Dialogo - \"Blue Beetle\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Blue beetle

“Blue Beetle” è un film del 2023 diretto da Ángel Manuel Soto e prodotto dalla DC Studios. È il primo film live-action dedicato a Jaime Reyes, terzo personaggio nei fumetti DC a vestire i panni di Blue Beetle. Ed è anche, cosa non da poco per il panorama cinecomic, il primo cinecomic mainstream con un protagonista latino, interpretato da Xolo Maridueña (che magari conosci da Cobra Kai). Jaime Reyes torna a casa a Palmera City (una sorta di metropoli ispirata a Miami) dopo la laurea, con il sogno di aiutare economicamente la sua famiglia. La situazione è tesa: il padre ha avuto un infarto, stanno per perdere casa, e il sogno americano sembra piuttosto sgualcito. In cerca di un lavoro, Jaime si imbatte in Jenny Kord, figlia del defunto Ted Kord, l’ex Blue Beetle.

Jenny gli affida, un po’ per caso e un po’ per disperazione, uno scarabeo alieno (lo Scarab), una reliquia tecnologica super avanzata ricercata dalla Kord Industries per scopi militari. Lo scarabeo però è vivo, e si lega a Jaime in modo permanente, trasformandolo nel nuovo Blue Beetle. Da qui parte il classico arco di “origin story”: scoperta dei poteri, accettazione del proprio ruolo, scontro con il villain – in questo caso Victoria Kord (interpretata da Susan Sarandon), zia di Jenny e CEO della Kord Industries. Victoria vuole usare lo scarabeo per creare un esercito di soldati potenziati chiamato OMAC (One Man Army Corps), usando come prototipo umano Carapax, un ex bambino soldato trasformato in cyborg.

Jaime non è un orfano, non è un miliardario, non è solo. È parte di una famiglia messicana unita e presente, che partecipa attivamente alla storia. Non fa da sfondo, ma è protagonista. La casa dei Reyes non è il solito spazio domestico visto nei film di supereroi, è un microcosmo pieno di energia, conflitto, saggezza e umorismo. La nonna con un passato rivoluzionario, lo zio Rudy esperto di tecnologia, la sorella sarcastica. Ognuno ha un ruolo nella nascita dell’eroe.

Il dialogo

Milagro: Belissa Escobedo

Jaime: Xolo Maridueña

Milagro: Ti ricordi che mamma ci ha insegnato la salsa, in questa veranda?

Jaime: Tu ballavi meglio di me,

Milagro: Si, tu non hai mai capito come si balla la salsa.

Jaime: Beh, io sono negato, che posso farci.

Milagro: Si, e ricordi la festa per i tuoi 21 anni?

Jaime: Oh, ricordo la prima parte… Non posso credere che perderemo la casa.

Milagro: E’ stata dura,,

Jaime: Si, non me ne andrò di nuovo.

Milagro: E la specializzazione?

Jaime: Non aiuterebbe la famiglia. Non posso indebitarci, ulteriormente.

Milagro: Animo, bro. Alla fine cadi sempre in piedi Tu sei Jaime.

Jaime: Grazie, ma… non è così che doveva andare Mili.

Milagro: E come doveva andare, sentiamo?

Jaime: Avrei dovuto aiutarvi, avrei dovuto portarvi via da qui. 

Milagro: Grazie, Bro. Ma a me piace qui.

Jaime: Sai che intendo.

Milagro: Si. 

Jaime: Andiamo, non ti disturba che parlino tutti di progresso, mentre siamo qui senza un soldo?

Milagro: Tu sei un messicano di Edge kEYS, Jamie. Tutto quel progresso non è per noi. Ci sono i poveri da una parte e i ricchi dall’altra, e quando vogliono venire dalla nostra parte ci cacciano. Noi avevamo la periferia, ma ora vogliono anche quella.

Jaime: Ma io sono laureato, giusto? Deve pur valere qualcosa. Troverò un lavoro. Non uno qualunque, un lavoro importante… e troverò i soldi per salvare la casa. Non guardarmi in quel modo. Dai, Mili, devi credermi. Tra cinque anni saremo ricchi sfondati, questa sarà solo una delle nostre case. Avremo una villa sull’acqua con il marmo dappertutto, e una piscina a sfioro. Si, sta a guardare, Mili, sta a guardare…

Analisi dialogo

La scena si svolge su una verandaÈ lo spazio della memoria, della quotidianità vissuta, della complicità. Milagro apre la conversazione con un ricordo preciso: "Ti ricordi che mamma ci ha insegnato la salsa, in questa veranda?" Milagro sta ricordando a Jaime chi sono, da dove vengono, quanto sono stati vicini prima che tutto si complicasse.

Il cuore del dialogo è il senso di colpa di Jaime, che dice: Avrei dovuto aiutarvi, avrei dovuto portarvi via da qui.” Jaime ha interiorizzato un modello: chi riesce, chi studia, chi “ce la fa” deve salvare gli altri. La laurea non è solo un traguardo personale, è diventata per lui una promessa implicita fatta alla famiglia. Ma adesso che il mondo reale si rivela più duro del previsto, quella promessa si trasforma in un fallimento. Milagro però lo riporta con i piedi per terra. Non lo fa con durezza, ma con lucidità: Grazie, bro. Ma a me piace qui.È una frase semplice, ma spiazzante. Milagro non chiede di essere salvata. Lei accetta – con un realismo amaro – il posto in cui vive. Ed è qui che il dialogo entra nel suo momento più politico, più diretto: Tu sei un messicano di Edge Keys, Jaime. Tutto quel progresso non è per noi.Questa battuta taglia il film a metà. Racconta la marginalizzazione urbana con precisione: i quartieri poveri diventano appetibili solo quando fanno gola a chi ha più soldi. Prima sei invisibile, poi sei un ostacolo da rimuovere. Milagro capisce che il sistema è truccato. Non si tratta solo di “fare meglio”, ma di capire per chi è costruito il gioco.

Jaime, però, non è pronto ad accettare questo realismo. Si aggrappa a un sogno, e nella parte finale del dialogo cerca di trasformarlo in visione concreta: “Tra cinque anni saremo ricchi sfondati, questa sarà solo una delle nostre case. Avremo una villa sull’acqua con il marmo dappertutto…È una fuga immaginaria, quasi infantile, che nasconde il panico. Sta cercando di convincere Milagro – ma soprattutto se stesso – che ce la farà. Che la laurea vale qualcosa. Che il sistema risponderà positivamente, prima o poi. La sua insistenza (“Dai, Mili, devi credermi”) non ha più l’aria di una speranza: sembra quasi una preghiera.

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