Dialogo - Chris Evans e Ana de Armas in \"Ghosted\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Ghosted

Ghosted è un film del 2023 diretto da Dexter Fletcher, che mescola azione, romanticismo e commedia in un ibrido che punta sul ritmo incalzante e sul carisma dei suoi protagonisti: Ana de Armas e Chris Evans. Un film pensato chiaramente per l'intrattenimento da serata in streaming, dove la leggerezza della storia si intreccia con elementi da spy-movie e una dinamica di coppia che richiama la tradizione della screwball comedy condita da esplosioni e inseguimenti. Tutto inizia in un mercato contadino di Washington, dove Cole (Chris Evans), un tipo affabile e un po' appiccicoso, conosce Sadie (Ana de Armas), una donna misteriosa con cui scatta subito una certa chimica. Passano una giornata intensa e una notte insieme. Il giorno dopo, però, Sadie sparisce nel nulla. Non risponde ai messaggi. Nessuna traccia. Lo ha ghostato?

Cole, guidato da un mix di romanticismo e incoscienza, decide di seguirla fino a Londra, sfruttando un localizzatore lasciato per errore nella borsa di lei. Ma la sorpresa si trasforma presto in incubo: viene rapito e portato in Pakistan, scambiato per una misteriosa spia chiamata "il taxman". Sta per essere torturato, ma viene salvato proprio da Sadie, che si rivela essere davvero un’agente della CIA. Da qui parte una corsa contro il tempo tra fughe, sparatorie e identità segrete.

Il villain è Leveque, un ex agente francese divenuto mercante d’armi, che è sulle tracce di Aztec, un’arma biologica micidiale. Serve un passcode per attivarla e tutti pensano che lo abbia Cole. In mezzo a tutto questo, la relazione tra Cole e Sadie si complica. Durante il viaggio incontrano cacciatori di taglie, ex amanti, sparatorie su aerei, salti con il paracadute e imboscate su isole esotiche. Il tutto condito da battibecchi di coppia che ricordano un po’ Mr. & Mrs. Smith, un po’ True Lies. Alla CIA, Sadie viene sospesa per aver perso l’Aztec, ma i due decidono comunque di collaborare per fermare Leveque, usando Cole come esca in un incontro finale su un ristorante girevole , dove si consuma lo scontro più assurdo e spettacolare del film.

Il dialogo

Sadie: Ana de Armas

Cole: Chris Evans

Cole: Ho le mani insanguinate.

Sadie: E’ il sangue di uomini malvagi. Ho fatto quel che andava fatto. 

Cole: E’ questo che ti racconti? Sei una bugiarda. 

Sadie: Non sono io la bugiarda. Ti ho detto cose che non ho mai detto a nessuno. Erano tutte vere.

Cole: Non proprio tutte…

Sadie: Ho detto una bugia, sul mio lavoro.

Cole: E io me la sono bevuta, certo. Soprattutto la storia patetica della tua collega che è morta. E io me la sono bevuta. Che cosa stupida, non credi? 

Sadie: In realtà è vero. Si chiamava Elena.

Cole: Ed è morta davvero? 

Sadie: Forse l’ho uccisa io.

Cole: Cosa?

Sadie: Senti, era un’agente nemica. Lavorava per quei tizi.

Cole: hai detto che era una collega.

Sadie: Infatti, in senso lato.

Cole: Vedi? Ecco di questo sto parlando. Sono balle, su balle, e ancora balle.

Sadie: Non sono balle e ancora balle! E’ la sotto balla della prima balla originale.

Cole: Sei incredibile…

Sadie: Ehi! Ho mentito sul mio lavoro, va bene, ma tu hai mentito su chi sei. 

Cole: Scusami se ho travolto qualche dettaglio per fare colpo sulla donna più incredibile che abbia mai incontrato. 

Sadie: Ah, per favore…

Cole: Che a quanto pare uccide le colleghe.

Sadie: Oh mio Dio! Ha ucciso delle persone innocenti, Cole! Sai che ti dico? Non ne posso più di te. Testa giù, bocca chiusa e fai quello che ti dico. Prima mi sbarazzo di te e prima potrò tornare alla missione. 

Cole: Bene. Sai che ti dico io? Voglio andare lontano da te e via di qui il più velocemente possibile. 

Sadie: E fai bene! Perché mi sono già scontrata con quei tizi, e sono spietati. E ora pensano che tu sia me. E stanno cercando te, “”Taxmen”!

Analisi dialogo

Questo dialogo tra Sadie e Cole rappresenta uno dei momenti di rottura più intensi in Ghosted. Non è solo una lite di coppia: è una resa dei conti su identità, bugie e limiti personali, e segna il punto in cui la tensione romantica esplode nella sua forma più aspra, mettendo in discussione tutto ciò che i due personaggi hanno condiviso fino a quel momento. In un film che gioca spesso sulla superficie, qui si affonda il colpo.


Cole: Ho le mani insanguinate.
Sadie: È il sangue di uomini malvagi. Ho fatto quel che andava fatto.

Qui c’è subito uno scontro di percezioni. Cole guarda la violenza come qualcosa che lo macchia; Sadie la vede come una necessità. Lei giustifica, razionalizza. Lui, invece, è ancora legato a un’idea più "pulita" del bene e del male. Non ha ancora sviluppato quella zona grigia dove Sadie sembra abitare da anni.

Cole: È questo che ti racconti? Sei una bugiarda.
Sadie: Non sono io la bugiarda. Ti ho detto cose che non ho mai detto a nessuno. Erano tutte vere.

Sadie rivendica la sincerità emotiva. Anche se ha mentito su identità e missione, sottolinea che i sentimenti, i racconti personali, erano autentici. È una distinzione sottile, ma importante: la bugia riguarda il contesto, non la connessione. E questo diventa il cuore dello scontro.

Cole: Soprattutto la storia patetica della tua collega che è morta...
Sadie: In realtà è vero. Si chiamava Elena.
Cole: Ed è morta davvero?
Sadie: Forse l’ho uccisa io.

Qui si apre un varco inquietante. La confessione di Sadie non è netta, è sfumata, ambigua. “Forse l’ho uccisa io” è una frase che destabilizza, perché lascia Cole (e lo spettatore) nel dubbio. È una confessione o un tentativo di spostare la responsabilità? È una delle frasi più cariche di ambiguità morale dell’intero film.

Cole: Hai detto che era una collega.
Sadie: Infatti, in senso lato.

Il concetto di verità flessibile è al centro di questa battuta. Per Sadie, il linguaggio è un’arma: una "collega" può essere anche un’agente nemica, basta ridefinire i termini. Per Cole, che vive ancora in una realtà fatta di bianco e nero, questa elasticità è inaccettabile.

Sadie: Non sono balle e ancora balle! È la sotto balla della prima balla originale.

Questa battuta, paradossale e quasi da commedia, mostra quanto il film giochi con i registri. Sadie qui si arrampica su una spiegazione contorta per giustificare il suo comportamento. È un modo per dire: tutto quello che è successo parte da una grande bugia necessaria. Una verità nascosta sotto strati di menzogne, ma che per lei ha sempre avuto un filo logico. È anche un modo per dire: non è tutto falso, solo complicato.

Sadie: Ehi! Ho mentito sul mio lavoro, va bene, ma tu hai mentito su chi sei.
Cole: Scusami se ho travolto qualche dettaglio per fare colpo sulla donna più incredibile che abbia mai incontrato.

Qui il tono cambia leggermente. Cole si difende tornando al romanticismo, cercando di salvare la faccia ma anche di riconnettersi. Ma viene subito rispedito al mittente. Per Sadie, la posta in gioco è più alta. La sua vita è costruita su un’identità falsa, certo, ma anche su un peso reale, fatto di morte e decisioni morali.

Sadie: Prima mi sbarazzo di te e prima potrò tornare alla missione.

È la frase più tagliente. Sadie, ferita e frustrata, ritorna al ruolo di agente e mette Cole al margine. Lo trasforma in un problema logistico, da risolvere e archiviare. È una frase dettata dalla rabbia, ma anche da un riflesso di autodifesa.


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