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~ LA REDAZIONE DI RC
Matrix: Reloaded (2003), diretto dai fratelli Wachowski (oggi Lana e Lilly Wachowski), è il secondo capitolo della trilogia di Matrix. Prosegue il viaggio di Neo, Trinity e Morpheus nella loro lotta contro le macchine e l'illusione di libertà rappresentata dalla realtà simulata di Matrix. La trama si addentra maggiormente nella mitologia del mondo creato nel primo film, ampliando sia la portata dell'azione che la complessità filosofica. Siamo catapultati nei preparativi per una possibile guerra totale, mentre la città sotterranea di Zion si prepara all’attacco imminente da parte delle macchine, che hanno iniziato a scavare verso la loro ultima roccaforte.
Neo, ormai consapevole del suo ruolo di "Eletto", cerca di capire il pieno significato di questa sua identità. Il suo cammino è segnato da dubbi e da visioni profetiche: in particolare, sogna continuamente la morte di Trinity in uno scontro all'interno di Matrix, un presagio che lo tormenta e che guiderà molte delle sue decisioni. Il Consiglio di Zion incarica Morpheus e il suo equipaggio di contattare l'Oracolo, la guida che continua a fornire criptici indizi sul cammino di Neo. Qui inizia un intrigante intreccio di filosofia e azione. L’Oracolo spiega a Neo che per fermare le macchine e salvare Zion, dovrà trovare "il Creatore di Matrix", noto come l’Architetto. Per raggiungerlo, sarà necessario accedere alla Sorgente, il cuore del sistema di controllo delle macchine. Ma per farlo, Neo dovrà ottenere una chiave speciale, custodita da un personaggio chiamato il Fabbricante di Chiavi.
Nel frattempo, l'Agente Smith, che sembrava sconfitto alla fine del primo film, ritorna con un potere nuovo e inquietante. Ora è in grado di duplicarsi, assimilando altri abitanti di Matrix e trasformandoli in copie di sé stesso. Smith, ormai libero dal controllo delle macchine, diventa una sorta di "virus" del sistema, un’arma caotica che minaccia tanto l’umanità quanto le macchine stesse.Il film si sviluppa su due binari principali. Da un lato c’è l’azione, con sequenze spettacolari che vanno dalla celebre battaglia di Neo contro centinaia di cloni di Smith alla lunga scena d’inseguimento sull’autostrada, dove Morpheus e Trinity proteggono il Fabbricante di Chiavi dagli attacchi degli Agenti e dei gemelli assassini. Sono sequenze coreografate come un balletto, dove il kung-fu e le arti marziali incontrano la CGI di ultima generazione.
Dall’altro lato, c’è una narrazione filosofica più complessa. I dialoghi tra Neo e l’Oracolo, e più tardi tra Neo e l’Architetto, introducono riflessioni profonde sul libero arbitrio, il destino e il controllo. Scopriamo che la figura dell'Eletto non è un’eccezione, ma una parte integrale del ciclo di Matrix, un’anomalia che viene deliberatamente riassorbita nel sistema per mantenerne la stabilità. Zion stessa, infatti, è stata distrutta e ricostruita diverse volte in passato come parte di un equilibrio progettato dalle macchine.
Il film si conclude con un colpo di scena. Dopo essere arrivato alla Sorgente e aver incontrato l'Architetto, Neo si trova di fronte a una scelta: salvare Zion, sacrificando Trinity, oppure salvare Trinity e rischiare la distruzione di Zion. Neo sceglie Trinity, riuscendo a salvarla da morte certa. Nel mondo real, la situazione si complica ulteriormente. Neo scopre che è in grado di fermare le macchine anche al di fuori di Matrix, utilizzando un misterioso potere legato alla sua connessione con il sistema. Il film termina con Neo in coma e un’ultima, inquietante rivelazione: l’agente Smith sembra aver trovato il modo di "entrare" nel mondo reale, possedendo il corpo di un membro dell’equipaggio di Zion.
Consgliere Ammon: Anthony Zerbe
Neo: Keanu Reeves
Consigliere Ammon: Posso farti compagnia?
Neo: Consigliere Ammon.
Consigliere Ammon: Non ti voglio disturbare, se preferisci restare solo.
Neo: No, resti. Mi piace avere compagnia.
Consigliere Ammon: Bene, la volevo anch'io.
Nottata serena. Regna la calma, a quanto pare dormono tutti saporitamente.
Neo: No, non tutti.
Consigliere Ammon: Io detesto dormire. Non dormo mai più di qualche ora.
In fondo ho dormito per i primi 11 anni della mia vita. Devo recuperare.
Tu, invece?
Neo: Diciamo che ho difficoltà a prendere sonno.
Consigliere Ammon: È un buon segno.
Neo: In che senso?
Consigliere Ammon: Significa che, di fatto, sei sempre umano.
Hai mai fatto due passi nei livelli più bassi? Mi piace passeggiare di notte, è molto affascinante. Vuoi dargli un’occhiata?
Neo: Sì.
Consigliere Ammon: Quasi nessuno viene qua sotto, a meno che, ovvio, non ci sia un problema. La gente ragiona così: a nessuno interessa come funziona una cosa, finché non funziona.
A me questo posto piace.
E mi piace ricordare che la città riesce a sopravvivere grazie a queste macchine. Queste macchine ci tengono tutti in vita, mentre altre macchine vengono a distruggerci.
È singolare, non trovi? Il potere di dare la vita e il potere di toglierla.
Neo: Noi abbiamo lo stesso potere.
Consigliere Ammon: Sì, ce l'abbiamo. Ma qua sotto, a volte, ripenso a tutti quelli ancora collegati a Matrix.
E quando guardo queste macchine, io non posso non considerare che, in un certo senso, noi siamo collegati a loro.
Neo: Ma noi le controlliamo queste macchine, non avviene il contrario.
Consigliere Ammon: Beh, certo che no. Come potrebbero? L'idea stessa è una pura assurdità.
Ma ti spinge, tuttavia, a chiederti: che cos'è il controllo?
Neo: È la facoltà di spegnere quelle macchine, volendo.
Consigliere Ammon: Giusto, è così. Hai fatto centro. Quello è avere il controllo.
Se volessimo, potremmo farle in mille pezzi. Prima, però, converrebbe valutare cosa accadrebbe alle nostre luci, al calore, alla nostra aria.
Neo: Noi dipendiamo dalle macchine. E loro da noi. È questo il concetto, Consigliere?
Consigliere Ammon: No, nessun concetto. Ai vecchi come me non importa imporre il proprio punto di vista. Non serve a niente.
Neo: È per questo che non ci sono giovani nel Consiglio?
Consigliere Ammon: L'osservazione è acuta.
Neo: Perché non mi dice che cosa ha in mente?
Consigliere Ammon: Di questo nostro mondo tante sono le cose che non capisco.
Vedi quella macchina? Ha qualcosa a che fare con il riciclaggio delle nostre scorte d'acqua. E ti assicuro che non ho idea di come funzioni.
Il perché, invece, debba funzionare lo comprendo bene.
Non ho la più pallida idea di come tu abbia potuto fare alcune delle cose che hai fatto. Ma credo che esista un preciso perché anche per quelle.
Il mio augurio è che noi possiamo conoscerlo prima che sia troppo tardi.
Questo dialogo tra Neo e il Consigliere Ammon è una delle sequenze più filosofiche del film, ed è emblematico del tentativo dei Wachowski di arricchire l'universo di Matrix con riflessioni sul rapporto tra uomo e tecnologia, sul controllo e sulla complessità dell'esistenza. La conversazione si sviluppa in modo pacato e meditativo, quasi a rappresentare una pausa introspettiva nel flusso del film, che fino a quel punto aveva privilegiato azione e tensione.
Uno dei temi principali del dialogo è la relazione di dipendenza reciproca tra gli esseri umani e le macchine. Il Consigliere Ammon sottolinea la contraddizione che vive Zion: mentre combattono le macchine che minacciano la loro esistenza, la loro sopravvivenza dipende da altre macchine. Questa dicotomia diventa una metafora più ampia del rapporto tra umanità e tecnologia nel mondo reale.
"La città riesce a sopravvivere grazie a queste macchine. Queste macchine ci tengono tutti in vita, mentre altre macchine vengono a distruggerci. È singolare, non trovi?" Questa riflessione ci invita a considerare come la tecnologia, anche nel nostro mondo, non sia intrinsecamente né buona né cattiva, ma dipenda dall'uso che se ne fa e dal contesto in cui viene utilizzata. Le macchine non sono entità malvagie di per sé, e il loro potere dipende dalla relazione che instauriamo con esse. Neo replica dicendo: "Noi le controlliamo queste macchine, non avviene il contrario." Ma la risposta del Consigliere non è così rassicurante. La domanda "Che cos'è il controllo?" sposta la discussione su un piano più filosofico, dove il controllo stesso è una nozione relativa e interdipendente. Gli esseri umani hanno il potere di spegnere le macchine, ma solo a costo della propria sopravvivenza: questo evidenzia come il controllo sia più complesso di un semplice atto di comando.
La conclusione a cui giungono i due personaggi è che esiste una dipendenza reciproca tra gli esseri umani e le macchine: "Noi dipendiamo dalle macchine. E loro da noi." Questo dialogo serve a introdurre uno dei messaggi fondamentali di Matrix: la vera libertà non esiste in senso assoluto, perché l’esistenza stessa è definita da una rete di interdipendenze. Questa riflessione ha anche implicazioni metaforiche. Zion e Matrix non sono mondi completamente separati: anche i ribelli, che combattono per la libertà dell’umanità, dipendono in parte dal sistema che cercano di distruggere. È un sottile richiamo al concetto di yin e yang, dove le opposte forze dell’universo non solo coesistono, ma si definiscono a vicenda.
Un altro aspetto cruciale del dialogo è l’umiltà intellettuale del Consigliere Ammon. Egli ammette apertamente di non comprendere il funzionamento delle macchine, ma sa che devono funzionare. Questa distinzione tra il come e il perché è fondamentale. "Vedi quella macchina? Ha qualcosa a che fare con il riciclaggio delle nostre scorte d'acqua. E ti assicuro che non ho idea di come funzioni. Il perché, invece, debba funzionare lo comprendo bene." Il Consigliere evidenzia che la comprensione completa del funzionamento di un sistema non è necessaria per riconoscerne il valore. Questo si riflette anche sul personaggio di Neo: Ammon non comprende come Neo sia in grado di fare ciò che fa, ma è convinto che ci sia un motivo dietro. Questa fiducia nel "perché" rappresenta una forma di fede nell’ordine naturale delle cose, una contrapposizione ai tentativi delle macchine di codificare e controllare tutto.
La conversazione esplora il concetto di controllo in termini molto concreti, per poi ampliarlo a una riflessione più astratta. Il Consigliere Ammon spiega che il controllo non consiste semplicemente nel poter distruggere le macchine, ma nel comprendere le conseguenze delle proprie azioni. Questo introduce un tema ricorrente nella trilogia di Matrix: il rapporto tra il libero arbitrio e le conseguenze. Neo è costantemente messo di fronte a scelte che hanno implicazioni enormi, spesso al di là della sua comprensione. Questo dialogo prepara il terreno per la scelta cruciale che farà più avanti nel film, quando incontrerà l’Architetto e sarà costretto a decidere tra salvare Trinity o preservare Zion. La conversazione con il Consigliere Ammon sembra suggerire che il controllo vero risieda non nell’illusione di poter scegliere, ma nella consapevolezza delle implicazioni che ogni scelta porta con sé.
Il dialogo si chiude con una riflessione meta-testuale sul ruolo del Consiglio di Zion e sulla visione del mondo del Consigliere Ammon. Quando Neo domanda: "Perché non ci sono giovani nel Consiglio?", Ammon risponde con umiltà, ammettendo di non avere tutte le risposte, ma sottolineando che non cerca di imporre il proprio punto di vista.
Questa è una scena che contrasta con il resto della trilogia: mentre Neo, Morpheus e Trinity combattono costantemente per far prevalere la loro visione della libertà, Ammon rappresenta una prospettiva più rilassata e riflessiva, dove l’importante non è avere tutte le risposte, ma vivere con integrità e apertura mentale.
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