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Articolo a cura di...
~ NICOLE PAGELLA
“L’inizio del film, quando vedi Maria correre sulle montagne, mi ricorda tanto me”; questo mi ha detto mia mamma quando alcuni giorni fa abbiamo rivisto insieme “Tutti Insieme Appassionatamente”, a cui però in questo articolo mi riferirò con il suo titolo originale “The sound of music”, perché credo che la traduzione italiana del titolo non dia il giusto onore e rispetto a questa storia così profonda.
The Sound of Music è un film ambientato nell’Austria del 1938, ispirato alla storia vera di Maria Rainer (più avanti Maria Von Trapp), un’orfana da poco entrata in convento come novizia, che viene mandata a fare l’istitutrice dei sette figli di George Von Trapp, ex comandante della Marina Imperiale austriaca, divenuto vedovo da alcuni anni.
Appena arrivata nella casa, la prima cosa che Maria nota è come i sette bambini sono stati educati dal padre: come soldatini che vengono chiamati con un fischietto e richiesti di stare sull’attenti. Nota come i giochi e gli scherzi infantili dei bambini sono solo una scusa per avere attenzioni dal papà, che invece si è
solo che irrigidito nei loro confronti dopo la morte della moglie.
Maria invece, riesce a conquistare i sette birbantelli… con la musica, che a quanto pare era sempre presente nella casa dei Von Trapp quando la mamma era viva. Il comandante, osservando come i figli si avvicinano piano piano a questa nuova istitutrice, inizialmente è titubante e serio nei confronti di Maria, ma poi viene conquistato anche lui dalla sua spontaneità, umore, e dolcezza, e nonostante doveva sposare la baronessa di Vienna, annulla il matrimonio con lei e si sposa poco dopo con Maria.
Al ritorno dal loro viaggio di nozze, il comandante riceve l’ordine di servire la marina tedesca poiché l’Austria è stata invasa dai nazisti. Ma l’amore per la sua patria prevale, perciò rifiuta l’ordine e organizza una fuga della famiglia in Svizzera di nascosto, dato che se fosse rimasto lo avrebbero costretto a combattere e quindi andare contro i suoi valori, e se si fosse rifiutato ulteriormente avrebbero
probabilmente ucciso lui e la sua famiglia.
Proprio la notte in cui i Von Trapp stanno scappando, vengono sorpresi fuori casa da dei soldati che richiedono al comandante di andare con loro e rispettare gli ordini a lui mandati. Per salvarsi, il comandante fa finta di partecipare con la sua famiglia al festival canoro di Salisburgo, al quale poi gli viene assegnato il primo premio. Ma proprio durante le premiazioni, la famiglia scappa e si rifugia nel
convento di Maria, e grazie all’aiuto delle suore riescono poi ad andare verso le montagne e scavalcare il confine fino ad arrivare sani e salvi in Svizzera.
In questo film ci sono diversi parallelismi che ho notato.
Ci sono le montagne, che simboleggiano libertà.
Nella scena inziale, quando Maria corre sulle montagne, la libertà che prova fuori dal convento, a contatto con la natura, cantando la prima canzone del film The Sound of Music dicendo: “the hills fill my heart with the sound of music, my heart wants to sing every song it hears”. Poi, la libertà che i bambini provano cantando la canzone (Do-Re-Mi) con Maria durante un loro pic-nic in montagna, ritrovando così
il loro amore per la musica che avevano perso con la morte della mamma. E infine, la libertà che la famiglia Von Trapp ottiene quando attraversano le montagne e arrivano in Svizzera, pronti a vivere una vita nuova, con i valori di vita che loro vogliono senza paura nè ordini di nessuno.
Poi abbiamo il giardino della casa Von Trapp, simbolo di amore e incontro.
Prima tra la figlia maggiore del comandante, Liesl, e Rolfe, soldato dell’esercito Austriaco, che porta telegrammi alla casa Von Trapp, che si dedicano a vicenda i loro sentimenti con la famosa canzone Sixteen Going on Seventeen sotto il gazebo.
Lo stesso gazebo dove poi Maria e il comandante cantano insieme la canzone Something Good, una canzone che Maria inizia a cantare e che parla di come nonostante ciò che una persona abbia vissuto nella sua vita, tutti hanno diritto ad essere amati; e avere il comandante lì davanti, innamorato di lei, è la
prova di tutto ciò.
Julie Andrews e Christopher Plummer hanno una chimica veramente magnifica e ipnotica. Si vede tutto nei loro sguardi: i oro sentimenti, la dolcezza, come entrambi i personaggi hanno bisogno di essere amati e corrisposti. Maria, che sin da piccola non ha mai avuto una persona che la amasse, oltre alle suore del convento, e il comandante che invece è rimasto vedovo da alcuni anni. La loro chimica è così intensa che la scena dove ballano insieme un ballo tradizionale austriaco, al ballo organizzato dalla baronessa, è considerata una delle “scene di danza con la migliore chimica” nella storia del cinema. I loro sguardi bloccati l’uno sull’altra, muovendosi in perfetta armonia e dimenticandosi di non essere soli.
Non so veramente descrivere ciò che provavo ascoltando le canzoni di questo film. Mi rimanevano impresse, non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo perché le coreografie erano altrettanto ipnotiche, le melodie dolci, tristi, ma anche simpatiche. Non per altro, The Sound of Music ha vinto l’oscar nel 1966 come Miglior Colonna Sonora (di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein), insieme
a miglior film, miglior montaggio, miglior regia (di Robert Wise), e miglior sonoro.
E non per altro il titolo originale del film è THE SOUND OF MUSIC, perché sì, è basato sulla prima canzone del film, ma perché alla fine è la musica che unisce la famiglia Von Trapp, e la VERA Maria Von Trapp cantava, e la musica era la sua vita.
Questo non è un semplice musical… questa è una STORIA VERA; è un MEMOIR di una donna che era la “pecora nera” del convento con il suo carattere libero e fresco, diverso, innamorata della musica, della natura, della vita, e prima di tutto di quei sette bambini, e poi del comandante. È la storia vera di una famiglia che è dovuta scappare di nascosto perché erano contro l’occupazione nazista e non si sentivano più al sicuro nella loro patria, la loro casa.
Riguardo a questo ci sono due scene che mi hanno spezzato il cuore guardandole…
La prima, quando il comandante canta Edelweiss al festival di Salisburgo, canzone intitolata come il fiore nazionale Austriaco, che simboleggia l’amore per la sua patria. In questa specifica scena, a un certo punto gli si blocca la voce, non riesce più a cantare, ha lo sguardo perso nel vuoto, cosciente di come
dopo quella notte, probabilmente non potrà più tornare. E la seconda, quando la famiglia si sta nascondendo dalle guardie nel cimitero del convento. Si vedono
loro nascosti dietro a delle grandi lapidi e i soldati che con le torce cercano dappertutto. Questa ho notato è una delle poche scene senza musica nel film, dove non si sente nessun rumore, ma ti fa sentire tutta la paura che quella famiglia ha sentito in quel momento.
Molte persone con cui ho parlato di questo film erano sorprese che questa fosse una storia vera. Io invece vi dico che storie come questa sono più comuni di ciò che pensiamo. Mia mamma all’età di 22 anni è dovuta scappare dal Nicaragua (paese dell’America Centrale) con i suoi genitori e i suoi cinque fratelli, poichè inseguiti dal regime comunista del tempo, dato che mio nonno era
giornalista e scriveva contro quel regime. Nell’arco di una notte hanno dovuto mettere in una valigia poche delle cose importanti che possedevano, si sono dovuti nascondere, mettere da parte la paura di essere uccisi, fino ad arrivare all’aeroporto della capitale per prendere un aereo e andare così negli Stati
Uniti.
Ho voluto parlare di questo film chiamandolo con il tuo titolo originale, The Sound of Music, perché secondo me la traduzione italiana (Tutti Insieme Appassionatamente) non dà abbastanza onore e rispetto
e questa storia, che invece è così profonda e importante per persone come mia mamma, che hanno dovuto lasciare il loro paese e vissuto questa storia in prima persona.
Ogni generazione scopre questo film a modo suo. C’è un qualcosa di indelebile, umano, e puro che ti trasmette e ti arriva dritto al cuore, e che secondo me ha fatto il successo di questo film così duraturo. E sarà che a me basta pensare che la mia mamma ha vissuto un’esperienza del genere e mi fa apprezzare questo film ancora di più. Mi fa emozionare sia di tristezza che di felicità, perchè The Sound
Of Music è questo… è un film di SPERANZA; la speranza che nonostante ci siano momenti bui e paurosi nelle nostre vite, ci sarà sempre una luce ancora più forte oltre le montagne, e come dice Maria “When God closes a door, He somehow opens a window”.
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