Dialogo maschile - \"C'è ancora domani\"

Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!


Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

C'è ancora domani

"C'è ancora domani" è il film d'esordio alla regia di Paola Cortellesi, ambientato nella Roma del 1946, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La storia segue Delia, una donna che affronta le sfide quotidiane di una società patriarcale e maschilista. Sposata con Ivano, un uomo violento e insensibile, Delia si occupa dei tre figli e del suocero malato, Sor Ottorino, cercando di mantenere la famiglia nonostante le difficoltà economiche. Per sbarcare il lunario, svolge vari lavori, ma i suoi sforzi non sono apprezzati dal marito, che la maltratta sia verbalmente che fisicamente. La trama si sviluppa con l'arrivo di una lettera misteriosa destinata a Delia, che la spinge a riflettere sulla sua condizione e sul futuro dei suoi figli, in particolare della figlia maggiore, Marcella. Quest'ultima desidera studiare, ma viene incoraggiata a sposarsi, soprattutto quando si presenta un pretendente di una famiglia benestante. Delia teme che la figlia possa ripetere i suoi stessi errori e inizia a cercare un cambiamento per entrambe. Il film culmina con un evento storico cruciale: le prime elezioni italiane a suffragio universale del 2 giugno 1946, in cui le donne potevano votare per la prima volta. Delia decide di esercitare questo nuovo diritto, nonostante l'opposizione del marito. La sua determinazione rappresenta un atto di emancipazione personale e un simbolo di speranza per un futuro migliore.

Il dialogo

Valerio Mastandrea - Ivano

Giorgio Colangeli - Ottorino


Ottorino è sdraiato, come sempre, a letto. Entra Ivano.


Ivano: M’avete chiamato, papà?

Ottorino: Stai a sbaglià co’ Delia.

Ivano: E che me ‘e leva da e mano. La pazienza c’ha un limitie.

Ottorino: Si, ma non è così che risolvi, Iva.

Ivano: O sò, o sò, me dispiace.

Ottorino: Viè qua. Viè qua, fijo mio. Mettete a sede.


Ivano si siede sullo sgabello accanto al capezzale del padre.


Ottorino: Dai retta al vecchio tuo. Non je poi menà sempre. Sennò s’abitua. Una, una volta ogni tanto. Un fracco de legnate, ma forte. Così capisce. Io così ho fatto co pora mamma tua. C’hai mai visto litigà.


Ivano fa un ceno di no.


Ottorino: (Contd) E perché? Perché era mi’ cugina, era de famiglia. La famiglia è importante.

Ivano: Oh, bah, mò non ricominciamo co sta storia della famiglia, però.

Ottorino: Ma da che mondo è mondo tutti si accoppiano con le cugine, è l’unica cosa sensata da fà. Se me davi retta e te sposavi tu cugina Adelaide…

Ivano: Ma Adelaide era brutta come er peccato papà.

Ottorino: Ma sapeva stà ar posto suo. E non me toccava sentì sta cagnara tutte le vorte.

Ivano: E o sò, o sò, me dispiace.

Ottorino: Comunque aa fine dei conti lei è na brava donna de casa. Solo c’ha sto difetto de risponne. Se deve imparà a sta a bocca chiusa. Non me la fa sentì che piagne. Me fa pena.


Ivano annuisce, e si alza. Se ne va.


Ottorino: E poi c’avrò er diritto de famme ‘na pennica in santa pace??

Analisi dialogo

Questo dialogo tra Ivano e Ottorino è una scena fondamentale per comprendere la dinamica tra i due personaggi e il sistema di valori che entrambi rappresentano. È un momento che rivela il contesto patriarcale e tossico in cui è immersa la famiglia di Delia, ma lo fa con un’ironia amara che sottolinea la radicata cecità di entrambi i personaggi nei confronti della sofferenza che causano.


Ivano e Ottorino condividono un legame che si basa sull’autorità paterna e sull’accettazione passiva di un modello di comportamento maschile tradizionale. Ivano cerca l’approvazione di suo padre, ma lo fa con una certa resistenza, segno di un conflitto interno tra il perpetuare le tradizioni familiari e il senso di disagio che, in qualche misura, prova per il suo comportamento verso Delia. Ottorino è il patriarca decadente che esercita ancora un’influenza morale su Ivano, nonostante la sua debolezza fisica. Il suo consiglio su come gestire Delia (Non je poi menà sempre. Una volta ogni tanto, ma forte.”) non è solo un invito a perpetuare la violenza, ma una testimonianza della sua visione arcaica e pragmatica dei rapporti di coppia. La sua affermazione che il silenzio della moglie è il segreto di un matrimonio “felice” è carica di un’ironia macabra, che denuncia implicitamente la cultura patriarcale del dominio maschile.


Ivano appare come un prodotto diretto dell’educazione ricevuta. Pur mostrando una certa consapevolezza del proprio errore (O sò, o sò, me dispiace.”), non mette realmente in discussione il consiglio del padre. Questo riflette la difficoltà di Ivano nel rompere con il sistema di valori inculcatogli: è un uomo intrappolato in un modello che lo rende, al tempo stesso, carnefice e vittima. Il dialogo mette in luce come il patriarcato venga tramandato di generazione in generazione, con Ottorino che insegna a Ivano come perpetuare una relazione basata sul controllo e sulla sottomissione. La frase La famiglia è importante non è qui un richiamo all’amore o al rispetto reciproco, ma una giustificazione per il mantenimento dello status quo. Ottorino parla di famiglia come valore fondamentale, ma il suo concetto di “famiglia” è profondamente disfunzionale.


Il suo riferimento alla cugina Adelaide come moglie ideale non solo mette in evidenza la ristrettezza del suo pensiero, ma enfatizza l’idea che le relazioni familiari siano strumenti per preservare l’ordine sociale, non spazi di libertà o affetto. La frase Una volta ogni tanto, ma forte.” è particolarmente disturbante. Rivela la razionalizzazione della violenza come strumento educativo e di controllo, un concetto che Ottorino trasmette come se fosse una lezione di buon senso. Questo consiglio cinico mostra come la violenza domestica sia normalizzata e quasi istituzionalizzata all’interno del contesto patriarcale rappresentato nel film.


Nonostante le esitazioni, Ivano finisce per accettare il consiglio del padre. La sua incapacità di trovare una via diversa dimostra come il ciclo di oppressione e violenza venga mantenuto, anche quando ci sono segnali di consapevolezza del suo fallimento. Il dialogo è intriso di un’ironia che rende ancora più potente il messaggio del film. La conversazione sull’importanza della famiglia e sulle “strategie” per gestire una moglie ribelle è surreale, ma proprio per questo mostra la profondità del problema. La leggerezza con cui Ottorino parla di violenza domestica e il modo in cui Ivano accetta le sue parole rivelano quanto sia radicato il patriarcato nella loro mentalità. Il dialogo, con il suo tono colloquiale e quasi comico, suggerisce che Ottorino non vede nulla di sbagliato nel suo discorso. La sua convinzione che la violenza sia una parte accettabile del matrimonio mostra come questi valori tossici siano stati normalizzati per generazioni.

Entra nella nostra Community Famiglia!

Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno

Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.


Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.

© Alfonso Bergamo - 2025

P.IVA: 06150770656

info@recitazionecinematografica.com