Il cammino di una comunità

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Articolo a cura di...


~ MASSIMILIANO AITA

Il cammino della Comunità è un testo imperdibile scritto dal più grande imprenditore italiano di tutti i tempi: Adriano Olivetti.


Nell’opuscolo si tratteggia il percorso di una comunità di individui verso il benessere comune.


Il testo di Olivetti mi è tornato in mente questo pomeriggio, quando –raccogliendo l’invito di Luca Ferdinandi – ho deciso di raccontare l’esperienza vissuta venerdì scorso a Lecce.


Parto dal progetto: volevo realizzare una scena del mio lungometraggio “Antigone 2024” da utilizzare come materiale promozionale che vorrei inviare alle case di produzione.


Il primo problema che ho dovuto affrontare è stato quello di scegliere gli attori: non volevo fare un casting perché dovendo girare l’intera scena in un pomeriggio avevo bisogno di persone con le quali la sintonia era massima.


Ho scelto dunque Tiziana Buccarella per interpretare Yannika, Giancarlo Longo per interpretare Mauro e Marianna Compagnone per dare volto e parole a Cecilia.


Anche per il fonico la scelta è caduta all’interno della comunità: Gioele Romano.


L’unico soggetto esterno, almeno venerdì scorso, era la direttrice della fotografia Marta Ignazio.


La scena è stata girata a casa di Tiziana Buccarella ed io, per la prima volta, ho coordinato le azioni di alcuni attori.


Dico coordinato e non diretto perché, a mio avviso e nella mia visione del cinema, la funzione del regista ha una portata assai ridotta a quella che – dai tempi della Nouvelle Vague in poi – gli viene assegnata.


Il regista, nella mia ottica, deve semplicemente trasferire il mood della scena quale emerge dalla sceneggiatura sul set – aiutando gli attori a dare il meglio di loro stessi nell’intento di creare un prodotto finale che sia coerente e rispettoso della scrittura.


Il regista quindi non deve mai sovrapporre la propria visione a quella dello sceneggiatore ed è per questo che normalmente i film che scrivo li produco anche.


Detto questo, l’impatto con l’attività di coordinamento è stato molto intenso.

Aiutare gli attori a comprendere il mood della scena non è affatto semplice perché significa non solo comprendere qual è il mood stesso ma anche essere capaci di illustrarlo.


Ho però avuto una grande fortuna.


I miei attori hanno una sensibilità ed una capacità recitativa fuori dal comune.


Sono bastate per ogni clip un paio di parole e loro si sono immediatamente immersi nel personaggio al punto da indurmi a cambiare totalmente il finale della scena.


Nella versione originale della sceneggiatura, infatti, Yannika – la co protagonista del film – sveniva.


In realtà, lo sguardo con cui Tiziana ha guardato Marianna quando ha realizzato che lei era la figlia che aveva creduto morta alla nascita ha sortito un’efficacia narrativa migliore di mille effetti speciali.


Una cosa che mi ha davvero colpito molto è stata anche la capacità della D.O.P. e del fonico di coordinarsi tra loro e di realizzare un mix perfetto di suoni ed immagini.


Se mai vedrete il mio film realizzato, c’è un primo piano di Marianna in cui l’inquadratura rappresenta quasi plasticamente l’intensità delle parole con cui Cecilia si rivolge al padre.


Un altro aspetto molto interessante delle riprese è stata la commozione che ci ha pervasi tutti sin dal primo istante.


Era come se fossimo consapevoli di realizzare qualcosa di importante, di forte; qualcosa che colpisce al petto e ti fa vacillare.


E sia chiaro non lo dico perché ho scritto la sceneggiatura.


La sensazione è nata nel momento in cui ho dato il primo “Azione”.


Tutti e dico tutti hanno condiviso la volontà di realizzare un video di qualità e destinato a colpire l’immaginario di chi vedrà la scena.


Come ben sanno i pochi affezionati che sono disposti a sorbirsi le mie tirate emotive, io ragiono sempre e prevalentemente da persona.


E da persona il fatto che si sia deciso di condividere un piatto di pasta, di raccontarci davanti al desco, di prenderci il caffè o di fumare la sigaretta insieme ha segnato proprio il discrimine tra “senso del lavoro” e “senso della comunità”.


Una comunità, infatti, rappresenta non un luogo fisico e nemmeno virtuale; descrive un modo di rapportarsi al prossimo, mettendosi in gioco e accogliendo chi dimostra – nei fatti – di volerti bene.


Nessuno ha espresso giudizi sull’operato degli altri componenti il cast o la troupe; tutti hanno cercato di incoraggiarsi a vicenda – dando la prevalenza ai feedback positivi.


Un atteggiamento buonista per alcuni.


Impressione sbagliata.


Dare la prevalenza alle restituzioni (feedback) positive non significa affatto evitare quelle negative.


Significa mettersi nei panni dell’altro, ascoltarne la sensibilità ed esprimersi (o tacere) di conseguenza.


Queste sono le persone che, nella mia modesta visione del mondo,
illuminano il percorso che ciascuno di noi ha intrapreso dentro la community di Recitazione Cinematografica.


Queste sono le persone alle quali dedico i miei saluti, il mio affetto, il mio amore: Tiziana Buccarella, Giancarlo Longo, Marianna Compagnone, Gioele Romano, Marta Ignazio.


Senza di voi, non sarei nulla.


Grazie.

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