Dialogo femminile - \"Piccole donne\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Piccole Donne

"Piccole Donne" è una delle storie più adattate al cinema, basata sul romanzo di Louisa May Alcott del 1868. La trama segue le vicende delle sorelle March—Jo, Meg, Amy e Beth—nel contesto della Guerra Civile Americana, esplorando il loro percorso di crescita tra sogni, sacrifici e aspirazioni personali. Le sorelle March vivono con la madre, Marmee, mentre il padre è lontano a combattere nella guerra. Ognuna di loro ha un carattere ben definito:


Jo, la seconda sorella, è indipendente, ribelle e sogna di diventare una scrittrice.

Meg, la maggiore, desidera una vita tradizionale e sogna di sposarsi.

Amy, la più giovane, è ambiziosa e sogna di diventare un'artista affermata.

Beth, dolce e timida, trova la felicità nella musica e nella famiglia.


Le ragazze affrontano difficoltà economiche e sociali, ma anche momenti di gioia e crescita, spesso in compagnia del vicino di casa Laurie, un giovane benestante che stringe un forte legame con Jo.


Con il tempo, le loro vite prendono direzioni diverse: Meg si sposa con un insegnante di modeste condizioni. Amy viaggia in Europa e coltiva il suo talento artistico; Beth, segnata da una salute fragile, affronta una malattia che la rende il cuore emotivo della storia; Jo rifiuta le aspettative della società, respinge la proposta di Laurie e si dedica alla scrittura, incontrando il professor Bhaer, con cui sviluppa un legame speciale.

Il dialogo

Miss March: Laura Dern

Jo March: Saoirse Ronan



Miss March: Non volevo disturbarti mentre scrivi

Jo March: Non scrivo più ormai. Non l’ho salvata.

Miss March: Sei troppo sola, qui, Joe.

Jo March: Non vorresti tornare a New York, magari dal tuo amico Fiedrick, è cos’ che si chiama?

Jo March: No, grazie al mio carattere ho rovinato il nostro rapporto, come accade sempre. Non credo si farà più vedere.

Miss March: Dubito che un vero amico si arrenda così in fretta.

Jo March: Vorrei che avessi ragione. Se fossi l’eroina di un libro sarebbe molto più facile. Rinuncerei a tutto e mi sposerei.

Miss March: Laurie sta tornando, lo sai?

Jo March: Ah, si?

Miss March: Mhm-mhm. È arrivata una lettera da Amie, sta tornando. È distrutta per la morte di Beth. Zia Mage è molto malata, e così Laurie ha deciso di accompagnarle.

Jo March: È un bel gesto.

Miss March: Mhm. Che cos’hai?

Jo March: Non lo so. Non ho mai sentito il bisogno di un’altra famiglia. Non riesco a capire. Magari… ecco… magari io… Forse l’ho respinto troppo in fretta, Laurie.

Miss March: Tu lo ami?

Jo March: Se me lo chiedesse di nuovo gli direi di si. Credi che me lo richiederà?

Miss March: Ma tu lo ami?

Jo March: Mi importa di più essere amata. Io voglio essere amata.

Miss March: Non è la stessa cosa che amare.

Jo March: Lo so. Vedi… il fatto è che io sento… è che io sento.. ecco… che le donne… loro… hanno una mente. E hanno anche un’anima, così ome un cuore, e hanno delle ambizioni, e hanno talento, non sono la bellezza. E sono così stanca delle persone che dicono che l’amore è l’unica cosa a cui posso aspirare, sono stufa di sentirlo. Ma… Sono anche tanto sola.

Analisi dialogo

Questo dialogo tra Jo March e sua madre, Marmee (Miss March), è una delle scene più significative di Piccole Donne (2019), perché mostra il conflitto interiore della protagonista in modo più sfumato rispetto al suo solito tono ribelle e determinato. Jo è sempre stata indipendente, convinta di non aver bisogno di un matrimonio per essere felice, ma qui la vediamo in un momento di vulnerabilità, combattuta tra il desiderio di rimanere fedele ai suoi ideali e il bisogno profondo di amore e appartenenza.

Il dialogo è costruito su una serie di rivelazioni graduali, che mostrano come Jo stia cercando di dare un senso al suo dolore e alla sua solitudine.

Miss March: "Non volevo disturbarti mentre scrivi."
Jo March: "Non scrivo più ormai. Non l’ho salvata."

Jo, che ha sempre trovato rifugio nella scrittura, ora la rifiuta. La morte di Beth ha scardinato le sue certezze: se scrivere non è servito a salvare la sorella, qual è il senso di tutto ciò? Questo momento mostra il legame profondo tra Jo e Beth, e il senso di colpa che la protagonista prova per non essere riuscita a proteggerla. La sua identità stessa come scrittrice è messa in discussione.

Miss March: "Sei troppo sola, qui, Jo."

Marmee coglie subito la radice del problema: Jo si è sempre dichiarata autosufficiente, ma ora è chiaro che la solitudine sta diventando per lei un peso insostenibile.

Miss March: "Non vorresti tornare a New York, magari dal tuo amico Friedrich, è così che si chiama?"
Jo March: "No, grazie al mio carattere ho rovinato il nostro rapporto, come accade sempre. Non credo si farà più vedere."

Jo si definisce in modo autoironico ma anche amaro: il suo carattere, che è sempre stato la sua forza, qui diventa la causa del suo isolamento. Crede di aver rovinato tutto con Friedrich, e il suo tono è quello di qualcuno che ha accettato la propria sconfitta. Marmee, però, non è convinta e cerca di farle capire che chi tiene davvero a lei non la abbandonerà così facilmente.

Miss March: "Dubito che un vero amico si arrenda così in fretta."

Questa frase sembra piantare il seme di un dubbio in Jo: forse non tutto è perduto.

Miss March: "Laurie sta tornando, lo sai?"
Jo March: "Ah, sì?"

L’informazione è accolta da Jo con apparente indifferenza, ma il tono suggerisce che la notizia la colpisce più di quanto voglia ammettere.

Jo March: "Non ho mai sentito il bisogno di un’altra famiglia. Non riesco a capire. Magari… ecco… magari io… Forse l’ho respinto troppo in fretta, Laurie."

Questa è una delle confessioni più importanti del film. Jo, che ha sempre respinto l’idea del matrimonio con Laurie perché convinta che tra loro ci fosse solo amicizia, ora si chiede se abbia commesso un errore. La sua solitudine la porta a riconsiderare le sue scelte, e il suo dubbio non è tanto sull’amore per Laurie, ma sulla paura di essere rimasta sola per sempre.

Miss March: "Tu lo ami?"
Jo March: "Se me lo chiedesse di nuovo gli direi di sì. Credi che me lo richiederà?"
Miss March: "Ma tu lo ami?"
Jo March: "Mi importa di più essere amata. Io voglio essere amata."

Qui arriva il cuore del conflitto di Jo. Marmee le pone la domanda più semplice, ma anche la più difficile: "Tu lo ami?" Jo, invece di rispondere, sposta l’attenzione su ciò che desidera: essere amata. È un momento di estrema onestà, in cui ammette che più che l’amore in sé, ciò che la spaventa è la possibilità di rimanere sola.

Miss March: "Non è la stessa cosa che amare."
Jo March: "Lo so."

Questo scambio è breve ma potentissimo. Jo sa che amare e voler essere amati non sono la stessa cosa, eppure non riesce a trovare una risposta chiara per sé stessa.

Dopo questa ammissione, Jo si lancia in un monologo che è una sintesi perfetta del suo pensiero:

"Vedi… il fatto è che io sento… è che io sento.. ecco… che le donne… loro… hanno una mente. E hanno anche un’anima, così come un cuore, e hanno delle ambizioni, e hanno talento, non sono la bellezza."

Questo è il punto in cui Jo torna a essere se stessa: nonostante la solitudine, nonostante il dolore, nonostante il dubbio, lei rimane fedele alla sua idea di libertà e autodeterminazione. Il suo problema non è solo personale, ma sociale: è stanca di sentirsi dire che l’unico obiettivo di una donna è l’amore romantico.

"Ma… Sono anche tanto sola."

Eppure, proprio dopo questa affermazione forte e indipendente, arriva la confessione più dolorosa. La solitudine non è solo un problema teorico, è qualcosa che la sta consumando. Questo è il vero dilemma di Jo: riuscirà a essere felice senza amore? E se il prezzo della sua libertà fosse troppo alto

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