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~ LA REDAZIONE DI RC
"Rocky II", diretto da Sylvester Stallone nel 1979, riprende esattamente da dove il primo film ci aveva lasciati, con Rocky Balboa che affronta le conseguenze emotive e fisiche del suo epico incontro con Apollo Creed. La trama esplora cosa accade quando il "sogno americano" si scontra con la dura realtà, mettendo in scena un Rocky sempre più umano, alle prese con una serie di scelte che mettono alla prova il suo spirito. Il film si apre con il finale del primo "Rocky", mostrandoci gli ultimi momenti del match tra Rocky e Apollo Creed.
Anche se Rocky non vince, il suo coraggio e la sua capacità di resistere fino alla fine lo rendono una figura popolare, trasformandolo da perfetto sconosciuto a piccolo eroe di Philadelphia. Dopo l'incontro, però, Rocky si ritrova a fare i conti con il prezzo della gloria: il suo corpo è devastato, l'occhio destro compromesso, e i medici lo avvertono che un altro match potrebbe costargli la vista. Nonostante la fama, Rocky cerca di lasciarsi il pugilato alle spalle e costruirsi una vita normale con Adrian, la donna che ama. I due si sposano, e presto scoprono che aspettano un figlio. Rocky, però, scopre che la vita al di fuori del ring non è così semplice: il denaro guadagnato dal primo incontro svanisce rapidamente, e i suoi tentativi di lavorare in fabbrica o fare pubblicità falliscono a causa della sua mancanza di istruzione e abilità pratiche. C'è un momento chiave in cui vediamo Rocky lottare con la sua identità: chi è lui senza il pugilato? È un uomo semplice, ma il suo bisogno di dare sicurezza alla sua famiglia lo costringe a scendere a compromessi.
Mentre Rocky cerca di adattarsi, Apollo Creed, ferito nell'orgoglio, non riesce ad accettare che molti lo considerino un "campione ingiusto" dopo il match con Balboa. Inizia così una campagna per provocare Rocky e costringerlo a una rivincita. All'inizio, Rocky rifiuta: vuole rispettare il desiderio di Adrian di stare lontano dal ring e proteggere la sua salute. Ma la pressione finanziaria, unita alla provocazione di Apollo, lo riportano inevitabilmente verso il pugilato. Un elemento fondamentale di "Rocky II" è il conflitto tra Rocky e Adrian. Quando Rocky decide di accettare la sfida, Adrian si oppone, preoccupata per la sua incolumità. La tensione tra i due culmina quando Adrian, durante la gravidanza, viene ricoverata in ospedale per delle complicazioni e cade in coma. Questo evento segna un punto di svolta emotivo: quando Adrian si risveglia e dà il suo sostegno a Rocky, dicendogli semplicemente "vinci", il nostro protagonista ritrova la motivazione per allenarsi con tutto se stesso.
La sequenza di allenamento in "Rocky II" è leggendaria. Questa volta vediamo Rocky correre per le strade di Philadelphia, seguito da una folla di bambini entusiasti, in una scena che simboleggia il legame tra lui e la sua città. Il climax, ovviamente, arriva con il match di rivincita contro Apollo. È una lotta brutale e intensa, dove entrambi i pugili danno tutto quello che hanno. La differenza rispetto al primo film è che questa volta Rocky combatte per qualcosa di più grande: la sua famiglia e il suo futuro. La scena finale è tra le più memorabili della saga. Con entrambi i pugili esausti, Rocky riesce a mettere a segno un colpo decisivo e cade a terra insieme ad Apollo. Il pubblico trattiene il fiato mentre l'arbitro conta. All'ultimo secondo, Rocky si alza in piedi, diventando il nuovo campione dei pesi massimi. La sua vittoria non è solo fisica, ma rappresenta il culmine di un viaggio personale: un uomo comune che, grazie alla determinazione e al sacrificio, conquista qualcosa di straordinario.
Tony Evers: Tony Burton
Apollo Creed: Carl Weathers
Tony: Ehi, possiamo avere la stessa borsa con i due maggiori aspiranti. Perché vuoi andare dietro a Balboa? Perché?
Apollo: Perché ci sono ancora tanti sportivi che credono che abbia vinto lui.
Ci sono tanti sportivi in giro che mi accusano di aver truccato l'incontro, che mi accusano di essere un pagliaccio, che insultano i miei figli a scuola. Ecco perché!
Tony: La vuoi la verità?
Apollo: Sì, sì, sentiamo la verità.
Tony: La verità è che quella volta quello ha avuto una gran fortuna.
Adesso è finito, va in giro senza far niente già da sei mesi. È un manager che vale qualcosa? Non se lo riprenderebbe neanche morto!
Allora io dico: combattiamo con uno nuovo, lascialo perdere quel pagliaccio.
Apollo: Tu credi che l'ho battuto l'altra volta, sì o no?
Tony: Lo sai cosa ho sentito.
Apollo: Beh, io ho vinto. Ma... non l’ho battuto? Di che cosa hai paura, Tony?
Tony: La verità.
Apollo: Sì, la verità.
Tony: Non è l'uomo che fa per te, Apollo.
Apollo: Io ti ho visto batterlo. E non ho mai visto nessuno prenderne tante in quel modo. Eppure continuava ad attaccare come un maledetto.
E uno così non ci deve entrare nella nostra vita. Lo so quello che provi. Lascialo stare, quello.
Lascialo stare, quello.
Il campione sei tu.
Apollo: Grazie.
Questo dialogo tra Apollo Creed e il suo agente Tony, tratto da Rocky II, è un passaggio cruciale per comprendere la psicologia di Apollo e il sottotesto emotivo che spinge entrambi i personaggi a confrontarsi con la figura di Rocky Balboa. È un dialogo apparentemente semplice, ma che rivela molto sia sul senso di insicurezza del campione che sulla complessità della rivalità tra i due pugili. Apollo Creed, nonostante sia il campione del mondo e abbia "ufficialmente" vinto il match contro Rocky, è divorato da un sentimento di insoddisfazione e insicurezza. La sua frase iniziale, "Ci sono ancora tanti sportivi che credono che abbia vinto lui", è il primo segnale del suo stato d'animo. La sua ossessione per l'opinione pubblica lo rende vulnerabile. Apollo vuole che il mondo riconosca che lui è il vero vincitore.
Questo ci dice che Apollo, nonostante l’apparente arroganza, è un personaggio profondamente insicuro. La sua immagine di perfezione – il campione invincibile – è stata incrinata dall'incontro con Rocky, che ha dimostrato di essere capace di resistere a ogni colpo, mettendo in dubbio la superiorità di Apollo. Questo spiega perché Apollo non può semplicemente "lasciar perdere" Rocky, come suggerisce Tony. Per lui, Rocky rappresenta un'ombra che non riesce a scrollarsi di dosso.
Tony, al contrario, incarna la voce del realismo e del pragmatismo. Le sue frasi – "Quello ha avuto una gran fortuna" e "Adesso è finito" – riflettono un approccio cinico e disincantato al mondo del pugilato. Per Tony, Rocky non è altro che un avversario ormai inutile, un pugile improvvisato che ha avuto un momento di gloria ma che ora non rappresenta una minaccia reale per Apollo.
Ma dietro questo pragmatismo si cela anche un'altra verità: Tony teme Rocky. Lo ammette indirettamente quando dice "Non è l’uomo che fa per te". Sa che Rocky è diverso dagli altri pugili. Non è un avversario che si piega facilmente o che lotta solo per il denaro; è uno che combatte con una motivazione profonda, e questa determinazione lo rende pericoloso. Per Tony, sfidare di nuovo Rocky significa introdurre un elemento di imprevedibilità nella carriera di Apollo. È un rischio che preferirebbe evitare.
Il cuore del dialogo sta nella tensione tra Apollo e Tony. La domanda che Apollo pone più volte – "Tu credi che l'ho battuto l'altra volta, sì o no?" – è centrale. Apollo cerca una conferma che Rocky sia stato veramente sconfitto.
Questa insistenza ci mostra che, nel profondo, Apollo dubita di sé stesso. Ha vinto sul piano tecnico, ma sente di non aver "battuto" Rocky nel senso più completo del termine. Questo dubbio lo rode dall'interno, spingendolo a cercare una seconda opportunità per dimostrare a sé stesso e al mondo di essere il migliore. Dall'altra parte, Tony rappresenta la voce della razionalità, che però è contaminata dalla paura. La sua frase "E uno così non ci deve entrare nella nostra vita" è una chiara ammissione: Tony non vuole che Apollo affronti di nuovo Rocky perché sa che un secondo incontro potrebbe distruggere la carriera e l'immagine di Apollo. Qui emerge un sottotesto molto interessante: Tony conosce Apollo meglio di chiunque altro e sa che il suo orgoglio potrebbe diventare il suo punto debole. È un momento in cui vediamo chiaramente come il mondo del pugilato non sia solo una questione di forza fisica, ma anche di strategia e percezione pubblica.
Nonostante le obiezioni di Tony, Apollo non può accettare di ignorare Rocky. La sua frase "Beh, io ho vinto. Ma... non l’ho battuto?" è uno dei momenti più rivelatori del dialogo. Apollo sa che Rocky ha perso, ma è consapevole che la vera vittoria – quella morale, quella che conferisce autorità al campione – gli è sfuggita. Questo dubbio è il motore che spinge Apollo a voler affrontare nuovamente Rocky, nonostante il rischio. Apollo chiude il dialogo con un misto di sarcasmo e determinazione, dicendo "Grazie" a Tony. È evidente che, pur apprezzando la lealtà del suo agente, Apollo non accetterà di "lasciar perdere". Questo atteggiamento rivela il suo carattere complesso: Apollo è un uomo che lotta non solo contro gli avversari sul ring, ma anche contro le proprie insicurezze e il giudizio del mondo.
Questo confronto tra Apollo e Tony è fondamentale per costruire la trama e per approfondire i personaggi. Da un lato, ci mostra il motivo per cui Apollo sfida nuovamente Rocky: non è solo una questione di pugilato, ma di orgoglio, immagine e desiderio di redenzione. Dall'altro lato, getta le basi per il conflitto emotivo del film: mentre Rocky cerca di allontanarsi dal ring per costruire una vita normale, Apollo è ossessionato dall'idea di riaffermare la propria superiorità.
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