Dialogo - John e Jack in \"Lost\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Lost

Lost. Una serie che, a distanza di anni dalla sua conclusione, riesce ancora a dividere e far discutere, ma che non si può ignorare per il suo impatto sulla televisione moderna. Creata da J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber, Lost è stata una delle prime serie a sfruttare appieno il formato del seriale per costruire una narrazione complessa, stratificata e ambiziosa. Parliamo di un'opera che, nel bene e nel male, ha ridefinito il modo in cui si scrivono, si producono e si consumano le storie per il piccolo schermo. Il punto di partenza è semplice: un aereo, il volo Oceanic 815, precipita su un'isola apparentemente deserta, lasciando i sopravvissuti alle prese con le difficoltà della sopravvivenza. Ma già nel primo episodio si percepisce che l'isola non è una location qualunque. C'è qualcosa di misterioso, di inquietante, che va oltre i semplici bisogni primari come trovare cibo e rifugiarsi dalle intemperie.


Il format era un mix perfetto tra dramma umano e mistero sovrannaturale, con ogni episodio che alternava il presente sull'isola a flashback che esploravano il passato dei personaggi. Questo tipo di struttura narrativa, che all'epoca era piuttosto innovativa, serviva per costruire empatia e approfondire il background di ogni personaggio, quasi come se ogni sopravvissuto portasse con sé il peso del proprio fallimento, delle proprie scelte, del proprio passato irrisolto. Uno degli elementi più distintivi di Lost è la sua coralità. Ogni personaggio sembra avere un ruolo specifico nel microcosmo dell'isola, ma ciò che lo rende interessante è la loro imperfezione.


Jack Shepard (Matthew Fox) potrebbe essere il leader di fatto del gruppo, ma è ossessionato dal bisogno di "aggiustare le cose" a ogni costo. John Locke (Terry O'Quinn) è un uomo alla disperata ricerca di uno scopo, convinto che l'isola gli abbia dato una nuova vita. Kate Austen (Evangeline Lilly) è in fuga da un passato criminale, mentre Sawyer (Josh Holloway) è un truffatore tormentato dal proprio odio e dal desiderio di vendetta. Questi personaggi – e tanti altri – rappresentano archetipi universali, ma con delle sfumature che li rendono unici. In un certo senso, l’isola diventa un grande "campo di prova" per loro, un luogo dove si confrontano con i propri traumi, desideri e limiti. Questo è uno degli aspetti più affascinanti di Lost: è una storia di redenzione personale tanto quanto è una storia di sopravvivenza.

Il lato sovrannaturale è forse il più discusso di Lost, e non a caso. L'isola è un personaggio. Tra orsi polari, numeri maledetti, un misterioso "mostro di fumo nero" e l'introduzione progressiva di elementi come la stazione Dharma e i suoi inquietanti esperimenti, lo show sfida costantemente lo spettatore a cercare di "mettere insieme i pezzi". Ogni risposta, però, porta con sé nuove domande, un trucco narrativo che ha tenuto milioni di spettatori incollati alla TV per sei stagioni.


Ciò che rende Lost memorabile è anche il modo in cui ha anticipato tante delle tendenze che oggi consideriamo comuni nelle serie TV. Ad esempio, il concetto di "re-watch value": ogni episodio conteneva dettagli nascosti, indizi visivi e riferimenti che potevano essere colti solo guardandolo più volte o confrontandosi con altri fan. È stato uno dei primi show a sfruttare il potenziale di internet per alimentare la discussione tra gli spettatori, con teorie condivise nei forum e una vera e propria caccia al tesoro per svelare i segreti della serie. Senza Lost, probabilmente non avremmo avuto serie come Game of Thrones o Westworld, che giocano con la narrazione in modo altrettanto ambizioso. Inoltre, ha dimostrato che il pubblico era disposto a seguire una storia complessa, ricca di sottotrame, misteri e significati nascosti.

Il dialogo

John Locke: Terry O'Quinn
Jack Shephard:
Matthew Fox


John
: Non starmi troppo vicino, Jack.

Jack: Se esplode, pazienza. Come spieghi quello che è successo?

John: Come spiego che cosa?

Jack: Volevi che io ti lasciassi.

John: Esatto.

Jack: Quella cosa ti stava trascinando giù e volevi che io ti lasciassi.

John: Ma non per farmi del male.

Jack: No, George ti avrebbe ucciso.

John: Ho seri dubbi al riguardo.

Jack: Ho bisogno che tu mi spieghi bene che cosa ti passa per la testa, John. Spiegami perché sei convinto che quell'affare non ti avrebbe...

John: Sono convinto che fosse un test.

Jack: Un test?

John: Sì, un test. Sai perché noi due non siamo sempre dello stesso avviso, Jack? Perché tu sei un uomo di scienza.

Jack: Sì. E tu che cosa sei?

John: Io? Io sono un uomo di fede.
Non crederai che tutto ciò sia accidentale: che noi, un gruppo di sconosciuti, siamo sopravvissuti, molti solo con ferite superficiali.
Credi che schiantarsi in questo luogo sia casuale? Non vedi che posto è?
Siamo stati trascinati qui per uno scopo. Tutti quanti, Jack. Ognuno di noi è stato portato qui per una ragione.

Jack: Portato? E chi sarebbe stato, John?

John: L'isola.
L'isola ci ha portati qui. Non è un luogo normale, te ne sarai accorto sicuramente.
L’isola ha scelto anche te, Jack. È il destino.

Jack: Hai parlato con Boone di destino?

John: Boone è un sacrificio che l’isola ha preteso.
Quello che gli è successo è parte di una catena di eventi che ci riguardano, che ci ha scandito il cammino e ha guidato te e me fino ad oggi, fino a questo istante.

Jack: E questo cammino dove finisce?

John: Porta dritto alla botola. Finisce lì, Jack.
Tutto è accaduto affinché avessimo quella botola.

Jack: No, no. Noi apriremo quella botola per sopravvivere.

John: Sopravvivere è solo un concetto relativo.

Jack: Io non credo nel destino.

John: Sì, invece. Solo che ancora non lo sai.

Analisi dialogo

Questa scena tra Jack e John Locke, tratta dalla prima stagione di Lost, rappresenta uno dei momenti più emblematici e carichi di tensione tematica dell’intera serie. È qui che lo show, in modo esplicito e senza compromessi, definisce due dei suoi pilastri concettuali: il conflitto tra scienza e fede, incarnato perfettamente dai due personaggi, e il ruolo enigmatico dell’isola, che non è solo una cornice, ma una forza attiva nella storia.


La scena è un confronto diretto tra due visioni del mondo diametralmente opposte. Jack è l’ "uomo di scienza", razionale, pragmatico e scettico. Per lui, la sopravvivenza sull’isola è una questione di azioni concrete: trovare acqua, costruire rifugi, proteggere il gruppo. Il destino, il soprannaturale e l’idea che l’isola abbia un disegno non rientrano nel suo sistema di credenze. Locke, invece, si autodefinisce "uomo di fede". Per lui, nulla di ciò che è accaduto è casuale. La caduta dell’aereo, la sopravvivenza dei passeggeri, persino la morte di Boone, tutto ha uno scopo più grande. Questa convinzione è ciò che lo guida e lo motiva, ma è anche ciò che lo rende ambiguo e potenzialmente pericoloso. Quando dice: "Boone è un sacrificio che l’isola ha preteso", vediamo come la sua fede assoluta nell’isola lo spinga a razionalizzare anche le tragedie come parte di un disegno divino.


Questo conflitto è uno dei temi centrali di Lost: il rapporto tra ciò che possiamo spiegare razionalmente e ciò che sfugge alla nostra comprensione. Jack e Locke sono, in un certo senso, due facce della stessa medaglia, ed è proprio la tensione tra le loro prospettive che spinge avanti la narrazione. L’isola, in questa scena, non è solo un luogo fisico, ma un'entità quasi vivente, capace di "scegliere" e "guidare" i suoi abitanti. Locke parla dell’isola con una reverenza che rasenta il fanatismo, attribuendole una volontà propria: "L’isola ci ha portati qui. Non è un luogo normale." Questo elemento conferisce alla serie un tono mistico e allegorico. L’isola diventa una metafora per tutto ciò che non possiamo comprendere pienamente, ma che ci influenza comunque.


È destino? È volontà divina? È un esperimento? La scena non fornisce risposte, ma suggerisce che ogni personaggio dovrà confrontarsi con l’isola come farebbe con se stesso, affrontando i propri demoni e scoprendo il proprio scopo. Quando Locke dice: "Tutto è accaduto affinché avessimo quella botola", introduce un simbolo chiave per la serie. La botola non è solo un elemento narrativo – qualcosa da aprire per scoprire cosa c’è sotto – ma rappresenta una soglia, un passaggio, una scelta. Per Locke, aprire la botola è una questione di fede: è la prova che l’isola ha un piano. Per Jack, invece, è una questione di sopravvivenza: servono risorse, servono risposte concrete.


La scena mette in luce una delle grandi domande che Lost pone al suo pubblico: la nostra vita è guidata dal caso o dal destino? E, più importante, siamo noi a dare significato agli eventi o esiste un disegno più grande? Il dialogo è carico di tensione emotiva, ma anche di riflessione filosofica. Jack rappresenta il bisogno umano di spiegare, di controllare, mentre Locke rappresenta l’abbandono all’ignoto, l’accettazione che non tutto possa essere compreso.

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