Attori e litigi sul set

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~ LA REDAZIONE DI RC

La Tensione che Arricchisce la Performance

Non è raro che tensioni o differenze creative sul set si trasformino in una linfa vitale per la recitazione degli attori, conferendo maggiore autenticità alle loro performance. Un esempio classico è il rapporto complesso tra Dustin Hoffman e Laurence Olivier sul set di Il Maratoneta (1976), un thriller psicologico in cui i due attori interpretano ruoli contrapposti: un giovane in fuga e un anziano criminale nazista. Le divergenze tra i due attori rispecchiavano perfettamente il conflitto narrativo. Hoffman, all’apice del suo approccio metodico, era famoso per il suo totale abbandono al personaggio. Per una scena in cui il suo personaggio era esausto dopo giorni di fuga, decise di non dormire per 72 ore, arrivando sul set esausto e teso.


Olivier, invece, incarnava un tipo di recitazione più “classica” e tecnica, preferendo mantenere una distanza professionale dal personaggio. È celebre il suo commento ironico a Hoffman: Mio caro ragazzo, perché non provi semplicemente a recitare?. Questa tensione tra scuole di pensiero si tradusse in una performance che cattura un’autenticità straordinaria. Hoffman, esasperato dalle critiche implicite di Olivier, riversò tutta la frustrazione nei confronti del suo antagonista sullo schermo, rendendo il confronto tra i due personaggi ancora più carico di elettricità. Olivier, dal canto suo, sfruttò il contrasto per accentuare l'aria di superiorità glaciale del suo personaggio.

Quando le Divergenze Rischiano di Compromettere il Film

Non sempre le tensioni sul set portano a risultati creativi, e in alcuni casi possono addirittura minacciare l’intera produzione. L’esempio emblematico di questa dinamica è rappresentato dalla faida tra Dwayne "The Rock" Johnson e Vin Diesel durante le riprese di Fast & Furious 8 (2017), una delle saghe più redditizie di Hollywood, ma anche tra le più segnate da problemi dietro le quinte. Il conflitto tra i due attori emerse inizialmente sui social media, con Johnson che pubblicò un post in cui faceva riferimento a colleghi maschi sul set descrivendoli come “poco professionali” e “pappemolli”. Sebbene non venisse fatto il nome, la frecciata era chiaramente rivolta a Vin Diesel. La tensione aveva radici profonde: Johnson, noto per la sua etica lavorativa rigorosa, accusava Diesel di ritardi e atteggiamenti da divo, mentre Diesel si considerava il leader indiscusso del franchise e mal sopportava l’ascesa di Johnson come nuova star della serie.


Le ripercussioni sulla produzione furono immediate. La loro incapacità di lavorare insieme costrinse il regista F. Gary Gray a girare molte delle loro scene separatamente, utilizzando controfigure o il montaggio per far sembrare che i due fossero presenti nello stesso spazio. Questo complicò notevolmente le riprese, rallentando il lavoro e aumentando i costi. Dietro le quinte, la produzione si trovò nella difficile posizione di dover gestire due personalità forti che rischiavano di frammentare l’equilibrio del cast. Le conseguenze del conflitto andarono oltre il singolo film. Johnson decise di non tornare per Fast & Furious 9 e preferì concentrarsi sullo spin-off Hobbs & Shaw, un progetto separato che lo metteva al centro della scena senza dover interagire con Diesel. Sebbene entrambi abbiano cercato di smorzare i toni in seguito, le tensioni tra loro rimangono una delle rivalità più chiacchierate di Hollywood.

La Leggenda dei Litigi Memorabili

Quando si parla di rivalità sul set, poche storie sono così iconiche come quella tra Bette Davis e Joan Crawford durante le riprese di Che Fine Ha Fatto Baby Jane? (1962). La loro animosità era ben nota già prima del film, ma il regista Robert Aldrich decise di sfruttarla per accentuare l’intensità del rapporto tormentato tra i loro personaggi, due sorelle rinchiuse in una casa e ossessionate da vecchie ferite.


La rivalità tra Davis e Crawford era professionale, e personale. Le due dive rappresentavano due epoche e due stili diversi di Hollywood: Davis, l’attrice seria e di talento, considerava Crawford un prodotto costruito dallo star system, mentre Crawford disprezzava l’arroganza e l’aria di superiorità di Davis. Questo astio esplose durante le riprese, generando episodi che ancora oggi alimentano il mito del film. In una scena in cui il personaggio di Davis doveva spingere violentemente Crawford a terra, si dice che Davis abbia colto l’occasione per colpire realmente la collega, provocandole un dolore autentico. Crawford non si fece intimidire: durante una scena in cui Davis doveva trascinarla, appesantì intenzionalmente il suo costume con dei pesi, mettendo a dura prova la schiena della collega. Questo clima di ostilità si riversò nelle loro performance, conferendo alle scene un livello di intensità che sarebbe stato impossibile simulare.


Il risultato è un film che trasuda autentico rancore, con momenti in cui realtà e finzione si sovrappongono. La loro rivalità non solo arricchì l’atmosfera del film, ma contribuì anche al suo successo commerciale e critico. Che Fine Ha Fatto Baby Jane? fu acclamato come un capolavoro del genere “psycho-biddy”, un misto di thriller psicologico e melodramma grottesco. L’alchimia tra le due attrici, alimentata dal loro odio reciproco, rimane una delle ragioni principali per cui il film è ancora oggi un classico.


La tensione non si esaurì con la fine delle riprese e continuò per anni, culminando in frecciatine pubbliche e un’ulteriore collaborazione fallita sul set di Piano... piano, dolce Carlotta (1964), dove Crawford abbandonò il progetto a metà lavorazione. Questo esempio dimostra come il conflitto possa trasformarsi in un elemento narrativo potente, ma solo quando gestito con abilità da registi e produttori. La rivalità tra Bette Davis e Joan Crawford è diventata parte integrante della storia del film, arricchendone il fascino e rendendolo un documento unico della complessità del lavoro artistico. È una lezione su come il cinema, spesso caotico e imprevedibile, riesca a trasformare anche le situazioni più tese in pura magia sullo schermo.

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