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Durante gli anni del liceo, avevo un hobby che non era gradito ai collaboratori scolastici: riproducevo a matita sul banco tutte le tavole di manga e anime che trovavo online sui miei personaggi preferiti. Un giorno, tra le immagini ufficiali di Inuyasha della casa editrice Shōgakukan, ne notai una a colori che mostrava il mezzo demone accanto a un bambino con gli
occhiali che reggeva la spada Tessaiga. La didascalia recitava "Shinichi e Inuyasha hanno la stessa voce" (N.d.R. quella del seiyuu Kappei Yamaguchi). Vidi spesso comparire quel ragazzino tra le copertine del Weekly Shōnen Sunday. Iniziai così a chiedermi chi fosse.
La risposta alla mia domanda arrivò un giorno di maggio del 2002 quando su Italia1 venne trasmesso il primo episodio di “Detective Conan”. Non immaginavo però che, dopo Jessica Fletcher e Don Matteo, sarebbe arrivato un nuovo personaggio a causare indirettamente un numero notevole di decessi.
Protagonista della serie è il diciassettenne Shinichi Kudo che collabora frequentemente con la polizia per risolvere casi complessi. La sua abilità investigativa deriva dal padre Yusaku Kudo, un grande appassionato di Sherlock Holmes che ha trasmesso al figlio la sua ossessione e lo ha
addestrato ad affinare le capacità di osservazione e deduzione.
Nel primo episodio Shinichi, dopo aver aiutato l'ispettore Megure, assiste a un taglieggiamento ma viene aggredito dagli uomini della misteriosa Organizzazione Nera. Viene colpito alle spalle e gli viene somministrato un farmaco sperimentale per ucciderlo, l'APTX 4869. Ma sorprendentemente
Shinichi si risveglia ringiovanito di dieci anni.
Senza una cura immediata per tornare adulto, Shinichi assume l'identità fittizia di Conan Edogawa, unendo il nome dello scrittore Conan Doyle e il cognome dello scrittore Ranpo Edogawa. Sotto questa nuova veste, continua la sua attività di detective, cercando di smascherare l'Organizzazione Nera e di trovare un antidoto per tornare un adolescente.
Quest'anno il manga di Detective Conan ha compiuto 30 anni ed è ancora ufficialmente in corso seppur in pausa a tempo indeterminato. Il mangaka Gosho Aoyama ha sofferto tantissimo la pressione costante della casa editrice. Il successo in Giappone e nel mercato orientale è stato
incredibile, con un fandom fedele ed entusiasta. In altri mercati, dopo un'esplosione iniziale, l'interesse si è un po' raffreddato, forse a causa della lunghezza dell'anime che sembra non progredire mai nella storyline principale. L’opera è conosciuta anche col titolo “Case Closed” in
alcuni stati.
Cosa ha spinto Gosho Aoyama a non abbandonare il progetto? La creazione di film per il cinema.
La forza del franchise ha consentito addirittura al franchise di Lupin III di approdare sugli schermi di Singapore grazie al crossover “Lupin III vs. Detective Conan: The movie” del 2013. Nessun altro film di Lupin era stato precedentemente accettato.
Quest'anno è uscito il 27esimo film intitolato: “Il pentagramma da un milione di dollari” che rende omaggio ai 100 milioni di spettatori complessivi di tutti i film finora trasmessi.
L’ombra di Sherlock Holmes è presente dal primo episodio di Detective Conan, ogni tanto appaiono citazioni ed easter eggs ai libri di Conan Doyle.
Holmes è il modello e l’ispirazione su cui Shinichi costruisce la sua vita e la sua futura realizzazione.
Conan Doyle è stato tradotto per la prima volta in giapponese da Ken Nobuhara presso il comune di Aizawara dove è stata eretta una statua di Sherlock Holmes e dove è ambientato il romanzo “Strane avventure di Sherlock Holmes in Giappone” di Dale Furutani.
I giapponesi riescono ad andare oltre il sentimento nazionalista quando vengono a contatto con capolavori. Pensiamo alla passione di Go Nagai per la Divina Commedia e al progetto “World Masterpiece Theater” ( Meisaku) che creò una serie di anime tra il 1969 e il 1997 basata sui romanzi della letteratura mondiale, tornato brevemente attivo tra il 2007 e il 2009.
Se potessi distruggerti una volta per tutte e farla finita con te, sappi che
accetterei volentieri la morte per il bene di tutta la comunità.
~ Sherlock Holmes
Statua di Conan messa accanto a quella di Sherlock Holmes a Londra per festeggiare l’uscita del centesimo volume del manga.
Era possibile far incontrare il piccolo Detective con il suo mito? Nel 2002 viene creato il sesto film intitolato “Detective Conan: Il fantasma di Baker Street”. La produzione si recò a Londra per riprodurre fedelmente la città e il Museo di Sherlock Holmes.
È l’ultimo film realizzato secondo la tecnica dei rodovetri, peculiarità dell’animazione tradizionale. Nonostante il titolo sembri focalizzarsi su questo incontro, il pubblico rimarrà sorpreso e smentito dalla trama intricata ma scorrevole.
A differenza degli altri film ci verrà mostrato subito l’assassino rendendoci consapevoli della soluzione del primo caso ma dovremmo aspettare la fine per scoprire la verità inaspettata che si cela dietro al secondo.
È un viaggio che inizia nella realtà cruda, attuale e drammatica della vittima e prosegue in una realtà virtuale gestita da un’intelligenza artificiale che in quel periodo storico non faceva ancora parte della nostra quotidianità. Il nocciolo delle potenzialità di questa entità ruota attorno all’ambizione e alla corruzione umana. C’è una critica molto diretta e senza filtri nei confronti
dell’alta società che guida la nazione in contrapposizione alla capacità dei bambini di essere guidati da sentimenti e creare legami fondamentali.
Non racconterò la trama per evitare di lasciare indizi che potrebbero rovinare la visione, posso solo dirvi che da lettrice di Sherlock Holmes mi sono emozionata quando l’ho visto perché mi sono sentita parte della ricerca anche io.
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