Attori e Emozioni - Felicità

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Articolo a cura di...


~ CLAUDIA LAZZARI

La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce.


~ ALBUS SILENTE

La felicità è un sentimento che ingloba tutte le sensazioni positive che possono essere provate: serenità, ottimismo, appagamento, eccitazione. La percezione che il tempo si sia fermato e che nulla possa accadere in quel momento di puro godimento. A primo impatto sembra l’emozione più naturale e quotidiana, in realtà viene percepita dal singolo in maniera molto diversa e ha tante sfaccettature che spesso sfuggono, vanno colte, ricercate. Infatti, la felicità è strettamente legata alle necessità primarie dell’essere umano, che di solito si esauriscono nel raggiungimento di un obiettivo, nella soddisfazione di un’esigenza. Il termine deriva dal latino felicitas, in cui “fe” sta per prosperità, ricchezza, abbondanza. L’emozione coinvolge diverse componenti umane: filosofiche, materiali, biologiche, psicologiche, finanche spirituali.

LE COMPONENTI DELLA FELICITA'

Da sempre, le emozioni negative prendono il sopravvento su quelle positive, perché la paura o la difficoltà sono cose che vincono sulla positività. E la vita, si sa, mette a dura prova anche la persona più fortunata al mondo, prima o poi. E’per questo che la felicità va coltivata e ricercata in ogni momento, più la si vive, più le si cerca di dar spazio, meglio si esiste in qualsiasi condizione.


Questo perché, introducendo la componente biologica, la felicità attiva i neurotrasmettitori del nostro cervello, responsabili della produzione di: dopamina, che controlla la sensazione di piacere; la serotonina, che accresce la motivazione e la soddisfazione; le endorfine, che agiscono contro il dolore; l’ossitocina, legata ai rapporti sentimentali; il GABA, che agisce come calmante e l’adrenalina che aiuta ad affrontare i momenti di ansia e stress. Il viso si rilassa in un sorriso, così da renderci visivamente persone grate alla vita, positive e pronte a percorrere sentieri futuri.


Filosoficamente, in molti hanno analizzato la felicità connotandola in molti aspetti, anche negativi. Per Aristotele essa consiste nel sviluppare le proprie virtù al massimo, ponendosi in linea con una visione più religiosa e spirituale dell’emozione; per Epicuro la felicità è strettamente legata anche alla dimensione terrena, al mantenere rapporti positivi, a lavorare per passione e non per bisogno, a soddisfare piaceri naturali. Nietzsche ci illumina con una distinzione importante, quella tra felicità e benessere: il benessere è una condizione effimera, legata a circostanze casuali e momentanee, avvenimenti che possono finire in qualsiasi momento; la felicità invece è una forza vitale che permette l’affermazione del se anche davanti agli ostacoli più difficili, offrendo la possibilità spesso di superarli.


Infine, Ortega y Gasset ne da forse una definizione che riguarda maggiormente la condizione umana del nostro tempo. Felicità è far coincidere la vita proiettata con la vita effettiva, ovvero ciò che desideriamo (essere e avere) rispetto a ciò che siamo o abbiamo. E, continuando la scalata filosofica dall’antico al moderno, giungiamo a Zizek e a un concetto di felicità, sempre molto moderno, che ne denota il paradosso odierno dell’esistenza. Per il filosofo la felicità, oggi, è un’opinione non una verità. Il capitalismo promettere abbondanza e possibilità eterne consumando quanti più prodotti e ambienti possibili ma, nonostante sia sempre più fattibile un obiettivo consumistico anche per le persone più in difficoltà, regna l’insoddisfazione, la volontà di ottenere sempre di più, o comunque qualcosa di diverso. Un vuoto che spesso si risolve nell’incapacità di capire cosa si vuole o come si voglia vivere. Quale sia la condizione per la propria felicità. La componente spirituale scinde completamente la felicità dal materialismo, quindi per alimentare queste ultime affermazioni, la felicità va ricercata nel trascendente, in una condizione di serenità, semplicità, accettazione della precarietà e incertezza della nostra esistenza. Questo concetto è richiamato anche dalla componente psicologica: un percorso emotivo ci spinge a cercare la felicità nel presente, nei momenti quotidiani, piuttosto che nelle aspirazioni future. Pone l’accento su quanto la risoluzione di un problema porti molto più godimento che la ricerca spasmodica di un benessere, di un successo, che non sappiamo se arriverà o meno. Il raggiungimento di un obiettivo crea un senso di benessere effimero, mentre la ricerca della felicità costante, quotidiana, nelle piccole cose o in quelle importanti, permette di aprire molte più strade, connessioni, che talvolta servono proprio - se pur indirettamente - al conseguimento di un obiettivo. Quest’ultima considerazione è fondamentale per un attore o, in generale, per chi auspica ad una vetta spesso troppo difficile da scalare.

COME COLTIVARE LA PROPRIA FELICITA'

Non mentiamo. Non è semplice essere felici e positivi con costanza, soprattutto quando questa tendenza non è naturalmente indotta dal nostro carattere. Ciò che si può fare, però, è provare a cercare sempre una soluzione, accettare i momenti negativi o tristi come parte spesso fondamentale di un percorso, imparare dagli errori, piuttosto che demonizzarli e attrarre energie positive credendo sempre e fortemente in un qualcosa di bello.


Anche in questo caso, conoscere se stessi si rivela fondamentale per raggiungere questa consapevolezza emotiva. I nostri pensieri possono portarci a credere di non meritare la felicità, oppure di poterla perdere così in fretta da non desiderarla. Inoltre, con questa emozione più che mai, non fa male osservare anche situazioni esterne a quelle del nostro Io. Essere grati per ciò che si ha, per le possibilità, per le giornate, per le situazioni e per le persone. Nulla è scontato, ma tutto è possibile finché si vede l’alba.

L’ATTORE POSITIVO E’ UN ATTORE FELICE E PERFORMANTE

Credo che la felicità più che trasmissibile al personaggio debba essere totalmente assorbita dall’attore. La negatività incide molto su questo lavoro, che di per se offre spesso motivi per sentirsi scoraggiati. Fare il carico di serotonina quotidiana è dunque fondamentale per spingere al massimo e stimolare l’emotività. Bisogna condividere emozioni il più possibile, predisporsi a provarle col contatto con gli altri e con l’arte in generale. Bisogna accettare se stessi, comprendersi soprattutto nelle crepe dell’anima più profonde e soprattutto scaricare e scaricare! Fare sport, muoversi, qualsiasi tipo di attività fisica tiene a bada l’ansia e aumenta il livello di serotonina. Ottimo per i provini o per preparare il corpo a sbloccare emozioni spesso intrappolate nelle tensioni fisiche. Un ottimo strumento utile, sia all’attore che alla persona, è la meditazione, più in generale qualsiasi pratica di contemplazione che ci offre lo straordinario mondo delle religioni e delle filosofie orientali. Essa rilassa il corpo, spinge chi medita a focalizzarsi su singole cose, a staccarsi dai pensieri, a mettere ordine, consapevolezza, senso nelle cose. L’attore, che gioca per lavoro, che scava nel suo Io per trovare l’infante di se stesso, deve tendere alla felicità per mestiere: non giudicarsi, immaginare e creare, placare l’ansia, accettarsi e conoscersi, fingere di essere qualcun altro come in un qualsiasi gioco di ruolo.

Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto: 1) A essere contento senza motivo. 2) A essere sempre occupato con qualche cosa. 3) A pretendere con ogni sua forza quello che desidera.


~ PAOLO COEHLO

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