Le Iene: Analisi del Dialogo Sulla Mancia – Il Manifesto di Mr. Pink

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Articolo a cura di...

~ LA REDAZIONE DI RC

Contesto del Film - "Le Iene"

Siamo a Los Angeles. Otto uomini si incontrano in un diner per pianificare una rapina a una gioielleria. Sei di loro usano nomi in codice — Mr. White, Mr. Orange, Mr. Blonde, Mr. Pink, Mr. Blue, Mr. Brown — per non sapere nulla l’uno dell’altro e proteggere le rispettive identità. A coordinare l'operazione ci sono Joe Cabot, il boss, e suo figlio Eddie "il Bello".

Sin dalle prime battute, Tarantino fa qualcosa di insolito: ci fa conoscere questi personaggi non durante un’azione criminale, ma mentre discutono di Madonna, di mance e di musica pop. Una chiacchierata banale, ma scritta con tale precisione che già lì iniziamo a capire il tono e il mondo che ci aspetta.

La rapina vera e propria, però, non la vediamo mai. Quando ci riagganciamo alla narrazione, siamo nel caos totale del post-colpo: Mr. White guida verso il rifugio con Mr. Orange sanguinante, colpito durante la fuga. Il piano è andato storto, malissimo. C’è stato un massacro. La polizia è arrivata troppo in fretta. Qualcuno deve aver parlato.

Al magazzino si presentano Mr. Pink e Mr. Blonde. Pink è convinto: c’è un infiltrato. Blonde, invece, sembra impassibile. Anzi, fa di peggio: nel bagagliaio dell’auto ha un poliziotto rapito e, lasciato solo con lui, lo tortura brutalmente in una delle scene più disturbanti del film, mentre in sottofondo parte "Stuck in the Middle with You". Una danza grottesca e surreale, che serve solo a dimostrare quanto Blonde sia incontrollabile.

Quando sta per dargli fuoco, è Mr. Orange — il ferito, il debole, l’apparente vittima — a sorprenderci: si alza e fredda Blonde con una scarica di proiettili. È la prima vera svolta del film. Mr. Orange non è quello che sembra: è lui l’agente sotto copertura. Lo confessa al poliziotto torturato e lo rassicura sul fatto che i rinforzi sono in arrivo. Ma il tempo stringe.

Il finale di "Le Iene"

Nel momento in cui Mr. Orange uccide Mr. Blonde, i giochi sono ancora apertissimi. Il punto non è solo se la polizia arriverà in tempo, ma chi tra questi uomini — ognuno con la propria verità, il proprio codice morale e le proprie illusioni — uscirà vivo dal magazzino.

Eddie "il Bello", Joe Cabot e Mr. White tornano sulla scena. Mr. Pink ha nascosto i diamanti, Mr. Orange cerca di convincere gli altri che Blonde voleva ucciderli tutti e scappare. Ma Eddie esplode. Per lui Blonde è stato un amico leale, uno che si è fatto quattro anni di galera senza tradire nessuno. L’idea che potesse tradirli non gli entra nemmeno in testa.

Poi arriva Joe. Freddo. Anziano. Lucido. Dice la sua: Mr. Orange è la talpa. Lo sapeva fin dall’inizio, aveva dei sospetti e adesso ne è certo. Prende la pistola e si prepara a ucciderlo. A questo punto, Mr. White si mette in mezzo. È l’unico che ha sviluppato un rapporto umano con Orange. Gli ha fatto da mentore, l’ha difeso, l’ha portato in salvo. Crede in lui. Così si schiera: punta la pistola su Joe.

Eddie, che vede il padre minacciato, punta a sua volta la pistola su Mr. White.

Cosa abbiamo qui? Un classico stallo alla messicana. Tre pistole puntate. Nessuno che vuole cedere. Mr. Pink, intanto, si nasconde nel sottoscala, aspettando il momento buono.

Poi, il caos.

Tre spari. Tutti e tre cadono a terra.

Joe uccide Mr. Orange.

Mr. White uccide Joe ed Eddie.

Eddie riesce comunque a colpire Mr. White.

Sopravvivono soltanto Mr. White, ferito gravemente, e Mr. Orange, agonizzante. Mr. Pink, che si era tenuto fuori dallo scontro, afferra la borsa con i diamanti e scappa. Ma in sottofondo sentiamo le sirene. Poi urla. Poi spari. È probabile che venga arrestato, ma non lo vediamo: Tarantino lascia il dettaglio all’immaginazione, giocando col fuori campo come aveva fatto per tutta la rapina.

Torniamo nel magazzino. Mr. Orange è steso a terra. Sta per morire. Mr. White si avvicina, con la pistola ancora in mano.

E qui arriva la confessione finale: Mr. Orange dice a Mr. White di essere un poliziotto. Di averli ingannati. Di essere stato lui la causa del disastro.

Il volto di Mr. White cambia. Tradimento, delusione, dolore. Ha rischiato tutto per questo ragazzo. Ha ucciso per proteggerlo. E ora scopre che era tutta una farsa.

In quel momento entrano i poliziotti. Puntano le armi. Gli urlano di mollare la pistola.

Mr. White, in un gesto disperato, uccide Mr. Orange. Subito dopo, viene crivellato dai colpi della polizia.

Fine.

Analisi dialogo

MR. BROWN: Quentin Tarantino

MR. BLONDE: Michael Madsen

JOE CABOT: Lawrence Tierney

MR. ORANGE: Tim Roth

MR. WHITE: Harvey Keitel

EDDIE: Chris Penn

MR. PINK: Steve Buscemi

MR. BLUE: Edward Bunker

EDDIE: Okay, tirate fuori un po' di grana per la signorina. Andiamo, tira fuori un verdone.

MR. PINK: Ah-ah, non do mance.

EDDIE: Non dai mance?

MR. PINK: No, non ci credo.

EDDIE: Non credi nelle mance?

MR. BLUE: Sai quanto guadagna una cameriera? Un cazzo di niente.

MR. PINK: Ma non mi dire. Allora perché non se ne va?

EDDIE: Neanche un ebreo avrebbe il coraggio di dire una cosa del genere. No, no, no, fammi capire. Allora tu non dai mai la mancia?

MR. PINK: No, perché la società mi dice di farlo. Cioè, la mancia la lascio se proprio se la meritano. Se proprio si impegnano al massimo, lascio un piccolo extra. Ma lasciarla così solo perché si deve è una stronzata. Voglio dire, non fanno nient'altro che il loro lavoro.

MR. BLUE: Sì, ma questa è stata gentile.

MR. PINK: Sì, d'accordo, ma che ha fatto di speciale?

MR. BLUE: E che doveva fare, succhiarti l'uccello sotto il tavolo?

EDDIE: Io le darei più del 12%.

MR. PINK: Insomma, ho ordinato il caffè, giusto? Siamo qui da un sacco di tempo e mi ha riempito la tazza solo tre volte. Io voglio che me la riempiano almeno sei volte.

MR. BLONDE: Sei volte, eh? E se avesse altri cazzi per la testa?

MR. PINK: Una cameriera non dovrebbe avere altri cazzi per la testa.

EDDIE: Scusa tanto, Mr. Pink, ma l'ultima cosa di cui hai bisogno ora è un altro caffè.

MR. PINK: Santo Iddio, ma queste ragazze mica se la passano male. Prendono il minimo sindacale. Anch'io una volta ho lavorato al minimo sindacale ma non ero tra i fortunati che la società considera degni di mancia.

MR. BLUE: Te ne freghi che contino sulle mance per vivere.

MR. PINK: Lo sai cos'è questo? È il più piccolo violino del mondo che suona solo per le cameriere.

MR. WHITE: Tu non sai nemmeno di che cosa stai parlando. Si fanno un culo come una casa. È un mestiere duro il loro.

MR. PINK: Lo è anche lavorare da Mc Donald's, ma lì non lasci la mancia, vero? E perché, non servono anche loro da mangiare? Ma la società dice "a questi devi lasciare la mancia, a questi altri niente mancia". Puttanate.

MR. WHITE: Fare la cameriera è il mestiere più diffuso tra le ragazze che non hanno titoli di studio in questo Paese. È il lavoro che praticamente ogni donna può fare e camparci anche, e questo solo per via delle mance.

MR. PINK: E chi se ne fotte?

MR. BROWN: Che stronzo!

MR. PINK: Voglio dire, mi dispiace che il governo tassi le mance, è una puttanata, ma non è colpa mia. Lo so che le cameriere appartengono a una di quelle categorie che lo prendono sempre in culo dal governo, e se ci fosse una petizione contro la tassazione delle mance, io la firmerei. Se si dovesse votare io voterei, ma non voglio seguire la corrente. In quanto alla stronzata delle ragazze che non hanno titoli di studi, che imparino a battere a macchina, perché se si aspettano che paghi io l'affitto per loro, stanno fresche!

MR. ORANGE: Mi ha convinto, mi riprendo il mio dollaro.

EDDIE: Ehi! Lascia lì i soldi.

JOE: Signori, la ricreazione è finita. Un momento. Chi non ha messo il suo dollaro?

MR. ORANGE: Mr. Pink.

JOE: Mr. Pink? E come mai?

MR. ORANGE: Non lascia mance.

JOE: Non lascia mance? Che vuol dire non lasci mance?

MR. ORANGE: Non ci crede.

JOE: Sta' zitto. Come sarebbe a dire che non ci credi? Avanti, tira fuori un dollaro, pidocchioso di merda. Te l'ho pagata io la colazione.

MR. PINK: D'accordo, solo perché hai pagato tu il pranzo, ma normalmente non lo farei.

JOE: Me ne sbatto di quello che faresti normalmente. Adesso sganci un dollaro come tutti gli altri. Grazie!

Siamo ancora nel diner, poco prima della rapina. Il gruppo ha appena finito la colazione e Eddie invita tutti a lasciare una mancia alla cameriera. Tutti lo fanno, tranne Mr. Pink. E lì parte un dialogo che è diventato un cult assoluto, non solo per il contenuto, ma per come costruisce lo scontro tra logica individualista e morale condivisa.

Mr. Pink espone una teoria personale sulla società e sulle regole non scritte. Ecco alcuni punti chiave del suo discorso: “Non do la mancia perché la società mi dice di farlo.”  Pink si oppone a qualsiasi convenzione sociale che non possa giustificare razionalmente. È uno che non fa nulla “perché si deve”.“Fanno solo il loro lavoro.”: Riduce il lavoro del servizio a un meccanismo freddo, meccanico, dove non esiste empatia né fatica non visibile. Da qui si capisce che è un uomo privo di riconoscenza gratuita.

“Lasciare la mancia è arbitrario.”: Usa l’esempio di McDonald's per dimostrare l’incoerenza del sistema. È il suo modo per dire: "se il sistema è contraddittorio, io non ci gioco." La sua non è solo avarizia. È una dichiarazione ideologica. Una forma di nichilismo economico che lo distingue subito dal resto del gruppo.

Mr. Pink trova subito chi lo contrasta. Mr. Blue e Mr. White lo affrontano direttamente, soprattutto quest’ultimo, che con tono sempre più esasperato gli ricorda che: “Fare la cameriera è il mestiere più diffuso tra le ragazze senza titoli di studio in questo Paese.”  Mr. White non parla per slogan, parla da uomo che viene dallo stesso mondo. Difende quel lavoro non perché sia nobile, ma perché è reale. E Mr. Blue, laconico ma efficace:

“Sai quanto guadagna una cameriera? Un cazzo di niente.”

Questo momento ci mostra i diversi rapporti con il denaro e con la dignità umana. Mr. Pink non vuole essere complice di un sistema che giudica illogico; Mr. White e Mr. Blue, invece, vedono il lato umano e concreto della questione. Mr. Pink chiude il discorso con una battuta che è diventata celebre: “Lo sai cos'è questo? È il più piccolo violino del mondo che suona solo per le cameriere.”

Una frase che diverte, ma raffredda tutto. Con quel gesto fittizio del “violino” tra le dita, Pink dimostra quanto poco gli importi delle conseguenze sociali delle sue scelte. Il sarcasmo qui non è solo umorismo: è una barriera difensiva, una corazza ideologica. Joe, il boss, chiude la questione in modo brutale: “Tira fuori un dollaro, pidocchioso di merda. Te l'ho pagata io la colazione.” E qui si rompe l’equilibrio. Non è più una discussione tra pari, ma un ordine gerarchico. La cosa interessante è che: Mr. Pink cede, ma lo fa precisando:  “Solo perché hai pagato tu il pranzo, ma normalmente non lo farei.”

Anche nel momento in cui viene sottomesso, Mr. Pink mantiene la coerenza. Non è un personaggio che cambia per convenienza: accetta l’imposizione, ma non cambia idea. Tarantino non scrive mai dialoghi "solo per far ridere". Anche una semplice conversazione su una mancia diventa una dichiarazione di principio, uno scontro ideologico, un modo per seminare i conflitti che scoppieranno più tardi.

Questa è la forza del suo cinema: non ci dice chi sono i personaggi, ce lo fa ascoltare. E più li ascolti, più ti accorgi che la vera violenza sta nelle idee, non solo nelle pistole.

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