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~ LA REDAZIONE DI RC
Quando pensiamo a un film che ci ha colpito visivamente, spesso il nostro primo pensiero va alla fotografia, alla scenografia o agli effetti speciali. Ma c’è un elemento fondamentale, spesso dato per scontato, che contribuisce in modo decisivo a definire l’identità visiva di un film: i costumi. Dietro ogni abito indossato da un personaggio c’è un lavoro di ricerca, progettazione e realizzazione che ha il compito non solo di vestire un attore, ma di raccontare chi è, da dove viene, e persino anticipare la sua evoluzione all’interno della storia.
La figura del costumista è quindi essenziale per la costruzione dell’immaginario cinematografico.
Le Origini della Professione
Il ruolo del costumista nel cinema ha radici profonde nel teatro. Fin dall’epoca classica, i costumi erano fondamentali per distinguere i personaggi e per enfatizzare il tono e lo stile di una rappresentazione. Con la nascita del cinema agli inizi del Novecento, la necessità di creare costumi specifici per il grande schermo si è fatta sempre più evidente. Nei primi anni del cinema muto, i costumi venivano spesso presi in prestito dal teatro, e gli attori si arrangiavano con i propri abiti. Ma con l’arrivo di produzioni più ambiziose e con lo sviluppo del linguaggio cinematografico, la necessità di costumisti professionisti divenne evidente. Negli anni ‘20 e ‘30, Hollywood iniziò a investire seriamente in questo settore, creando veri e propri dipartimenti di costume all’interno degli studi cinematografici. Una delle prime grandi costumiste della storia del cinema fu Edith Head, che vinse ben otto premi Oscar e lavorò a film iconici come Eva contro Eva (1950) e La finestra sul cortile (1954). La sua capacità di esaltare le personalità degli attori attraverso il costume ha definito l’estetica dell’epoca d’oro di Hollywood.
Il Processo Creativo del Costumista
Il lavoro del costumista è molto più complesso di quanto possa sembrare. Non si tratta solo di scegliere vestiti belli, ma di costruire una parte essenziale della narrazione visiva del film. Il processo di creazione di un costume segue diverse fasi:
1. Lettura della Sceneggiatura e Ricerca
Prima di tutto, il costumista deve studiare la sceneggiatura per comprendere il contesto, i personaggi e le loro evoluzioni. Ogni dettaglio conta: il periodo storico, la classe sociale dei personaggi, il clima, il tono del film. Una volta comprese queste informazioni, inizia la fase di ricerca. Se il film è ambientato in un’epoca storica specifica, il costumista può consultare archivi, musei e libri per assicurarsi che i costumi siano accurati.
2. Collaborazione con il Regista e il Direttore della Fotografia
I costumi devono integrarsi perfettamente con l’estetica generale del film. Per questo, il costumista lavora a stretto contatto con il regista per garantire che ogni scelta stilistica sia in linea con la sua visione. Inoltre, è essenziale collaborare con il direttore della fotografia per evitare problemi legati all’illuminazione e alla resa cromatica dei tessuti sullo schermo.
3. Disegno e Creazione dei Costumi
Una volta definite le linee guida, il costumista realizza bozzetti dettagliati che serviranno da base per la realizzazione dei costumi. In alcuni casi, soprattutto nei film d’epoca o di fantasia, gli abiti vengono creati da zero da sarti e artigiani specializzati. In altri, si possono utilizzare capi esistenti, magari modificandoli per adattarli meglio al personaggio.
4. Prove Costume e Adattamenti
Prima delle riprese, gli attori provano i costumi per verificare che calzino perfettamente e che permettano la libertà di movimento necessaria. Questo è il momento in cui si fanno eventuali aggiustamenti per migliorare la vestibilità e l’effetto visivo.
5. Gestione sul Set
Durante le riprese, il dipartimento di costume deve assicurarsi che gli abiti rimangano coerenti da una scena all’altra, specialmente nei film che non vengono girati in ordine cronologico. I costumisti sono sempre presenti per riparare eventuali danni e garantire che ogni abito sia sempre perfetto.
Il Costume come Strumento Narrativo
Un buon costume non si limita a vestire un personaggio: racconta qualcosa su di lui. Alcuni esempi iconici mostrano come i costumi possano essere strumenti narrativi potenti:
Michael Corleone in Il padrino (1972) All’inizio del film, Michael indossa abiti più chiari e morbidi, segno della sua distanza dal mondo criminale. Man mano che la storia avanza e il personaggio si trasforma, i suoi completi diventano sempre più scuri e strutturati, riflettendo la sua ascesa a capo della famiglia.
Joker in Il cavaliere oscuro (2008) Il suo abito viola sgargiante, ispirato ai gangster anni ‘40, contribuisce a creare un contrasto inquietante con il suo comportamento caotico. Nulla è lasciato al caso: anche il tessuto è volutamente logoro per suggerire il suo rifiuto delle regole sociali.
Imperatrice Furiosa in Mad Max: Fury Road (2015) Il suo costume è un perfetto esempio di narrazione attraverso l’abbigliamento. Il corpetto fatto con pezzi di pneumatico e il braccio meccanico sporco di grasso ci dicono subito tutto sulla sua storia, senza bisogno di parole.
Un Lavoro Invisibile ma Essenziale
Il lavoro del costumista è uno di quelli che, se fatto bene, quasi non si nota. Ma è proprio in questa invisibilità che risiede la sua importanza. Quando un costume funziona alla perfezione, lo spettatore non si ferma a pensare al vestito di un personaggio: semplicemente lo percepisce come una parte naturale della sua identità. Senza il lavoro di questi artisti, il cinema perderebbe una parte fondamentale del suo potere evocativo. I costumisti non sono semplici stilisti, ma veri e propri narratori visivi, capaci di trasformare un attore in un’icona e di rendere un film memorabile.
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