Il blocking cinematografico

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~ LA REDAZIONE DI RC

Cos’è il Blocking e perché è così importante nel cinema?

Nel cinema, il Blocking rappresenta la disposizione e il movimento degli attori nello spazio della scena, un'arte nascosta ma fondamentale che riesce a dare forza alla narrazione visiva anche nei dettagli più sottili. Quando parliamo di Blocking, infatti, ci riferiamo al posizionamento statico di un personaggio, e anche a come esso si sposta, si relaziona con gli altri e con l’ambiente circostante, creando una coreografia invisibile agli occhi dello spettatore, eppure essenziale. In un set cinematografico, ogni movimento è studiato per rispecchiare le emozioni dei personaggi, il loro stato psicologico e le dinamiche relazionali. È grazie al Blocking che lo spettatore percepisce la tensione in una discussione, sente la distanza emotiva tra due persone, o avverte la vulnerabilità di un personaggio, semplicemente osservandone la posizione e i movimenti.


Il Blocking, ha il compito di dirigere l’occhio dello spettatore verso punti specifici dell’inquadratura, quasi come una guida invisibile che suggerisce cosa guardare in ogni momento, enfatizzando certi elementi a discapito di altri. Per esempio, in una scena di conflitto, un personaggio dominante potrebbe essere posizionato al centro dell’inquadratura o in alto rispetto all'altro, suggerendo visivamente chi ha il controllo. Al contrario, un personaggio che si muove ai margini dello schermo, o che è parzialmente nascosto, può apparire più vulnerabile, isolato o impotente. Il Blocking diventa quindi una forma di linguaggio cinematografico, una grammatica visiva che ci racconta delle storie anche in assenza di parole.

L’importanza del Blocking emerge soprattutto nei film in cui lo spazio è un elemento centrale della narrazione. Pensiamo ad esempio ai thriller o agli horror, generi dove la gestione del movimento nello spazio può determinare il livello di suspense e la percezione del pericolo. Un esempio classico è la scena in cui i personaggi cercano di nascondersi da una minaccia imminente: ogni movimento calcolato, ogni passo attento, diventa essenziale per mantenere viva la tensione. Se il Blocking è ben costruito, lo spettatore sentirà quasi il bisogno di trattenere il respiro insieme ai personaggi.


Ogni regista ha il proprio stile nel disporre e muovere i personaggi sul set, e spesso utilizza il Blocking come firma visiva del proprio modo di raccontare. Stanley Kubrick, per esempio, era noto per il suo uso rigoroso e simmetrico del Blocking, che enfatizzava l’ordine e la struttura anche in situazioni caotiche, come nelle scene di Full Metal Jacket. Al contrario, registi come Quentin Tarantino adottano un Blocking dinamico e flessibile, spesso caratterizzato da movimenti intensi e violenti che rispecchiano l’energia dei suoi personaggi e delle storie che racconta.

Blocking e Spazio: Come l’Ambiente Influenza il Movimento

Ogni stanza, corridoio, edificio o elemento scenico è scelto e disposto in modo da amplificare la forza del racconto visivo, e il Blocking degli attori all’interno di questo spazio è studiato per dialogare con l’ambiente e per far emergere nuove sfumature della storia.


Immaginiamo un ambiente intimo, come un soggiorno domestico. Un regista potrebbe scegliere di disporre i personaggi su lati opposti di un divano, creando una separazione visiva che suggerisce una distanza emotiva, pur mantenendoli nello stesso spazio fisico. Un esempio magistrale di questo tipo di Blocking si trova in American Beauty di Sam Mendes, durante la famosa scena della cena in cui il tavolo da pranzo diventa quasi una “barriera fisica” tra i membri della famiglia Burnham, sottolineando la loro distanza emotiva e l’alienazione che li divide. Qui l'ambiente – un banale tavolo da pranzo – è utilizzato come elemento di separazione visiva che amplifica la tensione. I personaggi, rigidamente disposti ai lati opposti del tavolo, sono quasi “intrappolati” nel loro ruolo, e il Blocking rafforza questo aspetto, rendendo esplicito il loro disagio anche in assenza di battute dirette.


Al contrario, in ambienti più aperti, come una strada o una piazza, il Blocking può permettere ai personaggi di muoversi liberamente, suggerendo una maggiore libertà o l’esplorazione di nuove possibilità. Questo tipo di Blocking è particolarmente potente in film che utilizzano l’ambiente come metafora. In The Truman Show, ad esempio, il regista Peter Weir sfrutta lo spazio della città “artificiale” in cui vive Truman Burbank per simboleggiare la sua prigione invisibile. Ogni suo movimento è limitato da strade che sembrano libere ma che, in realtà, portano sempre a confini imposti. Il Blocking di Truman in questi spazi controllati riflette la sua condizione di “prigioniero” inconsapevole, e quando finalmente inizia a muoversi verso i limiti della città, il Blocking si fa via via più “spezzato” e movimentato, quasi caotico, per simboleggiare il suo desiderio di libertà.


Il Blocking legato all’ambiente può essere anche una chiave narrativa nei film horror e thriller, dove lo spazio diventa spesso il vero nemico dei personaggi. Stanley Kubrick, in The Shining, trasforma l’Overlook Hotel in un labirinto opprimente e disorientante che rispecchia la psiche tormentata di Jack Torrance. In questo caso, l’ambiente influenza pesantemente il movimento di Jack, guidandolo attraverso corridoi angusti e stanze oscure che sembrano alimentare la sua follia. Il Blocking è costruito per trasmettere il suo isolamento crescente, e ogni passo che Jack compie all’interno dell’hotel lo allontana ulteriormente dal mondo reale, simbolicamente e fisicamente.


Anche le interazioni con oggetti scenici – una sedia, un letto, una finestra – diventano fondamentali nel Blocking per svelare dettagli sui personaggi e sulle loro emozioni. Prendiamo ad esempio il film Her di Spike Jonze. Qui, il protagonista Theodore, spesso raffigurato accanto a finestre o porte, sembra cercare un collegamento con l’esterno, un riflesso del suo desiderio di connessione umana nonostante la sua crescente dipendenza dalla tecnologia. In questo caso, il Blocking è utilizzato per costruire un parallelismo tra il protagonista e l’ambiente, con lo spazio che diventa il riflesso della sua solitudine.


Il Blocking in relazione all’ambiente può cambiare drasticamente il tono e il significato di una scena anche in pochi secondi. Basti pensare a un momento di riconciliazione tra due personaggi in uno spazio piccolo, come un corridoio o un ascensore: l’ambiente ristretto li costringe a essere vicini, amplificando l’intimità del momento. Al contrario, se la stessa scena si svolgesse in uno spazio aperto, come una spiaggia o una terrazza, la libertà dello spazio potrebbe comunicare un senso di liberazione o apertura emotiva.

Blocking e Relazioni tra i Personaggi: Avvicinamento e Distanza

Nel cinema, il Blocking è uno strumento potente per svelare le dinamiche relazionali tra i personaggi senza ricorrere a dialoghi espliciti. La distanza, l’orientamento e i movimenti reciproci dei personaggi all’interno della scena sono infatti in grado di rivelare dettagli cruciali sulle loro emozioni, i conflitti latenti e la gerarchia di potere che li caratterizza. Spesso, questi elementi narrativi emergono proprio attraverso la disposizione dei personaggi nello spazio, creando una sorta di linguaggio non verbale che lo spettatore percepisce quasi inconsciamente.


Pensiamo a una delle scene più iconiche e cariche di tensione nel cinema moderno: l’interrogatorio tra Batman e Joker in Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan. In questa scena, la distanza e la vicinanza tra i due personaggi raccontano più di qualsiasi parola. All’inizio, Batman e Joker sono faccia a faccia, così vicini da sembrare quasi intimi, come se tra loro esistesse un legame oscuro e ineluttabile. La scena si apre con Joker che si trova seduto, rilassato e quasi sardonico, mentre Batman gli si avvicina in posizione dominante. Ma con il procedere della conversazione e l’escalation della tensione, è Joker a prendere il controllo psicologico della situazione, e il Blocking muta per rappresentare questo ribaltamento di potere. Il Blocking può anche essere utilizzato per rappresentare il conflitto tra i personaggi, mettendo in evidenza tensioni irrisolte o rancori sotterranei. In Revolutionary Road, il regista Sam Mendes utilizza il Blocking per evidenziare la distanza emotiva e l’ostilità crescente tra i coniugi Wheeler. Durante una delle loro discussioni più accese, i personaggi sono posizionati ai lati opposti della stanza, quasi come se fossero due pugili pronti a scontrarsi sul ring. La distanza fisica è simbolo della distanza emotiva, mentre ogni tentativo di avvicinamento è caratterizzato da movimenti bruschi e carichi di tensione, che rendono palpabile il senso di frustrazione e incomprensione. In questa scena, il Blocking accentua il conflitto, trasformando la distanza nello spazio in un elemento di intensità drammatica.


A volte, il Blocking serve per costruire gerarchie di potere all’interno di una scena. La posizione di un personaggio rispetto a un altro può svelare chi ha il controllo della situazione e chi è più vulnerabile o subordinato. In Il Padrino, ad esempio, il Blocking viene spesso usato per accentuare la potenza e l’autorità di Don Vito Corleone. Durante le scene nel suo ufficio, Don Vito è quasi sempre posizionato al centro dell’inquadratura, mentre i suoi interlocutori rimangono più lontani, a un livello inferiore o leggermente inclinati rispetto a lui. Questa scelta di Blocking mette Don Vito in una posizione di comando visibile e indiscutibile, rafforzando il suo ruolo di patriarca e capo indiscusso della famiglia. Chi si avvicina al suo spazio deve farlo con un certo grado di umiltà, e ogni passo verso di lui rappresenta un atto di riverenza e rispetto.

Il Movimento come Narrazione: Il Blocking e il Racconto Visivo

Uno degli aspetti più affascinanti del Blocking è la sua capacità di trasformare il movimento dei personaggi in una forma di narrazione visiva che aggiunge profondità e significato alla storia. Attraverso il modo in cui un personaggio si muove nello spazio, si può infatti trasmettere l’intero arco emotivo e psicologico senza bisogno di spiegazioni verbali. È un’arte sottile, che richiede una comprensione profonda della scena e della dinamica interiore dei personaggi, e che permette di raccontare attraverso le immagini ciò che le parole, da sole, non riuscirebbero a esprimere. Un esempio iconico di come il Blocking possa “raccontare” è la scena di apertura di Il Padrino, in cui il Don, Vito Corleone, è seduto in penombra nel suo studio mentre ascolta in silenzio le suppliche di Bonasera, un umile proprietario di pompe funebri.


La posizione statica di Don Vito, seduto immobile al centro dell’inquadratura, suggerisce la sua autorità indiscussa e la freddezza calcolatrice con cui valuta la situazione. Nel frattempo, Bonasera si muove in modo nervoso, quasi intimidito, entrando e uscendo dal raggio di luce che illumina parzialmente la stanza. Questo Blocking essenziale ma potente racconta la gerarchia tra i personaggi: da un lato, un uomo che detiene il controllo assoluto, dall’altro, un supplicante in cerca di giustizia. Qui, il movimento e la disposizione dei personaggi diventano il linguaggio visivo che introduce lo spettatore nel mondo del potere e della fedeltà mafiosa, senza il bisogno di ulteriori spiegazioni.


Un altro esempio celebre è la scena finale di Casablanca, in cui Rick e Ilsa si dicono addio sulla pista dell’aeroporto. Il Blocking di questa scena racconta tutto il dramma della separazione. Rick è fermo, solido nella sua decisione, mentre Ilsa si sposta verso di lui in uno slancio emotivo, cercando di avvicinarsi ma frenata dalle circostanze e dalle scelte fatte. Il modo in cui si muovono e occupano lo spazio sottolinea la loro ineluttabile separazione: Rick rimane al centro della scena, deciso e immobile, mentre Ilsa sembra orbitargli intorno, come se fosse attratta da lui ma costretta a mantenere una distanza. Questo Blocking crea un contrasto visivo che accentua la drammaticità della scena e fa percepire la forza di un addio inevitabile e carico di emozione.


Il Blocking può anche essere utilizzato per rappresentare la crescita interiore di un personaggio, seguendo visivamente il suo percorso di evoluzione. Prendiamo, ad esempio, Birdman di Alejandro González Iñárritu. Il protagonista, Riggan, interpretato da Michael Keaton, si muove attraverso i labirintici corridoi di un teatro in quello che sembra un lungo piano sequenza, un movimento continuo che rappresenta la sua lotta interiore e il suo tentativo di trovare un senso alla propria esistenza. La decisione di seguire il protagonista in questi movimenti incessanti, facendolo avanzare senza sosta tra gli stretti spazi del teatro, racconta il suo stato di ansia e frustrazione meglio di qualsiasi dialogo. Il teatro diventa una sorta di prigione claustrofobica, e ogni passo di Riggan attraverso il Blocking ci fa percepire la sua sensazione di smarrimento e la sua ricerca di una redenzione che sembra sempre fuori portata.


Un utilizzo altrettanto potente del Blocking per narrare visivamente è evidente nei film di Wes Anderson, regista noto per la sua attenzione maniacale alla simmetria e all’ordine. In The Grand Budapest Hotel, Anderson utilizza il Blocking per creare un mondo visivamente ordinato ma emotivamente complesso, dove ogni personaggio è posizionato con precisione all’interno dell’inquadratura. In una delle scene chiave, il protagonista M. Gustave e il giovane Zero si trovano perfettamente allineati, quasi come fossero pedine su una scacchiera. Questo Blocking sottolinea l’ordine “artificiale” del mondo di Anderson, dove ogni gesto e movimento raccontano una storia di disciplina, eccentricità e lealtà. La disposizione dei personaggi nella scena, che a prima vista può sembrare stilizzata, diventa parte integrante della narrazione, rivelando l’essenza dei legami che uniscono i protagonisti.


Il Blocking ha anche un ruolo fondamentale nei film in cui il personaggio principale compie un percorso di scoperta o emancipazione. Pensiamo alla scena della battaglia tra Neo e Smith in Matrix, dove Neo, inizialmente esitante e incerto, inizia a muoversi con crescente sicurezza. All’inizio del combattimento, Smith occupa una posizione dominante, muovendosi con freddezza e sicurezza, mentre Neo sembra trattenuto, quasi impacciato. Ma con il progredire dello scontro, Neo diventa sempre più consapevole della propria forza, e il Blocking si modifica per riflettere questo cambiamento: Neo assume posizioni sempre più centrali e dominanti nell’inquadratura, muovendosi con una fluidità che rappresenta il suo “risveglio” e la sua accettazione del proprio potere. Questo cambiamento nella coreografia visiva del Blocking racconta il suo percorso di crescita e consapevolezza, trasformando lo scontro in una metafora del suo viaggio interiore.

Blocking e Stile del Regista: Dall’Essenzialità di Ozu alla Complessità di Scorsese

Il Blocking è una tecnica che varia sensibilmente da regista a regista, diventando quasi una firma stilistica capace di riflettere la loro visione artistica. Ogni regista ha infatti un approccio personale nell’utilizzare il movimento e la disposizione dei personaggi nello spazio, sfruttando il Blocking come un’estensione della propria estetica e del proprio modo di raccontare. Che sia un Blocking minimalista o complesso, statico o dinamico, esso si allinea all’idea narrativa e visiva del regista, rendendolo un elemento distintivo che spesso influenza il tono dell’intero film.


Un esempio di Blocking essenziale ma incredibilmente espressivo si trova nel cinema di Yasujiro Ozu, regista giapponese noto per la delicatezza e l’intensità dei suoi racconti familiari. Nei suoi film, il Blocking è ridotto all’essenziale: i personaggi sono spesso disposti frontalmente, quasi immobili, in composizioni simmetriche che trasmettono un senso di ordine e di quiete. Ozu utilizza spesso la cosiddetta “tatami shot,” una ripresa ad altezza bassa, che colloca lo spettatore in una posizione di osservatore rispettoso, come se stesse seduto su un tatami. Questa inquadratura permette al Blocking di diventare intimo e quasi rituale, con i personaggi che interagiscono in spazi limitati e in modo statico, lasciando che siano le piccole variazioni nei loro movimenti e nelle loro espressioni a raccontare le loro emozioni. È attraverso questo Blocking composto e posato che Ozu esplora il dramma quotidiano e l’impermanenza della vita, rendendo ogni gesto dei suoi personaggi carico di significato.


Dall’altra parte dello spettro, Martin Scorsese utilizza il Blocking in modo dinamico e complesso, spesso legato a una cinepresa in continuo movimento che segue i personaggi, dando alla scena un ritmo incalzante e nervoso. Prendiamo ad esempio la famosa scena del piano sequenza in Quei Bravi Ragazzi, dove seguiamo Henry Hill (Ray Liotta) mentre attraversa il retro del nightclub Copacabana, una scena che sembra quasi una danza tra personaggio e macchina da presa. Qui il Blocking è attentamente coordinato con i movimenti della cinepresa, creando una coreografia fluida e continua che trasmette l’entusiasmo e la vertigine dell’ascesa di Henry nel mondo della malavita. Il Blocking diventa parte integrante dell’esperienza, permettendo allo spettatore di percepire in prima persona l’emozione e l’adrenalina della vita criminale. Scorsese utilizza il Blocking per creare un effetto immersivo, che mette lo spettatore in diretto contatto con il protagonista, trasformando il movimento in un’esperienza quasi fisica.


Anche registi come Alfred Hitchcock hanno fatto del Blocking un elemento centrale della loro cifra stilistica, utilizzandolo per manipolare le emozioni dello spettatore e creare tensione. In La finestra sul cortile, ad esempio, Hitchcock sfrutta il Blocking in modo innovativo: il protagonista, costretto su una sedia a rotelle, osserva dalla finestra il cortile e i suoi vicini, e il suo immobilismo forzato diventa una componente essenziale della suspense. Il Blocking limita i movimenti del protagonista, che può solo spostare lo sguardo da una finestra all’altra, creando una tensione claustrofobica e alimentando la sensazione di impotenza. Ogni movimento minimo, ogni sguardo e posizione del personaggio di James Stewart diventano simboli della sua condizione e della crescente ossessione per ciò che osserva. Hitchcock, maestro della tensione psicologica, usa il Blocking come mezzo per creare una connessione diretta tra le limitazioni fisiche del protagonista e l’ansia dello spettatore.


Wes Anderson, invece, utilizza il Blocking in modo unico per creare un’estetica rigorosamente simmetrica e spesso surreale. In The Grand Budapest Hotel, ogni movimento e posizione dei personaggi è attentamente coreografato e allineato all’interno di composizioni geometriche. Il Blocking in questo caso contribuisce a creare un mondo visivo iperrealista, dove l’ordine e la precisione diventano parte del linguaggio narrativo. I personaggi si muovono quasi come pedine su una scacchiera, seguendo traiettorie precise che enfatizzano il controllo e l’attenzione maniacale ai dettagli del regista. Il Blocking di Anderson racconta una storia non solo di azioni e sentimenti, ma anche di estetica e di stile, rendendo i suoi film inconfondibili e fortemente visivi. Attraverso il suo Blocking stilizzato, Anderson comunica l’eccentricità dei personaggi e dei loro mondi, rendendo l’estetica parte integrante della narrazione.

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