo abbiamo fatto delle richieste. Io sono grato per esempio all'onorevole Gianmarco Mazzi che si è dimostrato in ascolto e in solerte nell'apertura di un tavolo con INPS insieme al nuovo presidente dell'INPS, la signora Vittimberga. Abbiamo portato le nostre istanze che sono semplici.
Io come attore non voglio la disoccupazione. Posso rinunciare al NASPI, posso rinunciare all'ALAS che funzionava male, ma vorrei che l'indennità di discontinuità fosse quella per cui è nata, cioè uno strumento unico e universale che riconosca l'intermittenza dei lavoratori intermittenti. In questo caso gli attori sono intermittenti nell'intermittenza, perché facciamo più fatica a recuperare giornate di lavoro. Ora qua si apre un tema che adesso in pochissimo tempo… ho 34 secondi, sforerò sicuramente… perché sono un attore, mi piace sforare, piace il paradosso… Un’istanza che abbiamo portato al tavolo INPS è che sugli interpreti si ragioni su uno storico. Io sono un attore sufficientemente fortunato. Non mi è mai mancato il lavoro, ma in questi ultimi due anni io faccio fatica a recuperare le giornate necessarie ad avere un domani la pensione, ma non si può discutere sul fatto che io sia un attore professionista. Non si capisce come mai non si possa prendere in considerazione uno storico. Noi l'abbiamo chiesto quinquennale. C'è il problema del Reddito Prevalente, abbiamo chiesto di toglierlo. Ad ogni modo…
Ribadisco la mia gratitudine per l'esecutivo, nella persona del sottosegretario Mazza, perché questo tavolo si calendarizza intorno al 20 di novembre e qua si apre un tema veramente fondamentale, che adesso l'avvocato Federica Murineddu spiegherà, molto meglio di quanto possa fare io, perché noi abbiamo anche problemi di massimali, ma quello è veramente un discorso che dopo la riforma del ‘96 inquina molto le cose. Ma vi dirò una cosa, l'ultima, sforo di poco. Per quanto riguarda l'indennità di discontinuità abbiamo lanciato una suggestione… con l'onorevole Matteo Orfini ne abbiamo già parlato un po' di tempo fa a luglio quando abbiamo fatto il primo incontro. Esiste l'articolo 24 della legge 88 del 1989 che disciplina fondi di garanzia delle prestazioni temporanee dei lavoratori. Come è stata messa dentro l'articolo 24 alla NASPI all'epoca, bisognava mettere l'indennità di discontinuità. Questo porterebbe due benefici sostanziali… ma noi qua abbiamo bisogno della politica perché INPS non legifera, INPS applica le leggi. Ma in questo caso siccome una cosa, ecco rispetto al codice dello spettacolo, una frase che bisognerebbe levare è una frase che ritorna dalla… lo diceva Silvestri, dalla seconda riga all'ultima riga. Per ogni istanza, per quanto logica e nobile, poi c'è scritto “purché questo non incida sulle casse dello Stato”. Allora io quella frase la leverei perché noi abbiamo bisogno di sovvenzioni pubbliche, per tutto quello che si è detto prima rispetto alla cultura. Ad ogni modo, se si mettesse l'indennità di discontinuità dentro l'articolo 24 dell’88 1989, avremmo due risultati sostanziali. L'indennità dopo poco tempo non peserebbe sulle casse dello stato, si auto alimenterebbe con i contributi versati dalle imprese e dai lavoratori. Nello stesso tempo libererebbe le risorse del MIC, che allora potrebbero sì essere dei sostegni economici temporanei alla bisogna. La bisogna in un momento storico come questo è la contrazione del lavoro feroce a cui tutti I lavoratori dello spettacolo sono stati sottoposti da due anni a questa a questa parte.
Chiamo sul palco l'avvocato Federica Murineddu che spiegherà un vulnus preoccupante che non riguarderà soltanto gli attori, ma riguarderà tutti i contratti a tempo determinato, tutte le prestazioni a tempo determinato, tutti i laboratori certificati… cioè qua la pensione rischiamo di non prenderla mai più, prego.

Grazie per la pazienza, io sono Francesco Bolo Rossini di UNITA, sono un membro del Direttivo. Avevo l'onere e l'onore anche di coordinare il tavolo che inizialmente era solamente il tax credit, ma poi è diventato il tax credit, tagli, il futuro del cinema. Si sono affastellati una serie di argomentazioni che portano la nostra… il nostro tavolo, e la nostra tematica oltre l'emergenza. Noi siamo veramente con un piede nel baratro e l'altro che ancora leggermente, forse per qualche mese, ci tiene a contatto con la materia. E sono intervenuti per la prima volta… è stato un tavolo direi intersettoriale perché per la prima volta ho visto tutti i maggiori gruppi industriali, di produttori italiani del nostro settore, che sono veramente rilevanti venire, essere presenti ma soprattutto essere molto allarmati. Abbiamo chiamato questa due giorni i tavoli della franchezza e spero che rimanga e che sia reale questa franchezza, spero che non si ricominci da domani a fare trattative sottobanco con i tavoli perché questo è accaduto.
Speriamo che questa franchezza che è emersa da questi tavoli così allarmati permanga durante le promesse che ci siamo fatti, ovvero quelle di continuare… ma da domani subito una concertazione veramente pressante perché noi siamo arrivati. Cioè il cinema italiano, potrebbe… il cinema, la televisivo italiano, potrebbe, il primo di marzo del prossimo anno con le leggi e le previsioni che non sono solo i tagli, attenzione, ma è tutta la riformulazione del tax credit… c'è da prendere una posizione nei confronti delle piattaforme, questo prima o poi dovremo dircelo, perché signori altrimenti non si va da nessuna parte… Ed è qualcosa che va che va condiviso assolutamente con tutti i grandi gruppi produttivi, altrimenti il primo marzo del prossimo anno si potrebbe spegnere l'interruttore di questo nostro magnifico settore. Che cosa succede a quel punto? Che i cinquecento milioni approssimativamente risparmiati, beh, saranno dilapidati in misure di ammortizzatori sociali, perderemo quel famoso coefficiente del 3%, avremo delle prospettive che costituiranno degli oneri per questo Stato, che magari intende risparmiare probabilmente, perché altrimenti non vedo… altrimenti si va a pensare a una malafede o quantomeno a diciamo a un'incompetenza, speriamo di no… Ma insomma, questo taglio, sicuramente la congiuntura economica non è favorevole, dobbiamo prenderli eccetera, ma così facendo rischiamo di affossare uno degli asset più importanti del nostro Paese dal punto di vista sociale, economico, morale, di immagine.
E se questa cosa viene affossata con questa facilità, poi l'Italia difficilmente riesce a recuperare su altri campi, perché questo è uno dei settori che contraddistingue la nostra identità. Ed è molto strano che parlando di identità si vada a privilegiare tutto un altro settore, sempre interno al cinema audiovisivo, che purtroppo non restituisce risorse e danari al nostro paese, ma se ne vanno via perché, adesso lo diranno anche gli altri ospiti dopo di me, nella configurazione di questo tax credit chi viene penalizzato sono gli artisti, i produttori, le maestranze. UNITA pervicacemente ha cercato durante questi 2 anni, con questo grave ritardo di tenere uniti questi anelli, i nostri fratelli delle maestranze, i tecnici del set, ascoltando, cercando di tenere dall'altra parte un orecchio presso i tavoli. Beh, c'è stata una disgregazione enorme, vergognosa per il settore, possiamo dirlo. Cioè, abbiamo dato dimostrazione veramente di una parcellizzazione degli animi. Questa cosa non è più possibile perché altrimenti emergeranno soggetti nuovi. Emergeranno soggetti nuovi che andranno a surrogare quello che non è stato fatto. Non voglio entrare nel dettaglio, perché lo faranno senz'altro le personalità che hanno parlato prima di me. C'è stato un importante sguardo da parte della politica con l'intervento del senatore Verducci che non si è risparmiato, anche lui giustamente su questa franchezza e voglio ringraziare tutti I soggetti che sono stati grandi gruppi, i produttori, gli artisti che faticosamente cercano di fare il loro mestiere e speriamo veramente che questo momento oltre l'emergenza continui così, con questa franchezza e a testa bassa perché c'è tantissimo da fare.
Bisogna salvarlo questo settore.

Ho preso degli appunti, ma non parlerò di tutto. Volevo intanto ringraziare il presidente Rocca per aver portato in questa assemblea la tragedia che si sta consumando in Palestina, richiamando tutti noi all’impegno in difesa dei diritti umani e del diritto internazionale. Perché in realtà tutto quello che sta accadendo è tutto collegato. Cioè questo clima di violenza nel quale noi siamo ormai immersi da 3 anni… ci siamo abituati a sopportare narrazioni, immagini, racconti che a me sembra impossibile ancora oggi pensare che possiamo esserci assuefatti a tutto questo. E se pensiamo che un film come, e parlo di un film come No other Land, premio Oscar, è stato cancellato per ben due volte dai palinsesti Rai, adesso è stato riprogrammato a fine novembre… È un segno, non è risolutivo, ma è come dire… un gesto, un'importanza… che avviene dopo che Abu Mazen è stato ricevuto da Mattarella e dal Papa. Allora perché dico questo? Perché dico che l'immaginario, il nostro immaginario si costruisce in realtà sulla realtà, e così come noi abbiamo e stiamo continuando in qualche modo a ignorare quello che sta avvenendo in Palestina, noi abbiamo ignorato in questi 2 anni quello che è accaduto in questo Paese dove delle piccole tragedie quotidiane si sono consumate in migliaia di famiglie. Di famiglie di lavoratori specializzati. E voglio parlare dei tecnici, ma voglio parlare degli attori, che hanno imparato da poco a definirsi lavoratori, perché si sono sempre sentiti artisti e non hanno mai preteso le tutele che nessuno gli ha mai dato, non questo governo, tutti i governi.
Nessuno ha mai pensato di definirci da un punto di vista giuridico. Nessuno ha mai pensato di darci un welfare, nessuno mai pensato di garantire i momenti di nuova occupazione. Nessuno ha mai pensato alle maternità, alle malattie, alle invalidità, nessuno ha mai pensato a niente. Eppure questa categoria si è sempre esposta in prima fila a raccontare le storie che tutti quanti vogliamo vedere e sulla quale l'industria basa la propria economia, e uno Stato basa la propria economia. E che cosa è successo in questi 2 anni? È successo che alcuni di noi, i profili più riconoscibili, più noti, hanno dato voce a questa crisi. Si sono messi in prima fila, potendo tranquillamente fare un passo indietro, perché nelle loro vite la crisi non aveva ancora impattato. Eppure ha dato voce a tutti quelli che non avevano voce e hanno subito un attacco frontale quotidiano di demonizzazione. Attacchi vigliacchi continui da parte di certa stampa, ma purtroppo che erano amplificati da voci politiche del nostro governo e tutto quello che si è generato e per il quale noi oggi stiamo parlando, cioè questo baratro che ci si apre davanti dove tra un attimo saremo tutti quanti inghiottiti, è stato generato lì.
E voglio dire noi siamo rimasti soli, completamente soli, abbandonati.
Sono molto felice di queste due giornate, devo essere molto sincera. Sono state due giornate ricche, sono state due giornate devo dire imprevedibili. Se non ci fosse stata questa legge di bilancio così terrificante probabilmente non ci sarebbe stato, ancora, almeno il desiderio di compattare tutte le parti di questo lavoro, e lo dico, lavoro collettivo. Dove non può mancare nessun mattone, perché è un tipo, questo sì, di filiera che si regge sul lavoro degli altri, e dove la propria mansione è fondamentale al tutto. E noi abbiamo il dovere, noi che siamo, noi gli interpreti, la parte visibile, ma anche la parte più delicata.
Quanti lavoratori sono in meno ci sono stati? Boh, basta vedere quanti film sono saltati. Cioè, perché non abbiamo fatto questo semplice calcolo? Quanti film sono saltati? 10? Ma mediamente, quanti saranno? 100 persone su un set? Saranno 1000. Ne sono saltati 20? 2000. Tenendoci bassi. Allora quando poi si dice è arrivato alla fine del discorso… chi sono? Ho sentito parlare del coraggio di investire nella cultura, ma questo non dovrebbe essere coraggioso… investire nella cultura. Cioè, non dovrebbe essere un atto di coraggio. Cioè, dovrebbe essere come, non lo so, il buongiorno del mattino. È una cosa che tu ti devi garantire. Tu hai costruito il tuo presente e il tuo futuro. Io oggi ho sentito parlare di bambini, ho sentito parlare di donne che… di solito questi argomenti sono sempre argomenti di campagna elettorale, cioè… di donne e di giovani si parla solo in campagna elettorale dicendo “faremo, diremo”. Quando finisce la campagna elettorale I giovani spariscono e le donne pure tornano… “nelle cucine”.
Perché il cammino per l'emancipazione di questo Paese è ancora lungo. E se non abbiamo capito ancora che il problema della violenza, il problema dei femminicidi, il problema… tutti questi problemi sono problemi che noi possiamo risolvere. La parte culturale, per questo che dobbiamo garantire, ci dobbiamo garantire. Perché l'educazione, anche nelle scuole la possiamo fare noi. L'immagine, non solo l'immagine, il teatro, la letteratura… sono veicolo diretto perché impattano emotivamente col pubblico. Per questo si apprende più facilmente attraverso il cinema, attraverso il teatro, oltre a migliorarci come persone. Allora io dico… abbiamo fatto un grande passo avanti, Quest'anno è stato pazzesco, io per questo dico, sono in onore… incredibilmente. Non ero propriamente così perché ho detto: “ci ritroviamo agli stati generali per il terzo anno con le stesse identiche questioni sul piatto, peggiorate possibilmente di qualche altro dettaglio, vedi questione INPS, vedi questione tax credit”. E allora dico, cioè sembra veramente… sempre le stesse cose… cioè sembra… un film dell'orrore, no? Invece queste giornate mi hanno dato un lumino di speranza. Vedere qua sopra gli affratellati, Titoli di coda e dico affratellati perché noi siamo quella parte del lavoro sui set davanti e dietro la macchina da presa che comunque compone i film, cioè siamo quelli che vivono insieme.
E vederli qui schierati con tanta giusta rabbia, e vedere che quello che loro fanno e dicono, perché noi parliamo sempre di opportunità, ma a volte io penso che il ruolo dell'artista sia quello di essere inopportuno. Una grande regista che ho conosciuto, tunisina, che si chiama Salma Baccar, femminista, militante, attivista, ha detto proprio questo, ”il cinema è militante”. E io a questa militanza ci credo. Ci credo perché se no io come tutti I miei compagni di cui alcuni sono qua e ringrazio, non saremmo qui a fare UNITA, togliendo tempo al nostro lavoro, alle nostre famiglie, al nostro tempo libero, del tutto gratuitamente, perché crediamo, ci crediamo che la cultura è il passaporto per migliorare il mondo.

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