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~ LA REDAZIONE DI RC
"Dieci Capodanni" è una serie che racconta l'evoluzione di una relazione attraverso un espediente narrativo affascinante: ogni episodio si svolge la notte di Capodanno, fotografando lo stato della storia tra Ana e Óscar in quel momento preciso e lasciando agli spettatori il compito di ricostruire l'anno appena trascorso attraverso indizi, dialoghi e dinamiche emotive.
Ana e Óscar si conoscono nel 2015, la notte del 31 dicembre. Lui è un medico appena uscito da una relazione difficile, lei è una ragazza che cerca ancora la sua strada e che sta per trasferirsi in Canada. Il loro incontro è segnato da attrazione e tempismo sbagliato, eppure, per i successivi dieci anni, le loro vite continueranno a incrociarsi in questo appuntamento fisso di fine anno. Intorno a loro ruotano amici, ex, familiari e nuove conoscenze, mentre la loro relazione attraversa alti e bassi, passioni e distanze, facendo da specchio alle trasformazioni personali e ai cambiamenti più ampi del mondo circostante, compresa la pandemia.
La serie ha una costruzione narrativa particolare: invece di seguire lo sviluppo lineare della storia, si concentra sui momenti di svolta già avvenuti, svelandoli attraverso il modo in cui Ana e Óscar interagiscono ogni Capodanno. Questo approccio richiama lo stile di Richard Linklater in film come Prima dell’alba o Boyhood, in cui il tempo è elemento essenziale del racconto e non solo un contesto in cui i personaggi si muovono.
A livello stilistico, Sorogoyen adotta una regia naturalistica, lasciando spazio a conversazioni quotidiane, pause, silenzi e dettagli apparentemente minori che, però, rivelano molto sulla psicologia dei personaggi. Il montaggio di Alberto del Campo contribuisce a dare ritmo a una narrazione che, pur avendo il respiro lungo di una serie, mantiene un’anima cinematografica. Le coautrici e coregiste Sara Cano e Paula Fabra portano una sensibilità che arricchisce il punto di vista sulla coppia, rendendola un'opera corale nel suo realismo emotivo.
"Dieci Capodanni" è quindi una storia d’amore, ma anche un racconto di crescita personale, con il tempo che agisce sia da testimone che da protagonista silenzioso delle vite di Ana e Óscar.
S1E5
Ana: Iria del Río
Oscar: Francesco Carril
Oscar: Buon compleanno.
Ana: Mi hai già fatto il regalo.
Oscar: Ma il primo non è andato molto bene.
Ana: Beh, grazie.
Oscar: E' stata una notte un pò strana, però ci siamo divertiti giusto? Non fare così, Ana...
Ana: Cioè?
Oscar: Stare zitta.
Ana: Non mi va di parlare ora.
Oscar: Mi dispiace.
Ana: Ti dispiace per cosa?
Oscar: Per questo, per come abbiamo cominciato questo nuovo anno.
Ana: Ok. Va bene. Non parliamone adesso, siamo troppo stanchi.
Oscar: Io ti regalo un viaggio e tu che cosa fai? "Usciamo con Markus". Davvero un piano geniale.
Ana: Scusa questo che cosa c'entra con tutto il resto? Insomma, ho un amico a Berlino, vengo a Berlino, voglio vederlo. Cazzo se invece volevi stare da soli tutto il tempo, dovevi dirlo.
Oscar: Te l'ho detto, te l'ho detto in quel negozio e tu mi hai ignorato.
Ana: Che dici?! Non ti ho ignorato.
Oscar: Completamente e vorrei che per una volta fossi tu a proporlo.
Ana: Ah, quindi sono io il problema.
Oscar: Sto passando un periodo di merda.
Ana: Un periodo di merda?
Oscar: Quando torno a casa tu non ci sei mai.
Ana: Falla finita.
Oscar: Perché? E' una bugia?
Ana: Sì è una bugia.
Oscar: Potresti fare qualcosa per farmi stare un pò meglio.
Ana: Io?
Oscar: Sì, sì, chi dovrebbe farlo?! Sei la mia ragazza!
Ana: Tu non stai male per colpa mia!
Oscar: Ah, certo...certo.
Ana: Dimmi che cosa posso fare per farti stare meglio. Dimmelo! Dimmelo, coraggio! Non andare a Edimburgo per esempio?!
Oscar: Di nuovo, cazzo...
Ana: Ah, no! Questo l'ho già fatto!
Oscar: ...quanto ti piace tirare fuori la storia di Edimburgo. Lo sai? C'è una cosa che potresti fare.
Ana: Avanti, ti ascolto.
Oscar: Non ti piacerà. Non ti piacerà sentirla.
Ana: Ah, no? Cos'è?
Oscar: Potresti darti una calmata con Jorge.
Ana: Una calmata con Jorge?
Oscar: Ridi alle sue battute.
Ana: Ti scoccia che rido con Jorge?
Oscar: Che ridete, che gli mandi le foto, le canzoni.
Ana: Come sarebbe, Oscar?! Perché cazzo hai guardato nel mio cellulare?!
Oscar: Perché voglio capire, cazzo, voglio capire che cazzo sta succedendo!
Ana: Non sta succedendo niente!
Oscar: Te lo sei scopato? O vi siete solo baciati?
Ana: Oscar, smettila...
Oscar: Guardami.
Ana: Smettila.
Oscar: Preferisco che me lo dici.
Ana: Puoi smetterla?
Oscar: Sul serio.
Ana: Puoi smetterla?
Oscar: Tanto per me è uguale.
Ana: Oddio. Come ragioni? Scopare, ridere, è lo stesso per te.
Oscar: Mandarsi foto, canzoni...
Ana: Tu sei fuori...
Oscar: Avete scopato?
Ana: Sei fuori di testa...
Oscar: Avete scopato, rispondimi.
Ana: Tu sei fuori di testa.
Oscar: Mi vuoi rispondere?!
Ana: Cosa vuoi?!
Oscar: Saperlo!
Ana: Se me lo scopo?! No! Non me lo scopo, no! Ma me lo scoperei se non stessi con te!
Oscar: Ah, si?!
Ana: Sei contento?!
Oscar: Grandioso.
Ana: Oscar, se volessi stare con qualcun altro ti lascerei, è molto semplice.
Oscar: Prendo e mollo, prendo e mollo, tipico tuo.
Ana: Certo, sono io l'unico...l'unico problema di questa relazione sono io. Non il fatto che tu non ti fidi di me.
Oscar: Io mi fido di te!
Ana: Ah, e mi controlli il cellulare?!
Oscar: Ma che ti prende? Così non va bene... cazzo.
Ana: Sai qual è il problema? Non è il fatto che pensi che scopo con qualcun altro, è che ormai tu non ti fidi più di me.
Oscar: Che dici...
Ana: E' evidente che non ti fidi, cazzo! E quando affrontiamo il problema, provo a parlarne, e affrontiamo l'argomento, mi guardi come... come se fossi il tuo primo nemico!
Oscar: Cosa?! il mio primo nemico?!
Ana: Come se io volessi boicottare la relazione, ma per fortuna ci sei tu che la proteggi dai miei attacchi!
Oscar: Sì, per fortuna ci sono io!
Ana: Oh mio Dio. Sei proprio stronzo. Non posso crederci. Sei stronzo.
Oscar: Io? Sei sicura?
Ana: Credi di essere migliore di me e di avere sempre ragione. Tu credi di essere superiore Oscar, ma per quale ragione?! Insomma...tu cosa hai fatto per me?
Oscar: Scusa?
Ana: Sì.
Oscar: Come hai detto?
Ana: Che cosa hai fatto per me?
Oscar: Se non lo sai siamo messi male.
Ana: Allora?!
Oscar: Se non lo sai siamo messi malissimo.
Ana: Me lo dici o no?
Oscar: Lasciamo stare.
Ana: No, voglio saperlo, che cosa hai fatto per me?
Oscar: Finiscila.
Ana: Oscar, che cosa hai fatto per me?!
Oscar: Non chiedermelo più!
Ana: Io te lo chiedo quanto mi pare, che hai fatto per me?! Rispondimi! Che hai fatto oltre che portarmi a Berlino?!
Oscar: Non gridare, ce l'hanno chiesto.
Ana: Va bene. Non ce la faccio più Oscar.
Oscar: Nemmeno io.
Ana: Bene. Quindi non me lo dici?
Oscar: No, non te lo dico.
Ana: Come vuoi. Ti dico io cosa ho fatto per te. Mi sono trasferita a casa tua.
Oscar: E' un problema?
Ana: Sapevi che volevo cercare casa con te e che era importante ma tu non mi ascolti mai.
Oscar: Eri disoccupata.
Ana: Non eravamo una squadra?!
Oscar: Sì.
Ana: Ci ho messo solo due mesi a trovare un lavoro, che scusa è questa?! E poi i tuoi amici.
Oscar: Che problema hai con i miei amici?!
Ana: Oh con loro nessuno.
Oscar: E allora?
Ana: Io i tuoi amici li adoro ma sono sempre io che mi adatto a te. Al tuo mondo, alla tua vita, alle tue cose, alle tue abitudini. Ma poi l'egoista sono io!
Oscar: No, sarei io l'egoista?
Ana: Esatto. E' per questo che pensi che affinché la relazione funzioni l'unica che deve cambiare sono io.
Oscar: Cambiare no, maturare sì! Non far prendere tutte le decisioni a me.
Ana: Ti prego, ti prego...quanto sei paternalista cazzo, sei un paternalista! Non te ne rendi conto!? Ma Santo Dio...Non posso avere dei dubbi?! Qual è il problema? Ho dei dubbi e allora?
Oscar: Il problema è che passa la vita! Passano i figli! Per esempio.
Ana: Per favore, Oscar, per favore.
Oscar: Per favore?!
Ana: Ma che ti prende oggi!
Oscar: Vuoi continuare così? Senza cambiare niente?! Resta tutto uguale?!
Ana: Sì! Sì!
Oscar: Bene, benissimo, buono a sapersi.
Ana: Oh, devo essere come te! Devo pensare...
Oscar: Io non ho cambiato idea! Non voglio perdere tempo!
Ana: Perché cazzo stai con me?! Perché non mi lasci!!
Oscar: Non ti lascio perché ti amo.
Ana: Mi ami ma non hai una sola cosa bella da dire su di me. E' strano, no? No, Oscar. Tu credi di amarmi. Ma non è così. No.
Oscar: Vado a prendere i bagagli.
Ana: Va bene.
Questo dialogo è un punto di rottura nella relazione tra Ana e Óscar. È il momento in cui tutte le tensioni accumulate nel tempo esplodono, rivelando quanto siano distanti, non solo nei desideri e nelle aspettative, ma anche nel modo in cui vedono se stessi e l’altro. È una discussione intensa, senza filtri, in cui emergono orgoglio, risentimento, insicurezze e frustrazioni reciproche.
Il litigio segue una progressione chiara: inizia con un tentativo di Óscar di alleggerire l’atmosfera (“è stata una notte un po’ strana, però ci siamo divertiti, giusto?”), ma Ana risponde con freddezza, evitando di parlare. Questo già stabilisce i ruoli della scena: lui cerca una riconciliazione superficiale, lei non vuole lasciar correre.
Da qui inizia una spirale che parte da un motivo banale (l’incontro con Markus) e arriva a un punto di non ritorno. Il conflitto passa rapidamente da un argomento all’altro:
Il controllo e la fiducia – Óscar accusa Ana di aver trascurato il loro tempo insieme, lei gli rinfaccia la sua possessività.
L’invasione della privacy – Óscar ammette di aver controllato il telefono di Ana, il che segna un confine preciso: non è più solo una questione di insicurezza, ma di controllo.
L’accusa diretta di tradimento – Lui vuole sapere se Ana ha tradito con Jorge, lei non risponde subito, ma quando finalmente lo fa, lo fa in un modo che lo ferisce ancora di più (“No, ma me lo scoperei se non stessi con te”).
Il riequilibrio del potere – Ana rovescia la situazione: lui è ossessionato dal tradimento, ma il vero problema è la sua sfiducia cronica. E qui emerge il tema centrale della scena: Óscar ha un’idea precisa di come Ana dovrebbe essere e si aspetta che lei si adegui.
La questione più profonda: il controllo nella relazione – Ana ribalta la discussione e mette in luce la disparità nel loro rapporto. È sempre lei a doversi adattare, a dover cambiare. Quando lei chiede cosa Óscar abbia mai fatto per lei, lui evita la risposta. Questo è il momento in cui Ana capisce di essere sola nella relazione.
Il dialogo si chiude con la battuta più importante di tutte: "Mi ami, ma non hai una sola cosa bella da dire su di me." Questa è la sentenza definitiva. Ana non mette in dubbio che Óscar provi qualcosa per lei, ma si chiede se sia davvero amore o solo il bisogno di controllare e plasmare una compagna su misura.
Ana è più istintiva, ha dubbi, ha bisogno di esplorare, non accetta imposizioni. Óscar, invece, cerca stabilità e controllo, è terrorizzato dall’idea di perdere tempo in una relazione incerta. I due non riescono a trovare un punto d’incontro: quello che per lui è insicurezza, per lei è libertà; quello che per lui è maturità, per lei è paternalismo. Óscar non riesce a fidarsi, e il fatto che spii il telefono di Ana ne è la prova definitiva. Ma la sua paura non riguarda solo il tradimento: lui vuole certezze assolute, vuole che Ana lo scelga ogni giorno senza esitazione. Ana, invece, rivendica il diritto di avere dubbi, di non sapere cosa vuole, di vivere la relazione senza schemi rigidi. Óscar si sente vittima, ma Ana gli dimostra che è lei quella che ha sempre dovuto adattarsi. La sua domanda "Cosa hai fatto per me?" è una richiesta di riconoscimento, e il fatto che lui non risponda dice tutto.
La scena è scritta in modo estremamente realistico: la conversazione è frammentata, nervosa, con continui botta e risposta che si sovrappongono, esattamente come accade nei litigi veri. I personaggi parlano in modo diretto, senza giri di parole, e il dialogo non è costruito per dare risposte, ma per far emergere la distanza emotiva tra i due.
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