Analisi - \"Anora\" di Sean Baker

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Articolo a cura di...


~ NICOLE PAGELLA

“Senza parole” si direbbe… ma invece “piena di parole e pensieri ma senza la forza di dirle”. Cosí mi sono sentita dopo aver visto Anora per la prima volta al cinema alcune sere fa. Dopo le due ore e venti di film sono uscita dal cinema, andata in macchina, e rimasta in silenzio per almeno cinque minuti.


Dovevo metabolizzare ciò che avevo appena vissuto, soprattutto dopo il finale…perché sì, non ho “visto” questo film, l’ho vissuto. Ho vissuto con Ani il suo viaggio; avanti e indietro, per strada, in macchina, in aereo, città diverse, nuovi incontri. Il suo viaggio fisico sì, ma anche emotivo, partendo come una ragazza forte, sicura di sè e del suo corpo, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno; finendo con la sua parte più vulnerabile, dove rallenta, e mette da parte la sua solita faccia da dura, invitante, che alla fine è proprio il suo lavoro a costringerla ad averla, e realizza che anche lei è una donna come le altre, umana, che ha diritto a fermarsi se vuole.


Ho vissuto con Ani il suo voler essere amata, ma allo stesso tempo essere una sex worker e non poter essere amata ma solo desiderata. Il pensare tutto il tempo che non si ha bisogno di amore, che si deve essere una donna indipendente senza il supporto di nessun uomo. Ma poi si trova quel che si pensa sia amore… e ci si lascia andare. Una persona che potrebbe finalmente prendersi cura di lei, una via d’uscita, e ci si aggrappa al volo. Ho vissuto con Ani l’abbandono, la tristezza, la solitudine, ma sempre con una maschera/protezione sul viso… fin poi a lasciarsi andare quando finalmente tutto è finito. Ho vissuto con Ani il suo coraggio di esporsi ogni giorno a estranei facendo il suo lavoro, rischiando che un uomo possa approfittarsene, e il suo carattere forte che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Mai.

La prima cosa che ho pensato dopo il film è stata “deve essere stato pesante, sia fisicamente che emotivamente, interpretare questo ruolo (Ani)”, perchè per quanto tu ti possa preparare per un personaggio, per un ruolo come questo sei letteralmente a nudo, fisicamente ed emotivamente, la maggior parte del film, e come donna c’è sempre quella paura e insicurezza in più.


Ma Mikey Madison non si ferma un secondo. Riesce a mantenere alto il livello emotivo del personaggio per tutto il film, ed è stato veramente intrigante per me vedere sue interviste e notare il suo carattere, per poi vederla interpretare una persona che sembra completamente opposta a lei, con un accento completamente diverso e molte volte che parla un’altra lingua (russo). Riesce a trasmettere la sua forza, quanto è sicura di se mentre lavora, ma anche quanto è rotta dentro.


Ho letto diverse recensioni negative su questo film riguardo “le troppe scene di sesso” e di come questa sia stata l’ennesima scusa per far fare un “softcore porn” ad un’attrice… quando leggo queste recensioni io sono veramente senza parole. Anora è una sex worker… e le scene di sesso che ci sono nel film sono LA REALTÀ della vita delle donne che fanno questo lavoro. Si sa che il sesso è ancora un grande taboo nella nostra società, ma se il sesso è un taboo anche nella vostra vita allora non andate a vedere Anora, perchè sì, vi sentirete estranei 1. Alla REALTÀ di questo LAVORO 2. Alla rappresentazione di un atto UMANO che è un rapporto sessuale e 3. All’umanità e all’UNIVERSALITÀ che c’è dietro a questo film. Anora è un film che ha così tanti strati, tematiche universali, che andare a dire che è un film con “troppe scene di sesso” mi fa capire veramente che non si è capito nulla del film e della sua profondità.

Il finale aperto l’ho amato. Personalmente amo i finali aperti perché fanno veramente pensare al pubblico dopo la visione del film, e questo finale è veramente l’esempio perfetto. Puro, vulnerabile, forte, difficile da guardare. Ho anche amato come il regista, Sean Baker, alcune volte aggiungeva delle riprese solo degli occhi o della bocca di Ani.


Mi sono sembrati un dettaglio veramente interessante, che ti trasportava ancora di più nel suo mondo. Saun Baker è riuscito a scrivere un copione con protagonista una sex worker, mantenendo la serietà di questo lavoro nella scrittura e nella regia, ma allo stesso tempo aggiungendo comicità nel copione, scrivendo personaggi con caratteri opposti tra di loro, e avendo così una estrema varietà su diversi campi. E questo l’ho apprezzato veramente tanto.


Ho amato quanto opposti fossero i tre protagonisti, Ani, Vanya, e Igor. Con Vanya che rappresenta la pura velocità e irrazionalità, Igor che invece è lento e silenzioso, e infine Ani, che sì sembra anche lei veloce e forte tutto il tempo, ma alla fine come dice anche lei nel film “Andando piano si gode di più”. Non ho voluto parlare molto della trama perchè se ci sono persone che leggeranno questo articolo e non hanno ancora visto il film, voglio che lo vedano senza sapere cosa aspettarsi. V


oglio solo dire che all’interno del rumore e della comicitá, c’è un filo di tristezza e delusione che si sente durante tutta la durata del film. Per me Anora è stato un viaggio, dall’inizio alla fine. Un miscuglio di sensazioni tra montagne russe, viaggio in macchina a notte fonda su una strada lunga, e road trip con tutti i finestrini abbassati , musica a palla, e vento tra i capelli. Un viaggio che quando inizia non sai cosa aspettarti, nonostante sei emozionato nel cominciarlo, e che quando finisce non sai bene come descriverlo per tutte le cose che hai provato ma sai che ti rimarrà impresso per sempre.

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