Il Cinema e la figura del Papa

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~ LA REDAZIONE DI RC

La morte di Papa Francesco segna la fine di un’epoca. Un papato che ha spinto la Chiesa verso una visione più aperta, dialogante, a volte controversa, ma sempre profondamente umana. E nel giorno in cui il mondo si ferma per ricordare Jorge Mario Bergoglio, nato a Buenos Aires, diventato Vescovo di Roma nel 2013, vale la pena fermarsi anche a riflettere su un’altra lente che nel tempo ha raccontato questa figura: il cinema.

Il Papa, al cinema, non è mai stato solo un personaggio. È stato simbolo, mistero, autorità, bersaglio. È stato protagonista e presenza invisibile. È stato il custode della fede e l’uomo schiacciato dal peso di quel ruolo. E se è vero che il cinema riflette le inquietudini, le tensioni e le trasformazioni del mondo, allora il modo in cui i registi hanno raccontato i Pontefici è una cartina al tornasole perfetta per capire come la società ha guardato alla religione e al potere spirituale in questi ultimi decenni.

Il Papa come figura storica

Cominciamo con il Papa come personaggio biografico. Il cinema, soprattutto negli ultimi vent’anni, ha cercato di entrare nella vita dei Papi più noti con un approccio che unisce documentazione e introspezione.

I due Papi (2019) – Fernando Meirelles

Uno dei film più noti in questo senso è "I due Papi" di Fernando Meirelles. Un’opera che mette in scena un lungo dialogo tra Papa Benedetto XVI (Anthony Hopkins) e il futuro Papa Francesco (Jonathan Pryce), poco prima della rinuncia di Ratzinger. Non è un documentario, ma un film basato su fatti reali che usa il confronto fra due visioni del mondo per parlare della crisi della Chiesa, dei peccati non confessati, della fatica del cambiamento. Francesco, in questo film, è un gesuita tormentato dal proprio passato, vicino alla gente, lontano dalle pomposità vaticane. Un ritratto che ha anticipato molte delle scelte che poi il vero Francesco avrebbe portato avanti durante il suo pontificato.

Conclave (2024) – Edward Berger

Appena uscito, "Conclave" di Edward Berger è l’ultima opera a mettere al centro il momento più enigmatico del papato: l’elezione. Tratto dal romanzo di Robert Harris, il film racconta l’interno della Cappella Sistina durante il conclave che deve eleggere il nuovo Papa dopo una morte improvvisa. Ralph Fiennes interpreta un cardinale che si trova coinvolto in un’intricata rete di segreti e rivelazioni. Il film è un thriller, ma il contesto è profondamente spirituale. Si percepisce l’eco della morte di un Papa come evento che sposta equilibri non solo religiosi ma anche politici. Non è un film su Papa Francesco, ma è il primo dopo la sua morte a parlarci di cosa significhi oggi essere chiamati a occupare quella sedia vuota.

Il Papa come simbolo spirituale e politico

Ci sono poi film che usano la figura del Papa per parlare d'altro. Non raccontano un Papa reale, ma lo usano come simbolo per esplorare la fede, il dubbio, il potere o la solitudine.

Habemus Papam (2011) – Nanni Moretti

Nanni Moretti, con "Habemus Papam", ha fatto un’operazione geniale: raccontare un Papa che, appena eletto, ha un crollo psicologico. Michel Piccoli interpreta un cardinale scelto quasi per caso, che fugge il peso del ruolo e si rifugia tra la gente comune. È un film che umanizza la figura del Papa fino a renderlo un uomo smarrito, travolto dalle aspettative. E allo stesso tempo critica il meccanismo stesso della Chiesa, la sua teatralità, la sua incapacità di uscire dai riti. Moretti lo fa con ironia, certo, ma anche con malinconia. È il film che, più di ogni altro, anticipa il bisogno di una Chiesa diversa. Forse, in un certo senso, ha preparato il terreno culturale all’arrivo di Bergoglio.

Amen. (2002) – Costa-Gavras

In questo caso, la figura del Papa è quasi un’assenza assordante. "Amen." è un film durissimo sul silenzio della Chiesa di fronte all’Olocausto. Il protagonista è un ufficiale tedesco che cerca di informare il Vaticano sullo sterminio degli ebrei. La figura del Papa Pio XII aleggia in tutto il film, mai mostrata direttamente, ma evocata come potere muto e ambiguo. Il film accusa la Chiesa di non aver fatto abbastanza, di aver taciuto. È un’opera di denuncia, che mette in discussione la funzione morale del papato.

The Shoes of the Fisherman (1968) – Michael Anderson

In questo classico degli anni Sessanta, Anthony Quinn interpreta un Papa venuto dall’Est, liberato da un gulag sovietico e scelto per guidare la Chiesa in un momento di crisi mondiale. Il film anticipa molte dinamiche del pontificato di Giovanni Paolo II, anche se è precedente alla sua elezione. Qui il Papa è un mediatore globale, un uomo che cerca di evitare la guerra atomica. Un pontefice che diventa figura politica e umanitaria, ben oltre il recinto del Vaticano.

Il Papa come metafora del Potere

A volte, la figura del Papa serve per raccontare qualcosa di più vasto: l’autorità, la corruzione, il sistema.

Il Padrino – Parte III (1990) – Francis Ford Coppola

Sì, anche qui c’è un Papa. In questo caso è ispirato a Papa Giovanni Paolo I, e la sua morte improvvisa (nel film, come nella realtà) solleva interrogativi su trame oscure, corruzione in Vaticano, Istituto per le Opere di Religione. Coppola mette in scena una Chiesa coinvolta nel potere finanziario, e il Papa – benché figura positiva – diventa la vittima di un sistema che non riesce più a controllare.

The Young Pope (2016) e The New Pope (2020) – Paolo Sorrentino

Ok, qui si passa alla serie TV, ma non si può ignorare. Sorrentino ha fatto un’operazione artistica molto personale con "The Young Pope": Jude Law è Lenny Belardo, un Papa giovane, conservatore, misterioso, che tiene tutti a distanza. Non è Francesco, anzi, è l’opposto. Ma attraverso la sua figura, Sorrentino riflette sull’enigma dell’autorità, sul fascino del sacro, sull’assurdità e la bellezza dei riti. Con "The New Pope", l’autore introduce un secondo Pontefice, interpretato da John Malkovich, e spinge ancora oltre la riflessione: cos’è oggi la spiritualità? Chi è il vero Papa? Siamo davanti a un gioco estetico e filosofico, dove il pontificato diventa performance.

Papa Francesco al cinema

Papa Francesco ha avuto, nel corso degli anni, una rappresentazione cinematografica molto diversa rispetto ai suoi predecessori. Più documentari, meno fiction. Questo riflette il suo modo diretto e quotidiano di comunicare.

Papa Francesco – Un uomo di parola (2018) – Wim Wenders

Wim Wenders, regista di culto, si avvicina a Bergoglio con rispetto e curiosità. Questo documentario è costruito quasi interamente intorno alle parole del Papa: discorsi, interviste, viaggi. Non c’è fiction, non c’è biografia classica. C’è l’uomo che parla, riflette, chiede. È un film che mostra un Papa comunicatore, pastore, attento ai poveri, all’ambiente, alla pace. Forse non è cinema nel senso tradizionale, ma è una testimonianza potente di un’epoca.

La figura del Papa, al cinema, è stata usata in mille modi. Per raccontare la fede, per criticare il potere, per evocare la solitudine. È stato protagonista, simbolo, strumento narrativo. Con la morte di Papa Francesco, il cinema si trova oggi davanti a un compito non facile: come raccontare un Pontefice che è stato più vicino alla gente che al trono? Che ha parlato più alla coscienza che alla dottrina?

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