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Articolo a cura di...
~ MASSIMILIANO AITA
Dedicato a Tiziana Buccarella
Amica speciale e Collega di impareggiabile talento
Ho paura di morire.
Soprattutto ho paura di morire da solo.
Mi chiedo, con frequenza, se qualcuno si accorgerà che me ne sono andato o rimarrò –
come quella coppia di Verona – a marcire per mesi dentro il mio appartamento.
Mi domando anche se qualcuno mai si ricorderà di me; se tutto il mio agitarmi, muovermi avrà qualche impatto sulla vita degli altri o se, al contrario, nessuno batterà ciglio.
Da ieri sera ho forse un pò meno paura.
Perché?
Perché ho visto – insieme a Tiziana Buccarella – “Nonostante”.
Cosa racconta “Nonostante”?
Il film parla di noi, di noi in quello spazio che passa tra il momento in cui un evento
traumatico ci costringe in un letto di ospedale, incoscienti, senza possibilità di comunicare con l’esterno e la morte.
Nonostante racconta di come chi versa in stato di incoscienza, probabilmente vegetativa, sia ben lontano dall’essere privo di emozioni, di sentimenti.
Nonostante racconta di come sia difficile accettare che le emozioni rimangano dentro di noi, siano incomunicabili a chi amiamo, a chi ci sta vicino.
E’ un film di una bellezza straordinaria non per le luci, non per la trama.
Sapete che a me di queste cose importa poco.
E’ un film di una bellezza straordinaria perché ci costringe ad affrontare e a lottare con i
nostri demoni.
L’invidia, ad esempio.
Qui è l’invidia per chi guarisce ed abbandona la compagnia errante di anime sospese ma sappiamo bene che l’invidia domina il mondo.
L’invidia per chi ha più soldi, un miglior lavoro, UN lavoro, l’invidia per chi ama riamato,
l’invidia per chi riesce a realizzare i propri sogni.
Nonostante ci spiega – con delicatezza, con magia senza alcun intento educativo – come l’unica soluzione per superare questo sentimento negativo sia amare.
Amare anche quando è impossibile; amare anche quando non c’è futuro, amare sempre – dovunque e chiunque.
Nonostante è lontanissimo dai clichè tipici del cinema italiano, dal lieto fine inteso come vissero felici e contenti.
No, nel film il finale è dolce-amaro ma lancia un messaggio di speranza: forse la realtà
vera, quella che noi viviamo sta dentro di noi, nella nostra anima e la materia della quale
siamo costituiti, il nostro corpo null’altro rappresenta che un veicolo attraverso il quale ci viene data la possibilità di esprimere la nostra emotività, la nostra capacità innata di
provare sentimenti.
Sentimenti veri e profondi che superano e travalicano la morte.
Come potete immaginare sono uscito dal cinema in lacrime anche perché c’è una scena, nel film, che mi ha distrutto: Mastandrea porta Dolores Fonzi al mare.
Non è un mare qualsiasi.
E’ la spiaggia in cui, da dieci anni, suo padre – affetto presumibilmente da Alzheimer –
guarda l’orizzonte con sguardo spento.
Ecco, io avrei sempre voluto presentare la donna della mia vita a mio padre e solo
quest’immagine – per me – sarebbe valsa il biglietto del film.
La cosa sorprendente, tuttavia, è che Nonostante ha sorpreso ed emozionato anche
Tiziana.
E vi assicuro che nulla c’è di più bello al mondo di essere al cinema con una persona alla quale tieni particolarmente e capire che viaggi sulla sua stessa onda emotiva.
Soprattutto dopo una giornata molto complicata.
Gran merito nell’ottenere questo risultato va attribuito a Valerio Mastandrea e a Dolores
Fonzi.
C’è una scena che meriterebbe di essere mostrata in tutte le scuole di cinema perché
spiegherebbe come, per essere efficaci, non servono le mossette del viso, gli sguardi
ammiccanti, la gestualità inutile delle mani.
No, Mastandrea – seduto sul bancone dell’accettazione – rivela a Dolores di essersi
innamorato; lei risponde: “Anche io credo”.
Primo piano su di lui.
E giuro che in quel momento avrei voluto ci fosse stata Alessandra Berton a guardare il film perché Ale lo sguardo di Mastandrea dice tutto.
E’ uno sguardo intenso, espressivo, partecipe che comunica stupore, gioia e – lo so che
sono ripetitivo – amore.
Dolores Fonzi, di cui ignoravo ed ignoro totalmente la filmografia (ma adesso mi informo), ha preso posto al fianco di Matilde Gioli nell’empireo delle mie attrici italiane preferite.
Che magnetismo, che capacità di trasmettere emozioni senza parole.
Sapete: io adoro la parola, adoro sentire i suoni che emessi diventare lettere e poi frasi a contatto con l’aria.
Tuttavia, mi rendo sempre più conto che il silenzio è la dimensione adatta per
rappresentare le emozioni vere, intense, profonde.
Ecco, Nonostante parla di questo: di verità oltre l’apparenza; di immaginario che diviene
realtà; di amore puro ed incontaminato rispetto al quale tutto il resto cede il passo ed
appassisce.
Se avete occasione e anche se non l’avete, ritagliatevi del tempo per andare a vedere
“Nonostante”.
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