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~ LA REDAZIONE DI RC
Prisoners (2013) è un thriller psicologico diretto da Denis Villeneuve. Con un cast stellare che include Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Viola Davis, Terrence Howard e Paul Dano, il film esplora temi di moralità, disperazione e giustizia personale. La storia si apre in una tranquilla cittadina della Pennsylvania durante il Giorno del Ringraziamento. Due famiglie, i Dover e i Birch, si riuniscono per celebrare insieme, ma la giornata prende una svolta inquietante quando le loro figlie più giovani, Anna Dover e Joy Birch, scompaiono improvvisamente. Le indagini vengono affidate al detective Loki (interpretato da Jake Gyllenhaal), un poliziotto meticoloso e determinato con un passato oscuro che emerge nei suoi atteggiamenti.
Le prime tracce portano a un camper abbandonato guidato da Alex Jones (Paul Dano), un uomo con capacità intellettive limitate. Tuttavia, dopo un breve arresto, Alex viene rilasciato per mancanza di prove, alimentando la frustrazione e la rabbia di Keller Dover (Hugh Jackman), il padre di Anna. Keller, un uomo profondamente religioso e dotato di una personalità inflessibile, decide di prendere la situazione nelle sue mani. Convinto della colpevolezza di Alex, lo rapisce e lo tiene prigioniero in una casa abbandonata, sottoponendolo a torture fisiche e psicologiche nel tentativo di scoprire la verità.
Parallelamente, il detective Loki prosegue le indagini ufficiali, seguendo una serie di indizi che lo conducono a scoperte inquietanti su persone apparentemente insospettabili della comunità.
Keller rappresenta un uomo spinto dalla disperazione che sfida i limiti della moralità. La sua rabbia lo trasforma in una figura quasi animalesca, disposta a tutto pur di salvare la figlia. Villeneuve esplora quanto l'istinto protettivo possa portare qualcuno a rinunciare ai propri valori etici. Keller si appella alla sua fede per giustificare le sue azioni, mentre Loki sembra lottare contro il caos che governa la sua vita. Questo dualismo si riflette nei simboli religiosi disseminati nel film, come il labirinto, che rappresenta il viaggio intricato verso la verità. La polizia, rappresentata dal diligente Loki, è ostacolata da un sistema burocratico che rallenta le indagini. Il film mette in discussione quanto possiamo realmente fidarci delle istituzioni nei momenti di crisi.
Hugh Jackman - Keller
Jake Gyllenhaal - Detective Loki
Loki è nella sua macchina, quando entra Keller.
Keller: Perché mi sta seguendo?
Loki: Dove stava andando?
Keller: Sono stato nel negozio di liquori. Vede, ho una bottiglia di alcool. E’ lei il superdetective, trovi la risposta.
Keller beve.
Loki: No, volevo dire prima. Lei stava camminando nella direzione opposta, attraverso il parcheggio. Verso Campello Street.
Keller beve.
Keller: Si beh, non tocco un goccio da nove anni e mezzo. Pensavo che gironzando un pò nel parcheggio mi sarebbe passata la voglia, e poi… poi ho visto lei. Mi ha aiutato in qualche modo a decidere.
Loki: C’è un sacchetto di soda caustica mezzo vuoto nella sua cantina. Sua moglie crede che ci stia aiutando nelle ricerche. Noi due sappiamo che non è vero.
Keller: Ho usato la soda per seppellire il cane l’anno scorso. E “Aiutare la poliza” suona meglio che “vagare senza meta col furgone perché non so cosa cazzo altro fare”.
Loki: E l’ha fatto anche sabato sera?
Keller: Probabilmente. Sono sospettato?
Loki: No, sto chiedendo. Solo perché lei ha insultato un uomo che è scomparso.
Keller: L’ho saputo, si, che gli è successo. Non era sotto sorveglianza?
Loki: Io… io presumo che me lo stia chiedendo perché non lo sa.
Keller: Già come avrei potuto non essere scoperto.
Loki: E’ già…
Keller: Beh, non può essere che ha lasciato la città perché è colpevole? Non può essere, vero? Vorrebbe dire che le ha rapite lui.
Loki: Signor Dover… Signor Dover…
Keller: Che c’è…
Loki: Deve prendersi cura di se stesso e di sua moglie. E’ la cosa migliore che può fare per ora. Quando sua figlia tornerà a casa avrà bisogno di voi.
Keller: Le probabilità di trovare vivo un bambino scomparso si dimezzano dopo una settimana. Dopo un mese sono quasi nulle, detective, chiaro? Quindi mi personi se cerco di fare tutto quello.. che posso…
Loki: Le ricordo che non è ancora passata una settimana.
Keller: Ha ragione, sono passati…
Loki: Non è ancora passata.
Keller: Sono passati solo sei giorni. Sei cazzo di giorni. E ogni giorno che passa, Hannah si sta domandando perché io non vada a salvarla.
Loki: D’accordo.
Keller: Lo capisce questo?
Loki: D’accordo.
Keller: Io, non lei, Detective. Non lei. Ma io! Ogni giorno!
Loki: D’accordo.
Keller: Quindi mi perdoni se non riesco a dormire, se non riesco a riposare la notte. E adesso perché cazzo non va a cercare mia figlia invece di sputare…
Loki: Ehi. Ehi. Ehi. Ehi. Ehi. Ehi! Ehi!
Keller: Non mi segua.
Loki: Ehi. Ehi! Signor Dover. Signor Dover.
Keller fa per sucire dalla macchina.
Loki: Non posso lasciare che si metta al volante. Ha bevuto.
Keller: Andrò a piedi. Lei cerchi mia figlia.
Questo dialogo tra Keller (Hugh Jackman) e Loki (Jake Gyllenhaal) è uno dei momenti più intensi di Prisoners.
Keller: Questo dialogo cattura Keller in uno stato di crescente disperazione. È devastato dal pensiero di non fare abbastanza per salvare sua figlia. Il suo bere, dopo quasi dieci anni di sobrietà, è un simbolo della sua caduta nel caos e della perdita di controllo. La sua rabbia non è solo rivolta verso Loki, ma è anche un riflesso della sua lotta interiore contro l’impotenza e la colpa.
Loki: Loki, al contrario, cerca di mantenere la calma e il controllo della situazione, ma è evidente che anche lui è sotto pressione. La sua determinazione a risolvere il caso è tangibile, ma la frustrazione si manifesta nel suo tono sempre più diretto e fermo. Loki è l’unico che sembra conservare una parvenza di razionalità, ma il suo dialogo tradisce una crescente tensione.
Keller accusa Loki, implicitamente ed esplicitamente, di non fare abbastanza. Il riferimento a "cercare mia figlia invece di sputare" sottolinea il disprezzo di Keller per ciò che percepisce come inazione da parte della polizia. Loki, invece, vede Keller come un uomo potenzialmente pericoloso, non solo per le sue azioni, ma anche per il suo stato mentale instabile. Il fatto che Loki lo segua mostra quanto Keller sia considerato una variabile fuori controllo.
Il tono di Keller è aggressivo e frammentato, riflettendo il suo stato emotivo. Usa un linguaggio diretto, quasi brutale, che comunica la sua frustrazione e la sua disperazione. Loki, inizialmente calmo e misurato, comincia a perdere la pazienza, come si evince dai ripetuti “” nel tentativo di contenere Keller. Questo crescendo mostra come Loki stia cercando di mantenere il controllo, ma è chiaramente sotto pressione. Keller rappresenta l’impulsività dell’azione e il desiderio di prendere il controllo. La sua frase: “Ogni giorno che passa, Hannah si sta domandando perché io non vada a salvarla” è il cuore della sua mentalità: sente che la responsabilità ultima è solo sua. Loki, invece, rappresenta la razionalità e la procedura. Il suo richiamo al fatto che non è ancora passata una settimana mostra come cerchi di riportare Keller alla realtà, ricordandogli che il tempo, per quanto limitato, non è ancora scaduto.
Keller che rompe nove anni e mezzo di sobrietà è un simbolo della sua perdita di speranza. È un atto che comunica quanto sia arrivato al limite della sopportazione, un punto di rottura emotivo. La menzione della soda caustica e del vagare senza meta con il furgone è una finestra sulla mentalità ossessiva di Keller. Questi dettagli suggeriscono che sta conducendo un'indagine parallela e disperata, cercando di trovare risposte con i mezzi che ha a disposizione. Keller e Loki percepiscono il tempo in modo diverso. Per Keller, ogni ora è una condanna a morte per sua figlia. Per Loki, invece, il tempo è un alleato della procedura investigativa. Questo conflitto si riflette nelle loro azioni e nelle loro parole.
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