Dialogo - Howard e Amy in \"Collateral Beauty\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Collateral Beauty

"Collateral Beauty" è un film del 2016 diretto da David Frankel, che mescola elementi di dramma e introspezione filosofica. Si tratta di una pellicola che affronta temi complessi come il lutto, il senso della vita e le connessioni umane attraverso una narrazione costruita intorno a un protagonista in profonda crisi. Il protagonista è Howard Inlet, interpretato da Will Smith, un pubblicitario di successo che sprofonda nella depressione dopo la morte della figlia di sei anni. Incapace di affrontare il dolore, si aliena dal lavoro e dagli amici, passando le giornate a costruire elaborate strutture di domino per poi abbatterle, simbolo della fragilità della vita.


In preda alla disperazione, Howard scrive tre lettere indirizzate a concetti astratti: Amore, Tempo e Morte. Questi elementi, secondo lui, governano la vita di ogni essere umano e sono responsabili della sua sofferenza. Non si aspetta risposte, ma questa sua azione intima diventa il motore della storia.

I suoi colleghi e amici, preoccupati per il suo comportamento e per la sopravvivenza della loro azienda, assumono tre attori per impersonare Amore, Tempo e Morte. Il loro obiettivo è interagire con Howard, fargli credere di essere effettivamente in contatto con questi concetti astratti e, nel contempo, filmare gli incontri per dimostrare la sua presunta instabilità mentale. Questo stratagemma, per quanto eticamente discutibile, serve anche da specchio per le vite di coloro che cercano di "salvarlo", rivelando che ciascuno di loro è in lotta con le stesse forze fondamentali.


Le tre figure — interpretate da Keira Knightley (Amore), Jacob Latimore (Tempo) ed Helen Mirren (Morte) — diventano il punto centrale del viaggio emotivo di Howard. Ognuno di loro, attraverso un dialogo schietto e a volte provocatorio, aiuta il protagonista a confrontarsi con i suoi sentimenti repressi.

I due personaggi

Howard Inlet (Will Smith)


Howard è il cuore emotivo di Collateral Beauty e rappresenta il dolore puro e senza filtro che segue una perdita insopportabile. È un personaggio complesso, costruito attraverso un mix di silenzi, rabbia repressa e atti simbolici che manifestano il suo desiderio di dare un senso al caos che lo circonda. Howard incarna ogni fase del lutto – negazione, rabbia, contrattazione, depressione e, infine, accettazione – anche se il film si concentra soprattutto sui momenti di rabbia e depressione. La sua routine di costruire domino per poi abbatterli è una metafora visiva potente della ciclicità della sua sofferenza e del suo rifiuto di ricostruire qualcosa di permanente.La sua incapacità di esprimere il dolore rende difficile per chi gli è vicino aiutarlo. Scrive lettere ad Amore, Tempo e Morte come valvola di sfogo, mostrando una disperata ricerca di risposte che non riesce a chiedere alle persone reali. Attraverso il contatto con i tre concetti astratti (Amore, Tempo, Morte), Howard viene gradualmente spinto a riconsiderare il significato del dolore e la possibilità di trovare bellezza anche nella perdita. Il culmine del suo percorso arriva quando riesce ad accettare la morte della figlia, simbolo di una resa al dolore come parte integrante della vita.


Amy Moore (Keira Knightley)


Amy è l’attrice assunta per interpretare l’Amore, ma il suo personaggio trascende il ruolo di semplice pedina nella trama. Nonostante la sua iniziale funzione narrativa sia quella di confrontare Howard con il concetto astratto dell’amore, il personaggio di Amy si arricchisce di sfumature che rivelano le sue vulnerabilità personali e il suo ruolo catalizzatore. Sebbene interpreti un concetto universale, Amy si presenta come una figura estremamente umana. Le sue interazioni con Howard sono delicate ma provocatorie, tese a fargli mettere in discussione la sua idea dell’amore come forza ingannevole o inaccessibile dopo la morte della figlia. Amy si scontra con Howard non con accuse o giudizi, ma ponendo domande che lo costringono a riflettere. Uno dei momenti più intensi è quando lo sfida a vedere l’amore non come un'assenza (della figlia) ma come un legame eterno che persiste anche dopo la perdita. Amy nel corso del film emerge come una persona con i suoi dubbi e insicurezze, specialmente nelle conversazioni con i suoi colleghi attori.

Il dialogo

Amy: Ciao Howard. Vuoi piangere di nuovo? Tu non sei mai triste.

Howard: Sì, ma tu lo sei sempre.

Amy: No, sono anche felice, mi capita. Come sono inaspettata, imprevedibile, sexy, appassionata, misteriosa e affidabile. So anche essere affidabile. Ti ricordi di me?

Howard: Ma le stronzate sulla trama della vita tienile per qualcun altro, ok?

Amy: Non sono stronzate, lo so che non mi credi, ma devi fidarti di me.

Howard: Fidarmi di te? Fidarmi di te? Certo. Io mi sono fidato di te e tu mi hai pugnalato alle spalle. Ti vedevo ogni giorno nei suoi occhi, ti riconoscevo nella sua voce quando rideva e ti sentivo dentro di me quando mi chiamava per giocare. E tu mi hai tradito invece. Mi hai spezzato il cuore.

Amy: No, io sono in ogni cosa. Nell'oscurità e nella luce. Sono nel sereno e nella tempesta. Sì, hai ragione, ero anche nella sua risata. Ma come sono qui adesso nella tua disperazione. Sono la ragione di ogni cosa. Sono il solo e unico perché. Non cercare di vivere senza di me. Ti prego.

Analisi dialogo

Questo dialogo tra Howard e Amy in Collateral Beauty è uno dei momenti più intensi del film, dove il tema dell’amore viene messo a nudo nella sua ambivalenza e nella sua onnipresenza. Nel dialogo, Howard riversa tutta la sua rabbia e il suo dolore verso Amy, che interpreta l'Amore. La sua reazione è cruda e viscerale, un'accusa diretta a quello che percepisce come il tradimento più grande: l’amore che ha perso con la morte di sua figlia. Per lui, l’amore non è una forza rigenerante, ma una lama che lo ha trafitto, lasciandolo in un abisso di disperazione. "Fidarmi di te? Certo. Io mi sono fidato di te e tu mi hai pugnalato alle spalle." Questo momento rivela il conflitto centrale di Howard: l’amore, che una volta era la fonte di tutta la sua gioia, è ora il ricordo più doloroso. Non riesce a separare l’idea dell’amore dalla perdita che ne è conseguita. Il suo rancore verso Amy simboleggia la sua lotta con l'accettazione della perdita. "Ti vedevo ogni giorno nei suoi occhi, ti riconoscevo nella sua voce quando rideva e ti sentivo dentro di me quando mi chiamava per giocare." Qui emerge il lato nostalgico del suo dolore. Howard non rifiuta l’amore in sé, ma è intrappolato nei ricordi che lo legano a sua figlia. Il linguaggio evoca immagini potenti che suggeriscono quanto l'amore fosse profondamente radicato nella sua quotidianità e nella sua identità.


Amy, che incarna l'Amore, non si difende né cerca di giustificarsi. La sua risposta è invece un richiamo filosofico e poetico alla natura eterna e pervasiva dell’amore. L'amore, secondo Amy, non è confinato alla felicità o alla presenza fisica di una persona amata; è una forza che esiste in tutte le esperienze umane, anche nella sofferenza. "Sono anche felice, mi capita. Come sono inaspettata, imprevedibile, sexy, appassionata, misteriosa e affidabile." In questa frase, Amy descrive l’amore come una forza complessa, che va oltre la concezione semplificata di pura felicità. È imprevedibile, mutevole, a volte fonte di gioia, altre volte di dolore. L’amore non è un’emozione stabile, ma un’esperienza dinamica e totalizzante. "Sono in ogni cosa. Nell'oscurità e nella luce. Sono nel sereno e nella tempesta." Amy afferma la sua presenza universale, cercando di far capire a Howard che l’amore non lo ha abbandonato. È presente anche nella disperazione che lo tormenta, ed è proprio questa presenza che può dargli un senso, se solo lui lo accettasse. Questa riflessione è profondamente spirituale e suggerisce che l’amore trascende la dimensione fisica.


Howard vede l’amore come una forza traditrice, che lo ha privato di ciò che aveva di più caro. È ancora nella fase della negazione e della rabbia, incapace di vedere l'amore al di là della perdita.


Amy rappresenta la consapevolezza che l’amore non è mai davvero assente, anche quando sembra scomparso. Invita Howard a riconoscerla come una presenza costante e inevitabile, nonostante il dolore.

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